sabato 31 dicembre 2011

Buona fine d'anno

BILANCIO
Ho imparato...
che quando sei innamorato... si vede.
Ho imparato...
che basta una persona che mi dice che gli ho migliorato la giornata... per migliorare la mia.
Ho imparato...
che e' piu' importante essere gentili che corretti.
Ho imparato...
che posso sempre pregare per qualcuno quando non ho la forza per aiutarlo in qualche altro modo.
Ho imparato...
che anche se la vita vuole che tu sia serio... tutti hanno bisogno di un amico per divertirsi.
Ho imparato...
che a volte a una persona serve solo una mano da tenere e un cuore che capisce.
Ho imparato...
che i soldi non comprano la classe.
Ho imparato...
che sono le piccole cose nella vita che la rendono cosi'bella.
Ho imparato...
che sotto alla corazza di ognuno c'e' sempre qualcuno che vuole essere amato e apprezzato.
Ho imparato...
che dio non ha fatto tutto in un giorno... cosa mi fa pensare che io ci riesca?
Ho imparato...
che ignorare i fatti... non cambia i fatti...
Ho imparato...
che quando vuoi vendicarti di qualcuno... lasci solo che quel qualcuno continui a farti del male.
Ho imparato...
che l'amore, non il tempo... guarisce le ferite.
Ho imparato...
che il modo piu' facile per crescere come persona, e' circondarmi di persone piu' intelligenti di me.
Ho imparato...
che ogni persona che conosci... merita di essere salutata con un sorriso.
Ho imparato...
che nessuno e' perfetto... finche' non ti innamori
Ho imparato...
che la vita e' dura... ma io di piu'!!!
Ho imparato...
che le opportunita' non vanno mai perse... quelle che lasci andare tu... le prende qualcun altro.
Ho imparato...
che quando serbi rancore e amarezza... la felicita' va da un'altra parte.
Ho imparato...
che bisognerebbe sempre usare parole buone... perche' domani forse si dovranno rimangiare.
Ho imparato...
che un sorriso e' un modo economico per migliorare il tuo aspetto.
Ho imparato...
che non posso scegliere come mi sento... ma posso sempre farci qualcosa.
Ho imparato...
che quando tuo figlio appena nato, tiene il tuo dito nel suo piccolo pugno... ti ha agganciato per la vita.
Ho imparato...
che tutti vogliono vivere in cima alla montagna... ma tutta la felicita' e la crescita avvengono mentre la scali.
Ho imparato...
che e' meglio dare consigli solo in due circostanze... quando sono richiesti e quando ne dipende la vita.
Ho imparato...
che meno tempo spreco... piu' cose faccio.

venerdì 30 dicembre 2011

Ricomincia dall'inizio


C'era una volta - e c'è ancora - un'anima curiosa che vagava per gli spazi infiniti senza trovare un amore dentro il quale tuffarsi. Stava andando alla deriva negli abissi di un mare di noia quando sentì pulsare qualcosa. Una luce, fatta di musica. E rimase inebetita da tanta bellezza. Disse solo una parola e si tuffò dentro di te.
Allora vi siete dimenticati tutto e avete incominciato a vivere. Tu e la tua anima.
Per sempre felici e contenti, prometteva l'ultima riga delle favole. Invece siete finiti in una gabbia, e le sue sbarre le ha costruite il dolore. Non riuscite più a stare insieme e neppure a staccarvi. Vi trascinate senza meta sotto il peso dell'infelicità e nei vostri pensieri il futuro assomiglia a un deserto dove la nostalgia prevale sul sogno e il rimpianto sulla speranza.
Lettrice o lettore, non ti crucciare. Prima o poi - e più prima che poi - sentirai in sogno una voce di flauto.
"Lei è la tua anima, mica un accidente. Se non te ne innamori, non amerai mai niente"
"Innamorarmi della mia anima! E come si fa?"
Ti do un indizio. Ricomincia dall'inizio"

(tratto da "l'ultima riga delle favole" di Massimo Gramellini)

giovedì 29 dicembre 2011

Santità, mi chiamo Stefano, reparto G 11

PREGHIERA DIETRO LE SBARRE

O Dio, dammi il coraggio di chiamarti Padre.
Sai che non sempre riesco a pensarti con l’attenzione che meriti.
Tu non ti sei dimenticato di me,
anche se vivo spesso lontano dalla luce del tuo volto.
Fatti sentire vicino, nonostante tutto,
nonostante il mio peccato grande o piccolo, segreto o pubblico che sia.
Dammi la pace interiore, quella che solo tu sai dare.
Dammi la forza di essere vero, sincero;
strappa dal mio volto le maschere
che oscurano la consapevolezza che io valgo qualcosa
solo perché sono tuo figlio.
Perdona le mie colpe e dammi
insieme la possibilità di fare il bene.
Accorcia le mie notti insonni;
dammi la grazia della conversione del cuore.
Ricordati, Padre, di coloro che sono fuori di qui
e che mi vogliono ancora bene,
perché pensando a loro,
io mi ricordi che solo l’amore dà vita
mentre l’odio distrugge e il rancore trasforma in inferno
le lunghe e interminabili giornate.
Ricordati di me, o Dio, amen.

mercoledì 28 dicembre 2011

metterli insieme e farmi da parte

Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi l'insegnamento, all'insegnamento; chi l'esortazione, all'esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità. Scintilla - Ho una splendida musica, uno splendido violino e uno splendido archetto. Non mi resta che metterli insieme e farmi da parte. (Anthony de Mello)

martedì 27 dicembre 2011

sarai sulla strada di Francesco


Se non riuscirai ad essere santo...(L. Boff)
Udii un vecchio confratello ragionevole e buono, perfetto e santo, dire: "Se sentirai la chiamata dello Spirito, ascoltala e cerca di essere santo con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.
Se, però, per umana debolezza non riuscirai ad essere santo, cerca allora di essere perfetto con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.
Se, tuttavia, non riuscirai ad essere perfetto a causa della vanità della tua vita, cerca allora di essere buono con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.
Se, ancora, non riuscirai ad essere buono a causa delle insidie del Maligno, cerca allora di essere ragionevole con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze.
Se, infine, non riuscirai ad essere santo, né perfetto, né buono, né ragionevole a causa del peso dei tuoi peccati, allora cerca di portare questo peso di fronte a Dio e affida la tua vita alla sua misericordia.
Se farai questo senza amarezza, con tutta umiltà e con giovialità di spirito a causa della tenerezza di Dio che ama gli ingrati e i cattivi, allora incomincerai a capire cosa sia ragionevole, imparerai ciò che è buono, lentamente aspirerai ad essere perfetto, e infine anelerai ad essere santo.
Se farai questo ogni giorno, con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore e con tutte le tue forze, allora io ti garantisco, fratello: sarai sulla strada di Francesco, non sarai lontano dal Regno di Dio!".

lunedì 26 dicembre 2011

come un idiota, io ci avevo creduto.


