sabato 6 marzo 2010

E' COMPITO DEL POETA

È compito del poeta - e attraverso questo indubbiamente egli profetizza - provocare un risveglio. I vecchi asceti dicevano che il più grande dei peccati è l'oblio: quando l'uomo diventa opaco, insensibile, talora indaffarato, talaltra miseramente sensuale; quando diventa incapace di fermarsi un istante nel silenzio, di meravigliarsi, di vacillare davanti all'abisso, per 1'orrore o per il giubilo; quando diventa incapace di ribellarsi, di amare, di ammirare, di accogliere lo straordinario negli esseri e nelle cose; quando insomma diventa insensibile alle sollecitazioni segrete, anche se cosi frequenti, di Dio.

Allora interviene il poeta, e citerò per primo il grande, il tragico Pier Paolo Pasolini:

Per me c'è un vuoto nel cosmo

un vuoto nel cosmo

e da là tu canti.

Questo può urlare, un profeta che non ha

la forza di uccidere una mosca - la cui forza

è nella sua degradante diversità.


O ancora, in modo più pacificato (apparentemente), Stéphane Mallarmé:

Balbetto, ferito: la Poesia è l'espressione, attraverso il linguaggio umano ricondotto al suo ritmo essenziale, del senso misterioso dell'esistenza. Essa conferisce quindi autenticità al nostro soggiorno sulla terra e costituisce l'unico compito spirituale...

Oggi tutto ciò che è essenziale sembra sotterraneo, come la grotta della natività, come la grotta del cuore. Bisogna che lo sia. Bisogna che il Dio della libertà e della gioia s'incontri con l'uomo "postmoderno", che è adulto e nel contempo non accetta di esserlo, che è potente e insieme disperato, nel punto più segreto della sua angoscia e del suo desiderio.

È il grido profetico di Dmitrij Karamazov condannato al bagno penale, a lavorare nei sotterranei, anche quelli dell' anima, condannato per un crimine che ha consumato senza commetterlo, come tutti noi:

Se si scaccia Dio dalla terra, lo incontreremo sotto la terra... Allora noi, gli uomini sotterranei, intoneremo nelle viscere della terra un inno tragico al Dio della gioia. Viva Dio e la sua gioia! Io lo amo!
(Olivier Clément -Il potere crocifisso. Vivere la fede in un mondo pluralista EDIZIONI QIQAJON
COMUNITÀ DI BOSE)

Preghiera

E la preghiera? Essa è privazione del tempo mio, del tempo in cui faccio ciò che voglio, di cui sono padrone. Quando mi metto a pregare, do, offro del tempo a Dio: meditare, stare davanti a Dio semplicemente, anche senza parlare, è sempre donare preziosi minuti della propria vita, minuti che non riusciremo più a riprenderci. Nella preghiera si tratta di far posto a Dio nella nostra vita, è lasciare che Dio venga in noi per operare e mutare ciò che noi non riusciamo a mutare in noi stessi. Dio lo si incontra come si incontra l’altro: lo si fa entrare, si chiude la porta, lo si ascolta, lo si guarda e in quel lasso di tempo non si permette a nessuno di disturbare. L’incontro resta intessuto di silenzio e di parole, di domande e di attese, di gioie e di trafitture. E se a volte durante la preghiera cadiamo nella distrazione o anche nella noia, la fede ci ricorda con forza che comunque Dio non si distrae e non si annoia di noi.

Ormai anziano, vorrei ricordare agli anziani come me che ora il tempo è diventato più prezioso, perché corre velocissimo ed è sempre più breve, ma proprio per questo pregare diventa più urgente. Ha scritto fr. Luc, il più anziano dei sette monaci assassinati nel 1996 a Tibhirine: “Un vecchio è una realtà di miseria, se il suo cuore non canta!”. L’anzianità è tempo di cantare, dunque di pregare con arte!
Enzo Bianchi

venerdì 5 marzo 2010

fare coscienziosamente nel tempo che Tu mi dai


Signore ho il tempo

Tutti si lamentano di non avere tempo a sufficienza.

Questo perché guardano alla loro vita con occhi troppo umani.
Si ha sempre il tempo di fare ciò che Dio ci dà da fare.
Questo è il senso della preghiera di M. Quoist.

Padre Michel Quoist (Le Havre1921 – Le Havre18 dicembre 1997) è stato unpresbitero e scrittore francese.
Sono uscito, o Signore, 
Fuori la gente usciva.
Andavano, 
Venivano, 
Camminavano, 
Correvano.

