sabato 19 gennaio 2013

non sempre abbiamo avuto e abbiamo occhi e vigilanza per questo esproprio strisciante

Per chiudere in parte il discorso sulla libertà oggi si richiede uno sforzo prolungato, ma anche quando il percorso si fa più lungo la sua parola rende agevole la strada perchè fa soffiare il vento dello spirito alle nostre spalle.

La libertà fa paura a chi sogna un potere assoluto, meglio avere vassalli obbedienti, accoliti del nulla, esecutori plaudenti, meglio una massa pilotabile e acclamante che un popolo maturo di pensanti e resistenti. E, confessiamolo, non sempre abbiamo avuto e abbiamo occhi e vigilanza per questo esproprio strisciante della libertà. Le lusinghe del potere sono altamente seduttive. A tal punto la loro fascinazione che a volte neppure ci si accorge che per un pugno di vantaggi si è sul punto di vendere la libertà. Con esiti di raccapriccio, perché un popolo della dipendenza non può che prefigurare panorami di disgusto.
Non è forse vero che nei giorni di fame, di sete, di stanchezza nel deserto era accaduto agli israeliti, sfuggiti al giogo del faraone, di rimpiangere le pentole della carne e le cipolle d'Egitto? Come se vendere la libertà non costituisse baratto di cecità e di mostruosa insipienza.
La lusinga accompagnò nei secoli futuri il popolo di Dio, che si illuse, succede anche oggi, che rimedio ai problemi cruciali del tempo fosse l'entrata in scena dell'uomo forte, l'uomo della provvidenza. Così gli israeliti pretesero da Dio un re. Ma non erano forse usciti i loro padri dall'Egitto, per sfuggire a una sottomissione? Alla sottomissione a un re, il faraone, che si era fatto come Dio, Dio in terra?
Ebbene Dio rispettò la decisione, ma attraverso le parole del vecchio Samuele mostrò quali sarebbero stati i costi di questa scelta, svelando ciò che sarebbe avvenuto in futuro. Il futuro della concentrazione del potere in uno solo sarebbe stato l'abuso e lo sfruttamento. Li mise sull'avviso: il re, il capo assoluto, avrebbe preso i loro figli per l'esercito; avrebbe preso le loro figlie per il suo harem; avrebbe preso i loro campi, le loro vigne, i loro oliveti più belli, e li avrebbe dati ai suoi ministri, avrebbe preso mano d'opera e bestiame, li avrebbe adoperati per i lavori in casa sua e dei suoi cortigiani. Sembra di leggere una pagina dei nostri tempi, una descrizione impietosa dei meccanismi e degli esiti di un potere che si arroga il diritto di essere assoluto, assoluto e insindacabile, e piega tutto e tutti ai suoi interessi. La Bibbia conosce questa facile perversione del potere, ed è estremamente critica.
Don Angelo Casati

venerdì 18 gennaio 2013

la gente semplice - si diceva - è lontana dall'essere matura

Quando trovi una sorgente, non finisci mai di bere, di meravigliarti del suo continuo sgorgare. Non puoi non osservare che il movimento non intorbidisce l'acqua che rimane  limpida e trasparente. Fai fatica a tornare alla tua pozzanghera dove un minimo agitare sporca l'acqua, non vedi più il fondo e non ritrovi lo specchio del tuo volto.
C'è dunque nelle stanze alte del potere, 
anche se non confessata, 
una paura della libertà. 
Che non è solo di oggi. 
Chi di noi ha più anni sulle spalle 
ricorda come non raramente 
si giustificasse l'imposizione di regole dall'alto 
o una cieca obbedienza 
con il fatto che il popolo, 
la gente semplice - si diceva - 
è lontana dall'essere matura 
e dunque va indirizzata. 
Conseguenza fu la crescita 
di uomini e donne 
dipendenti, 
che pensavano di essere virtuosi, 
affidando la navigazione 
della coscienza e dell'intelligenza 
ad altri.
Don Angelo

giovedì 17 gennaio 2013

una parola che è sacra, fatta oggetto di prostituzione

Sulle ali dell'aquila ci libriamo, per questo salto la prosa per trovare negli spazi infiniti lo spirito che "scavalca d'un fiato i crinali dei monti".
E sento, 
soffro sulla pelle a incisione
la ferita della menzogna, 
la menzogna circa la libertà. 
Soffro 
lo svilimento, 
l'estenuazione, 
la sconsacrazione 
di una parola che è sacra, 
fatta oggetto 
di prostituzione. 
Scrivono libertà su ogni dove, 
perfino sul nome dei partiti, 
antichi e nuovi, 
proprio là dove 
è trasalimento di paura 
a ogni sussulto 
pur minimo di indipendenza, 
là dove 
è in sospetto 
il libero pensare 
e il libero comunicare.
Don Angelo Casati

mercoledì 16 gennaio 2013

Nostalgia...di libertà... ferita per restrizione

Ecco un esempio di quello che dicevo ieri.
Mi sa che continuerò a lungo con questi esempi.
Lo trovo scritto così...
 Nostalgia di spazi e di libertà, che si fa ferita per restrizione, ora che le case, come fossero picchetti, fanno barriera da un lato e dall'altro della strada e negano sconfinamento alla sete degli occhi, cancellando l'oltre, impoverendo visioni. Mi odo camminare nel segno della restrizione e del contenimento. Quasi fosse scritto divieto, divieto a una sete che chiamo sete di libertà.

Ma dovrebbe essere declamato lentamente così con gli stessi verbi e la stessa calma che troviamo nel capitolo 4 del Vangelo di Luca quando descrive il primo ingresso nella sinagoga di Gesù:
entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto.
Nostalgia di spazi 
e di libertà, 
che si fa ferita per restrizione, 
ora che le case, 
come fossero picchetti, 
fanno barriera da un lato 
e dall'altro della strada 
e negano sconfinamento 
alla sete degli occhi, 
cancellando l'oltre, 
impoverendo visioni. 
Mi odo camminare 
nel segno della restrizione e del contenimento. 
Quasi fosse scritto 
divieto, 
divieto a una sete 
che chiamo sete di libertà.
Don Angelo Casati

martedì 15 gennaio 2013

Non so staccarmene

Non so staccarmi.
Lo prendo. Lo poso, lo riprendo.
Lo giro, lo rigiro tra le mani.
Ogni parola un'emozione.
Poi la parola unita alla successiva è un sussulto.
Se indugio è un trasalimento.
Non so staccarmene.
Sento  "chi mi parla sottovoce di Dio".
Allora cancello il titolo del libro
che ho negli occhi.
Lo riscrivo, non "le paure"
ma tu sai dire "le gioie che ci abitano."
Grazie don Angelo.

lunedì 14 gennaio 2013

il sottile fruscio del vento

Non violare questo cielo
chiaro,
il profumo della terra.
Non violare, ti prego,
il grembo del silenzio.
O non conosci
il sottile
fruscio del vento,
lo strusciarsi di fronda
su fronda
in amore?
Io ascolto il fruscio
della terra.
Io so che se Dio viene
è in un sottile alito di vento.

don Angelo Casati

domenica 13 gennaio 2013

Un pellegrino


Voglio prendermela con calma
e nel contempo marciare.
Voglio arrivare a sera
devastato dalla fatica.
Voglio essere quello di ieri
e dell'altro ieri.
Voglio essere.
Essere semplicemente
quello che sono sempre stato.
Un pellegrino.
Nicola Artuso