Ascoltami o Dio!
Fino ad oggi non ti avevo mai parlato,
ma ora desidero dirti: "Come ti va?".
Ascoltami, o Dio: m'avevano detto che tu non esistevi
e, come un idiota, io ci avevo creduto.
Ma l'altra sera, dal fondo della buca di una bomba
ho veduto il tuo cielo.
All'improvviso mi sono reso conto che m'avevano
detto una menzogna.
Se mi fossi preso la briga di guardare bene le cose
che hai fatto tu, avrei capito subito che quei tali
si rifiutavano di chiamare gatto un gatto.
Io mi chiedo, o Dio, se acconsentiresti a stringermi la mano.
E tuttavia ho la sensazione che tu comprenderai...
Strano che sia stato necessario che io venissi in questo
posto d'inferno, per avere il tempo di vedere il tuo volto.
Io ti amo terribilmente, ecco quello che voglio che tu sappia.
Ci sarà ora una battaglia spaventosa.
Chissà? Può darsi che io arrivi da te questa sera stessa.
Non siamo stati buoni compagni fino ad ora ed io mi domando,
mio Dio, se tu mi aspetterai sulla porta.
Guarda, ecco che piango! Proprio io mettermi a frignare!
Ah, se ti avessi conosciuto prima...
Andiamo, bisogna che io parta.
Che cosa buffa: dopo che t'ho incontrato
non ho più paura di morire.
Arrivederci.
- preghiera trovata sul corpo di un soldato americano ucciso durante lo sbarco nell'Africa del Nord, nella seconda guerra mondiale -

domenica 25 dicembre 2011

E' Natale


E' Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
E' Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l'altro.
E' Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E' Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E' Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
E' Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.
- Madre Teresa -



Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri.
Nelson Mandela



V ieni e rinasci in noi,
sorgente della vita;
vieni e rendici liberi,
principe di pace.
Vieni e saremo giusti,

seme della giustizia;
vieni a risollevarci,
figlio dell’Altissimo.
Vieni ad illuminarci,

luce di questo mondo:
vieni a rifare il mondo,
Gesù, figlio di Dio!

D. Rimaud, Gli alberi nel mare, Elledici 1977

sabato 24 dicembre 2011

ho l'occasione di essere grato


Preghiera di Natale

O Signore, com'è difficile accettare la tua via!
Tu vieni a me come un piccolo e debole bambino
nato lontano da casa sua.
Tu vivi per me come uno straniero nella sua terra.
Tu muori per me come un criminale fuori delle mura della città,
reietto dal tuo stesso popolo, frainteso dai tuoi amici
e sentendoti abbandonato dal tuo Dio.
Mentre mi preparo a celebrare la tua nascita,
cerco di sentirmi amato, accettato e a casa mia in questo mondo,
e cerco di vincere i sentimenti di alienazione e di separazione
che continuano ad assalirmi.
Mi chiedo, però, se il mio profondo senso di non avere una casa
non mi porti più vicino a te
dei miei occasionali sentimenti di appartenenza.
Dove celebro veramente la tua nascita?
Nell'intimo della casa o in una casa straniera,
fra amici accoglienti o fra stranieri sconosciuti,
con sentimenti di benessere o con sentimenti di abbandono?
 

Non devo sfuggire alle esperienze che sono più vicine alle tue.
Come tu non appartieni a questo mondo,
così io pure non appartengo a questo mondo.
Ogni volta che sento così, ho l'occasione di essere grato
e di abbracciarti meglio
e di gustare più pienamente la tua gioia e la tua pace.
 

Vieni, Signore Gesù, e sta' con me laddove mi sento più povero!
Confido che questo sia il luogo dove troverai la tua mangiatoia
e porterai la tua luce.
Vieni, Signore Gesù, vieni!
Amen!
Henri J. M. Nouwen, "In cammino verso l'alba", Ed. Queriniana )

venerdì 23 dicembre 2011

Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male (Primo libro dei Re 3,9)

Concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare.
Il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare.
E la saggezza di capirne la differenza.
(da una Preghiera Cherokee)

Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare,
che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare,
che io possa avere soprattutto l'intelligenza di saperle distinguere.
(Tommaso Moro)

Signore, concedimi la serenità
per accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso,
e la sapienza per comprendere la preziosità della vita
condotta ogni giorno con serenità,
gustando ogni momento quietamente,
accettando la contrarietà come il sentiero
che conduce alla pace,
accogliendo come tu hai fatto
questo mondo peccatore così quale è,
non come mi piacerebbe che fosse.
Confidando che tu, o Signore, ordinerai tutte le cose
nella misura in cui io mi scommetterò alla tua volontà,
perché possa vivere felici questa vita
e pienamente gioioso con Te per sempre nell'altra.
(
D. Betancourt)

giovedì 22 dicembre 2011

non rischia niente... non fa niente... non ha niente..

Ridere, è rischiare di apparire matti...

Piangere, è rischiare di apparire sentimentali...

Tendere la mano, significa rischiare di impegnarsi...

Mostrare i sentimenti, è rischiare di esporsi...

Far conoscere le proprie idee ed i propri sogni, è rischiare di essere respinti...

Amare, è rischiare di non essere contraccambiati...

Vivere, è rischiare di morire...

Sperare, è rischiare di disperare...

Tentare , è rischiare di fallire...

Ma noi dobbiamo correre il rischio!

Il più grande pericolo nella vita

è quello di non rischiare.

Colui che non rischia niente...

non fa niente... non ha niente...

non è niente!

(
Rudyard Kipling)

mercoledì 21 dicembre 2011

è soltanto l’attesa

Preghiera d’inverno di Adriana Zarri

Ora è la morte,
Ma non è la morte:
è soltanto l’attesa.
Facci attendere, Dio, senza stancarci,
senza timore di morire per sempre.
Anche i colori sono trapassati
dal verde, al giallo, al viola,
al grigio.
Presto sarà la neve
come un immenso fiore bianco,
grande quanto la terra.
Il mondo è sbocciato di gelo
e il bianco è la somma dei colori
Dopo il fiorire e il declinare della vita,
l’inverno, o Dio, è la tua eternità.
E sulla neve
candide danze di angeli
e carole di santi luminosi,
che non lasciano impronta.
Aprici gli occhi, o Dio,
facci vedere ciò che non si vede,
facci danzare coi beati
e guardare i tuoi occhi:
più vasti
di una pianura innevata
più bianchi
di un gelido novembre
più caldi
di un fuoco acceso
in una notte d’inverno.


"Il mondo è traboccante di risonanze spirituali e di segreti sublimi, ma basta una mano davanti agli occhi perchè tutto rimanga nascosto"
- Ba'al Shem Tov -

martedì 20 dicembre 2011

Nulla si faccia senza la tua approvazione. Ma tu non far nulla senza quella di Dio.


