sabato 29 gennaio 2011

Mi assista, Signore, la tua sapienza: sia con me nella mia fatica.

CANTICO Sap 9, 1-6. 9-11 Signore, dammi la sapienza
Io vi darò lingua e sapienza a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere (Lc 21, 15).

Dio dei padri e Signore di misericordia, *
    che tutto hai creato con la tua parola,
che con la tua sapienza hai formato l'uomo, *
    perché domini sulle creature che tu hai fatto,

e governi il mondo con santità e giustizia *
    e pronunzi giudizi con animo retto,
dammi la sapienza, che siede accanto a te in trono *
    e non mi escludere dal numero dei tuoi figli,

perché io sono tuo servo e figlio della tua ancella, †
    uomo debole e di vita breve, *
    incapace di comprendere la giustizia e le leggi.

Anche il più perfetto tra gli uomini, †
    privo della tua sapienza, *
    sarebbe stimato un nulla.

Con te è la sapienza che conosce le tue opere, *
    che era presente quando creavi il mondo;
essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi *
    e ciò che è conforme ai tuoi decreti.

Mandala dai cieli santi, *
    dal tuo trono glorioso,
perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica *
    e io sappia ciò che ti è gradito.

Essa tutto conosce e tutto comprende, †
    e mi guiderà con prudenza nelle mie azioni *
    e mi proteggerà con la sua gloria.

2 ant.Mi assista, Signore, la tua sapienza:
sia con me nella mia fatica.

venerdì 28 gennaio 2011

sognare di incontrare la nostalgia del cuore


Non mi interessa cosa fai per vivere,
voglio sapere cosa ti fa soffrire, 
e se osi sognare di incontrare la nostalgia del cuore.
Non mi interessa quanti anni hai,
voglio saper se ti permetti di rischiare di apparire come un pazzo
per l'amore, per i tuoi sogni, per l'avventura di essere vivo.
Non mi interessa sapere quali pianeti sono in quadratura con la tua luna,
voglio saper se hai toccato il centro del tuo proprio dispiacere,
se sei stato aperto ai tradimenti della vita o sei rabbrividito o ti sei chiuso
per la paura di ulteriore dolore;
voglio sapere se puoi sederti con il dolore, il mio o il tuo,
senza far niente per nasconderlo o mascherarlo o immobilizarlo;
voglio sapere se puoi stare con la gioia , la mia o la tua,
se puoi danzare selvaggiamente e lasciarti riempire dall'estasi
dalla punta delle dita delle mani ,dei piedi,
senza avvisarci di fare attenzione, di essere realistici,
o ricordare le limitazioni umane.
Non mi interessa sapere se la storia che mi stai raccontando è vera , 
  voglio sapere se puoi deludere l'altro per essere vero con te stesso,
se puoi sopportare l'accusa di un tradimento e non tradire la tua anima;
voglio sapere se puoi essre fedele e perciò degno di fiducia;
voglio sapere se puoi vedere la bellezza anche se non è ogni giorno carina,
e se puoi nutrire la tua vita della presenza di Dio;
voglio sapere se puoi vivere i fallimenti, i miei e i tuoi,,
e ancora ergerti sulla riva di un lago e urlare all'argento della luna :
                                         "Sii!"
Non mi interessa sapere dove vivi e quanti soldi hai,
voglio sapere se puoi alzarti dopo un  notte di angoscia e di disperazione.,
stanco e straziato sino all'osso, e fare ciò che dev'essre fatto.
Non mi interessa sapre chi sei, e perchè sei qui,
voglio sapere  se starai con me nel centro del fuoco  senza indietreggiare.
Non mi interessa dove o cosa o con chi hai studiato,
voglio sapere cosa ti sostiene dall'interno quando tutto il resto cade giù;
voglio sapere se puoi stare solo con te stesso.
E se veramente ti piace la compagnia che dai nei momenti vuoti."
 Oriah Mountain (The Invitation )

