sabato 25 febbraio 2012

Utopia

Isola dove tutto si chiarisce.

Qui ci si può fondare su prove.

L'unica strada è quella d'accesso.

Gli arbusti si piegano sotto le risposte.

Qui cresce l'albero della Giusta Ipotesi
Con rami da sempre districati.

Di abbagliante linearità è l'albero del Senno
presso la fonte detta Ah Dunque E' Così.

Più ti addentri nel bosco, più si allarga
la Valle dell'Evidenza.

Se sorge un dubbio, il vento lo disperde.

L'eco prende la parola senza farsi chiamare
e chiarisce volenterosa i misteri dei mondi.

A destra una grotta in cui giace il Senso.

A sinistra il lago della Profonda Convinzione.
Dal fondo si stacca la Verità e viene lieve a galla.

Domina sulla valle la Certezza Incrollabile.
Dalla sua cima si spazia sull'Essenza delle Cose.

Malgrado le sue attrattive l'isola è deserta,
e le tenui orme visibili sulle rive
sono tutte dirette verso il mare.

Come se da qui si andasse solo via,
immergendosi irrevocabilmente nell'abisso.

Nella vita inconcepibile

Wislawa Szymborska

venerdì 24 febbraio 2012

Un'apertura e nulla più, ma spalancata.


Wislawa Szymborska

Il cielo

Da qui bisogna cominciare: il cielo.
Finestra senza davanzale, telaio, vetri.
Un'apertura e nulla più,
ma spalancata.
Non devo attendere una notte serena,
né alzare la testa,
per osservare il cielo.
L'ho dietro a me, sottomano e sulle palpebre.
Il cielo mi avvolge ermeticamente
e mi solleva da sotto.

Persino le montagne più alte
non sono più vicine al cielo
delle valli più profonde.
In nessun luogo ce n'è più
che in un altro.
La nuvola è schiacciata dal cielo
inesorabilmente come la tomba.
La talpa è al settimo cielo
come il gufo che scuote le ali.
La cosa che cade in un abisso
cade da cielo a cielo.

Friabili, fluenti, rocciose,
infuocate ed eteree,
distese di cielo, briciole di cielo,
folate e cataste di cielo.
Il cielo è onnipresente
Perfino nel buio sotto la pelle.

Mangio il cielo, evacuo il cielo.
Sono una trappola in una trappola,
un abitante abitato,
un abbraccio abbracciato,
una domanda in risposta ad una domanda.

La divisione in cielo e terra
non è il modo appropriato
di pensare a questa totalità.
Permette solo di sopravvivere
a un indirizzo più esatto,
più facile da trovare,
se dovessero cercarmi.
Miei segni particolari:
incanto e disperazione.

giovedì 23 febbraio 2012

prendo in prestito parole patetiche, E poi fatico per farle sembrare leggere.

SOTTO UNA PICCOLA STELLA
Wislawa Szymborska

Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria.

Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo.
Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa. 
Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.

Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.
Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d’acqua.

E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia, immobile,
con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto, 
assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato.

Chiedo scusa all’albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.
Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte. 
Verità, non prestarmi troppa attenzione.
Serietà, sii magnanima con me.
Sopporta, mistero dell’esistenza, se tiro via fili dal tuo strascico.
Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado. 

Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.
Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna.
So che finchè vivo niente mi giustifica,
perché io stessa mi sono d’ostacolo.
Non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche,
E poi fatico per farle sembrare leggere.

mercoledì 22 febbraio 2012

Sii grato a chiunque venga


Ho cambiato il post di questa mattina ed ho accolto questo ospite nella casa dove rientro per interrogare Cristo sul significato della parabola che sta raccontando con le parole della mia vita. Ogni mattina un nuovo arrivo e questa mattina che parola! 
Sciogli la durezza del mio cuore. 
Ecco il momento (l'ospite) favorevole, ecco il giorno della salvezza (2Cor. 6,2)

LA CASA DEGLI OSPITI      

Il modo in cui noi umani siamo,
è una casa per gli ospiti.
Ogni mattino un nuovo arrivo.
Una gioia, una depressione, una cattiveria,
una momentanea consapevolezza
viene come un ospite inatteso.
Dai loro il benvenuto, ed intrattienili tutti.
Anche se sono una folla di dolori
che violentemente spazzano via
tutti i mobili della tua casa.
Tratta ugualmente ogni ospite con onore.
Forse ti sta ripulendo per prepararti
a qualche nuova delizia.
Il pensiero oscuro, la vergogna, la malizia.
Incontrali sulla porta ridendo
ed invitali a entrare.
Sii grato a chiunque venga
perché ciascun ospite ti è stato mandato
come guida dall'al di là.

