sabato 21 settembre 2013

non hai più l’ossessione di non rendere abbastanza per il solo fatto che sei un credente. Se sei un credente il mondo si smuove


Commenta P.SEQUERI, nella sua relazione tenuta a Bologna il 19 ottobre 2004 durante la giornata di studio sulla Delbrêl, promossa dalla Facoltà teologica dell’Emilia Romagna:
"E’ questo modo di esserci arrivata alla fede che dà rilievo
alla profonda persuasione di Madeleine circa la necessità 
di custodire il dono della fede come dono. 
Questo dono non diventa un’altra cosa una volta che è arrivato.
Arriva come un dono e rimane un dono:
non si trasforma in dotazione, corredo, abitudine, qualità biografica.
Conserva l’enigma della sua inspiegabilità,
la fragilità del suo possesso,
la corposità della sua presenza.
Genera emozione e tensione, continuamente, nella stessa misura.
E’ realtà rocciosa dell’irruzione della vita di Dio in noi,
e insieme diversità irriducibile ad ogni forma di vita
che pure ne scaturisce.
Si comporta e si manifesta come un dono che suscita gratitudine,
non come una donazione arbitraria
che vincola ad una restituzione coatta.
Il cristianesimo, infatti, è religione
nella quale Dio vuol essere amato e non subito:
anche se è il Signore creatore dell’universo.

Un secondo aspetto a riguardo della realtà della fede è
l’intuizione del suo peso ontologico.
La fede, quando è all'opera in quanto fede nella vita del cristiano, 
sposta le cose.
Crea varchi, per la forza di quello che Madeleine chiama il soprannaturale,
il mondo di Dio, l'azione di Dio,
le cose che Dio fa per trasformare il mondo.
Quindi non converte semplicemente le menti,
non comunica solo nuove idee dalle quali nasce poi una pratica che trasforma il mondo.
E' come avere la percezione di mettersi nel luogo
in cui lo Spirito Santo sta gemendo e pulsando, come dice Rm 8.
La fede sta sul campo.
A quel punto capisci anche il mistero dell'incarnazione:
sai che Dio muove il mondo in Gesù.
E non hai più l’ossessione di non rendere abbastanza per il solo fatto che sei un credente.
Se sei un credente il mondo si smuove.
Perché il credente crede nelle qualità massicce della fede.
Quando Dio ti tocca c'è un contatto, una contiguità.
La fede è questo:
percepire la contiguità fra Dio e gli umani,
che macera e macina il grano del Figlio
anche quando tu non dici niente.
Su questo abbiamo un po' da recuperare.
Noi siamo in paesi di antichissima tradizione cristiana
dei quali continuiamo a lamentare
il fatto che qui il cristianesimo si erode, la fede cede...
Ma possiamo anche domandarci,
sopraffatti da tutto questo gran parlare su che cosa si dovrebbe fare:
come mai un cristianesimo che si fa così poco, si spiega così tanto?
Su tutto facciamo corsi, maturazioni, percorsi.
Siamo sempre lì a maturare…"

La sua intuizione spirituale, condivisa da altre amiche, dà vita a piccole comunità (chiamate allora "Carità", oggi “Equipes Madeleine Delbrêl”). La loro vocazione è quella di vivere insieme nella verginità, da semplici figlie della Chiesa, una vita di Vangelo integrale, nella linea ordinaria dell'esistenza, senza specializzazioni apostoliche, desiderose di essere disponibili senza restrizioni alle esigenze del Vangelo nelle varie circostanze della vita.
Un testo programmatico di Madeleine venne pubblicato su di una rivista di spiritualità carmelitana, una rivista monastica che pure accoglieva l’intuizione spirituale di una donna che viveva non in un monastero, ma “nelle strade”. Ascoltiamone i primi paragrafi:


NOI DELLE STRADE (1938)

Ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito,
ma c'è uno Spirito che soffia in tutti i luoghi.

