martedì 31 dicembre 2013

solido e indistruttibile è il valore di cui è segno fin dal primo istante

Ieri abbiamo  sostato a riflettere e  ricordare che Dio non ci abbandona perchè siamo figli voluti con amore. Pertanto ci segue in ogni momento, ci cura; però generosamente ci ha consegnati alla libertà e alla responsabilità che ci rende uomini.
Siamo capaci di essere riconoscenti a questo Padre? 
Crediamo veramente di essere suoi figli amati? 
Ci ricordiamo di essere stati pensati fin dall'eternità e chiamati per nome? 
Ci sentiamo continuamente cercati anche quando ci allontaniamo e ci vergognamo delle nostre colpe? 
Sappiamo essere grati della libertà che ci ha concesso per essere responsabili all'amore che ci dà in ogni momento?

2 preghiera-esame di coscienza sul tempo
di Carlo Maria Martini tratta dalla lettera pastorale "Sto alla porta" 1992- 94 

Io so, Padre,
che il tempo che tu mi dai è un dono sincero
e che diventa a tutti gli effetti il mio tempo.
Piccola traccia,
ma indelebile e irripetibile,
di un'esistenza personale che attraversa la vita del mondo:
tu la riconosci tra mille
col tuo sguardo infinitamente limpido e profondo.
Per quanto piccola, labile e leggera
sia la linea del tempo che la mia traccia percorre,
solido e indistruttibile è il valore di cui è segno
fin dal primo istante;
pura l'intenzione che vi si esprime;
indefettibili il vincolo e la promessa che l'accompagnano.
In ogni istante del tempo il dono si rinnova;
e con esso la certezza che,
anche se tutti mi abbandonassero,
sono desiderato almeno da te,
sono sommamente importante almeno per te.

lunedì 30 dicembre 2013

il mio tempo è prezioso ai tuoi occhi perché ti sono figlio

Iniziamo oggi la pubblicazione di " quattordici bozze o tracce, quasi quattordici stazioni di una "via lucis" o "via aeternitatis", che si possono percorrere o di seguito o in ordine sparso, scegliendo runa o l'altra secondo l'inclinazione dello spirito...
La proposta ha la forma di una "preghiera-esame di coscienza sul tempo" e sulle diverse vicende che ci fanno passare dal nostro tempo al tempo senza tempo. Frutto della preghiera sarà il vivere con amore e pace il breve tempo terreno."

preghiera-esame di coscienza sul tempo
di Carlo Maria Martini tratta dalla lettera pastorale "Sto alla porta" 1992- 94

Io so, Padre,
che il mio tempo è prezioso ai tuoi occhi
perché ti sono figlio.
Un figlio voluto con amore,
teneramente concepito e pensato 
da un tempo immemorabile,
dato alla luce 
e chiamato per nome con giubilo festoso.
Un figlio con ogni cura seguito,
anche quando è affidato ad altre mani premurose.
Un figlio cercato in ogni abbandono,
anche quando per sua iniziativa si è perduto.
Un figlio generosamente consegnato alla libertà
e alla responsabilità che lo rendono
uomo e donna.

domenica 29 dicembre 2013

Il presepe, quello vero, quello dei vangeli, non ci ricorda forse il mantello di Dio, il mantello della sua compassione e della sua passione?

La conclusione va sulla misericordia di Dio, nato a Nazareth, uomo tra gli uomini che incita all'amore del prossimo.
e ancora BUON NATALE tutto l'anno.
dicembre del 2009 
Don Angelo Casati 
NATALE E IL MANTELLO DELLA COMPASSIONE

Oggi è il giorno di tutti i santi, ma non ci sono santi laici,
ci sono soltanto anime amorose che lasciano lungo la strada
il pomposo mantello dell'egoismo e indossano quello della compassione
con il quale ricoprono sé e gli altri.
Lei, carissimo cardinale Martini,
ha un amplissimo mantello di compassione, di passione per gli altri.
Col suo mantello ricopre anche me talvolta come il mio può ricoprire anche lei.
Per questo la Nera Signora non ci spaventa.
È per questo sia lei che io sentiamo nel cuore il messaggio
che incita all'amore del prossimo.
A lei lo invia il suo Dio e il Cristo che si è incarnato;
a me lo manda Gesù, nato a Nazareth o non importa dove,
uomo tra gli uomini,
nel quale l'amore prevalse sul potere".

Come non ringraziare il non credente
che con accenti commoventi mi ha ricordato il mantello?
Il presepe, quello vero, quello dei vangeli, non ci ricorda forse il mantello di Dio,
il mantello della sua compassione e della sua passione?
E che altro ci rimane se non ricoprirne noi stessi e gli altri?

sabato 28 dicembre 2013

Quando questo avviene, l'io non è solo, non è denudato, non è disperato, anzi è più ampio e più ricco.

Gente senza volto, priva di quegli elementi che ci fanno innamorare dell'altro. Il pericolo di evitare il confronto con la vita reale di Cristo, chiusi nel proprio orgoglio che innalza muri e si impalca a difesa di  simboli che non s'incarnano nelle opere dei credenti.

dicembre del 2009 
Don Angelo Casati 
NATALE E IL MANTELLO DELLA COMPASSIONE

Mi era capitato nel giorno dei santi, e non ho vergogna di dirlo, di commuovermi alle parole scritte da un non credente, dietro uno scambio di pensieri tra lui e un cardinale, il cardinale Carlo Maria Martini.
L'occasione era stata la lettura dell'ultimo libro del cardinale "meditazioni sulla preghiera". Giustificando il tema inusuale del suo editoriale Eugenio Scalfari scriveva:
"Mi sentivo stanco di visitare e rivisitare problemi importanti ma ripetitivi, che per di più dimostrano un tale stato di degradazione da esser diventati ripugnanti per ragioni estetiche prima che ancora morali e politiche. Sicché mi sono assai confortato leggendo la prosa del cardinale. Ho pensato di cogliere l'occasione che il suo scritto mi offriva e intervenire anch'io sullo stesso argomento. Penso che i miei lettori ne saranno contenti. Il tema del cardinale riguarda la preghiera dei vecchi. Detto in altro modo - e lui stesso ne fa menzione - si tratta d'una meditazione sulla morte da parte di chi, pur in buona salute, la vede approssimarsi incalzata dal calendario. Martini è profondamente religioso, ad un punto tale da potere e volere colloquiare anche con i non credenti e mettere in comune esperienze così disparate. Io sono per l'appunto uno di quelli e meditare assieme a lui mi ha dato grandissima pace tutte le volte che tra noi è accaduto".
E a conclusione dell'articolo ecco le parole che allora lessi e oggi rileggo con emozione:
"La vecchiaia restringe la nostra vitalità, limita le capacità del corpo e concentra quelle delle mente. In alcuni il desiderio del potere soverchia gli altri. È patetico vedere come alcuni vecchi restino aggrappati al potere, la loro zattera di salvataggio che non li porterà ad alcuna salvezza, la loro rabbia nel vederselo strappato brano a brano, la solitudine del loro io denudato giorno per giorno dagli orpelli dei quali l'avevano rivestito. Altri si effondono nell'amore. Non dico nell'erotismo, dico amore. Amore per gli altri e per quelli a loro più prossimi, quelli dai quali hanno ricevuto amore e ai quali l'hanno restituito. Quando questo avviene, l'io non è solo, non è denudato, non è disperato, anzi è più ampio e più ricco. Non ha nessun bisogno di chiamarsi e di sentirsi io ma si sente noi e quella è la sua ricchezza.