Ciò che s’annulla e ritrova vita in te

Au fond de ma barque  di Seyhmus Dagtekin 


Vorrei che sognassimo insieme
Che ci svegliassimo insieme
Vorrei  che prendessimo con la stessa mano
Che sentissimo con lo stesso orecchio
Vorrei salutarti da vicino
Non perderti mai da lontano
Vorrei vederti con tutti i mezzi della visione
Vorrei che l’interno cominciasse da te
Che l’esterno non fossi che tu
Ti vorrei nel volere e in ciò che lo supera
Vorrei me ciò che corre verso di te
Ciò che s’annulla e ritrova vita in te
Senza che tu diminuisca minimamente
Vorrei me ad ali spiegate
Corpo che nessuna ala può portare
Ti vorrei destinazione d’ogni lettera
Fonte di ogni parola
Ti vorrei campo e camera
Terra e albero , iride e sguardo
Come se la tua vita fosse l’inverso della mia
E che essa fosse spazzata dallo stesso soffio 

esaltante trasformare in parole


Io scrivo perché sento il bisogno innato di scrivere !
Scrivo perché non posso fare un lavoro normale,come gli altri.
Scrivo perché voglio leggere libri come quelli che scrivo.
Scrivo perché ce l’ho con voi, con tutti.
Scrivo perché mi piace star seduto in una stanza a scrivere tutto il giorno.
Scrivo perché posso sopportare la realtà soltanto trasformandola.
Scrivo perché tutto il mondo conosca il genere di vita che abbiamo vissuto,
 che viviamo io, gli altri, tutti noi a Istambul, in Turchia.
Scrivo perché amo l’odore della carta, della penna e dell’ichiostro.
Scrivo perché credo nella letteratura, nell’ arte del romanzo,
più di quanto io creda in qualunque altra cosa.
Scrivo per abitudine , per passione.
Scrivo perché ho paura di essere dimenticato.
Scrivo perché apprezzo la fama e l’ interesse che ne derivano.
Scrivo per star solo.
Forse scrivo perché spero di capire il motivo per cui ce l’ ho con voi , con tutti.
Scrivo perché mi piace essere letto.
Scrivo perché una volta che ho iniziato un romanzo, un saggio, una pagina,
voglio finirli.
Scrivo perché tutti se lo aspettano da me.
Scrivo perché come un bambino credo nell ‘immortalità delle biblioteche
e nella posizione che i miei libri occupano sugli scaffali .
Scrivo perché la vita, il mondo, tutto è sorprendentemente bello.
Scrivo perché è esaltante trasformare in parole
tutte le bellezze e ricchezze della vita.
Scrivo non per raccontare una storia ma per costruirla.
Scrivo per sfuggire alla sensazione di essere diretto in un luogo che,
come in un sogno, non riesco a raggiungere.
Scrivo perché non sono mai riuscito a essere felice.
Scrivo per essere felice.
da " La valigia di mio padre "  di Orhan Pamuk

qualcuno capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume

" Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, 
per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi.
E qualcuno - un padre, un amore, qualcuno -
capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume -
immaginarlo, inventarlo - e sulla sua corrente posarci,
con la leggerezza di una sola parola, addio.
Questo, davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita,
qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero
portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle
e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa.
Ma tutto sarebbe, finalmente umano.
Basterebbe la fantasia di qualcuno - un padre, un amore, qualcuno.
Lui saprebbe inventarla una strada,
qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare.

Strada clemente, e bella. Una strada da qui al mare."


da "Oceano mare"  di  Alessandro Baricco

scavava dei buchi profondi nel suo giardino

prendila sul serio (la vita)
ma sul serio a tal punto
che a settant'anni pianterai un olivo
non perché resti ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
...e la vita peserà di più sulla bilancia.


