sabato 5 maggio 2018

Tu sai ascoltare il mio silenzio per questo ho bisogno di te

In un suo meraviglio testo, “Meditare da cristiani”,
von Balthasar parla del silenzio come
premessa per vivere gli Esercizi spirituali:
Chi vuole udire qualcosa
deve prepararsi con il silenzio alla capacità di udire.
Se lui stesso parla o parlano in lui i suoi pensieri, desideri, preoccupazioni,
allora il rumore che fanno renderà impotente
la sua capacità di ascolto.
Perciò ogni istruzione alla meditazione
incomincia con la richiesta
di creare silenzio e vuoto interiore,
affinché ci sia spazio per ciò che deve venire accolto.
Si parla
 di «interrompere»,
 di «concentrazione» della coscienza diffusa,
 di «percorrere» il misterioso cammino verso l’interiorità, ecc.
Ma a buon diritto si può dubitare che un tale sforzo,
nella sua nuda negatività,
conduca già a quella positiva disponibilità di ascolto
che distingue
la meditazione cristiana da altre forme di contemplazione, nelle quali,
poiché non vi risuona nessuna parola da parte di Dio,
una tale disponibilità è superflua.
Cristianamente il silenzio richiesto
non deve essere realizzato precedentemente dall’uomo,
anzi il credente deve rendersi conto che
egli possiede già da sempre in sé e contemporaneamente in Dio 
la «cameretta» silenziosa e nascosta in cui deve entrare (Mt 6,6) 
e in cui è presso il Padre”.
Lo afferma anche la letteratura:
“Tu sai ascoltare il mio silenzio per questo ho bisogno di te“.

domenica 29 aprile 2018

La carità ha sempre un nome ed un volto, anche se qualche volta sono celati

«La carità è "antica" almeno quanto la Bibbia,
ma mai vecchia e stanca,
bensì sempre capace di rinnovarsi e 
rispondere ai tempi che cambiano;
attraversa i secoli ed i continenti,
parla lingue antiche e moderne,
veste i colori dei popoli,
costruisce ponti e
abbatte i muri;
sorride quando è stanca;
piange ma senza lagnarsi;
corre quando è affaticata;
agisce dove tutti si fermano;
veglia quando tutti dormono;
spera quando nessuno ci conta più;
crede in ciò che sembra impossibile;
si nasconde davanti ai riflettori;
illumina il buio dei cuori, delle menti e delle coscienze;
sogna così tanto e forte da fare già progetti dove molti indietreggiano;
si inginocchia per guardare negli occhi;
abbraccia per far sentire amati;
perdona senza voler nulla in cambio;
parla poco e senza mai ferire;
è semplice ma mai banale; sta in silenzio per ascoltare;
ha paura ma non è vigliacca; 
ha coraggio ma non è avventata; 
interviene ma non è violenta; 
aspetta quando tutti hanno fretta; 
meraviglia dinanzi a ciò che è scontato; 
crea dove manca la fantasia; 
è libera dalle catene del mondo; 
"dice bene" perché "benedice"; 
prega quando opera e opera quando prega. 
La carità ha sempre un nome ed un volto, 
anche se qualche volta sono celati; 
alcuni non li conosceremo mai,
altri sono noti al mondo, donne e uomini di ieri e di oggi, giovani e adulti di ogni continente, stelle innumerevoli di un firmamento, santi con o senza aureola, testimoni e martiri, compagni di viaggio "nel tempo e nell'eternità"».
Marco Pappalardo