venerdì 27 dicembre 2013

mi prese la paura che a tanto fossimo arrivati con il cristianesimo, a un Cristo ridotto a manichino senza volto,


La vita ci riempie di tristezza per non lasciarsi penetrare oltre la vernice, tentativi di annegare la solitudine. E poi i manichini che hanno preso forma di corpi umani, triste metafora del male.

dicembre del 2009 
Don Angelo Casati 
NATALE E IL MANTELLO DELLA COMPASSIONE

Mi colpiva che fossero figure senza volto,
derubate di connotati precisi, di occhi, di labbra di cui ci innamoriamo.
Figure senza volto.
A cui oggi puoi dare un vestito,
domani un altro,
accolgono tutto senza ribellioni, un vestito ad ogni stagione.
Manichini per tutte le stagioni.
Per un brivido di secondo mi prese la paura che a tanto fossimo arrivati con il cristianesimo, a un Cristo ridotto a manichino senza volto,
senza la sua vita concreta,
senza le sue scelte concrete, senza le sue parole e i suoi gesti,
e ognuno vi attacca impudentemente il suo vestito.
Non è forse quello che sta capitando?

Il pericolo, ma ormai non è più un pericolo, è spettacolo sotto i nostri occhi,
è quello di non confrontarci più con la vita reale di Gesù.
E allora può succedere che si pretenda di difendere il Natale,
il mistero di un Dio che condivide,
che annulla le distanze,
esiliando uomini e donne che hanno un diverso colore della pelle!
E che, nel giorno di una nascita in cui Dio sconfina e chiede di sconfinare,
ci si ubriachi nell'orgoglio di innalzare muri!
O ci si impalchi a difensori del crocifisso,
il mistero di un Dio che dall'alto della croce
ha abbattuto il muro della separazione e della inimicizia,
dicendo "Li possano tutti ammazzà!".
Cristo e cristianesimo
come i manichini che scintillavano dalle vetrine illuminate a giorno.
Guardavo e ritraevo gli occhi,
quasi avessero sorpreso un male del cristianesimo,
forse il vero male perché lo svuota,
un male segnalato da sentinelle inascoltate.

giovedì 26 dicembre 2013

Lui conosce. Vede oltre la vernice. Legge solitudini dello spirito con tentativi ingenui di annegamento.


Dobbiamo ritrovare le parole che ci fanno ardere il petto e che passino senza filtro dall'Autore per arrivare anche a chi è lontano per ascoltare. 
Che il Signore ci perdoni se siamo stati noi la causa di questo distacco. Fabbrichiamo i ponti per il loro ritorno. con l'aiuto del figlio del falegname.

dicembre del 2009 
Don Angelo Casati 
NATALE E IL MANTELLO DELLA COMPASSIONE

Me ne venivo, una sera di queste, per una via del centro, il sole non arrivava obliquo,
mi succedeva però in quell'ora di sognare alle spalle passi diversi, voce e parole diverse.
E di augurarmi che a passare in incognito
in mezzo a quel serpentone di folla in striscio di vetrine fosse lui,
il viandante in incognito.
Mi andavo chiedendo se avrebbe osato la stessa domanda che osò con Cleopa e il suo compagno: "perché ve ne andate con il volto triste?".
Guardavo il serpentone di folla in striscio e struscio di vetrine.
Pensai che avrebbe osato la stessa domanda.
Perché scrive Giovanni. "lui conosce ciò che c'è nell'uomo" (Gv 2,25).
Lui conosce.
Vede oltre la vernice.
Legge solitudini dello spirito con tentativi ingenui di annegamento.

E gli occhi andavano alle vetrine,
andavano e si ritraevano,
come portando colpa per sguardi a prezzi che suonano insulto
a una umanità impoverita.
Andavano gli occhi, per poi subito ritrarsi, ai manichini
che oggi hanno preso forma di corpi umani,
silouette scintillanti a cattura di sguardo.
Per un attimo, ve lo confesso, mi parvero metafora del male cui sopra accennavo.


mercoledì 25 dicembre 2013

la salvezza è la sua nudità, nudità di parole e di vita. Quella nudità ti fa fermare per improvviso sbalordimento. Anche a Natale.


C'erano i profeti ai giorni  nostri, ma inascoltati. Diffidiamo di chi vuol giustificare gli errori del passato dando colpa ai tempi non maturi.
Abbiamo avuto un concilio: è tempo di mettere in pratica quello che lo Spirito ha alitato su quell'assemblea. 

dicembre del 2009 
Don Angelo Casati 
NATALE E IL MANTELLO DELLA COMPASSIONE

Perché può succedere di celebrare riti,
di sfornare a getto continuo
e impressionante documenti,
e di ritornare dalle chiese con la faccia triste,
come discepoli a cui non è toccato di sentire
ardere in petto il cuore.
Giorni fa un'amica mi raccontava di alcuni giovani da lei conosciuti, sinceri,
disarmanti nel confessarle che quando succede loro di uscire dalle chiese
senza che abbiano sentito ardere il cuore,
vanno a leggersi i discorsi di Obama,
"perché lì" le dicevano "finalmente troviamo qualcosa
che fa ardere il nostro cuore".
Ascoltandola, alla mente mi si affacciava una strada lontana,
strada verso Emmaus,
con un sole obliquo in bagliore di annegamento
e due viandanti che sentirono passi diversi e voce e parole diverse
da un compagno di un viaggio di poche ore,
compagno di parole "che facevano ardere il cuore".
Poi lo riconobbero, era Gesù, nella locanda,
lo riconobbero in quelle mani, le sue, che spezzavano il pane.
Purtroppo noi alle sue parole abbiamo sostituito le nostre.
E non fanno ardere il cuore.
Orpelli ad annegamento di vangelo.
Mentre la salvezza è la sua nudità, nudità di parole e di vita.
Quella nudità ti fa fermare per improvviso sbalordimento.
Anche a Natale.


martedì 24 dicembre 2013

C'era chi aveva occhi per denunciare ciò che stava avvenendo. Alcuni di noi alzavano la voce.