Correvano le bici, 
Correvano le macchine correvano i camion, 
Correva la strada, 
Correva la città, 
Correvano tutti. 
Correvano per non perdere tempo, 
Correvano dietro al tempo,
per riprendere il tempo, 
per guadagnar tempo.

Arrivederci, signore, scusi, non ho il tempo. 
Ripasserò, non posso attendere, non ho il tempo. 
Termino questa lettera, perché non ho il tempo. 
Avrei voluto aiutarla, ma non ho il tempo.
Non posso accettare, per mancanza di tempo.
Non posso riflettere, leggere, sono sovraccarico, non ho il tempo. 
Vorrei pregare, ma non ho il tempo.
Tu comprendi, o Signore, non hanno il tempo.
Il bambino, giuoca, non ha tempo subito… più tardi…
Lo scolaro, deve fare i compiti, non ha tempo… più tardi…
Il liceista, ha i suoi corsi e tanto lavoro, non ha tempo… più tardi… 
Il giovane, fa dello sport, non ha tempo… più tardi…
Lo sposo novello, ha la casa, deve arredarla, non ha tempo… più tardi… 
Il padre di famiglia, ha i bambini, non ha tempo… più tardi…
I nonni, hanno i nipotini, non hanno tempo… più tardi…, 
Sono malati! Han le loro cure, non hanno tempo… più tardi… 
Sono moribondi, non hanno…
Troppo tardi!… non hanno più tempo!…

Così gli uomini corrono tutti dietro al tempo, o Signore. 
Passano sulla terra correndo,
frettolosi,
precipitosi, 
sovraccarichi, 
impetuosi, 
avventati,
E non arrivano mai a tutto, manca loro tempo, 
Nonostante ogni sforzo, manca loro tempo, 
Anzi manca loro molto tempo.
Signore, Tu hai dovuto fare un errore di calcolo. 
V'è un errore generale;
Le ore son troppo brevi, 
I giorni son troppo brevi, 
Le vite son troppo brevi.

Tu che sei fuori dei tempo, sorridi, o Signore, 
nel vederci lottare con esso,
E Tu sai quello che fai.
Tu non Ti sbagli quando distribuisci il tempo agli uomini, 
Tu doni a ciascuno il tempo di fare quello che 
Tu vuoi che egli faccia.
Ma non bisogna perdere tempo, 
sprecare tempo,
ammazzare il tempo.
Perché il tempo è un regalo che Tu ci fai, 
Ma un regalo deteriorabile,
Un regalo che non si conserva.

Signore, ho tempo, 
Ho tutto il tempo mio, 
Tutto il tempo che Tu mi dai, 
Gli anni della mia vita,
Le giornate dei miei anni, 
Le ore delle mie giornate; 
Son tutti miei.
A me spetta riempirli, serenamente, con calma 
Ma riempirli tutti fino all'orlo.
Per offrirTeli, in modo che della loro acqua insipida 
Tu faccia un vino generoso,
come facesti un tempo a Cana per le nozze umane.
Non Ti chiedo questa sera, o Signore,
il tempo di fare questo e poi ancora quello, 
Ti chiedo la grazia di fare coscienziosamente 
nel tempo che Tu mi dai
quello che Tu vuoi ch'io faccia.

giovedì 4 marzo 2010

Scopri l'amore

Oggi un incontro:amico sofferente.
E' il momento di mettere in pratica quello che dice Gandhi, è sempre il momento per scoprire e rinnovare l'amore...

Prendi un sorriso:
regalalo a chi non l'ha mai avuto.

Prendi un raggio di sole:
mettilo nel cuore della notte.

Scopri una sorgente:
ristora chi è prostrato nella polvere.

Cogli una lacrima:
posala sul volto di chi non piange mai.

Prendi il coraggio:
mettilo nell'animo di chi non sa lottare.

Vivi la vita:
raccontala a chi non sa capirla.

Apriti alla speranza:
vivi nella sua luce.

Prendi la bontà:
donala a chi non sa donare.

Scopri l'amore:
fallo crescere sulla terra.