C'è gente che Dio prende e mette da parte. 
Ma ce n'è altra che egli lascia nella moltitudine, che non «ritira dal mondo». 
E' gente che fa un lavoro ordinario, che ha una famiglia ordinaria o che vive un'ordinaria vita da celibe. 
Gente che ha malattie ordinarie, lutti ordinari. 
Gente che ha una casa ordinaria, vestiti ordinari. 
E' la gente della vita ordinaria. 
Gente che s'incontra in una qualsiasi strada. 
Costoro amano il loro uscio che si apre sulla via, 
come i loro fratelli invisibili al mondo amano la porta che si è rinchiusa definitivamente dietro di loro. 
Noialtri, gente della strada, crediamo con tutte le nostre forze che questa strada, 
che questo mondo dove Dio ci ha messi è per noi il luogo della nostra santità. 
Noi crediamo che niente di necessario ci manca, 
perché se questo necessario ci mancasse Dio ce lo avrebbe già dato.

venerdì 20 settembre 2013

ma poiché Tu non eri presente, il mondo intero mi pareva piccolo e stupido e il destino degli uomini insulso e cattivo.

L'incontro con dei giovani cristiani rimette in discussione le sue convinzioni. Riconosce che non può più escludere razionalmente la possibilità dell'esistenza di Dio e perciò, con la massima onestà intellettuale e disponibilità, sceglie di tradurre questo suo cambiamento di prospettiva con la decisione di pregare almeno cinque minuti ogni giorno.
A vent'anni – il 29 marzo 1924 - l'incontro "abbagliante" con Dio determina una svolta radicale: «...leggendo e riflettendo ho trovato Dio; 
ma è pregando 
che ho creduto 
che Dio mi aveva trovata e 
che Egli é la verità vivente, e 
che lo si può amare come si ama una persona».

Ascoltiamo un secondo testo scritto da Madeleine, commentando quel giorno:

TU VIVEVI, IO NON NE SAPEVO NIENTE.

Tu vivevi, io non ne sapevo niente.
Avevi fatto il mio cuore a tua misura,
la mia vita per durare quanto Te,
ma poiché Tu non eri presente,
il mondo intero mi pareva piccolo e stupido
e il destino degli uomini insulso e cattivo.
Quando ho saputo che Tu vivevi,
Ti ho ringraziato di avermi fatto vivere,
Ti ho ringraziato per la vita del mondo intero.

Dunque da quel giorno Dio occupa tutto l'orizzonte della sua vita.
Ma come tradurre questa preferenza?
Due anni dopo avviene “l’esplosione del Vangelo”.
Decide allora di donarsi totalmente a Dio in pieno mondo in una vita di semplice Vangelo,
per testimoniare tra la "gente delle strade"
l'indivisibile unità del duplice comandamento dell'amore.
Con la sua fede e la sua carità fraterna
vive ogni incontro come un evento di grazia,
ogni giorno come nuovo,
le circostanze quotidiane come un appuntamento con Dio.

giovedì 19 settembre 2013

Credere in Gesù Cristo è stato tutto per me dal momento che ho creduto in Dio. A Lui ho donato la mia vita e non me ne sono mai pentita.

Madeleine Delbrêl

I Vescovi francesi, nel rapporto sulla fede di qualche anno fa, la citano insieme a S. Teresa di Lisieux, segnalando la straordinaria attualità della sua testimonianza nella prospettiva della nuova evangelizzazione. Nell'anno del centenario sono state avviate molte iniziative per farla conoscere, soprattutto in Francia e in Germania, che continuano anche in questi mesi.
Ma chi era questa donna che affermava:
Credere in Gesù Cristo è stato tutto per me dal momento che ho creduto in Dio. 
A Lui ho donato la mia vita e non me ne sono mai pentita.

Alla fede Madeleine arriva a vent'anni (1924).
Nata a Mussidan (in Dordogna, nel sud-ovest della Francia) il 24 ottobre 1904, Madeleine riceve nell'infanzia una marcata educazione letteraria e artistica, e una formazione cristiana tradizionale. Attorno ai quindici anni, tutta dedita alla musica, alla pittura e alla poesia, si allontana dalla fede, fino a dichiararsi "strettamente atea".
Ascoltiamo un testo che la Delbrêl scrisse all’età di 17 anni, dal titolo Dio è morto, viva la morte:

DIO È MORTO… VIVA LA MORTE(1922)