La vita dei  profeti non è mai stata semplice. Nella giovinezza c'erano ancora delle voci alte, adesso invece sembrano spariti dalla circolazione.

dicembre del 2009 
Don Angelo Casati 
NATALE E IL MANTELLO DELLA COMPASSIONE

Quando sarà giorno
e si converrà che i loro occhi avevano visto lontano,
qualcuno certamente, succede sempre,
si azzarderà a difendere la buona fede dei loro miopi oppositori,
con la giustificazione che i fatti vanno collocati nel tempo
e non si può con gli occhi di oggi condannare le miopie del passato.
Vi confesso che ho sempre ascoltato con diffidenza le ragioni di chi trova facile giustificazione ai silenzi di chiese e società adducendo la scusa dei tempi.

Se non altro perché in questi nostri tempi di miopie
ci è accaduto di udire per grazia voci di allarme.
Inascoltate!
C'era chi aveva occhi per denunciare ciò che stava avvenendo.
Alcuni di noi alzavano la voce.
Ma le finestre erano chiuse e le porte sbarrate e le stanze a prova di pareti desonorizzate.
Poi il grido moriva in gola,
le finestre rimanevano chiuse,
le porte sbarrate,
le stanze irrealmente ovattate.

Vorrei oggi onorare le sentinelle e i profeti
che lucidamente avvistavano l'approssimarsi di un pericolo esiziale per la fede,
quello di un cristianesimo senza volto.
Il loro grido era:
"Voi dite Gesù. Ma non è il Gesù dei vangeli. E' tutt'altro! E' solo un nome!".
Li hanno guardati come fossero contestatori.
Ed era invece passione di Gesù,
passione del vangelo.
Leggevano un allontanamento.
Quello a cui un Papa aveva pensato di dare sapiente rimedio con un Concilio.
Perché ci fosse ricongiungimento.
Ricongiungimento tra immagine di chiesa e vangelo.

lunedì 23 dicembre 2013

trattati come in vigilia di pazzia, disturbatori dell'ordine, in genere poco ascoltati.


In questo buio è bello pensare che i profeti hanno saputo attraversare la notte con le loro parole e i loro occhi.

dicembre del 2009 
Don Angelo Casati 
NATALE E IL MANTELLO DELLA COMPASSIONE

Mi emoziona anche il loro destino.
Il destino delle sentinelle e dei profeti,
spesso trattati come in vigilia di pazzia,
disturbatori dell'ordine,
in genere poco ascoltati.
Migliore sorte per chi ripete i luoghi comuni,
per chi non osa disturbare il manovratore,
per chi non si arrischia a negargli un credito, un'autorità morale.

Oggi li vado cercando.
Cerco i profeti dell'antico e poi del nuovo testamento.
Cerco quelli della mia giovinezza,
ancora era una terra di voci alte,
voci lungimiranti nella notte.
E poi con sete cerco oggi, cerco quelli del mio tempo.
Io che non ho occhi.
Oggi, vedendo lo sfascio, mi va almeno di ringraziarli.

domenica 22 dicembre 2013

Fino a intravederne il minimo sussulto, fino ad avvistarne il minimo intenerimento nel cielo.


Proprio come nell'altro blog ricorro alla guida di Don Angelo  per pregare in questi giorni unici.  Con calma faccio scendere il profondità le parole che ha scritto nel 
dicembre del 2009 
Don Angelo Casati 
NATALE E IL MANTELLO DELLA COMPASSIONE

Mi fermo nella notte a immaginare
il bagliore degli occhi dei profeti.
Occhi dei profeti e occhi delle sentinelle.
Mi emoziona il loro guardare lontano,
bucando la notte.
Fino a intravederne il minimo sussulto,
fino ad avvistarne il minimo intenerimento nel cielo.
I loro occhi e la voce.
E la passione che ne riga la voce fino ad accenderla.

sabato 21 dicembre 2013

diciamo che questa è l'ultima volta; che non ci cascheremo mai più. Ma sappiamo che non è vero

Quando non ce la facciamo più...


Signore, noi siamo i "soliti fessi".
Quelli che "al dunque" non si tirano indietro.
Quelli che non sanno mai trovare la scusa per dire "Non sono potuto venire"
Quelli che dicono: "Ormai ci siamo impegnati, non possiamo tirarci indietro".
Quelli che si ritrovano "sempre gli stessi" a lavorare, a sgobbare.
Quelli che devono inghiottire amari bocconi perché gli altri oltre a non lavorare ti prendono anche in giro. Signore, è duro.
Siamo sempre in tanti ad avere idee, a progettare, a programmare.
Ma poi, a lavorare, chi scappa di qua, chi fugge di là, chi non può,
chi non si ricorda. E noi siamo i "soliti fessi".
Ci arrabbiamo, diciamo che questa è l'ultima volta; che non ci cascheremo mai più. Ma sappiamo che non è vero. Perché non siamo soli. Ci sei Tu. Tu non hai mai tagliato la corda.
Aiutaci a stare in tua compagnia: anche Tu ci sei sempre!
(don Tonino Lasconi)

venerdì 20 dicembre 2013

Ci sono sofferenze che scavano nella persona come i buchi di un flauto, e la voce dello spirito ne esce melodiosa.

"Io non sono vecchio!
Non vogliono dir nulla settantaquattro anni!
Cinquant'anni non sono nulla, non mi separano affatto dalla giovinezza.
Se mi volto, dietro le mie spalle c'è la giovinezza chiara, nitida,
e dietro c'è la fanciullezza, ancora più chiara e nitida di quando avevo vent'anni.
I pensieri sono con me, li devo ancora sviluppare, e così i sentimenti, i desideri:
li devo ancora appagare!
Io non sono affatto sazio di vita,
comincio appena ora ad assaporarla!
Perché mi mettete addosso questi dolori artritici,
queste rughe che mi fanno ghignare mentre non ghigno affatto, queste borse di pelle?
Perché m'impastoiate come un mulo e mi accecate?
Perché mi otturate le orecchie?
E perché mi guardate con quegli occhi che trovano naturale che io muoia?
C'è un errore, ve lo giuro!
Arrivate alla mia età e ve ne accorgerete!
Ma allora avrete anche voi un bel gridare,
e quelli che avranno i venti, i trenta, i quaranta, i cinquant'anni che adesso avete voi
non vi crederanno,
e vi conforteranno col tono bonario che si usa con i pazzi
quando dicono d'essere sani!".
Paolo uscì; tremava leggermente.
Come poteva un uomo ridursi così? 
Era chiaro: 
niente mai 
meditazione, 
niente mai 
volontà, 
niente mai 
autocritica, 
e quindi 
niente coraggio, 
niente dignità, 
niente luce intellettuale, 
niente superiorità sulla morte. 
Lo spirito, 
relegato nella stiva del corpo, 
costretto a servirlo per renderne infiniti i godimenti, 
ora si limitava a sbattere le sue catene per annunziare 
che il padrone colava a picco.