Mahatma Gandhi

mercoledì 3 marzo 2010

Ho imparato


Ho imparato che nessuno è perfetto... Finché non ti innamori.
Ho imparato che la vita è dura... Ma io di più!
Ho imparato che le opportunità non vanno mai perse... Quelle che lasci andare tu... Le prende qualcun altro.
Ho imparato che quando serbi rancore e amarezza... La felicità va da un'altra parte.
Ho imparato che bisognerebbe usare sempre parole buone... Perché domani forse si dovranno rimangiare.
Ho imparato che un sorriso è un modo economico per migliorare il tuo aspetto.
Ho imparato che non posso scegliere come mi sento... Ma posso sempre farci qualcosa.
Ho imparato che quando tuo figlio appena nato tiene il tuo dito nel suo piccolo pugno... Ti ha agganciato per la vita.
Ho imparato che bisogna godersi il viaggio e non pensare solo alla meta.
Ho imparato che è meglio dare consigli solo in due circostanze: Quando sono richiesti e quando è in gioco la vita.
Ho imparato che meno tempo spreco e più cose faccio.
Ho imparato a godermi le cose!
Ho imparato ad accettare le sconfitte, le delusioni.
Ho imparato che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà. Per questo bisogna che tu la perdoni.
Ho imparato che ci vogliono anni per costruire la fiducia, e pochi secondi per distruggerla.
Ho imparato che non dobbiamo cambiare amici se comprendiamo che gli amici cambiano.
Ho imparato che le circostanze e l'ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo sempre responsabili di noi stessi.
Ho imparato che la pazienza richiede molta pratica.
Ho imparato che ci sono persone che ci amano, ma semplicemente non sanno come dimostrarcelo.
Ho imparato che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno ad alzarti.
Ho imparato che solo perché qualcuno non ti ama come vorresti, non significa che non ti ami con tutto sé stesso.
Ho imparato che non si deve mai dire ad un bambino che i sogni sono sciocchezze, sarebbe una tragedia se lo credesse.
Ho imparato che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno, nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.
Ho imparato che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si sia spezzato, il mondo non si ferma aspettando che lo ripari.
... E dopo tutto ciò, avrò imparato a vivere?
-- Anonimo 

martedì 2 marzo 2010

L’arte di essere saggi è l’arte di capire a che cosa si può passare sopra. (William James)

"Signore dammi la forza di cambiare le cose che posso modificare e la pazienza di accettare quelle che non posso cambiare e la saggezza per distinguere la differenza tra le une e le altre." "Dammi Signore, un'anima che abbia occhi per la bellezza e la purezza, che non si lasci impaurire dal peccato e che sappia raddrizzare le situazioni. Dammi un'anima che non conosca noie, fastidi, mormorazioni, sospiri, lamenti. Non permettere che mi preoccupi eccessivamente di quella cosa invadente che chiamo 'io'. Dammi il dono di saper ridere di una facezia, di saper cavare qualche gioia dalla vita e anche di farne partecipi gli altri. Signore dammi il dono dell'umorismo." (Tommaso Moro- Preghiere della Torre)


LA PACE DEL CUORE
La guerra più dura è la guerra contro se stessi.
Bisogna arrivare a disarmarsi.
Ho perseguito questa guerra per anni, ed è stata terribile.
Ma sono stato disarmato.
Non ho più niente, perchè l'amore caccia il timore.

Sono disarmato della volontà di aver ragione,
di giustificarmi squalificando gli altri.
Non sono più sulle difensive,
gelosamente abbarbicato alle mie ricchezze.
Accolgo e condivido.
Non ci tengo particolarmente alle mie idee, ai miei progetti.
Se uno me ne presenta di migliori, o anche non migliori,
ma buoni, accetto senza rammaricarmene.
Ho rinunciato al comparativo.
Ciò che è buono, vero e reale è sempre per me il migliore.

Ecco perchè non ho più paura.
Quando non si ha più nulla, non si ha più paura.
Se ci si disarma, se ci si spossessa,
ci si apre al Dio-Uomo che fa nuove tutte le cose,
allora Egli cancella il cattivo passato
e ci rende un tempo nuovo in cui tutto è possibile.

