sabato 10 aprile 2010

Solo per oggi:
Non ti arrabbiare
Non ti preoccupare
Sii riconoscente
Lavora duro (per migliorare te stesso)
Sii gentile con gli altri

Quanto più chiudo gli occhi, allora meglio essi vedono,
perché per tutto il giorno guardano cose indegne di nota; ma quando dormo, nei sogni vedono te,
e, oscuramente luminosi, sono luminosamente diretti nell'oscuro.

Allora tu, la cui ombra le ombre illumina,
quale spettacolo felice formerebbe la tua persona
al chiaro giorno con la tua assai più chiara luce,
quando ad occhi senza vista la tua ombra così splende!

Quanto, dico, benedetti sarebbero i miei occhi,
guardando a te nel giorno vivente,
quando nella morta notte la tua bella ombra imperfetta, attraverso il greve sonno, su ciechi occhi posa!

Tutti i giorni sono notti a vedersi, finché non vedo te,
e le notti giorni luminosi, quando tu mi appari in sogno.


William Shakespeare - Sonetto n. 43

la Pasqua non è l’annullamento della Croce


Tommaso si arrende. Si arrende alle ferite che Gesù non nasconde, anzi esibisce: il foro dei chiodi, toccalo; lo squarcio nel fianco, puoi entrarci con una mano; piaghe che non ci saremmo aspettati, pensavamo che la Risurrezione avrebbe cancellato, rimarginato e chiuso le ferite del Venerdì Santo.
E invece no! Perché la Pasqua non è l’annullamento della Croce, ma ne è la continuazione, il frutto maturo, la conseguenza. Le ferite sono l’alfabeto del suo amore.
Il Risorto non porta altro che le ferite del Crocifisso, da esse non sgorga più sangue, ma luce. Porta l’oro delle sue ferite. Penso alle ferite di tanta gente, per debolezza, per dolore, per disgrazia. Nelle ferite c’è l’oro. Le ferite sono sacre, c’è Dio nelle ferite, come una goccia d’oro.
Ciascuno può essere un guaritore ferito. Proprio quelli che parevano colpi duri o insensati della vita, ci hanno resi capaci di comprendere altri, di venire in aiuto. La nostra debolezza diventa una forza. Come dice Isaia: guarisci altri e guarirà presto la tua ferita, illumina altri e ti illuminerai.

Vorremmo che la Pasqua fosse la festa per tutti e non resta che pregare e amare.
Lo faccio con le parole di Madre Teresa di Calcutta:
"Signore, Ti prego dona luce agli smarriti e disperati
per vedere la cupa profondità della loro tentazione.
Dà loro il Tuo amore affinché possano almeno intravedere
le ricchezze che Tu hai preparato per tutti noi.
Infondi in loro lo Spirito Santo
affinché possano vedere che Tu hai bisogno di loro
e li ami ed hanno ancora uno scopo nella vita,
quello di trasmettere l'amore e la misericordia che hai per loro.
Dà loro la speranza per il futuro e lasciali vivere, Signore".

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venerdì 9 aprile 2010

disprezzo per la ragione (aspernatio rationis)

Prendo da http://osteriavolante.myblog.it/2-buzzati/ una riflessione, togliendo il riferimento fattuale (spero che l'oste non mi rimproveri), perchè descrive il modo ormai comune di entrare a piedi giunti, solo per la voglia di mostrarsi, senza rendersi ormai conto del male che si provoca, rubando il pallone che l'altro aveva portato per giocare.

«Come esistono le malattie del corpo, così esistono malattie dello spirito. Ma se i malesseri del corpo possono avvenire senza colpa, ciò non è possibile con quelli dello spirito: tutti i suoi disturbi e i suoi disordini nascono infatti dal disprezzo per la ragione (aspernatio rationis) »

(Cicerone, Tusculanae Disputationes, Libro IV par.13-14)


...mai ....capirò perché dall’insulto si evince chiaramente che motore della critica non era affatto la curiosità – che avrebbe portato a domandarsi quale complesso percorso interiore mi abbia portato ad una certa riflessione – ma la voglia di far esplodere la propria egofania: chi la pensa come me è moderno, chi no è integralista. E' questa la pura "aspernatio rationis", lo stato di autismo intellettuale in cui non si giudica il ragionamento altrui per ciò che dice ma per il partito a cui apparterebbe, non secondo un criterio razionale di Verità ma in base a quanto è conforme alle proprie categorie mentali.