Ci sono sofferenze che scavano nella persona come i buchi di un flauto, e la voce dello spirito ne esce melodiosa.

L'anima è eterna, e quello che non fa oggi, può farlo domani.

L'avvenire non è un probabile dono del ciclo, ma è reale, legato al presente come una sbarra di ferro, immersa nel buio, alla sua punta illuminata.

Un uomo può avere due volte vent'anni, senz'averne quaranta.
Paolo il caldo Vitaliano Brancati

giovedì 19 dicembre 2013

Tacere quando si è obbligati a parlare è segno di debolezza e imprudenza

"È bene parlare solo quando si deve dire qualcosa che valga più del silenzio."
"Esiste un momento per tacere, così come esiste un momento per parlare."
"Nell'ordine, il momento di tacere deve venire sempre prima: solo quando si sarà imparato a mantenere il silenzio, si potrà imparare a parlare rettamente."
"Tacere quando si è obbligati a parlare è segno di debolezza e imprudenza, ma parlare quando si dovrebbe tacere, è segno di leggerezza e scarsa discrezione."
"Quando si deve dire una cosa importante, bisogna stare particolarmente attenti: è buona precauzione dirla prima a se stessi, e poi ancora ripetersela, per non doversi pentire quando non si potrà più impedire che si propaghi."
"Quando si deve tenere un segreto non si tace mai troppo: in questi casi l'ultima cosa da temere è saper conservare il silenzio."
"Il riserbo necessario per saper mantenere il silenzio nelle situazioni consuete della vita, non è virtù minore dell'abilità e della cura richieste per parlare bene; e non si acquisisce maggior merito spiegando ciò che si fa piuttosto che tacendo ciò che si ignora.''
"Si è naturalmente portati a pensare che chi parla poco non è un genio, e chi parla troppo, è uno stolto o un pazzo: allora è meglio lasciar credere di non essere genii di prim'ordine rimanendo spesso in silenzio, che passare per pazzi, travolti dalla voglia di parlare."
"Qualunque sia la disposizione che si può avere al silenzio, è bene essere sempre molto prudenti; desiderare fortemente di dire una cosa, è spesso motivo sufficiente per decidere di tacerla."
"Il silenzio è necessario in molte occasioni; la sincerità lo è sempre: si può qualche volta tacere un pensiero, mai lo si deve camuffare. Vi è un modo di restare in silenzio senza chiudere il proprio cuore, di essere discreti senza apparire tristi e taciturni, di non rivelare certe verità senza mascherarle con la menzogna."
''L'arte di tacere'' - Abate Dinouart

mercoledì 18 dicembre 2013

ben al di là di ciò che abbiamo saputo fare o che avremmo la capacità di fare.


La nostra vita è un’opera d’arte
– che lo sappiamo o no, che ci piaccia o no.
Per viverla come esige l’arte della vita dobbiamo
– come ogni artista, quale che sia la sua arte
– porci delle sfide difficili (almeno nel momento in cui ce le poniamo) da contrastare a distanza ravvicinata;
dobbiamo scegliere obiettivi che siano
(almeno nel momento in cui li scegliamo)
ben oltre la nostra portata, e standard di eccellenza
irritanti per il loro modo ostinato di stare
(almeno per quanto si è visto fino allora)
ben al di là di ciò che abbiamo saputo fare o che avremmo la capacità di fare.
Dobbiamo tentare l’impossibile.
E possiamo solo sperare
– senza poterci basare su previsioni affidabili e tanto meno certe
– di riuscire prima o poi, con uno sforzo lungo e lancinante, a eguagliare quegli standard e a raggiungere quegli obiettivi, dimostrandoci così all’altezza della sfida.
L’incertezza è l’habitat naturale della vita umana,
sebbene la speranza di sfuggire ad essa sia il motore delle attività umane.
Sfuggire all’incertezza è un ingrediente fondamentale, o almeno il tacito presupposto, di qualsiasi immagine composita della felicità.
È per questo che una felicità «autentica, adeguata e totale» sembra rimanere costantemente a una certa distanza da noi:
come un orizzonte che, come tutti gli orizzonti, si allontana ogni volta che cerchiamo di avvicinarci a esso.
Zygmunt Bauman, L’arte della vita

martedì 17 dicembre 2013

abbiamo ormai troppi ricordi finiti tutti quanti in nostalgia


Dimmi l'addio che non riesco a dire.
Finire è nulla: perderti è più grave.
Insieme abbiamo ormai troppi ricordi
finiti tutti quanti in nostalgia.
Penso commosso e sento nella gola
il pianto che aprirebbe la mia bocca.
Allora apro le labbra, fingo e rido!
Anonimo arabo, XI secolo d.C.

lunedì 16 dicembre 2013

Un'occasione eccezionale per ricordare per un attimo di che si è parlato a luce spenta

Oggi vorrei perdermi nell'eco infinito del soffio dell'anima di questi sospiri di vita.

La vita
è il solo modo
   per coprirsi di foglie,
          prendere fiato sulla sabbia,
          sollevarsi sulle ali;
          essere un cane,
          o carezzarlo sul suo pelo caldo;
     distinguere il dolore
     da tutto ciò che dolore non è;
stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.
      Un'occasione eccezionale
      per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;
      e almeno per una volta
      inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l'erba;
e seguire con gli occhi
una scintillanel vento;
e persistere nel non sapere
qualcosa d'importante.
      Wislawa Szymborska

domenica 15 dicembre 2013

mamma mi disse che i libri erano capaci di cambiare, con gli anni, proprio come cambiano le persone