Abbi l'ansia dell'unità; niente è più importante di questo.
Porta pazienza con tutti perché anche il Signore porta pazienza con te.
Prega incessantemente:
chiedi uno spirito di comprensione, maggiore di quello che hai.
Sii instancabile nella preghiera.
Crea il dialogo con il singolo come fa Dio.
Porta su di te i problemi di tutti, come un atleta:
dove c'è più sofferenza ci sarà più guadagno.
Se ami tanto chi è buono, non c'è da dirti grazie:
ma sono i più malati che devi curare con dolcezza.
Sei di carne e spirito per trattare con dolcezza i problemi che percepisci:
i problemi che non percepisci cerca di capirli pregando.
Non impressionarti di chi sembrava fedele e poi tradisce:
sta saldo sotto i colpi come fa l'incudine.
E' proprio di un atleta resistere sotto i colpi.
E' soprattutto in vista di Dio che bisogna
che sopportiamo tutti, affinché anche Lui sopporti noi.
Diventa più zelante di quello che sei.
Nulla si faccia senza la tua approvazione.
Ma tu non far nulla senza quella di Dio.


"perché la Verità, pur di imporsi, possiede mezzi implacabili e presto o tardi li usa"   
(Gustavo Rol)
s. Ignazio di Antiochia a Policarpo

lunedì 19 dicembre 2011

non potrai essere falso con gli altri

Tutti ti valutano per quello che appari. Pochi comprendono quel che tu sei”.Niccolò Macchiavelli

 ’L’ ASINO VESTITO DA DEL LEONE’
Un asino aveva trovato la pelle di un leone e dopo essersela mess addosso.andava attorno seminando il terrore fra tutte le bestie che lo prendevano per un leone.
Ad un certo punto incontrò una volpe e volle provare a far paura anche a lei.

Come si sa la volpe è nota per la sua furbizia e non si lascia abbindolare con facilità. Quella volpe ,che per caso aveva già sentito la  voce dell’asino un’altra volta, gli disse: - Sta’ pur sicuro che, se non ti avessi mai sentito ragliare, avresti fatto paura anche a me. -

Cosa insegna questa favola?
Che è facile recitare la parte di qualcun altro ma le persone vicine o quelle che riescono a vedere al di là della ‘parte’ si accorgeranno subito che è tutta apparenza

La reputazione è ciò che la gente pensa che tu siaCome ti vedono gli altri? La personalità è ciò  che sembri esserequali sono i punti di forza sui quali far leva per costruire il tuo branding?
Il carattere è ciò che sei veramentequesto è la radice del tuo branding
I tuoi obiettivi dovrebbero fondere le  linee fra le 3 cosefinché arriveranno ad essere una.Cosa significa questo?
Vivere la tua vita partendo dal tuo interno verso l’esterno.Se vivi la tua vita dando importanza all’esterno allora l’apparenza sarà la cosa più importante
Quello che gli altri pensano di te diventerà il tuo principio guida.
Questo significa che la tua immagine e la tua autostima è fuori dal tuo controllo

Sii fedele a te stesso, ne conseguirà come la notte al giorno, che non potrai essere falso con gli altri.
[W Shakespeare  "Amleto"]

domenica 18 dicembre 2011

sempre pronto a giudicare, a criticare, a lamentarmi


Come va la mia vita?
Come va la mia vita?
Di cosa mi sto nutrendo?
E’ questa la domanda che mi inviti a pormi oggi, Signore.
E’ vero: noi diventiamo quello che abbiamo mangiato.
E se funziona con gli alimenti,
ancor di più con il “cibo” mentale e spirituale.
Mi nutro di “gossip”, di scandali e pettegolezzi,
lontani o vicini, televisivi o lavorativi?
Allora sarò sempre pronto a giudicare, a criticare, a lamentarmi.
Mi nutro di “oggetti”,
di cose da consumare,spesso usa e getta,
con un bisogno continuo di novità?
Allora dovrò rifornirmi abbondantemente di moneta contante,
passando sopra altre esigenze: il rispetto e l’aiuto degli altri,
il giusto riposo, il valore del gratis.
Mi nutro di “fantasie”,
di mondi virtuali, di giochi e bellezze
che non potrò mai stringere, toccare, vivere?
Allora mi chiuderò nel mio isolamento, sarò lontano
dagli occhi e dal cuore della realtà.
Mi nutro di “droghe”,
di scorciatoie e illusioni, di farmaci che potenziano le mie forze?
Allora avrò imparato a barare, e non potrò più farne a meno,
anche quando il mio fisico ne chiederà il conto.
Mi nutro di “pensieri negativi”,
al telegiornale dei reati e delle violenze,
concludendo che il mondo è marcio
e non ci si può più fidare di nessuno?
Allora sarò triste e prevenuto,
e avrò una sponda per giustificare le mie meschinità.
Ecco perché ho bisogno di te.
Alla mensa del tuo Corpo tutto svanisce,
lasciando spazio all’assenza di giudizio,
al primato dei valori umani a quelli materiali,
alla realtà e alla lealtà,
al rispetto della vita, alla fiducia nell’amore.
Mi dici che è questo che salva il mondo,
qualche volta fruendone con gioia,
altre valicandolo per entrare nell’eterno.
Tratto da “Avvenga secondo la vostra fede”  S. Messina e P. Raimondo – Effatà Editrice

sabato 17 dicembre 2011

milioni di minuti


VIVERE L’AMORE COMUNQUE E DOVUNQUE

<<La sera dell’Assunzione del 1975 fui arrestato nel palazzo della presidenza e mi portarono in una parrocchia vicino alle montagne, a 15 Km dal vescovado. Mi resi conto che non avevo ormai alcuna possibilità di decisione e mi ricordai di un vescovo americano che fu prigioniero in Cina e che quando fu rilasciato non poteva più camminare. Arrivato in America, fu intervistato e la prima cosa che disse fu di avere passato il suo tempo ad aspettare. In carcere tutti attendono ad ogni istante la liberazione, ma io mi sono detto, mentre mi stavano accompagnando, che era un’illusione sperare di tornare a Roma e di fare un lavoro importante perché la cosa più probabile, nelle condizioni in cui mi trovavo, era che sopraggiungesse la morte. Decisi quindi che non avrei aspettato, che avrei vissuto il momento presente e che lo avrei colmato di amore."
"E’ vivendo il presente che si possono adempiere bene i doveri di ogni giorno. E’ vivendo il presente che le croci diventano sopportabili; è vivendo il presente che si possono cogliere le ispirazioni di Dio, gli impulsi della sua grazie. E’ vivendo il presente che possiamo costruire fruttuosamente la nostra santità. Bisogna essere l’amore nel momento presente, con Dio e con tutti. Si possono fare grandi cose, ma è difficile fare bene tutto; solo nella santità si può farlo. L’uomo realizza se stesso nella comunione con Dio dicendo di sì a Lui in ogni momento della sua vita, rispondendo al sì che Dio ha detto creandolo per amore. Se non posso fare nulla in una data circostanza, o per una persona cara in pericolo o malata, posso però fare quello che si vuole da me in quel momento: studiare bene, pulire bene, pregare bene… Basta vivere nell’amore." "Anche quando sono uscito dalla prigione ho continuato a dirmi: "Io non aspetterò. Vivo il momento presente colmandolo di amore". Ciascuna parola, ciascun gesto, ciascuna telefonata, ciascuna decisione è la cosa più bella ed importante della mia vita. Riverso in ogni azione il mio amore, il mio sorriso, ho paura di perdere un secondo, vivendo senza senso.
Credo che anche per te il momento più bello è il momento presente. Vivilo in pieno nell’amore di Dio. La tua vita sarà meravigliosamente bella se sarà un cristallo formato da milioni di istanti vissuti con amore. I doveri di ogni istante, sotto le loro oscure apparenze, nascondono la verità del divino volere. Essi sono come il sacramento del momento presente. Per fare una linea retta, bisogna fare migliaia di punti e, se facciamo bene ogni punto, essa diventa una bella linea retta. La nostra vita è formata da milioni di minuti; se viviamo bene ogni minuto abbiamo una vita santa. Non si può essere santi con intervalli, non si può vivere respirando ad intervalli perché bisogna respirare sempre."
Card. F.X.N. Van Thuan
SIGNORE, NON SONO CAPACE…