Patriarca Atenagora I

lunedì 1 marzo 2010

INTERNET

"L’invasività di questo strumento (telefonino) nel quotidiano ci suggerisce che una comunicazione basata solo sul linguaggio alfabetico non sia più sufficiente, ma diventi fondamentale indagare la natura e le leggi intrinseche della comunicazione elettronica per poterla utilizzare a nostro favore. C’è poi da tener presente la natura di dispositivo multimediale assunta oggi dai cellulari che sommata alle potenzialità della rete Internet, potrebbe dare l’avvio ad una rivoluzione connettiva; ovvero se fino ad oggi il pensiero della società è stato fortemente influenzato e condizionato dalla tv con l’avvento di una comunicazione autoprodotta e parcellizzata, come quella dei cellulari, sarà possibile sgretolare il potere monolitico dell’informazione televisiva. Con il mio telefonino posso filmare una scena per strada e condividerla in rete con migliaia di utenti, raccontando magari un’altra versione di un fatto di cronaca volutamente oscurato dalla tv. Il cellulare, insomma, coma la fionda di Davide, in grado di abbattere il gigante filisteo."
di Don Marco Sanavio*
"Una quota consistente di ricercatori ritiene che sia troppo presto per esprimere dei giudizi, non foss’altro perché la prima generazione che ha subito l’effetto del digitale ora sta entrando nell’età adulta e non ci sono ancora abbastanza studi scientifici che dimostrino l’entità di questi cambiamenti. Una cosa comunque è certa: Internet fa crescere l’interdipendenza tra i cervelli, costringendoci a leggere, vedere e constatare che il mondo reale è più grande delle nostre semplificazioni. Inoltre, possiamo anche scrivere e confrontarci, proprio come io sto facendo adesso attraverso questo blog. Un’operazione che un tempo sarebbe stata possibile solo sborsando una valanga di quattrini per acquistare uno spazio sui giornali."
Padre Giulio Albanese

domenica 28 febbraio 2010

Guariscimi Signore

Oggi è un giorno importante, come tutti i giorni, ma oggi pregherò così

O Signore, grande guaritore,
Tu hai amato di amore di predilezione gli ammalati,
per loro ti sei fatto prossimo,
su di loro ti sei chinato
e tantissimi, in Te, sono guariti.

“Signore, colui che Tu ami è ammalato”-
ti hanno fatto sapere Marta e Maria.
Anch’io ti faccio sapere la malattia che mi ferisce.

Nel mio Gethsemani
alzo la voce e a Te grido, o Signore:
“Non la mia, ma la tua volontà si compia”.

E poi ti chiedo: guarisci, o Signore,
guarisci la mia malattia,
ritorni in me a fluire forte e abbondante la vita,
si compia in me ciò che dice il profeta
“per le tue piaghe siamo guariti”.

La tua croce ci liberi da ogni male.
Il tuo sangue, puro e sano,
circoli nelle mie membra malate;
il tuo corpo eucaristico trasformi il mio corpo malato
e pulsi in me vita guarita.

Poni accanto a me, cirenei della gioia
che mi aiutino a portare la croce pesante che opprime.
Donami mani che, come Veronica,
sappiano asciugare il mio viso
contratto dal sudore della sofferenza.

Maria, Vergine della croce e dei dolori,
che per prima contemplasti Tuo Figlio crocifisso,
Madre nel dolore di tutti gli uomini,
guardami gemente e sofferente nel corpo
ed impetra per me, da Gesù, la guarigione.

Signore,
la preghiera mi ha già guarito:
mi sento più sereno e più forte,
ora la croce più soave
e il giogo più leggero.

Se poi non mi è concessa la salute,
donami di rassomigliarti nell’amore
con cui, sulla Croce,
portasti i mali del mondo.

fonte: http://it.ismico.org/content/view/5884/150/

Tacere

Il tacere indica un'azione dell'essere umano. La persona si allena a tenere la bocca chiusa e a tacere soltanto steriormente, ma anche interiormente...Il silenzio esteriore è ancora semplice. Consiste nel far tacere tutti i pensieri che frullano continuamente per il capo...Per i monaci questo silenzio consiste soprattutto nella rinuncia a giudicare tutto...
... l'abate Giuseppe risponde: " Se vuoi trovare pace in questo e nell'altro mondo, in ogni occasione ripeti "chi sono io?", senza mai giudicare mai nessuno."
Possiamo soltanto tacere soltanto se rinunciamo a giudicare gli altri e a paragonarsi a loro. Non possiamo impedire in nessun modo che i pensieri del giudicare e del paragonarsi affiorino dentro di noi. Ma dobbiamo sempre distaccarcene e farli tacere.Dipende da noi quanto tempo trattenerli, una volta che ce ne siamo accorti che sono entrati nella nostra testa. Il tacere è soprattutto rinunciare a esprimere una valutazione.
Va appreso con fatica.Ma ne vale la pena
I monaci si esercitano anni in questa via del Silenzio.
(Grun A. Ritrovarsi nel silenzio. Queriniana)
Impariamo a tacere, lo possiamo fare se rinunciamo a giudicare tutto.