(…) Un giorno, avrò avuto sette otto anni, eravamo seduti al penultimo posto nell’autobus, diretti
forse all’ambulatorio forse a un negozio di scarpe per bambini, mamma mi disse che i libri erano
capaci di cambiare, con gli anni, proprio come cambiano le persone, ma con la differenza che le
persone, quasi tutte, prima o poi finisce che ti abbandonano, quando arriva il giorno che non
ricavano da te più nessun profitto o piacere o interesse o quanto meno un buon sentimento, mentre i
libri, loro non ti abbandonano mai. Tu sicuramente li abbandoni di tanto in tanto, i libri, magari li
tradisci anche, loro invece non ti voltano mai le spalle: nel più completo silenzio e con immensa
umiltà, loro ti aspettano sullo scaffale. Aspettano financo decenni. Senza lamentarsi. Finché un
giorno, magari alle tre di notte, hai improvvisamente bisogno di uno di loro, e anche se magari l’hai
abbandonato, quasi cancellato dalla tua mente, per anni e anni, lui non ti delude, scende dal suo
posto e ti sta accanto, nel momento del bisogno. Senza sussiego, senza inventarsi delle scuse, senza
domandare a se stesso se gli convieni e lo meriti e se gli vai ancora bene, viene a te non appena lo
chiami. Non ti tradisce mai (…).
Come s’intitolava il primo libro che lessi da solo? Per meglio dire, papà me lo aveva letto prima di
dormire talmente tante volte che alla fine evidentemente lo sapevo a memoria. Allora portai il libro
a letto e lo declamai tutto, dalla prima all’ultima parola, facendo finta di leggere, imitando papà,
voltando pagina nel punto preciso fra le parole, proprio come faceva papà leggendo.
L’indomani gli chiesi di accompagnare col dito la lettura, e seguii attentamente il tragitto della sua
mano nella lettura; la cosa si ripeté per cinque, sei volte, sicché dopo alcuni giorni sapevo ormai
riconoscere tutte le parole dalla forma e dalla posizione nella riga (…).
[tratto da Amos Oz, Una storia di amore e di tenebra, Feltrinelli]

sabato 14 dicembre 2013

essere subito già così

Siamo stanchi
                          di diventare
giovani seri
                      o contenti per forza,
o criminali,
                      o nevrotici:
                                                         vogliamo
ridere,
essere innocenti,
aspettare qualcosa dalla vita,
chiedere,
ignorare.

Non vogliamo
                          essere
                                      subito
                                        già
                                       così
senza sogni.

Pier Paolo Pasolini

venerdì 13 dicembre 2013

la mia vita ha un senso quando ti offre tutto


Preghiere di Jean Galot

L'essenziale

Lasciar cadere i nonnulla che ingombrano la mia vita
e captano il mio pensiero,
per cogliere l'essenziale, il tuo mistero insondabile
e adorarti, Signore.

Rimettere al posto giusto, e nelle sue dimensioni,
ciascuno dei miei impegni,
considerandoli nell'immenso orizzonte
dei tuoi progetti d'amore.

Essere persuaso che tu vuoi prima di tutto
l'adesione del cuore
e che la mia vita ha un senso quando ti offre tutto
e lavora per te.

Conservare la pace dell'anima in mezzo al frastuono
evadendo verso te,
cercando il mio appoggio nella fedeltà
della tua forte presenza.

Mettere nell'esistenza agitata, scossa,
un fondo d'adorazione,
perché partecipi all'immobilità
del tuo essere divino.

giovedì 12 dicembre 2013

momenti in cui la supplica si fa più ardente,


Preghiere di Jean Galot

Preghiera gratuita

Vi sono dei momenti in cui la supplica
si fa più ardente,
altri in cui ti prego gratuitamente,
in cui voglio adorare.

Quando mi rivolgo a te con tutte le mie domande,
ti testimonio, Padre,
la mia fiducia filiale, e quando ti adoro,
un amore immenso.

La preghiera gratuita è l'omaggio supremo
in cui ti riconosco
degno di richiedere il dono di tutto me stesso
in completa libertà.

Essa vorrebbe rispondere al tuo amore divino,
assoluta gratuità,
renderti liberamente quello di cui mi hai colmato
per grazia sovrana.

Vorrei pregarti semplicemente per piacerti,
per offrirti la gioia
di prendere possesso di un essere il cui sogno
è di appartenerti.

mercoledì 11 dicembre 2013

se grandi avessi le ali, le scioglierei nel volo per arrivare in alto fino a te, Madre dolcissima




Madre dolcissima

1.         Se io fossi poeta scriverei di te

            le cose che nessuno ha detto mai;

            dell’arte avessi il dono, io rapirei la luce

            per poter disegnare gli occhi tuoi;

            se grandi avessi le ali, le scioglierei nel volo

            per arrivare in alto fino a te, Madre dolcissima



Rit.       tesoro dei più poveri, coraggio di ancora spera,

            tu, Madre dolcissima, consola queste lacrime

            ascolta chi parole più non ha.



2.         Riparo dei più deboli, silenzio di chi va,

            fontana della nostra siccità,

            splendore della sera, stella del mattino,

            neve bianca sopra le città;

            regina della pace, vetta dell’amore,

            radice della nostra vita, tu, Madre dolcissima…. (Rit.)



3.         Dei naufraghi tu l’ancora, del canto poesia

            dei nostri sogni l’unica realtà,

            riflesso d’infinito, chiarore delle stelle,

            immagine del cosmo che sarà,

            custode della terra, sorgente tra le rocce,

            segreto schiuso da ogni fiore, tu, Madre dolcissima …(Rit.)

martedì 10 dicembre 2013

prigioniero di un profondo egoismo che non vuole cedere


Poco amore

In me vi è poco amore: è la constatazione
più volte riconosciuta,
quando vedo le mie giornate nascere e trascorrere
così fredde e così vuote.

Vorrei donarti un cuore ben più amante;
ma non ci riesco,
perché è prigioniero di un profondo egoismo
che non vuole cedere.

Non oso confrontare quello che mi hai dato
con quello che ti dò:
di fronte al tuo amore io sono poca cosa,
e tanto povero nei miei doni!

Tu me lo fai comprendere, affinché io rinunci
a tutte le pretese,
e che tutta la mia vita sia basata sulla fede
nel tuo amore.

Tu reclami da me molto più del dono:
l'abbandono radicale,
e l'umile adorazione di colui che attende
da te tutto il suo amore.

lunedì 9 dicembre 2013

un unico pensiero orientato verso di te, lasciando fuori i mille altri pensieri


Preghiere di Jean Galot

Adorarti nella pace

Dopo aver conosciuto la tensione, le scosse
di un'azione convulsa,
cerchiamo il riposo, Signore, presso di te,
il riposo della preghiera.

Vogliamo fermare il ritmo frenetico
di una vita troppo rapida,
adorare solo la tua presenza immobile,
adorarti nella pace,

adorarti nella pace di un unico pensiero
orientato verso di te,
lasciando fuori i mille altri pensieri
che ci accaparrano,

adorarti nella pace profonda dell'anima,
dove i sentimenti
dell'amore più tenero e più ardente
si formano in segreto,

adorarti nella pace che tu effondi
in coloro che ti guardano,
l'immensa pace divina in cui tacciono 
improvvisamente tutte le nostre inquietudini.

domenica 8 dicembre 2013

sopprimere l'ostacolo del mio vecchio egoismo, per una intimità di puro amore


Preghiere di  Jean Galot

Dimenticare tutto

Dimenticare tutto, e non essere che uno sguardo
rivolto a te;
dimenticare chi sono, per cogliere quello che sei tu,
per conoscerti.