Credo, Signore, che sarei capace di compiere una volta, qualche atto straordinario. Un'azione che impegnerebbe tutto me stesso, se fossi sconvolto da una sventura, colpito da un'ingiustizia, se uno dei mie cari fosse in pericolo...
Ma ciò che mi umilia e spesso mi scoraggia, e che non sono capace di donare la mia vita pezzo a pezzo, giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto, donare, sempre donare... e darmi!
Questo non posso farlo e tuttavia è certamente ciò che tu mi chiedi...
Ogni giorno mille frammenti di vita da donare, in mille possibili gesti d'amore, che più non si vedono tanto sono abituali, e più non si notano tanto sono banali, ma di cui tu mi dici di aver bisogno per mettere insieme un'offerta e perché un giorno io possa dire in verità: Ai miei fratelli io ho donato tutta la mia vita.
E' ciò che desideri, Signore, ma non ne sono capace... non posso farlo, lo so, ed ho paura.

Figliolo, io non ti chiedo di riuscire sempre, ma di provarci sempre.
E soprattutto ascoltami, ti chiedo di accettare i tuoi limiti, di riconoscere la tua povertà e di farmene dono, perché donare la propria vita non vuol dire donare soltanto le proprie ricchezze, ma anche la propria povertà, i propri peccati.
Fa' questo, figliolo, e con i pezzi di vita sciupata, da te sottratti a tutti coloro che aspettano, colmerò i vuoti, dandoti in cambio la durata, perché nelle mie mani la tua povertà offerta, diventerà ricchezza per l'eternità.

                                                                              Michel Quoist

venerdì 16 dicembre 2011

ti dia un po' di gioia


IL CERCHIO DELLA GIOIA

Un giorno, non molto tempo fa, un contadino si presentò alla porta di un convento e bussò energicamente. Quando il frate portinaio aprì la pesante porta di quercia, il contadino gli mostrò, sorridendo, un magnifico grappolo d'uva.
"Frate portinaio" disse il contadino "sai a chi voglio regalare questo grappolo d'uva che è il più bello della mia vigna?".
"Forse all'Abate o a qualche frate del convento".
"No, a te!".
"A me?" Il frate portinaio arrossì tutto per la gioia. "Lo vuoi dare proprio a me?"
"Certo, perché mi hai sempre trattato con amicizia e mi hai aiutato quando te lo chiedevo. Voglio che questo grappolo d'uva ti dia un po' di gioia!".
La gioia semplice e schietta che vedeva sul volto del frate portinaio illuminava anche lui.
Il frate portinaio mise il grappolo d'uva bene in vista e lo rimirò per tutta la mattina. Era veramente un grappolo stupendo. Ad un certo punto gli venne un'idea: "Perché non porto questo grappolo all'Abate per dare un po' di gioia anche a lui?".
Prese il grappolo e lo portò all'Abate.
L'Abate ne fu sinceramente felice. Ma si ricordò che c'era nel convento un vecchio frate ammalato e pensò: "Porterò a lui il grappolo, così si solleverà un poco". Così il grappolo d'uva emigrò di nuovo. Ma non rimase a lungo nella cella del frate ammalato. Costui pensò infatti che il grappolo avrebbe fatto la gioia del frate cuoco, che passava le giornate ai fornelli, e glielo mandò. Ma il frate cuoco lo diede al frate sacrestano (per dare un po' di gioia anche a lui), questi lo portò al frate più giovane del convento, che lo portò ad un altro, che pensò bene di darlo ad un altro.
Finché, di frate in frate il grappolo d'uva tornò dal frate portinaio (per portargli un po' di gioia). Così fu chiuso il cerchio. Un cerchio di gioia.
(Bruno Ferrero, 40 storie nel deserto)

giovedì 15 dicembre 2011

È quando date voi stessi che date veramente.


Allora un uomo ricco disse: Parlaci del Dare.
E lui rispose:
Date poca cosa se date le vostre ricchezze.
È quando date voi stessi che date veramente.
Che cosa sono le vostre ricchezze se non ciò che custodite e nascondete nel timore del domani?
E domani, che cosa porterà il domani al cane troppo previdente che sotterra l’osso nella sabbia senza traccia, mentre segue i pellegrini alla città santa?
E cos’è la paura del bisogno se non bisogno esso stesso? Non è forse sete insaziabile il terrore della sete quando il pozzo è colmo?
Vi sono quelli che danno poco del molto che possiedono, e per avere riconoscimento, e questo segreto desiderio contamina il loro dono.
E vi sono quelli che danno tutto il poco che hanno.
Essi hanno la fede nella vita e nella sua munificenza, e la loro borsa non è mai vuota.
Vi sono quelli che danno con gioia e questa è la loro ricompensa.
Vi sono quelli che danno con rimpianto, e questo rimpianto è il loro sacramento.
E vi sono quelli che danno senza rimpianto né gioia e senza curarsi del merito.
Essi sono come il mirto che laggiù nella valle effonde nell’aria la sua fragranza.
Attraverso le loro mani Dio parla e attraverso i loro occhi sorride alla terra.
È bene dare quando ci chiedono, ma è meglio comprendere e dare quando niente ci viene chiesto. Per chi è generoso, cercare il povero è gioia più grande che dare.
E quale ricchezza vorreste serbare?
Tutto quanto possedete un giorno sarà dato.
Perciò date adesso, affinché la stagione dei doni posa essere vostra e non de vostri eredi.
Spesso dite: <<Vorrei dare, ma solo ai meritevoli!>>.
Le piante del vostro frutteto non si esprimono così, né le greggi del vostro pascolo.
Esse danno per vivere, perché serbare è perire.
Chi è degno di ricevere i giorni e le notti, è certo degno di ricevere ogni cosa da voi.
Chi merita di bere all’oceano della vita, può riempire la sua coppa al vostro piccolo ruscello.
E quale merito sarà grande quanto la fiducia, il coraggio, anzi la carità che sta nel ricevere?
E chi siete voi perché gli uomini i mostrino il cuore, e tolgano il velo al proprio orgoglio così che possiate vedere il loro nudo valore e la loro imperturbata fierezza?
Siate prima voi stessi degni di essere colui che dà e allo stesso tempo uno strumento del dare.
Poiché in verità è la vita che dà alla vita, mentre voi che vi stimate donatori non siete che testimoni.
E voi che ricevete – e tutti ricevete – non permettete che il peso della gratitudine imponga un giogo a voi e a chi vi ha dato.
Piuttosto i suoi doni siano le ali su cui volerete insieme.
Poiché preoccuparsi troppo del debito è dubitare della sua generosità che ha come madre la terra feconda, e Dio come padre.
(Tratto da "Il Profeta" di Kahlil Gibran)