Si è detto “ Dio è morto ”.
Poiché è vero, bisogna avere l’onestà di non vivere più come se vivesse.
Si è regolata la questione con lui:
resta da regolarla con noi.
Ora siamo fissati.
Se non conosciamo la misura esatta della nostra vita,
sappiamo che sarà piccola,
che sarà una vita piccolissima.
Per alcuni l’infelicità ne occuperà tutto il posto.
Per altri la felicità ne occuperà più o meno.
Non sarà mai una grande infelicità o una grande felicità,
perché sarà tutta contenuta nella nostra piccolissima vita.
L’infelicità grande, indiscutibile, ragionevole, è la morte.
È davanti ad essa che bisogna diventare realisti, positivi, pratici.
Dico “ diventare ”.
Io sono stupita dalla generale mancanza di buon senso.
E' vero che non ho che diciassette anni
e che mi resta ancora molta gente da incontrare.
I rivoluzionari m’interessano, hanno però capito male il problema:
essi possono ordinare il mondo al meglio… ma occorrerà sgomberare!
Gli scienziati sono un po’ bambini:
credono sempre di uccidere la morte:
invece uccidono soltanto i modi di morire, la rabbia, il vaiolo.
La morte, lei, sta benissimo.
Ho molta simpatia per i pacifisti,
ma sono deboli in calcolo.
Se nel 1914 fossero riusciti a mettere la museruola alla guerra,
tutti coloro che la guerra non avrebbe ucciso,
nel 1998 sarebbero stati definitivamente sistemati nei loro cimiteri personali.
La gente perbene mi sbalordisce per la sua sicurezza: manca di modestia. Sono sicuri di lavorare per la felicità degli altri. È almeno discutibile: più la vita è buona, più è duro morire. La prova: la gente si ammazza da sé quando viene ammazzata la loro ragione di vivere.
Gli innamorati sono radicalmente illogici e restii a ragionare: "Ti amerò per sempre…". Non vogliono prendere coscienza del fatto che saranno infedeli per forza; e che questa infedeltà si avvicina ogni giorno di più…, senza contare la vecchiaia, questa morte a rate. Io non vorrei restare accanto all’uomo che dovessi amare: egli vedrebbe i miei denti cadere, piegarsi la mia schiena, il mio corpo mutarsi in un otre o in un fico secco... Se amerò, sarà come in istantanea, come in un attimo di tregua, in fretta e furia.
Le madri, poverette, fanno fatica a non dire, a non fare follie: "Il mio bambino, vorrei tanto che fosse felice…". Sarebbero capaci d’inventare la felicità pur di poterla donare al loro piccolo. Ci sono quelle che non vogliono fare della carne da cannone – ma andate a raccontare loro che faranno sempre carne da morte… Io non voglio avere bambini. Mi basta seguire tutti i giorni in anticipo i funerali dei miei genitori.
I più logici sono forse i muratori, i falegnami, i fotografi, gli artisti, i poeti. Fanno delle cose che durano e fanno durare qualcosa della gente. I re sono morti, le loro poltrone restano nei musei. Avere la propria fotografia in qualche luogo, è un modo di esistere. I monumenti tengono bene. La Gioconda non avrebbe più la sua testa da parecchio tempo se non gliene avessero fatto il ritratto. Quando in classe si recita una favola di La Fontaine, quel che lui pensava continua un poco a vivere.
Poi ci sono coloro che si divertono, che ammazzano il tempo aspettando che il tempo ammazzi loro… Io sono una di questi. Le persone serie ci disprezzano in nome delle loro occupazioni serie.
Ah! Ma intanto non è stata liquidata la successione di Dio. Ha lasciato dappertutto delle ipoteche di eternità, di potenza, di anima… E chi ne è stato l’erede? La morte… Egli durava: non c’è più che lei a durare; egli poteva tutto, a capo di tutto e di tutti viene lei. Egli era spirito - non so troppo che cos'è - ma lei è dappertutto, invisibile, efficace; dà un colpetto e toc! L’amore cessa di amare, il pensiero di pensare, un bimbo di ridere… e non c’è più nulla.
Una volta qualcuno ha detto:
“ noi danziamo su un vulcano ”.
Va bene, io danzo.
Ma voglio sapere che è sopra un vulcano.
Vicino ai vulcani ci sono ville e capanne, giovani e vecchi, genii e imbecilli, malati e campioni; bene-amati e mal-amati;
quando il vulcano erutta non c’è più che fuoco:
come diciamo, non si vede più che del fuoco.
Siamo tutti vicinissimi alla sola vera sventura:
abbiamo o non abbiamo il fegato di dircelo?
Dirlo?
E con che?
Anche le parole Dio ha schiantato…
Si può dire a un morente senza mancare di tatto:
“ Buongiorno ” o “ Buonasera ”?
Allora gli si dice “Arrivederci ” o “ Addio ”…
finché non avremo imparato come dire
“ A nessun luogo ”…“
Al niente assoluto ”…

