sabato 22 dicembre 2012

Seguendo Maria non ti perderai.

Il pensiero di Maria non parta dalla tua mente. Il nome di Maria non abbandoni il tuo labbro. L'Amore di Maria non si spenga nel tuo cuore. Seguendo Maria non ti perderai. Appoggiandoti a Maria non cadrai. Sperando in Maria non temerai. Ascoltando Maria non sbaglierai. Vivendo con Maria ti salverai. Ecco la nona beatitudine: Beati quelli che si sono consacrati a Maria: i loro nomi sono scritti nel libro della vita. San Bonaventura da Bagnoregio

vicino a te dei miei occasionali sentimenti di appartenenza

PREGHIERA DI NATALE
O Signore, com'è difficile accettare la tua via!
Tu vieni a me come un piccolo
e debole bambino nato lontano da casa sua.
Tu vivi per me come uno straniero nella sua terra.
Tu muori per me come un criminale fuori delle mura della città,
reietto dal tuo stesso popolo,
frainteso dai tuoi amici e sentendoti abbandonato dal tuo Dio.
Mentre mi preparo a celebrare la tua nascita,
cerco di sentirmi amato, accettato e a casa mia in questo mondo,
e cerco di vincere i sentimenti di alienazione e di separazione
che continuano ad assalirmi.
Mi chiedo, però,
se il mio profondo senso di non avere una casa
non mi porti più vicino a te
 dei miei occasionali sentimenti di appartenenza.
Dove celebro veramente la tua nascita?
Nell'intimo della casa o in una casa straniera,
 fra amici accoglienti o fra stranieri sconosciuti,
 con sentimenti di benessere o con sentimenti di abbandono?
Non devo sfuggire alle esperienze che sono più vicine alle tue.
Come tu non appartieni a questo mondo,
 così io pure non appartengo a questo mondo.
Ogni volta che sento così,
ho l'occasione di essere grato
e di abbracciarti meglio
e di gustare più pienamente la tua gioia e la tua pace.
Vieni, Signore Gesù, e sta' con me laddove mi sento più povero!
Confido che questo sia il luogo
dove troverai la tua mangiatoia
 e porterai la tua luce.
Vieni, Signore Gesù, vieni! Amen! (Henri J. M. Nouwen)

venerdì 21 dicembre 2012

attento alle nostre grida che un giorno si è pure fatto uomo.


Il tempo di Geremia è un tempo di crisi, un tempo oscuro e ostico, in cui Dio sembra fuori mano e in cui l’essere umano ha perso la pazienza e si appropria il mondo senza più considerare il suo creatore.
Dio sa che confondiamo i nostri sogni con la sua volontà, sa che la nostra sofferenza è tale che siamo tentati dai mercanti di illusioni.
Dio lo sa e perciò dice:
“Potrebbe uno nascondersi in luogo occulto in modo che io non lo veda? Io non riempio forse il cielo e la terra?” (v. 24).
Se l’essere umano perde la pazienza di fronte alle  difficoltà,
Dio non sopporta più la sofferenza delle sue creature.
Le vede smarrite e impazzite,
le vede negoziare illusioni nel suo nome.
Anche Dio in un certo senso perde la pazienza di fronte alla nostra mancanza di coraggio e di fiducia.
Anzi forse c’è anche un po’  di rabbia in Dio quando dice:
“Fino a quando durerà questo?”
Fino a quando saremo così impauriti da seguire buffoni e ladri anziché la voce del Signore?
Eppure Dio è generoso, fedele, testardo.
E così, a furia di sentire grida di dolore, stanco di vedere eserciti di falsi profeti, di manipolatori,  di mascalzoni, Dio si avvicina.
Da lontano diventa vicino; da osservatore critico diventa protagonista.
Nel pruno ardente Dio dice a Mosè che ha sentito le grida di dolore del popolo schiavo in Egitto. Nel testo di Geremia Dio promette un futuro prospero al suo popolo in esilio a Babilonia.
La distanza diminuisce quando la sofferenza è eccessiva, Dio è compassionevole. La
domanda chiave da parte di chi soffre e da parte di Dio che vede gli abusi e i disastri risuona
forte: fino a quando? L’incertezza, l’instabilità e la crisi distruggono la speranza e fanno del
tempo che passa senza soluzione un nemico cruente. Fino a quando?
Invio
La nostra fede non dà nessuna risposta a questa domanda angosciante.
Né a chi vive mese dopo mese sempre più con l’acqua alla gola, né a chi vive in tende e in baracche perché la terra non smette di tremare.
Non c’è pace nella precarietà, non c’è neanche tregua.
L’unica certezza che ci rimane è quella di un Dio che afferma di essere sia lontano sia vicino.
E talmente attento alle nostre grida che un giorno si è pure fatto uomo.
Amen.