mercoledì 14 dicembre 2011

il nostro silenzio che palpita del tuo messaggio


La gioia di credere
Poiché le parole non sono fatte per rimanere inerti nei nostri libri,
ma per prenderci e correre il mondo in noi,
lascia, o Signore, che di quella lezione di felicità,
di quel fuoco di gioia che accendesti un giorno sul monte,
alcune scintille ci tocchino, ci mordano, c'investano, ci invadano.
Fa' che da essi penetrati come "faville nelle stoppie"
noi corriamo le strade di città accompagnando l'onda delle folle
contagiosi di beatitudine, contagiosi di gioia.
Perché ne abbiamo veramente abbastanza
di tutti i banditori di cattive notizie, di tristi notizie:
essi fan talmente rumore che la tua parola non risuona più.
Fa' esplodere nel loro frastuono il nostro silenzio che palpita del tuo messaggio.
(Madeleine Delbrel)

martedì 13 dicembre 2011

scendere a prendermi per mano


Un cuore mendicante
Mi hai fatto povero
tra il sorriso delle stelle,
mi hai dato un cuore
mendicante per le strade…
Passai ramingo di porta in porta
e, quando la mia borsa si riempiva,
tu mandavi a derubarmi.
Al termine della lunga mia giornata
vengo a lagnarmi alla soglia
della tua ricca casa:
ecco la mia sporta vuota!
Ti vidi allora scendere
a prendermi per mano
e mi ritrovai seduto
accanto a te sul trono.

Rabindranath Tagore

lunedì 12 dicembre 2011

Se non posso fare qualcosa di grande


 Ma tu aspettavi me
Io ti cercavo Dio.
Volevo che tu mi convincessi della tua realtà
e mi dimostrassi la tua potenza
e la tua bontà.
Io ti chiedevo chiarezza
circa il senso di questa esistenza
enigmatica e confusa.
Ma tu aspettavi me.
Ti cercavo nel cielo.
Tu aspettavi me su questa terra,
qui dove Cristo è vissuto.
Tu volevi che io,
con parole e opere,
provassi la tua potenza
e la tua bontà.
Questo mi fa paura.
Hai aspettato invano?
Tutto è troppo grande per me, Signore,
e io sono troppo piccolo.
Signore, fa’ che io non disperi!
Se non posso fare qualcosa di grande,
concedimi almeno di essere fedele nell’impegno,
fammi sentire dove tu mi vuoi
e che cosa attendi da me.
Johann Bernitz Hygen



Prendici per mano
Prendici per mano, o Dio, nostro Padre.
Tu solo puoi guidarci nel nostro cammino
e aiutarci a superare ogni difficoltà.
Sappiamo di essere deboli e poveri,
ma tutto possiamo nella tua potenza
e nel tuo conforto.
Tu sei la nostra unica speranza:
ciò che è impossibile a noi,
è facilissimo nelle tue mani.
Tu sei un Dio vicino e ricco di misericordia:
rendici attenti alla tua presenza,
docili alla tua parola,
disponibili al tuo progetto di vita.
Trasforma con il tuo Spirito le nostre persone:
rendici più trasparenti e generosi,
capaci di ascoltare e di rispondere sempre,
capaci di pregare.
Fa’ che maggiormente uniti a te e tra di noi
siamo segno della tua carità verso tutti.
Alimenta la nostra speranza
con la certezza che non una lacrima,
uno sforzo,
una fatica sarà inutile,
se vissuta con amore verso te e i fratelli.
Tu solo puoi dare alla nostra mente,
consolazione al cuore,
pace allo spirito.
Fa’ che ti sappiamo riconoscere nell’istante,
nel quotidiano,
nella condizione concreta che viviamo,
per far bene e con amore ogni cosa.

domenica 11 dicembre 2011

la voglia di vedere come te la caverai con questa povera creatura che io sono

MI HAI FATTO PROPRIO BENE!

Signore, nel realizzare il tuo disegno eterno, mi hai chiamato all'esistenza in quel contesto di dati che sono la mia storia. Perché così e non in altro modo? Ti sei forse sbagliato? No.
Tu non mi hai creato per sbaglio, né per distrazione, né per contrattempo. Al momento giusto, all'ora tua, secondo il tuo disegno e la tua volontà, secondo la tua scelta, tu mi hai formato. Sono fatto bene per essere santo.
Se dicessi di no mi parrebbe di mancarti di riguardo, di dire che neppure a te riescono le cose come le vuoi, che anche a te capitano gli infortuni. Signore, sono fatto bene per te.
Alle volte perdonami se te lo dico, mi trovo fatto un po' meno bene per me. Ma confesso, sia pure con un po' di fatica, che è più importante essere fatto bene per te che per me. I miei limiti non devono essere motivo di cruccio per la mia superbia, né motivo di malumore quando gli altri li vedono.
Signore, ti benedico e ti ringrazio che mi hai fatto come mi hai fatto. Gli altri possono dire quello che vogliono. Io ho solo da dirti: grazie. Ho solo da benedirti, ho solo da sentire una riconoscenza eterna perché mi hai fatto come mi hai fatto. E quando gli altri trovano che sono uno sgorbio, più che una cosa buona, io, Signore, credo a te.
Alle volte mi prende la voglia di vedere come te la caverai con questa povera creatura che io sono.
E penso che la vita eterna sarà beata anche per questo: perché là capirò quello che adesso non capisco e mi spiegherò ciò che adesso è un mistero.
Card. Ballestrero

sabato 10 dicembre 2011

conversazione d'una mente


Solitudine, se vivere devo con te,
sia almeno lontano dal mucchio confuso
delle case buie; con me vieni in alto,
dove la natura si svela, e la valle,
il fiorito pendio, la piena cristallina
del fiume appaiono in miniatura;
veglia con me, dove i rami fanno dimore,
e il cervo veloce, balzando, fuga
dal calice del fiore l'ape selvaggia.
Qui sarei felice anche con te. Ma la dolce
conversazione d'una mente innocente, quando le parole
sono immagini di pensieri squisiti, è il piacere
dell'animo mio. E' quasi come un dio l'uomo
quando con uno spirito affine abita in te.
                                                              (John Keats)

venerdì 9 dicembre 2011

hanno trasformato in specchi le loro finestre


Un po' d'argento

"Rabbì, che cosa pensi del denaro?" chiese un giovane al maestro.
"Guarda dalla finestra", disse il maestro," cosa vedi?".
"Vedo una donna con un bambino, una carrozza trainata da due cavalli e un contadino che va al mercato".
"Bene. Adesso guarda nello specchio. Che cosa vedi?".
"Che cosa vuoi che veda rabbì? Me stesso, naturalmente".
"Ora pensa: la finestra è fatta di vetro e anche lo specchio è fatto di vetro. Basta un sottilissimo strato d'argento sul vetro e l'uomo vede solo se stesso".
Siamo circondati da persone che hanno trasformato in specchi le loro finestre. Credono di guardare fuori e continuano a contemplare se stessi.
Non permettere che la finestra del tuo cuore diventi uno specchio. (Bruno Ferrero)

