venerdì 9 aprile 2010

disprezzo per la ragione (aspernatio rationis)

Prendo da http://osteriavolante.myblog.it/2-buzzati/ una riflessione, togliendo il riferimento fattuale (spero che l'oste non mi rimproveri), perchè descrive il modo ormai comune di entrare a piedi giunti, solo per la voglia di mostrarsi, senza rendersi ormai conto del male che si provoca, rubando il pallone che l'altro aveva portato per giocare.

«Come esistono le malattie del corpo, così esistono malattie dello spirito. Ma se i malesseri del corpo possono avvenire senza colpa, ciò non è possibile con quelli dello spirito: tutti i suoi disturbi e i suoi disordini nascono infatti dal disprezzo per la ragione (aspernatio rationis) »

(Cicerone, Tusculanae Disputationes, Libro IV par.13-14)


...mai ....capirò perché dall’insulto si evince chiaramente che motore della critica non era affatto la curiosità – che avrebbe portato a domandarsi quale complesso percorso interiore mi abbia portato ad una certa riflessione – ma la voglia di far esplodere la propria egofania: chi la pensa come me è moderno, chi no è integralista. E' questa la pura "aspernatio rationis", lo stato di autismo intellettuale in cui non si giudica il ragionamento altrui per ciò che dice ma per il partito a cui apparterebbe, non secondo un criterio razionale di Verità ma in base a quanto è conforme alle proprie categorie mentali.

Quale piacere possa recare una simile caricatura della filosofia, che preferisce un mondo autistico ad una polis comune garantita da verità comuni ed universali, continua a sfuggirmi. Ma tant’è. Mi ricorda un celebre racconto di Buzzati, in cui c’è un uomo che ha una città personale, abitata e governata solo da lui. Una città che di giorno, brulicante com’è di curiosi turisti, provoca l’infinito orgoglio del suo padrone, tronfio per non doverla dividerla con nessun’altro; quando però cala la notte e l’uomo rimane solo con i suoi fantasmi, la spacconeria svanisce. Quasi quasi afferra quanto sia insensato il sogno di un feudo tutto per sé; dove di sicuro non c’è da confrontarsi con altre facce di Verità, dove diventa vero ciò che piace e falso ciò che dispiace, dove si è padroni incontrastati. Ma dove a farci compagnia non rimane che la nostra triste ombra. Siamo sicuri sia un progresso?

L’oste

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