( Nazim Hikmet )



Anthony de Mello racconta una bella storia a questo proposito. Stava per arrivare la stagione dei monsoni e uno vide come il suo vicino, un uomo di età molto avanzata, scavava dei buchi profondi nel suo giardino. «Che cosa fate?», chiese. «Pianto alberi di mango», fu la risposta. «Volete ancora mangiare i frutti di questi alberi?». «No», replicò il vecchio, «non vivrò più così a lungo. Ma ci saranno degli altri. Poco tempo fa mi è venuto in mente che per tutta la vita ho mangiato dei manghi piantati da altri. In questo modo desidero dimostrare loro la mia gratitudine».

giovedì 27 gennaio 2011

Un giorno io verrò


Verrò verso di te
Credo, sí io credo che un giorno,
il tuo giorno, o mio Dio,
avanzerò verso te coi miei passi titubanti,
con tutte le mie lacrime nel palmo della mano,
e questo cuore meraviglioso che tu ci hai donato,
questo cuore troppo grande per noi
perché è fatto per te...
Un giorno io verrò, e tu leggerai sul mio viso
tutto lo sconforto, tutte le lotte
tutti gli scacchi dei cammini della libertà.
E vedrai tutto il mio peccato.
Ma io so, mio Dio,
che non è grave il peccato,
quando si è alla tua presenza.
Poiché è davanti agli uomini che si è umiliati.
Ma davanti a te, è meraviglioso esser cosí poveri,
perché si è tanto amati!
Un giorno, il tuo giorno, mio Dio, io verrò verso di te.
E nella autentica esplosione della mia resurrezione,
saprò allora che la tenerezza, sei tu,
che la mia libertà sei ancora tu.
Verrò verso di te, mio Dio,
e tu mi donerai il tuo volto.
Verrò verso di te con il mio sogno piú folle:
portarti il mondo fra le braccia.
Verrò verso di te, e griderò a piena voce
tutta la verità della vita sulla terra.
Ti griderò il mio grido che viene dal profondo dei secoli:
«Padre! ho tentato di essere un uomo,
e sono tuo figlio».
JACQUES LECLERCQ
Collectif, Ecoute, Seigneur, ma prière,
Paris 1988, p. 490

A te non è dato di farlo fiorire.


Nell'attesa paziente

No, non è in tuo potere far aprire il bocciolo; scuotilo, sbattilo,
non riuscirai ad aprirlo.
Le tue mani lo guastano,
ne strappi i petali e li getti nella polvere,
ma non appare nessun colore e nessun profumo.
Ah! A te non è dato di farlo fiorire.
Colui che invece fa sbocciare il fiore, lavora semplicemente,
vi getta uno sguardo all'alba e la linfa della vita scorre nelle vene del fiore.
Al suo alito il fiore dispiega lentamente i suoi petali
e si culla lentamente al soffio del vento.
Come un desiderio del cuore, il suo colore erompe,
e il suo profumo tradisce un dolce segreto.
Colui che fa sbocciare veramente il fiore lavora sempre solo
semplicemente e silenziosamente.
(Poesia indiana)

mercoledì 26 gennaio 2011

nel momento che s’interessa al male viene frustrato

Scrive Etty Hillesum, morta ad Auschwitz nel 1943 a 29 anni: «Ho affrontato questo dolore, molti interrogativi hanno trovato risposta, l’assurdità ha ceduto il posto ad un po’ più di ordine e di coerenza: ora posso andare avanti di nuovo. È stata un’altra breve ma violenta battaglia, ne sono uscita con un pezzetto di maturità in più. Mi sento come un piccolo campo di battaglia su cui si combattono i problemi o alcuni problemi del nostro tempo. L’unica cosa che si può fare è offrirsi umilmente come campo di battaglia. Quei problemi devono pur trovare ospitalità in qualche parte, in cui possono combattere e placarsi e noi dobbiamo aprire loro il nostro spazio interiore senza sfuggire».
Le parole di Hannah Arendt, una pensatrice tedesca di origine ebraica costretta a fuggire per le persecuzioni naziste: «È anzi mia opinione che il male non possa mai essere radicale, ma solo estremo; e che non possegga né una profondità, né una dimensione demoniaca. Può ricoprire il mondo intero e devastarlo, precisamente perché si diffonde come un fungo sulla sua superficie. È una sfida al pensiero, perché il pensiero vuole andare in fondo, tenta di andare alle radici delle cose, e nel momento che s’interessa al male viene frustrato, perché non c’è nulla. Questa è la banalità. Solo il Bene ha profondità, e può essere radicale». 
Etty Hillesum scrive ancora: «Dobbiamo pregare di tutto cuore che succeda qualcosa di buono, finché conserviamo la disposizione verso questo qualcosa di buono. Infatti, se il nostro odio ci fa degenerare in bestie come lo sono loro, non servirà a nulla».