giovedì 8 dicembre 2011

Guai se si perde la speranza nella nostra forza


Il 9 aprile 2009 Alda Merini partecipa al Chiambretti Night. Siamo nei giorni del terremoto de L’Aquila. Mi sono venute in mente dopo i fatti di Bangkok, della Liguria e della Toscana, ma anche di Haiti, del Giappone…
“La natura sarà arrabbiata con noi. Dio è con noi anche nel dolore, ma noi non possiamo capirlo. Noi non abbiamo gli strumenti per capire la volontà di Dio […] Anch’io sono stata ‘terremotata’ da un manicomio all’altro. Ognuno di noi ha avuto le sue scosse, però è nel momento del dolore che bisogna stringere i denti. Noi adesso partecipiamo a questa tragedia italiana, però non fermiamoci al dolore. Stringiamo i denti e andiamo avanti. Dio guarda tutti, ci vede, guarda i terremotati, vede gli infelici e non abbandona il mondo. Io sono sicura. E uno dei mezzi perché Dio ci ascolti è proprio la poesia, la preghiera, il canto. Anche nel dolore bisogna saper vincere. In questi momenti di tragedia la forza del poeta può aiutare: lui che ha subito, che ha saputo magnificare il dolore credo che serva da esempio per chi è colpito. La mia ignoranza di poeta e di donna non capisce il male. Mi rifiuto. Il silenzio non deve essere un silenzio mortale, ma di rinascita; un silenzio di compassione, ma non di sconvolgimento totale. Guai se si perde la speranza nella nostra forza”.

mercoledì 7 dicembre 2011

com'e' dolce sapere che esisti


Ciascuno di noi ha un angolo segreto dove rifugiarsi quando le pioggie flagellano la pianura o il vento abbatte anche gli alberi piu' robusti. E' un luogo nascosto nel cuore dove risiedono i desideri e i sogni, dove e' possibile immaginare, sopportare le avversita', aprire l'animo al sorriso.
Per scoprire questo giardino che e' alla portata di tutti, dei poveri e dei ricchi, dei saggi e degli sprovveduti, bisogna avere radici profonde come una pianta per superare i temporali, ma anche possedere rami alti che ad ogni primavera si riempiano di fiori e foglie nuove.
(tratto da "com'e' dolce sapere che esisti" di R. Battagia)

martedì 6 dicembre 2011

Io mi modifico incessantemente

"Non darmi, ti prego, un'etichetta fissa che sia impossibile togliermi di dosso. Io mi modifico incessantemente, sul ritmo delle mille situazioni in cui mi mette la vita di ogni giorno. Avvicinati quindi a me con stupore e meraviglia, e studia il mio viso, le mie mani, la mia voce per scorgere in essi i segnali del mio cambiamento: perche' non c'e' dubbio che da ieri ad oggi io sia cambiato. Ma anche se questo lo riconosci, puo' accadere che io abbia paura a dirti chi sono."
 - John Powell -

lunedì 5 dicembre 2011

Oltre



Oltre ogni notte c'è l'aurora,
oltre ogni sconfitta c'è il riscatto,
oltre ogni fatica c'è il risultato,
oltre ogni distacco c'è un nuovo incontro,
oltre ogni fine c'è trasformazione e rinascita,
 oltre ogni morte c'è Risurrezione.
- Sergio Messina -


Ogni male a cui non soccombiamo diventa un benefattore... Fratelli miei, Dio esiste. C'è un'anima al centro della natura e al di sopra della volontà di ciascun uomo, così che nessuno di noi possa danneggiare e imbrogliare l'universo... l'intero corso delle cose ci insegna la fede. Dobbiamo solo obbedire. Esiste una guida per ognuno di noi, e ascoltando con umiltà udiremo la parola giusta.
- R. W. Emerson - 

domenica 4 dicembre 2011

Non ho più paura.


Non ho più paura.
Possono soffiare venti e sferzare tempeste
ma so che la barca giungerà a riva
perchè là tu mi stai aspettando.
Non ho più paura.
Posso smarrire la via del bene
confuso tra mille richiami
e tradito da falsi profeti
ma so che la vita dispenserà i suoi frutti,
perchè tu sei fedele al tuo amore.
Non ho più paura.
Posso urlare la mia disperazione
quando la morte assalta i confini
e porta lontano chi amo
ma so che altrove,
nel tuo silenzio,
c'è lo spazio infinito dell'amore.
Non ho più paura.
Non posso temere l'ignoto
qualsiasi forma lo rappresenti
perchè conosco il tuo abbraccio paterno
e so che nel viaggio più lontano
sarò come un figlio nel grembo di sua madre.
(da "Avvenga secondo la vostra fede" di S. Messina e P. Raimondo)
O Signore, com'è difficile accettare la tua via!
Tu vieni a me come un piccolo e debole bambino
nato lontano da casa sua.
Tu vivi per me come uno straniero nella sua terra.
Tu muori per me come un criminale fuori delle mura della città,
reietto dal tuo stesso popolo, frainteso dai tuoi amici
e sentendoti abbandonato dal tuo Dio.

Mentre mi preparo a celebrare la tua nascita,
cerco di sentirmi amato, accettato e a casa mia in questo mondo,
e cerco di vincere i sentimenti di alienazione e di separazione
che continuano ad assalirmi.
Mi chiedo, però, se il mio profondo senso di non avere una casa
non mi porti più vicino a te
dei miei occasionali sentimenti di appartenenza.
Dove celebro veramente la tua nascita?
Nell'intimo della casa o in una casa straniera,
fra amici accoglienti o fra stranieri sconosciuti,
con sentimenti di benessere o con sentimenti di abbandono?

Non devo sfuggire alle esperienze che sono più vicine alle tue.
Come tu non appartieni a questo mondo,
così io pure non appartengo a questo mondo.
Ogni volta che sento così, ho l'occasione di essere grato
e di abbracciarti meglio
e di gustare più pienamente la tua gioia e la tua pace.

Vieni, Signore Gesù, e sta' con me laddove mi sento più povero!
Confido che questo sia il luogo dove troverai la tua mangiatoia
e porterai la tua luce.
Vieni, Signore Gesù, vieni!
Amen!

( HENRI J. M. NOUWEN, "In cammino verso l'alba", Ed. Queriniana )

sabato 3 dicembre 2011


Chi non prega?
Un contadino, durante un giorno di mercato, si fermò a mangiare in un affollato ristorante dove pranzava di solito anche il fior fiore della città. Il contadino trovò un posto in un tavolo a cui sedevano già altri avventori e fece la sua ordinazione al cameriere.
Quando l’ebbe fatta, congiunse le mani e recitò una preghiera. I suoi vicini lo osservarono con curiosità piena di ironia; un giovane gli chiese: “A casa vostra fate sempre così? Pregate veramente tutti?”.
Il contadino, che aveva incominciato tranquillamente a mangiare rispose: “No, anche da noi c’è qualcuno che non prega”.
Il giovane ghignò: “Ah, sì? Chi è che non prega?”. “Beh”, proseguì il contadino “per esempio le mie mucche, il mio asino e i miei maiali…”.