martedì 21 febbraio 2012

segnate dal mio peccato e da fallimenti


Le mie mani, coperte di cenere, segnate dal mio peccato e da fallimenti,
davanti a te, Signore, io le apro, perché ridiventino capaci di costruire
e perché tu ne cancelli la sporcizia.
Le mie mani, avvinghiate ai mie possessi e alle mie idee già assodate,
davanti a te, o Signore, io le apro, perché lascino andare i miei tesori...
Le mie mani, pronte a lacerare e a ferire, davanti a te, o Signore,
io le apro, perché ridiventino capaci di accarezzare.
Le mie mani, chiuse come pugni di odio e di violenza, davanti a te,
o Signore, io le apro, deponi in loro la tua tenerezza.
Le mie mani, si separano da loro peccato, davanti a te, o Signore,
io le apro: attendo il tuo perdono.
(Charles Singer).

lunedì 20 febbraio 2012

un ponte con gli spenti sospiri dei vecchi


Un'altra donna che graffia, che irrompe come profeta accendendo di una luce d'oro la notte che ci pervade, incidendo ferite di parole nelle nostre consuetudini per trovare patria nel nostro sentire, per smuovere il nostro cuore a donare.


Se i profeti irrompessero
di Nelly Sachs - 1949
Poetessa ebrea tedesca, (1891-1970) Nobel 1966 per la letteratura
Se i profeti irrompessero
per le porte della notte,
lo zodiaco dei dèmoni
come orrida ghirlanda
intorno al capo,
soppesando con le spalle i misteri
dei cicli cadenti e risorgenti,
per quelli che da tempo lasciarono l'orrore.

Se i profeti irrompessero
per le porte della notte,
accendendo di una luce d'oro
le vie stellari impresse nelle loro mani,
per quelli che da tempo affondarono nel sonno.

Se i profeti irrompessero
per le porte della notte,
incidendo ferite di parole
nei campi della consuetudine,
riportando qualcosa di remoto
per il bracciante
che da tempo a sera ha smesso di aspettare.

Se i profeti irrompessero
per le porte della notte
e cercassero un orecchio come patria.
Orecchio degli uomini
ostruito d'ortica
sapresti ascoltare?

Se la voce dei profeti soffiasse
nei flauti-ossa dei bambini uccisi,
espirasse l'aria bruciata da grida di martirio,
se costruisse un ponte
con gli spenti sospiri dei vecchi.
Orecchio degli uomini
attento alle piccolezze,
sapresti ascoltare?

Se i profeti entrassero sulle ali turbinose dell'eternità
se ti lacerassero l'udito con le parole:
chi di voi vuole far guerra a un mistero,
chi vuole inventare la morte stellare?

Se i profeti si levassero
nella notte degli uomini
come amanti in cerca del cuore dell'amato,
notte degli uomini
avresti un cuore da donare?

domenica 19 febbraio 2012

soffrire ancora a lungo per amore di fantasia

Io amo questa donna, giovane per sempre. Ha sofferto a lungo per amore di fantasia per questo non è morta. Rivive nelle consuete parole fra  i rimandi sul lungo marciapiede. 


Cara mamma,
 dagli orologi fermi capisco la tua assenza. E stamattina nel solito bicchiere bianco c'era uno spazzolino da denti solo. Il tuo te lo sei portato via.
Ma non credere che, te lontana, io faccia cose che a te dispiacciono.
Il mio sogno più caro è destinato a oscillare nell'aria lungamente, ma poi - certo - a dissolversi nel sereno, oltre le cose.
Perché amiamo perdutamente soltanto ciò che non avremo mai: e per me è la miseria, vecchi con lunghi mantelli fra ciminiere di fabbriche lontane, carraie che conducono a una cava di sabbia, bambine col grembiule rosso riflesse dall'acqua dei fossi.
 La strada vera 
va lungo un marciapiede, 
ha consuete parole, 
vetrine infiorate, 
un "Punto giallo" fra gli specchi, 
e un mite desiderio 
di sicuri stipendi.
Cara mamma, augurami di soffrire ancora a lungo per amore di fantasia: a questo patto la tua ragazza potrà non morire.
 Antonia (Antonia Pozzi - Lettera del 29 gennaio 1938
 L'età delle parole è finita - Lettere 1927-1938 - Archinto Editore)