Quale piacere possa recare una simile caricatura della filosofia, che preferisce un mondo autistico ad una polis comune garantita da verità comuni ed universali, continua a sfuggirmi. Ma tant’è. Mi ricorda un celebre racconto di Buzzati, in cui c’è un uomo che ha una città personale, abitata e governata solo da lui. Una città che di giorno, brulicante com’è di curiosi turisti, provoca l’infinito orgoglio del suo padrone, tronfio per non doverla dividerla con nessun’altro; quando però cala la notte e l’uomo rimane solo con i suoi fantasmi, la spacconeria svanisce. Quasi quasi afferra quanto sia insensato il sogno di un feudo tutto per sé; dove di sicuro non c’è da confrontarsi con altre facce di Verità, dove diventa vero ciò che piace e falso ciò che dispiace, dove si è padroni incontrastati. Ma dove a farci compagnia non rimane che la nostra triste ombra. Siamo sicuri sia un progresso?

L’oste

giovedì 8 aprile 2010

I BAMBINI SONO DI SINISTRA.

Rodari per i piccoli.

I bambini sono di sinistra. Di sinistra si, senza dubbio.

Non soltanto per i pugnetti stretti in segno di protesta.

I bambini sono di sinistra perchè amano senza preconcetti, senza distinzioni.

I bambini sono di sinistra perchè si fanno fregare quasi sempre.

Ti guardano, cacci delle balle vergognose e loro le bevono, tutti contenti.

Sorridono, si fidano. Bicamerale! Si, dai.

I bambini sono di sinistra perchè stanno insieme litigano insieme. Insieme, però.

I bambini sono di sinistra, perchè se gli spieghi cos'è la destra piangono.

I bambini sono di sinistra, perchè se gli spieghi cos'è la sinistra, piangono lo stesso, ma un pà meno.

I bambini sono di sinistra perchè a loro non serve il superfluo.

Sono di sinistra perchè le scarpe sono scarpe, anche se prima o poi delle belle Nike, Adidas, Reebok, Superga gliele compreremo. Noi siamo nologo, ma di marca!

I bambini sono di sinistra malgrado l'ora di religione obbligatoria.

I bambini sono di sinistra grazie all'ora di religione obbligatoria.

I bambini sono di sinistra perchè comunque, qualsiasi cosa tu gli dica, che assomogli vagamente ad un ordine, fanno resistenza. Ora e sempre.

I bambini sono di sinistra perchè occupano tutti gli spazi della nostra vita.

I bambini sono di sinistra perchè fanno girotondi da tempi non sospetti.

I bambini sono di sinistra perchè vanno all'asilo con bambini africani, cinesi o boliviani, e quando il papà gli dice : " Vedi, quello lì,è africano", loro lo guardano come si guarda una notizia senza significato.

I bambini sono di sinistra perchè si commuovono, piangono, mentre noi adulti teniamo duro, ma si sa bene perchè.

I bambini sono di sinistra perchè se li critichiamo si offendono. Ma se li giudichiamo non invocano il legittimo sospetto, e se li condanniamo aspettano sereni l'indulto che prima o poi arriva:la mamma, Ciampi, il Papa.

I bambini sono di sinistra perchè si fanno un'idea del mondo che nulla ha a che fare con le regole del mondo.

I bambini sono di sinistra perchè se gli metti lì un maglioncino rosso ed un maglioncino nero, scelgono il rosso, salve turbe gravi, daltonismo od il suggerimento di chi fa il sondaggio.