Vorrei dimenticare, staccarmi da me stesso,
per sopprimere l'ostacolo
del mio vecchio egoismo, per una intimità
di puro amore.

Vorrei dimenticare, togliere dalla memoria
tante cose vane,
per lasciare solo il tuo ricordo,
sorgente di ogni gioia.

Vorrei dimenticare le preoccupazioni,
i timori tiranni,
trovare la libertà del cuore e dello spirito
nella mia adorazione.

Dimenticare tutto al mondo, al fine di scoprire
un nuovo universo,
l'universo della tua grazia, dalle bellezze invisibili,
dalle dimensioni divine.

sabato 7 dicembre 2013

entrare nel sogno del Padre che, in un immenso amore ci ha dato suo Figlio


Preghiere di Jean Galot

Sognare, adorandoti

Adorandoti, Signore, come non sognare
l'immenso mistero
che è per noi la tua persona, un Figlio di Dio fatto uomo
divenuto uno di noi?

Adorarti, è entrare nel sogno del Padre
che, in un immenso amore
ci ha dato suo Figlio affinché, nella fede,
l'amiamo come Dio.

Adorarti, è offrirti tutti i nostri sogni umani
perché in te divengano
il grande sogno divino d'amore e di felicità
per la nostra umanità.

Adorarti è sognare un mondo migliore
come tu lo vorresti,
come tu lo costruisci nel segreto dei cuori
in vista dell'eternità.

Adorarti, è andare alle sorgenti del sogno,
all'infinito divino,
che fa scaturire in noi i più nobili desideri,
le speranze più grandi.

venerdì 6 dicembre 2013

lasciare che il silenzio esprima ciò che manca ad ogni linguaggio umano


Preghiere di Jean Galot

Tacere davanti a te

Tacere davanti a te, per lasciare che il silenzio
esprima ciò che manca ad ogni linguaggio umano
quando si rivolge a te, impotente a raggiungere
la tua altezza divina.

Tacere davanti a te, perché l'adorazione
non si limiti a parole apparenti,
e salga lentamente dalle intime profondità
che attiri a te.

Tacere davanti a te, perché ho più da ricevere
che da donare, e vorrei aprirmi
senza riserve al lavoro della tua grazia divina
che vuole trasformarmi.

Tacere davanti a te, Cristo, che hai tanto parlato
con la lingua e con le opere, e cogliere la tua dottrina
lasciando penetrare i tuoi discorsi evangelici
nel profondo del mio spirito.

Tacere davanti a te, per poterti ascoltare
senza soffocare la tua voce, né mettere ostacoli,
e lasciare risuonare a lungo nel mio cuore
la tua parola così pura.

giovedì 5 dicembre 2013

tu non hai voluto importi col timore, né ispirare l'angoscia o il rispetto tremante a quelli che vengono a te


Preghiere di Jean Galot

Adorare è amare

Adorare è amare, sapendo che si raggiunge,
in colui che si ama,
l'assoluto vero e lo scopo della vita,
tutto quello che si desidera.

Adorare è amare, perché tu non hai voluto
importi col timore,
né ispirare l'angoscia o il rispetto tremante
a quelli che vengono a te.

Adorare è amare, perché sei venuto
come l'amico di tutti,
rivelando un Dio il cui primo desiderio
è di essere amato da noi.

Adorare è amare, con tutto l'ardore
di cui il cuore è capace,
è desiderare di amare oltre i limiti
di ogni amore umano.

Adorare è amarti, Gesù, perdutamente,
amarti con l'ebbrezza
di colui che scopre in te ciò che cercava,
e molto più ancora.

mercoledì 4 dicembre 2013

non può compiere in noi quello che dice se non l'adoriamo e non riconosciamo in essa il diritto di guidarci


Preghiere di Jean Galot

Adorare la tua parola

«Nessuno ha mai parlato come quest'uomo!»
hanno dichiarato quelli che dovevano arrestarti,
Gesù, e che furono sedotti
dalla tua predicazione.

Nessuno ha mai parlato, né potrà parlare,
nella nostra umanità dove la parola abbonda,
come hai fatto tu un tempo, e anche ora,
tu, la Parola unica.

Infatti, tu non cessi di parlare al nostro cuore,
di dirci le parole dalle quali scaturisce la luce,
le parole più decisive che prendono la nostra vita
per divinizzarla.

La tua parola è dotata di una forza divina,
ma non può compiere in noi quello che dice
se non l'adoriamo e non riconosciamo in essa
il diritto di guidarci.

Più l'ascolteremo, più la troveremo
degna d'adorazione, più penetreremo
nel tuo mistero, quello della tua persona;
Verbo che ti sei fatto carne.

martedì 3 dicembre 2013

Adoro il tuo perdono, sapendo che per esso ricevo il meglio


Preghiere di Jean Galot

Adorare il tuo perdono

Quando ti sei fatto l'amico dei peccatori del tuo tempo
ci hai portato
la grandezza di un perdono che supera in ogni senso
tutti i nostri perdoni umani.

Ci hai rivelato la magnanimità
del Padre che perdona
con la sollecitudine di un'immensa pietà
e la gioia dell'amore.

Hai fatto scaturire la potenza divina
del tuo perdono, Gesù,
purificando i cuori, liberandoli,
convertendoli.

Hai mostrato fin dove arriva
la sublime tua misericordia
quando, sulla croce, hai implorato il perdono
per tutti i tuoi avversari.

Adoro il tuo perdono, sapendo che per esso
ricevo il meglio
di quello che è in Dio, l'amore più gratuito
e più efficace.

lunedì 2 dicembre 2013

Stai con me sulle strade faticose quando il dubbio non si placa dentro me.


STAI CON ME (C. Damonte, C’è ancora amore, Paoline 2005)
Stai con me
nel silenzio delle notti
quando il buio cerca spazio dentro me.
Stai con me
sulle strade faticose
quando il dubbio non si placa dentro me.
Stai con me
in quei gesti quotidiani
quando il senso più profondo fugge via.
E allora tu brillerai in me
ti porterò fino ai confini della terra
dove nascono i segreti della gente
che cerca amore insieme a te.