Past. Janique Perrin / Geremia 23, 23-28a 3  10/06/12

giovedì 20 dicembre 2012

Ma quando mai cominceremo ad essere cristiani?


Raoul Follereau
Il mio e il tuo

Il mio patrimonio, il tuo patrimonio, i nostri soldi;
i miei, i tuoi, i miei, i tuoi...
I miei capitali, i tuoi averi, i nostri beni:
i miei, i tuoi, i miei, i tuoi...
Un solo universo
molle, sordido e chiuso,
nel quale ci si va a barricare.
finito il tempo di amare.
Centinaia di milioni di poveri senza pane,
senza casa e senza nulla.
Il mio patrimonio, il tuo patrimonio,
i miei capitali, i tuoi averi:
i miei, i tuoi, il mio, il tuo.
Ormai sono duemila anni: l'era cristiana...
Ma quando mai cominceremo ad essere cristiani?

mercoledì 19 dicembre 2012

la bellezza del pensare e progettare insieme

Collaborazione autentica è corresponsabilità. Una semplice collaborazione può fermarsi al compito affidato senza l'effettivo sentirsi parte di un intero. La corresponsabilità, pur nella consapevolezza della parzialità dell'opera di ciascuno, mantiene vivo invece l'interesse per il tutto. Nella collaborazione è forte l'idea della competenza e della solerzia, nella corresponsabilità alla competenza si accompagna un senso vivo della responsabilità. E sappiamo bene che ogni vera responsabilità è relazione. La strada della corresponsabilità appartiene a chi, lieto nel servire, non calcola, non pone steccati, sa rendersi disponibile. Di qui la riscoperta della bellezza del pensare e progettare insieme, dell'assunzione comune delle scelte di fondo, della valorizzazione dei luoghi del discernimento comunitario (o della individuazione di nuovi luoghi) per valutare insieme in particolare quei problemi che appartengono alla vita di tutti e per sentire tutti, pregando, pensando e operando insieme, la responsabilità per il futuro della Chiesa. (da Segno nel mondo, Azione Cattolica)

martedì 18 dicembre 2012

possiamo solo creare le condizioni per consentire a un giovane di capire

“Ai giovani non possiamo insegnare nulla, possiamo solo aiutarli ad ascoltare il loro maestro interiore. Suonano strane, ma sono parole di sant’Agostino. Egli afferma con grande chiarezza che possiamo solo creare le condizioni per consentire a un giovane di capire. La comprensione, il giudizio, deve essergli dato dalla sua interiorità”. (pag. 57)  Conversazioni notturne a Gerusalemme di Carlo Maria Martini, un uomo di Dio

lunedì 17 dicembre 2012

Anche amare è bene


le idee di Rilke sulla poesia, sul'arte, sulla vita. Delle vere perle.

E non deve lasciarsi fuorviare nella sua solitudine perchè c’è in lei qualcosa che vorrebe uscirne. Proprio questo desiderio, se lei lo usa con calma e superiorità e come uno strumento, la aiuterà a dispiegare la sua solitudine su ampio paese. La gente, con l’ausilio delle convenzioni, ha risolto tutto secondo la facilità e la più facile delle facilità; ma è chiaro che noi dobbiamo attenerci al difficile;[...] Sappiamo poco, ma che dobbiamoc che non ci deve abbandonare; è bene essere soli, poichè la solitudine è difficile; che una cosa sia difficile deve essere per noi un motivo in più per farla.
Anche amare è bene: poichè l’amore è difficile.

domenica 16 dicembre 2012

elemosina alla tua porta


Rabindranath Tagore
Eppure mi sento contento
Molto simile ad un canto spirituale negro, sebbene di stile altamente superiore, è questo canto del poeta efilosofo indiano Rabindranath Tagore.  E' un canto già raggiante di luce cristiana, ma ancora annebbiato dal dissidio che l'uomo sente esistere tra sé e gli altri, tra il mondo e Dio. Per i cristiani invece il mondo e gli altri non sono un ostacolo per andare a Dio, ma una lente per scorgerlo meglio.
Signore, il mio occhio ti cerca,
io non Ti vedo;
chiedo una via:
eppure mi sento contento.
Il mio cuore è nella polvere,
elemosina alla tua porta,
Ti chiede compassione:
non ricevo grazia,
soltanto aspetto.
Eppure sono contento.
Da questa terra
chi in gioia e chi in pianto
tutti se ne sono andati.
Non trovo un compagno
voglio Te.
Eppure mi sento contento.
Il verde mondo,
pieno di delizie, agitato,
fa piangere di passione.
lo non Ti vedo,
sono afflitto;
eppure mi sento contento.