In fondo è tutto qui


MA
La prima volta mi sono innamorato
dello splendore dei tuoi occhi
del tuo riso
della tua gioia di vivere  
Adesso amo anche il tuo pianto
e la tua paura di vivere
e il timore di non farcela
nei tuoi occhi.
Ma contro la paura
ti aiuterò
perché la mia gioia di vivere
è ancora lo splendore dei tuoi occhi

EROTISMO 
Liberarsi con te
perché non ci sia mai più bisogno
di vergognarsi
  E dire:
“In fondo
è tutto qui”
  Possiamo finalmente fare
tu con me
io con te  
tutto quel che vogliamo
anche questo
in cui vi è molto 
e che mai abbiamo fatto
e mai diremo
a nessuno.


ERIC FRIED


Erich Fried è nato a Vienna nel 1921, nel 1938 lasciò l'Austria e si trasferì a London. Tra i suoi volumi di poesia: Germania (Deutschland, 1944), Contestazioni (Anfechtungen, 1967), Cento poesie senza patria (100 Gedichte ohne Vaterland, 1978). Tra i romanzi e racconti: Figli e pazzi (Kinder und Narren, 1957), Un soldato e una ragazza (Ein Soldat und ein Mädchen, 1960), Quasi tutto il possibile (Fast alles Mögliche, 1975). Nei suoi testi la sperimentazione formale si unisce all'impegno politico. Nel 1988 viene pubblicato un suo libro di poesie: “È quel che è. Poesie d'amore di paura di collera”, che avrà grande successo per il pubblico italiano.

martedì 25 gennaio 2011

E' quel che è

E' assurdo 
dice la ragione

E' quel che è
dice l'amore

E' infelicità
dice il calcolo
Non è altro che dolore
dice la paura
E' vano
dice il giudizio
E' quel che è
dice l'amore


E' ridicolo

dice l'orgoglio
E'avventato
dice la prudenza
E' impossibile
dice l'esperienza
E' quel che è
dice l'amore

                        Erich Fried

quando ha imparato a raccontarsi

Come ha detto lo scrittore italiano Antonio Tabucchi in una recente intervista:
"Se perdessimo definitivamente la capacita di narrare non riusciremmo più a vivere dentro noi stessi, la vita diventerebbe un caos completo, una grande schizofrenia in cui esplodono come in un fuoco di artificio i mille pezzi delle nostre esistenze, perché, per ordinare e capire chi noi siamo, dobbiamo raccontarci”.
“L'uomo è diventato "civile", ha inventato se stesso e ha inventato la Storia, ha imparato a vedersi e a capirsi quando ha imparato a raccontarsi, anche in una maniera molto semplice, molto primitiva con le rappresentazioni artistiche e pittoriche delle grotte. L uomo è entrato nella civiltà che conosciamo quando ha imparato il racconto”.

lunedì 24 gennaio 2011

toccare con mano la fragilità

O Signore, la malattia ha bussato alla porta della mia vita, mi ha sradicato dal mio lavoro e mi ha trapiantato in un " altro mondo " il mondo dei malati. Un'esperienza dura, Signore, una realtà difficile da accettare.
Eppure, Signore, ti ringrazio proprio per questa malattia: mi ha fatto toccare con mano la fragilità e la precarietà della vita, mi ha liberato da tante illusioni. Ora guardo tutto con occhi diversi: quello che ho e che sono non mi appartiene, è un tuo dono.
Ho scoperto che cosa vuoi dire " dipendere ",
aver bisogno di tutto e di tutti, non poter far nulla da solo.
Ho provato la solitudine, l'angoscia, la disperazione, ma anche l'affetto, l'amore, l'amicizia di tante persone.
Signore, anche se mi è difficile, ti dico: sia fatta la tua volontà!
Ti offro le mie sofferenze le unisco a quelle di Cristo.
Ti prego: benedici tutte le persone che mi assistono
e tutti quelli che soffrono con me.
E, se vuoi, dona la guarigione a me e agli altri.

