sabato 24 marzo 2012

la grazia ci farci restare, attraverso gli anni, annunciatori della sua potenza


Venuta la vecchiaia e i capelli bianchi
o Dio, non mi abbandonare
a chi verrà annuncerò la tua potenza
le tue meraviglie alla generazione futura (Sal 71,18)
Con stupore, eccoci alla fine dell’anno. Da tempo ci siamo abituati a non contare sui tempi lunghi. Non lo possiamo, del resto, e neppure lo dobbiamo. Ci basta imparare l’obbedienza ad ogni nuovo giorno. Ma il tempo cammina innanzi a noi, e oggi il testo ci parla dell’invecchiamento. É bene dunque, malgrado tutto, considerare anche questo, una volta tanto: che forse, dinanzi a noi, abbiamo ancora tanti anni da vivere, che l’ultimo giorno forse non verrà domani o dopodomani. Ancora si compreranno case, campi e vigne in questo paese (Ger 32, 15). Forse supereremo questi tempi di lotta per la chiesa, i nostri capelli diventeranno grigi, e nuove generazioni porteranno nuovi fardelli sulle spalle. Per questo chiediamo a Dio, ai cui occhi mille anni sono come un giorno, la grazia ci farci restare, attraverso gli anni, annunciatori della sua potenza. Passano gli anni, passano le generazioni, ma la parola di Dio non passa. Sì, noi siamo solamente un anello della catena. Nondimeno, angoscioso e gioioso al tempo stesso, l’interrogativo permane: quale generazione vivrà l’ultimo giorno? AmenSì, vieni presto, Signore Gesù!
(D. Bonhoeffer, Lettera ai fratelli, 31 dicembre 1937, in Memoria e fedeltà, Biella 1995)

venerdì 23 marzo 2012

Un buon camminatore si preoccupa dei compagni scoraggiati e stanchi.


Beato chi si sente eternamente in viaggio
e in ogni viaggio, in ogni prossimo
vede un compagno desiderato.
Un buon camminatore si preoccupa
dei compagni scoraggiati e stanchi.
Intuisce il momento in cui cominciano a disperare.
Li prende dove li trova. Li ascolta.
Con intelligenza e delicatezza,
soprattutto con amore,
rida coraggio e gusto per il cammino.
(dom Helder Camara)

giovedì 22 marzo 2012

Nessun uomo è un'isola.


don Antonio Mazzi:
Siamo nati per amare e per essere amati. Tutto di noi invoca tenerezze, emozioni, silenzi incantati, dolcezze indimenticabili, che possono scaturire solo da un amore eterno, unico, profondo, incancellabile.
Il matrimonio non  è solo un'esigenza del corpo. Stravolgere questa esperienza e privarla delle sue connotazioni specifiche rende orfano e infelice il mondo. Il grido, il bisogno di amore che si sprigiona dal nostro corpo, dagli occhi, dall'anima, dai gesti è fortissimo. La solitudine spaventa, disorienta, umilia.
Nessun uomo è un'isola. L'avventura fugace, l'innamoramento stagionale, il flirt cameratesco, non solo non accontenta, ma acuisce la richiesta e lascia l'amaro fin dentro le viscere. Siamo portati agli amori intramontabili, sconfinati, totali, dentro i quali immergerci, sprofondare, identificarci, unificarci.

mercoledì 21 marzo 2012

Primavera


Ieri sera, mentre andavo con lui in bicicletta, avevo dentro un grande e dolce desiderio di primavera. E mentre pedalavo sognando sull’asfalto della Larissestraat tutta impaziente di vederlo, d’un tratto mi sono sentita accarezzare da una tiepida aria di primavera e ho pensato: anche questo va bene.
Perché non si potrebbe provare un grande e tenero trasposto amoroso per una primavera, per tutti gli uomini? E si può anche fare amicizia con un inverno, con una città o con una campagna. Mi ricordo il faggio rosso-vino della mia adolescenza. Avevo un rapporto speciale con quella pianta. Alla sera ero capace improvvisamente di provarne nostalgia e allora andavo a cercarla, facevo mezz’ora di bicicletta e poi le giravo intorno, presa e incantata dalla vista di quell’albero rosso-sangue.
Sì perché non si potrebbe avere un’esperienza amorosa con una primavera?
E la carezza di quell’aria era così tenera e così universale che le mani di un uomo, anche le sue, mi sembravano ruvide al confronto. (105-106) Etty Hillesum