mercoledì 18 settembre 2013

uno stolto che recalcitra davanti ad essa


“Salvami
dal diventare uno stolto
che non accetta la Tua correzione,
uno stolto che recalcitra
davanti ad essa,
uno stolto
che non vuole accettarla
come una benedizione”.
(Soren Kierkegaard)

martedì 17 settembre 2013

bisogna prenderla, perché è giusta


“La vigliaccheria chiede: è sicuro?
L’opportunità chiede: è conveniente?
La vanagloria chiede: è popolare?
Ma
la coscienza chiede: è giusto?

Prima o poi arriva l’ora in cui
bisogna prendere una posizione che non è
né sicura,
né conveniente,
né popolare;
ma
bisogna prenderla,
perché è giusta.”
(Martin Luther King)

lunedì 16 settembre 2013

circolano tipi col complesso del Padreterno

Un amico, in vena di paradossi, mi faceva notare:
“C’è gente, oggi, che
quando tira uno starnuto crede di aver provocato un terremoto avvertibile in tutto il pianeta.
Quando tossicchia, è certa di aver determinato uno sconquasso generale nei cuori e nelle coscienze.
Quando firma un compituccio scolastico gabellato come documento, pensa di aver aggiunto un capitolo fondamentale alla “Summa Theologica” di San Tommaso.
Quando è protagonista di un modesto episodio di cronaca locale, si ilude che quella diventi una data memorabile da inserire d’urgenza nella storia universale.
Quando pronuncia una cauta e timida e generica parola in favore della giustizia, si dà arie di uno che ha dato l’avvio alla più grande rivoluzione di tutti i tempi.
Quando distribuisce una caramella ai bambini, pretende che tutti i giornali segnalino il gesto clamoroso da consegnare agli annali della carità.
In altre parole, circolano tipi col complesso del Padreterno.
Con la differenza che
Quello di lassù ha creato il mondo ritirandosi,
mentre questi creano confusione ingombrando.
(A. Pronzato, Il Vangelo di casa mia. L’”oggi” della Parola di Dio (Anno C), Gribaudi, Milano 1991)

domenica 15 settembre 2013

non solo con la mente, ma anche nel tuo cuore


Henri J. M. Nouwen

Tu cerchi il modo di incontrare Gesù. Cerchi di incontralo non solo con la mente, ma anche nel tuo cuore. 
Ricerchi il suo affetto, e sai che questo affetto implica tanto il suo cuore quanto il tuo. 
Ma rimane in te qualcosa che impedisce questo incontro. 
Vi sono ancora tanta vergogna e tanta colpa incrostate nel tuo cuore, che bloccano la presenza di Gesù. 
Non ti senti pienamente a tuo agio nel tuo cuore; lo guardi come se non fosse un luogo abbastanza buono, abbastanza bello o abbastanza puro per incontrare Gesù. 
Quando guardi con attenzione alla tua vita, vedi quanto sia stata afflitta dalla paura. 
Non riuscirai ad incontrare Gesù finché il tuo cuore rimane pieno di dubbi e di paure. 
Gesù viene a liberarti da questi legami e a creare in te uno spazio nel quale puoi stare con lui. Egli vuole che vivi la libertà dei figli di Dio. 
Non disperarti, pensando di non poter cambiare te stesso dopo tanti anni. 
Entra semplicemente come sei alla presenza di Gesù. Tu non puoi renderti diverso. 
Gesù viene a darti un cuore nuovo, uno spirito nuovo, una nuova mente e un nuovo corpo. 
Lasciati trasformare dal suo Amore solo così sarai capace di ricevere il suo affetto nell'interezza del tuo essere.