Vivi in me
tra speranze e indecisioni
per poi stringere le mani nelle tue.
Vivi in me
negli slanci coraggiosi
per far vivere progetti di unità.
Vivi in me
in quei canti non lontani
dove batte il cuore dell'umanità. (Rit)
E scriveremo storie nuove
raccoglieremo le emozioni
per far vibrare ancora il cielo
su di noi. (Rit)

domenica 1 dicembre 2013

Pensiamo a come si inizia questo Avvento nei luoghi della grande povertà, della grande miseria; con quanta paura la gente guarda al tempo che viene.

«Siamo, Padre, davanti a te all'inizio di questo Avvento.
E siamo davanti a te insieme,
in rappresentanza anche di tutti i nostri fratelli e sorelle
di ogni parte del mondo.
In particolare delle persone che conosciamo;
per loro e con loro, Signore,
noi ti preghiamo.
Noi sappiamo che ogni anno si ricomincia
e questo ricominciare
per alcuni è facile, è bello, è entusiasmante,
per altri è difficile,
è pieno di paure, di terrore.
Pensiamo a come si inizia questo Avvento
nei luoghi della grande povertà,
della grande miseria;
con quanta paura la gente guarda
al tempo che viene.
O Signore, noi ci uniamo a tutti loro;
ti offriamo la gioia che tu ci dai di incominciarlo,
ti offriamo anche la fatica,
il peso che possiamo sentire nel cominciarlo.
Questo tempo che inizia nel tuo nome santo,
vissuto sotto la potenza dello Spirito,
sia accoglienza della tua Parola.
Te lo chiediamo per Gesù Cristo,
tua Parola vivente che viene in mezzo a noi e viva qui,
insieme con Maria, Madre del tuo Figlio,
che con lo Spirito Santo e con Te
vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen».
card. Carlo Maria Martini, Quotidianità luogo di Dio, 2006

sabato 30 novembre 2013

Resta con noi Maria, riempi di tenerezza tutte le nostre attese


RESTA CON NOI MARIA (C. Damonte, Saperti vicino, Paoline 2001)
Sulle strade del coraggio
ci sei tu Maria
a trascrivere promesse
di una fedeltà lontana,
dove il cuore non registra
i sussulti dell'amore
e i silenzi sono pieni di dolore.
Sulle strade del silenzio
ci sei tu Maria
a raccogliere gli sguardi
di un'intimità che chiama
verso mete coraggiose
e sorprese non scontate
per ridire quella fede che non muore.
Resta con noi Maria,
riempi di tenerezza
tutte le nostre attese
perché vivano,
tu che conosci il cuore

vesti di compassione
tutta la nostalgia
che ora vive in noi.
Sulle strade della vita
ci sei tu Maria
ad attendere il ritorno
da salite faticose,
dove il passo dei tuoi figli
segna il ritmo di stagioni,
pellegrini sempre ricchi di stupore.
E se il dubbio porterà
carestie di novità
la tua voce canti ancora
quell’eterna libertà,
c'è uno spazio d'infinito
che domanda energie
per guardare in modo nuovo la realtà.
(Rit. 2volte)

venerdì 29 novembre 2013

chiedere ospitalità ad una carovana per fare insieme un tratto di strada


Avvento

Possiamo scegliere 
 il freddo 
  o incominciare ad incamminarci intravvedendo il fuoco caldo che brilla in una grotta.
Possiamo scegliere 
 il buio della notte 
  o guardare il cielo per farci guidare da una stella.
Possiamo scegliere 
 la solitudine 
  o chiedere ospitalità ad una carovana per fare insieme un tratto di strada.
Possiamo scegliere 
 di dormire 
  o attendere il consumarsi della candela per vegliare con Te.
Possiamo scegliere 
 la distrazione delle vetrine 
  o interiorizzare la Parola per prepararci alla tua venuta.
Possiamo evadere, 
  ma possiamo anche incarnare il Verbo, 
        preparargli la grotta, 
        accendere il fuoco 
        e scaldarlo d’amore.

Diventi il mio cuore la sua grotta.

Vieni Signore Gesù.
Amen.

giovedì 28 novembre 2013

tu rimani il mio Dio: non posso comprendere tutto


Non posso comprendere

Poiché sei Dio, Padre, e il tuo infinito
non può essere rinchiuso
nel ristretto orizzonte della mia intelligenza,
non posso comprendere
il tuo modo di agire e di guidare la mia vita.

Avrei la pretesa di misurare i tuoi piani
secondo la mia sapienza umana,
e di criticarli quando non sembrano corrispondere
alle mie vedute,
ma devo accettare, adorare il mistero.

È vero, per la mia gioia, che non hai voluto
rimanere l'inconoscibile,
che ti sei rivelato, che mi hai introdotto
nella tua intimità,
ma tu rimani il mio Dio: non posso comprendere tutto.

Mi hai voluto per figlio, dividi con me
il tuo pensiero sovrano,
ma per farlo mio devo rinunciare
a tante idee personali;
l'afferro solo nell'adorazione.

mercoledì 27 novembre 2013

Nell'ombra delle fatiche ti adoro, sapendo che tu sei il riposo


Preghiere di Jean Galot

Ti adoro nell'ombra

Nell'ombra, ti adoro
e cerco la luce unicamente in te,
perché tu solo hai il chiarore che dissipa le notti.

Nell'ombra delle fatiche
ti adoro, sapendo che tu sei il riposo
e che posso sempre abbandonarmi a te
per rifare le mie forze.

Nell'ombra dei miei dubbi,
ti adoro, credendo di più alla tua presenza,
accogliendo la tua dottrina con la certezza
che non passerà.

Nell'ombra delle prove,
ti adoro gettando uno sguardo sulla croce,
accettando con te la volontà del Padre
che ci conduce più in alto.

Nell'ombra della morte
ti adorerò, Cristo, abbandonandoti la mia vita
e chiedendoti di vivere vicino a te,
nel tuo regno d'amore.

martedì 26 novembre 2013

vieni in mio soccorso, fortifica la mia pazienza e cambia la mia collera in adorazione.

Preghiere di Jean Galot

Ribellione

La ribellione è in me, sempre pronta a scattare
davanti ad un'ingiustizia o una delusione,
pronta a incriminarti e a condannarti;
ma cambiala, Signore, in adorazione.

Quando sono contrariato, quando il mio progetto fallisce,
il mio primo movimento è spesso la collera;
ma vieni in mio soccorso, fortifica la mia pazienza
e cambia la mia collera in adorazione.

Quando la mia speranza urta contro potenti ostacoli,
sento stridere in me la sorda irritazione
che ti imputa i torti e ti fa dei rimproveri;
cambia la mia ribellione in adorazione.

Poiché hai conosciuto, Gesù, le lotte dell'anima,
aiutami a domare le intime rivolte.
In tutto quello che passa, insegnami a cogliere
un disegno misterioso che deve essere adorato.