l'arrivo della primavera


Aprire le finestre, annusare fuori l'arrivo della primavera e vedere arrivare davanti agli occhi del ricordo queste parole
"Io posso anche non vederlo il Signore: lui, mi vede sempre, non può non vedermi. Io posso scantonare, lui no. L’amore si ferma e viene inchiodato dalla pietà. (…) Quando l’amore si ferma davanti all’inamabile, e , in luogo d’inorridirne, si china, l’amore prende il nome di pietà. Io guardo e mi scandalizzo, guardo e giudico, guardo e condanno, guardo e tiro dritto: lui mi guarda, si ferma e si muove a pietà. (…) La pietà riscopre e riveste. La primavera è la pietà che passa sui campi e sugli alberi e li riveste di erbe, di foglie e di fiori. La speranza è la pietà che passa attraverso le tombe e scrive su ognuna: “Io sono la risurrezione e la vita: chi crede in me, anche se morto, vivrà”." (Primo Mazzolari)

martedì 20 marzo 2012

un essere trascinato via

"Forse perché io sono da sempre caduto da cavallo: non sono mai stato spavaldamente in sella (come molti potenti della vita o molti miseri peccatori): sono caduto da sempre, e un mio piede è rimasto impigliato nella staffa, così che la mia corsa non è una cavalcata, ma un essere trascinato via, con il capo che sbatte sulla polvere e sulle pietre. Non posso né risalire sul cavallo degli Ebrei e dei Gentili, né cascare per sempre sulla terra di Dio"    (P. P. Pasolini)

lunedì 19 marzo 2012

Tempo perduto è il tempo non riempito, vuoto


"Essendo il tempo
 il bene più prezioso che ci sia dato,
 perché  il meno recuperabile,
 ogni volta che
 ci voltiamo indietro a guardare
 ci rende inquieti l'idea del tempo
 eventualmente perduto.
 Perduto sarebbe il tempo
 in cui non avessimo vissuto da uomini,
 non avessimo fatto esperienze,
 imparato, operato,goduto e sofferto.
 Tempo perduto è
 il tempo non riempito, vuoto.
 La Parola di Dio reclama il mio tempo.
 Dio stesso è entrato nel tempo,
  e vuole che io gli dia il mio tempo.
  Essere cristiani  
  non è questione di un attimo
 ma richiede tempo"
                                    Dietrich Bonhoeffe

domenica 18 marzo 2012

un bisogno estremo di nutrirti quotidianamente di Lui

«Se la tua celebrazione e la tua adorazione eucaristica saranno vere e sincere, sarai preso dal profondo desiderio che tutta la tua vita diventi una Eucaristia. Quel pane spezzato per amore, che accogli e contempli non può non darti la voglia e la forza di continuare a donarti e a spezzarti per i tuoi fratelli. Charles de Foucauld racconta come quando si trovava in adorazione davanti all’Eucaristia e sentiva un povero bussare alla porta, si dirigesse immediatamente e con gioia verso di lui per continuare a contemplare nel volto del fratello il medesimo volto del Cristo contemplato nell’Eucaristia. 
Eucaristia sarà quindi anche il tuo studio adempiuto con amore e il desiderio di essere domani più preparato a servire i tuoi fratelli. 
Eucaristia il tuo lavoro attraverso il quale procuri il pane quotidiano per te e la tua famiglia, contribuendo ad un progresso armonico della società. 
Eucaristia il tuo impegno quotidiano per la pace, la giustizia e il tuo impegno politico portato avanti con integrità a costo di pagare di persona. 
Eucaristia il tuo fare piccole e coerenti scelte alternative di condivisione con gli ultimi che, come capitò a Gesù, potranno anche causarti incomprensioni e opposizioni. 
Se rimarrai fedele ad una celebrazione e adorazione quotidiana dell’Eucaristia, ti renderai anche conto come il donarsi del Cristo si attui nella discrezione, nel nascondimento, nell’umiltà, nella semplicità, nella gratuità. Lui infatti nell’Eucaristia ti accoglie facendosi accogliere. Ti convincerai allora che 
celebrare in modo autentico l’Eucaristia 
non sarà solo dare, 
ma anche forse e soprattutto
accogliere, 
ascoltare, 
lasciarsi perdonare, 
lasciarsi amare, 
farsi piccolo, 
umile
Servire l’altro quasi senza darlo a vedere, 
accogliere l’altro dando l’impressione che sia lui ad accoglierti. 
E questo tuo celebrare concretamente con tutta la tua vita l’Eucaristia ti farà sperimentare un bisogno estremo di nutrirti quotidianamente di Lui per continuare a donarti e ad accogliere 
come Lui, in Lui e per mezzo di Lui».
(Piccoli Fratelli del Vangelo, Insegnaci a pregare).