neanche un minuto

L'uomo grande, credimi, quello che sa stare al di sopra degli errori umani non permette che gli si porti via neanche un minuto del tempo che gli appartiene, e proprio per questo la sua vita è lunghissima, perché è stata tutta a sua disposizione, dal principio alla fine (SENECA, La brevità della vita)

domenica 23 gennaio 2011

Ma Gesù taceva (Mt 26,63)


Preziosità del silenzio

Poni, Signore, una custodia alla mia bocca,
sorveglia le porte delle mie labbra (Sal 140). Ma Gesù taceva (Mt 26,63).
Il silenzio è mitezza.
Quando non rispondi alle offese,
quando non reclami i tuoi diritti,
quando lasci a Dio la difesa del tuo onore,
il silenzio è mitezza.

Il silenzio è misericordia.
Quando non sveli le colpe dei tuoi fratelli,
quando perdoni senza indagare nel passato,
quando non condanni, ma intercedei nell’intimo,
il silenzio è misericordia.

Il silenzio è pazienza.
Quando soffri senza lamentarti,
quando non cerchi consolazione dagli uomini,
quando non intervieni, ma attendi che il seme germogli lentamente,
il silenzio è pazienza.

Il silenzio è umiltà.
Quando taci per lasciare emergere i fratelli,
quando celi nel riserbo i doni di Dio,
quando lasci che il tuo agire sia interpretato male,
quando lasci ad altri la gloria dell’impresa,
il silenzio è umiltà.

Il silenzio è fede.
Quando taci perché è Lui che agisce,
quando rinunci ai suoni, alle voci del mondo per starealla Sua presenza,
quando non cerchi comprensione, perché ti basta essere conosciuto da Lui,
il silenzio è fede.

Il silenzio è adorazione.
Quando abbracci la Croce senza chiedere: Perché?
Il silenzio è adorazione.
“Ma Gesù taceva”.

io sono


Se siete infelici, non rimproveratelo a Me

Io sono la Luce, e voi non mi vedete.
Io sono la Via, e voi non mi seguite.
Io sono la Verità, e voi non mi credete.
Io sono la Vita, e voi non mi cercate.
Io sono il Maestro, e voi non mi ascoltate.
Io sono il vostro Dio, e voi non mi pregate.
Io sono il vostro grande Amico, e voi non mi amate.
Se siete infelici, non rimproveratelo a Me.
Anonimo 

È questa l’ora!


Da bambini...

Da bambini, noi aspettiamo di diventare adulti.
Diventati adulti, aspettiamo la sicurezza e le comodità.
E poi aspettiamo la fine della nostra giornata di lavoro, le vacanze la pensione.
Fa’ che noi non dimentichiamo il tuo avvertimento:
È questa l’ora!
Anonimo 

Ogni istante...

Ogni istante che Dio ti dona è un tesoro immenso. 

Non buttarlo. 

Non correre sempre, alla ricerca di chissà quale domani.
Vivi meglio che puoi, pensa meglio che puoi e fai del tuo meglio oggi.
Perché l'oggi sarà presto il domani e il domani sarà presto l'eterno".
A. P. Gouthey 


Se non c'è nulla da fare
perché le cose sono di per se stesse insolubili
o le soluzioni non dipendono da noi,
è arrivata l'ora di far tacere la mente,
chinare il capo,
affidare le cose impossibili nelle mani di Dio Padre
e abbandonarsi.
Ignazio Larrañaga