Apri i miei occhi di fede, affinché riconoscano
in tutto quello che mi addolora, un amore supremo:
invece di protestare, fa ch'io sappia adorare
il Padre nella sua bontà, e avere fiducia in Lui!

lunedì 25 novembre 2013

Adoro la tua bontà, che mi seduce più di tutta la tua potenza


Preghiere di Jean Galot

Adoro la tua bontà

Adoro la tua bontà, poiché ci riveli
il Dio che è amore,
e perché non vi è, Gesù, altro volto autentico
dell'unico Signore.

Adoro la tua bontà, che mi seduce più
di tutta la tua potenza,
e mi mette in ginocchio non nel timore
ma nell'ammirazione.

Adoro la tua bontà, che supera di molto
le piccole misure
della bontà umana, e porta all'infinito
la gratuità del dono.

Adoro la tua bontà, che mi lascia così libero
nella mia adorazione,
e vuol fare di me non un servitore
ma un intimo amico.

Adoro la tua bontà, che ad ogni passo
scopro più grande,
e la cui verità illumina la mia vita
di una gioia sempre nuova.

domenica 24 novembre 2013

Tante cose da dirti che tu conosci già, e che mi basta offrirle


Preghiere di Jean Galot

Tante cose da dirti

Quando vengo a te, Signore Gesù, avrei
tante cose da dirti:
avrei tanti desideri da comunicarti,
tante pene da affidarti.

Tante cose da dirti
che sarei tentato di pensare solo a me,
senza nemmeno supporre che tu hai dei desideri
ancor più importanti.

Tante cose da dirti
che trascurerei la sola necessaria:
adorarti senza dire niente
in uno sguardo fissato sul tuo essere infinito.

Tante cose da dirti
che non avrei il tempo di ascoltarti,
e tu non avresti più la possibilità di parlare
per farti ascoltare.

Tante cose da dirti
che tu conosci già,
e che mi basta offrirle al tuo cuore
nell'intimo abbandono della mia adorazione.


sabato 23 novembre 2013

sollecitudine attenta e fedele, che non lascia al caso alcun giorno, e che veglia su di noi ad ogni istante.


Preghiere di Jean Galot

Sii adorato ovunque

Padre, sii adorato ovunque nella natura:
quando ammiriamo le meraviglie del mondo,
la nostra ammirazione si rivolge
a te, loro Creatore!

Padre, sii adorato negli avvenimenti,
segni del tuo volere che guida tutte le cose,
segni della tua sapienza incomparabile e sicura
in tutte le decisioni.

Padre, sii adorato ovunque nella nostra vita,
nella tua sollecitudine attenta e fedele,
che non lascia al caso alcun giorno, e che veglia
su di noi ad ogni istante.

Padre, sii adorato in tutte le persone
che portano la tua immagine nella loro intelligenza,
nella loro libera volontà, nella loro capacità
di amare, di donarsi.

Padre, sii adorato ovunque nel Vangelo;
nella parola detta nel tuo unico Figlio Gesù,
e trasmessa a noi dal tuo Spirito d'amore,
sii veramente adorato.

venerdì 22 novembre 2013

ripristinare la vera immagine di Dio, che l’apparato istituzionale del Tempio ha ormai gravemente deformato agli occhi del popolo

Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio” (Mc 11,15-16).
Dietro questo apparato commerciale, installato nel Tempio,
non c’è però solo il culto svuotato di contenuto,
ma anche lo sfruttamento dei poveri,
i quali sono costretti a versare denaro per poter offrire sacrifici e riconciliarsi con Dio.
Così, ci spieghiamo la manifestazione di un’ira impressionante,
che Cristo non esprimerà più in questi termini, durante il suo ministero terreno.
Avrà certo parole durissime per gli scribi e i farisei (cfr. Mt 23),
ma questo episodio del Tempio è davvero unico nel suo genere.
Questo fatto ha anche un notevole valore ecclesiale:
inevitabilmente, dalle nostre comunità emana un’immagine di Dio. 
E’ proprio dall’immagine di Dio emanata dalla comunità cristiana
che molti arrivano rapidamente a conoscere il Padre,
oppure vi arrivano in ritardo,
o addirittura finiscono per rifiutare quel Dio rappresentato dalla comunità con tratti deformati.
Ma, non conoscendo il suo vero volto di Padre,
essi pensano che Dio sia quello che falsamente è stato loro rappresentato.
La preoccupazione primaria di Gesù,
più che allontanare i mercanti è proprio questa:
ripristinare la vera immagine di Dio, che l’apparato istituzionale del Tempio ha ormai gravemente deformato agli occhi del popolo,
impedendogli di conoscere il suo vero volto. (don Vincenzo Cuffaro)

giovedì 21 novembre 2013

tanto amore mi invita ad adorare, un Dio che mi sorprende


Preghiere di Jean Galot

Tanto amore davanti a me

Davanti a me, tanto amore s'indovina,
nascosto nella tua presenza,
tanto amore si rivela allo sguardo della mia fede
che cerca l'infinito.

Tanto amore è venuto con te negli uomini,
un amore tenero e forte,
amore che ha formato la nuova umanità,
fondato la sua unità.

Tanto amore è apparso sul tuo volto, o Cristo,
che nessun essere umano
avrebbe potuto, da solo, avere il tuo eroismo,
la tua generosità.

Tanto amore si offre a me, che supera da lontano
tutto quello che immagino;
non posso sapere fino a che punto sono amato
in tutta la mia persona.

Davanti a me vi è tanto amore che mi interpella
e si fa riconoscere,
come la verità che domina la mia vita
e gli dona il suo senso.

Davanti a me, tanto amore mi invita ad adorare,
un Dio che mi sorprende
quando non esita a donarsi a fondo
a degli esseri così deboli.

mercoledì 20 novembre 2013

silenzio che nasconde e rivela una infinita ricchezza


Preghiere di Jean Galot

Accogliere il tuo silenzio

Accogliere il tuo silenzio,
il silenzio sorprendente che tu, che sei Parola,
conservi tra noi offrendo la tua presenza
allo sguardo interiore.

Accogliere il tuo silenzio
per poterti adorare senza l'inquietudine
di esprimere idee, di trovare un linguaggio
o di dare una risposta.

Accogliere il tuo silenzio
che nasconde e rivela una infinita ricchezza,
che ci fa indovinare la grandezza del mistero
della tua divinità.

Accogliere il tuo silenzio,
lasciare morire in noi i rumori dell'universo
perché viva nei nostri cuori la pace di un altro mondo
di cui apri la porta.

Accogliere il tuo silenzio
con tutta la forza e tutta la dolcezza
dell'amore che illumina colmando la nostra ombra,
prendendo tutto in noi.