Bruno Ferrero
(da “Il canto del grillo – Piccole storie per l’anima”)
Mi ricordo che una volta, dopo aver camminato tutta la notte ci addormentammo all’alba vicino a un boschetto. Un derviscio che era nostro compagno di viaggio lanciò un grido e si inoltrò nel deserto senza riposarsi un solo istante.
Quando fu giorno gli domandai: “Che ti è successo?”.
Rispose: “Vedevo gli usignoli che cominciavano a cinguettare sugli albrei, vedevo le pernici sui monti, le rane nell’acqua e gli animali nel bosco. Ho pensato allora che non era giusto che tutti fossero intenti a lodare il Signore, e che io solo dormissi senza pensare a Lui”.

Sa’di
(da “Il canto del grillo – Piccole storie per l’anima”

venerdì 2 dicembre 2011

mistero di Betlemme come la «nuova era del potere nel mondo


Bisognerebbe approfondire il mistero di Betlemme come la «nuova era del potere nel mondo.
Erode è il potere e opera l’ingiustizia. Cristo è debolezza e porta la giustizia e l’amore. Erode per difendere il suo impero, usa il suo potere assassinando degli innocenti.
Cristo per difendersi dalla morte si affida al Padre e rispetta Erode
Cristo andrà poi alla morte per dare la vita al mondo.
Pilato crocifiggerà la Vita per salvare se stesso.

Il potere del mondo usa la forza per difesa personale. Il potere di Dio usa l’amore per la salvezza degli altri.
Ma solo il potere che si umilia, la ricchezza che si fa povera, la libertà che si fa volontariamente schiava sono capaci di esercitare autorità morale sulle coscienze. L’unica autorità che può dire: 
«impara da me». L’unica autorità che può affermare: «io sono la via». L’unica capace di gridare: «non vi è lecito». L’unica che può arrivare a dire: «vieni e seguimi».
E se la Chiesa è il prolungamento vivo di Betlemme, la continuazione del mistero totale di Cristo, allora l’esercizio del suo potere, quel potere che Cristo le ha affidato, non può essere diverso. La Chiesa ha anzi un motivo in più per presentarsi al mondo sotto questa immagine di Cristo che comanda solo «servendo: è fatta della stessa carne del mondo, peccatrice come lui, sebbene sia un popolo prediletto. Una Chiesa che nasca e si presenti al mondo non nella debolezza e nell’abbandono di Betlemme ma in una culla d’oro di fronte alla quale si inginocchino gli erodi della terra, e che eserciti il suo potere non dal patibolo, dall’umiltà, dalla semplicità, dal rispetto per la libertà, dalla autenticità, dalla santità di vita, dall’amore appassionato per l’uomo; ma dal trono, dalla forza, dalla politica, dal potere temporale, dall’inquisizione, è una Chiesa che rinnega il suo carisma e che finirà per essere allontanata e temuta come i grandi del mondo, quando non misconosciuta o ridicolizzata.
Solo se saprà rispondere alla potenza del mondo e alla sua ingiustizia con l’impegno della propria vita e della sua fiducia nel Padre; alla forza con lo spirito di libertà e con l’accettazione umile del suo rischio; al timore per la perdita del potere e del prestigio col rinunciare alle sue corone e col mettersi a lavare i piedi degli uomini, di tutti, dei suoi stessi nemici, di quelli che la tradiscono, la perseguitano e perfino la negano, come fece Cristo con Giuda, soltanto così la Chiesa parlerà al mondo in nome di Dio. Con la parola di Dio potrà ottenere udienza nel santuario delle coscienze e gli uomini «riconosceranno la sua voce», una voce che essi già hanno dentro di sé. Allora si sentirà dire: «parla come chi ha autorità». Allora le si obbedirà come Dio vuole: con amore e per amore.

giovedì 1 dicembre 2011

la tristezza e la stanchezza

Le due grazie che il Signore dona sono:
la tristezza e la stanchezza.
La tristezza perchè mi obbliga alla memoria
e la stanchezza perchè mi obbliga alle ragioni per cui faccio le cose.

Fà, o Dio
che una positività totale guidi il mio animo,
in qualsiasi condizione mi trovi,
qualunque rimorso abbia,
qualunque ingiustizia senta pesare su di me,
qualunque oscurità mi circondi,
qualunque inimicizia, qualunque morte mi assalga,
perché Tu, che hai fatto tutti gli esseri,
sei per il bene.
Tu sei l'ipotesi positiva su tutto ciò che io vivo.

Luigi Giussani

mercoledì 30 novembre 2011

passare per dove non sai


Per giungere a gustare il tutto,
non cercare il gusto in niente.
Per giungere al possesso del tutto,
non voler possedere niente.
Per giungere ad essere tutto,
non voler essere niente.
Per giungere alla conoscenza del tutto,
non cercare di sapere qualche cosa in niente.
Per venire a cio’ che ora non godi,
devi passare per dove non godi.
Per giungere a cio’ che non sai,
devi passare per dove non sai.
Per giungere al possesso di cio’ che non hai,
devi passare per dove non hai.
Per giungere a cio’ che non sei,
devi passare per dove ora non sei.
(San Giovanni della Croce)

martedì 29 novembre 2011

La mano e la sabbia
Giorgio, un ragazzo di tredici anni, passeggiava sulla spiaggia insieme alla madre.
Ad un tratto le chiese: "Mamma, come si fa a conservare un amico quando finalmente si è riusciti a trovarlo?".
La madre meditò qualche secondo, poi si chinò e prese due manciate di sabbia. Tenendo le palme rivolte verso l'alto, strinse forte una mano: la sabbia le sfuggì tra le dita, e quanto più stringeva il pugno, tanto più la sabbia sfuggiva.
Tenne invece ben aperta l'altra mano: la sabbia vi restò tutta.
Giorgio osservò stupito, poi esclamò: "Capisco".

lunedì 28 novembre 2011

sta salda la fede, perdura la devozione, resta la virtù


 La preghiera bussa, il digiuno ottiene, la misericordia riceve
dai «Discorsi» di san Pietro Crisologo, vescovo.