I bambini sono di sinistra perchè Babbo Natale assomiglia a Karl Marx, perchè Robin Hood è di Avanguardia Operaia e fa gli espropri proprietari.

I bambini sono di sinistra perchè hanno orrore dell'orrore, perchè di fronte alla povertà, alla violenza, alla sofferenza, soffrono.

I bambini sono di sinistra perchè il casino è un bel casino e perchè l'ordine non si sa cos'è.

I bambini sono di sinistra perchè crescono e cambiano. I bambini sono di sinistra perchè tra Peter Pan e Che Guevara prima o poi troveranno il nesso.

I bambini sono di sinistra perchè, se ce la fanno, conservano qualcosa per dopo.

Per quando diventa più difficile, difficilissimo, ricordare di essere stati bambini.

Di sinistra, poi.

mercoledì 7 aprile 2010

Dite:

è faticoso frequentare i bambini.

Avete ragione.

Poi aggiungete:

perchè bisogna mettersi al loro livello,

ed abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi

piccoli.

Ora avete torto.

Non è questo che più stanca.

E' piuttosto il fatto di essere obbligati ad

innalzarsi fino all'altezza dei loro sentimenti.

Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla

punta dei piedi.

Per non ferirli.

- Janusz Korczak-

martedì 6 aprile 2010


Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
È il vostro campo che seminate con amore
e mietete con riconoscenza.
Ed è la vostra mensa e il vostro focolare.
Perché andate da lui con la vostra fame,
e da lui rivolgete il vostro bisogno di pace.
Quando il vostro amico si confida con voi,
non abbiate timore a dirgli "no",
e non esitate a dirgli "si".
E quando è silenzioso il vostro cuore
non cessi di ascolare il suo;
perché, senza bisogno di pa
role,
nell'amicizia tutti i pensieri, tutti i desideri,
tutte le speranze nascono
e sono condivise, con inesprimibile gioia.
Quando vi separate dal vostro amico, non rattristatevi;
perché ciò che più amate in lui
può diventare più chiaro in sua assenza,
come per lo scalatore la montagna
è più nitoda se vista dalla pianura.
E non ci sia altro scopo nell'amicizia
se non l'approfondimento dello spirito.
Perché l'amore che cerca altro
dallo schiudersi del proprio mistero non è amore,
ma una rete lanciata in avanti

che cattura solo ciò che è vano.
E date il meglio di voi stessi per l'amico.
Se deve conoscere il riflusso della vostra marea,
fate che ne conosca anche la piena.
Poiché che amico è il vostro,

per cercarlo solo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Perché lui può colamre il vostro bisogno,

ma non il vostro vuoto.
E che nella dolcezza dell'amicizia ci siano sempre risate,
e piaceri condivisi.
Perché nella rugiada delle piccole cose
il cuore trova il suo mattino,
e si ristora.
Gibran

-Cittadino del mondo-


"Il tuo Cristo è ebreo,
e la tua democrazia è greca.
La tua scrittura è latina
e i tuoi numeri sono arabi.
La tua auto è giapponese
e il tuo caffè è brasiliano.
Il tuo orologio è svizzero
e il tuo walkman è coreano.
La tua pizza è italiana
e la tua camicia è hawaiana.
Le rue vacanze sono turche,
tunisine o marocchine.
Cittadino del mondo,
non rimproverare il tuo vicino
di essere...straniero."
Graffito Munich

restituire all'altro la sua identità

Riporto volentieri queste righe dove siamo invitati a ripensare in chiave antropologica la giustizia. Carità, verità e giustizia: una riflessione antropologica

Giovanni Grandi - http://www.benecomune.net/

Tommaso d’Aquino suggerisce di pensare alla giustizia anzitutto come una forma di restituzione: giustizia è restituire agli altri ciò che spetta loro. Noi siamo spesso portati ad interpretare questo invito pensando alla restituzione dei beni, ma possiamo immaginare anche una prospettiva più schiettamente antropologica. All’altro devo restituire ciò che gli spetta ancor prima dei beni, cioè la sua identità. Significa che giusto è anzitutto chi è disponibile a riconosce le persone nella loro verità, a fare i conti con tutto ciò che sono, e non soltanto con aspetti più o meno graditi – o vagheggiati – della loro personalità.

lunedì 5 aprile 2010

Non adduciamo pretesti!