Tre sono le cose, tre, o fratelli, per cui
sta salda la fede,
perdura la devozione,
resta la virtù:
la preghiera,
il digiuno,
la misericordia.
Ciò per cui la preghiera bussa,
lo ottiene il digiuno,
lo riceve la misericordia.
Queste tre cose, preghiera, digiuno, misericordia, sono una cosa sola, e ricevono vita l’una dall’altra.
Il digiuno è l’anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno.
Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate.
Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente.
Perciò chi prega, digiuni.
Chi digiuna abbia misericordia.
Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica.
Chi digiuna comprenda bene cosa significhi per gli altri non aver da mangiare. Ascolti chi ha fame, se vuole che Dio gradisca il suo digiuno.
Abbia compassione, chi spera compassione.
Chi domanda pietà, la eserciti.
Chi vuole che sia concesso un dono, apra la sua mano agli altri.
E’ un cattivo richiedente colui che nega agli altri quello che domanda per se.
O uomo, sii tu stesso per te la regola della misericordia. Il modo con cui vuoi che si usi misericordia a te, usalo tu con gli altri. La larghezza di misericordia che vuoi per te, abbila per gli altri. Offri agli altri quella stessa pronta misericordia, che desideri per te.
Perciò preghiera, digiuno, misericordia siano per noi un’unica forza mediatrice presso Dio, siano per noi un’unica difesa, un’unica preghiera sotto tre aspetti. Quanto col disprezzo abbiamo perduto, conquistiamolo con il digiuno. Immoliamo le nostre anime col digiuno perché non c’è nulla di più gradito che possiamo offrire a Dio, come dimostra il profeta quando dice: «Sacrificio a Dio è uno spirito contrito; un cuore contrito e umiliato tu, o Dio, non disprezzi» (Sal 50,19). O uomo, offri a Dio la tua anima e offri l’oblazione del digiuno, perché sia pura l’ostia, santo il sacrificio, vivente la vittima, che a te rimanga e a Dio sia data. Chi non dà questo a Dio non sarà scusato, perché non può non avere se stesso da offrire. Ma perché tutto ciò sia accetto, sia accompagnato dalla misericordia. Il digiuno non germoglia se non è innaffiato dalla misericordia. Ciò che è la pioggia per la terra, è la misericordia per il digiuno. Quantunque ingentilisca il cuore, purifichi la carne, sradichi i vizi, semini le virtù, il digiunatore non coglie frutti se non farà scorrere fiumi di misericordia, O tu che digiuni, sappi che il tuo campo resterà digiuno se resterà digiuna la misericordia. Quello invece che tu avrai donato nella misericordia, ritornerà abbondantemente nel tuo granaio. Pertanto, o uomo, perché tu non abbia a perdere col voler tenere per te, elargisci agli altri e allora raccoglierai. Dà a te stesso, dando al povero, perché ciò che avrai lasciato in eredità a un altro, tu non lo avrai.

domenica 27 novembre 2011

Ecco l'Avvento è fissare lo sguardo su Dio, sulla sua fedeltà che è più grande di ogni nostro smarrimento, sul suo amore di padre


la parola della domenica

Anno liturgico Bomelia di don Angelo per la 1ª domenica di Avvento B
secondo il rito romano


Is 63,16-17.19b; 64,1.3-8
Sal 79,2ac-3b.15-19
1Cor 1,3-9
Mc 13,33-37
Potrebbe essere la nostra preghiera dell'Avvento questa preghiera struggente, ma anche fiduciosa custodita nel libro Terzo di Isaia e se qualcuno di noi la sente come sua può anche ricercarla nella Bibbia al capitolo 63 e 64 del libro di Isaia. E pregarla.
"Siamo diventati tutti come cosa impura" -è scritto - "e come panno immondo sono i nostri atti di giustizia".
Che cosa c'è oggi, -ce lo chiediamo, ce lo chiediamo tutti - che cosa c'è oggi di incontaminato? E dove i panni puliti? dove le azioni senza un'ambiguità nascosta, senza secondi pensieri? Il panno immondo!
E continua la preghiera: "Tutti siamo avvizziti come foglie e le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento".
E anche questa è la sensazione diffusa di un invecchiamento della nostra società quasi generalizzato, un avvizzimento, foglie stanche, foglie avvizzite. Al punto che si ha quasi paura di generare, di portare alla luce un germoglio nuovo per il futuro. è morta, - se non è morta - è agonizzante la speranza.
Oggi ascoltando la preghiera del Terzo Isaia mi ritornava in mente, per un accostamento impressionante, alcuni passaggi di un articolo di Fra Betto, un domenicano teologo e giornalista brasiliano: come è vero che tutto il mondo è paese!
Scrive:
"Non speriamo più di cambiare, retrocediamo dal sociale al privato e, stracciate le antiche bandiere dei nostri ideali, le trasformiamo in cravatte. Non vi sono più utopie di un futuro che diventi diverso dall'oggi. Per questo siamo malinconici, sorridiamo con scetticismo. Oggi predominano l'effimero, l'individuale, il soggettivo, l'estetico.
La delusione della Ragione ci spinge verso l'esoterico, verso uno spiritualismo di pronto consumo, verso l'edonismo consumista. Siamo in pieno naufragio o, come ha predetto Heidegger, stiamo camminando su sentieri smarriti".
E ritorna la preghiera del profeta: "Perché, Signore, ci lasci vagare lontani dalle tue vie, lasci indurire il nostro cuore così che non ti tema?" Perché?
"Camminiamo su sentieri smarriti" dice il filosofo.
E forse Avvento è anche questo ridestarci, stropicciare gli occhi, fermarci prima di finire in esiti di morte, su vie senza ritorno.
Avvento è anche questo aprire gli occhi e non fermarci alla lamentazione generale, per questo avvizzimento, e capire da dove viene questa crisi: dall'aver abbandonato le vie del Signore, dall'aver cancellato dai nostri ricordi il Suo nome: "Nessuno invocava il Tuo nome, nessuno si riscuoteva per stringersi a Te".
Ci siamo addormentati, e del nostro assopimento porta traccia la casa comune, quella che il padrone, andandosene, ha affidato alle nostre mani.
Avvento è questo diventare lucidi, lucidi sulle cause che hanno partorito questo avvizzimento, questo degrado.
E qual è il passo successivo?
Verrebbe spontaneo dire che il passo successivo, il primo da compiere -una volta presa coscienza della realtà - sia il convertirci. E spesso l'abbiamo anche predicato come il primo passo da compiere.
Ma la preghiera del libro di Isaia, ancora una volta, ci sorprende perché ci dice che la prima cosa non è la nostra conversione, ma è la conversione di Dio, la prima cosa non è il nostro ritornare dei passi smarriti, ma è il ritornare di Dio. è scritto :Ritorna -cioè convertiti - Signore, per amore dei tuoi servi, per amore della tribù tua eredità.
Non siamo noi che con le nostre forze, con i nostri meriti ritorniamo a Lui, è Lui che ci raggiunge altrove e cioè là dove ci siamo dispersi, smarriti.
I verbi più importanti della preghiera custodita nel libro di Isaia non sono i verbi del nostro smarrimento; sì è vero, i nostri passi ci hanno portato lontano, ma sono i verbi che ci parlano dei passi di Dio che ci viene a cercare là dove ci siamo smarriti e ci viene incontro, che ritorna per noi.
Noi siamo soliti fissare lo sguardo sulle nostre foglie avvizzite, sui nostri panni immondi, sui nostri insuccessi; e così intristiamo.
Ecco l'Avvento è fissare lo sguardo su Dio, sulla sua fedeltà che è più grande di ogni nostro smarrimento, sul suo amore di padre; -è quasi un ritornello in questa preghiera!- Tu Signore sei nostro Padre, ricordati Signore, e ritorna a noi ; noi siamo argilla e Tu colui che ci dà forma. Tutti noi siamo opera delle Tue mani.