Non ti dico niente di troppo duro e pesante. Non ti proibisco di sposarti, non ti ordino di abbandonare le città e di lasciare gli impegni politici e civili. No, rimani dove ora vivi, e nelle funzioni attualmente esercitate, metti in atto la virtù. A dire il vero, io preferirei che per la perfezione della loro vita brillassero coloro che vivono nelle città, piuttosto che quelli che si sono ritirati a vivere sulle montagne [i monaci]… E tu non venire a dirmi: Ho impegni, moglie e figli; devo occuparmi della casa e non posso fare ciò che tu dici. Io ti assicuro che se tu fossi libero da tutti questi impegni, ma rimanessi nella stessa apatia in cui ora giaci, tutto ugualmente svanirebbe. Se, al contrario, pur con tutti questi impegni, tu fossi pieno di fervore, riusciresti a praticare la virtù. Una sola cosa è richiesta: la disposizione di un’anima generosa. Allora né l’età, né la miseria, né la ricchezza, né la mole degli affari e delle occupazioni, né qualunque altra cosa ti impedirà di essere virtuoso. E in verità si sono visti vecchi e giovani, coniugati e padri di famiglia, operai, artigiani, professionisti e soldati che hanno messo in pratica i comandamenti di Dio. Non adduciamo dunque vani pretesti!

(S. Giovanni Crisostomo - sec. IV)

http://www.bussola.it/montecroce/Crisostomo02.html

domenica 4 aprile 2010

Nessuno è più viandante di un cristiano

La strada che da Gerusalemme sale a Emmaus e "più oltre",
come la strada che va da Gerusalemme a Gerico,
come ogni altra strada del Vangelo,
non è mai una passeggiata.
Anche nei tempi più perduti, uno rischia l'Incontro:
 purché si metta in istrada.

I veri pellegrini son coloro che partono per partire.

Ovunque,
de' cuori spenti possono riaccendersi, s
e il Pellegrino di ogni strada rinnova la presenza.
Ovunque
è preparato un altare se appena osiamo gridare il nostro smarrimento
o la nostra pietà per chi deve camminare "più oltre",
mentre il giorno declina e l'ombra sale.
Ovunque
c'è una strada che può passare per il mio cuore:
e una strada che passa per il mio cuore è la mia storia,
l'unica che m'importa,
la sola che voglio leggere.

Quando coi Due uscii dal Cenacolo,
nell'aria viva del marzo, splendeva il meriggio:
ma le ore passano sul cuore alla loro maniera e
alla loro maniera vi incidono senza chiedermi se è così che io voglio,
se è così che va bene.

Chi è sulla strada non può impedire che gli avvenimenti l'accompagnino fino a una taverna,
ove la carità può ricomporre delle povere membra
e far vedere ai poveri occhi che non vedono più.
Nessuno è più viandante di un cristiano.
Un altro può sostare ove gli piace,
poiché davanti ad ogni sorgente l'attende una sete.
Il cristiano, ha la sete di tutte le cose visibili e invisibili;
la sete che non si può frazionare in piccole avventure,
saldato com'è a Qualcuno,
che pur non conoscendo ancora bene,
pur non sapendo con qual nome chiamarlo,
sa di dover cercare in un'Avventura
che gli impone il ritorno qualora la strada non cammini.

Da Tempo di Credere di Don Primo Mazzolari

Resurrezione (Che gioia ci hai dato), Gen Rosso

e adesso ti avremo per sempre.

Madre Teresa


Madre Teresa
'Non permettere mai che qualcuno venga da te e vada via senza essere migliore e più contento.' (Madre Teresa)
http://nonabbiatemaipaura.blogspot.com/