sabato 24 luglio 2010

preghiera per il mio medico

Ti prego per il mio medico, Signore,
e ti ringrazio perche trovo in lui
il sacerdote del mio corpo
come nel sacerdote trovo il medico
della mia anima.
Illumina la sua intelligenza
nella diagnosi e nella cura;
guida la sua mano nel suo lavoro,
fallo tuo collaboratore.
Dammi fiducia in lui,
dagli fiducia in me;
facci credere nella medicina,
e nei miracoli che tu compi con il suo servizio.
 Che lui infonda serenità e confidenza,
che il suo contegno sia dignitoso sempre
che sia con tutti nobile
paterno, gentile.
Che non venda la sua scienza
e la sua coscienza;
che cerchi e salvi solo e sempre la vita,
ma sappia accettare la morte.
Fa che curando i corpi
sappia rispettare le anime
e che intenda la sua missione
anche come opera di misericordia:
nel malato veda un figlio di Dio 
e anche un suo fratello. Amen

venerdì 23 luglio 2010

fai del tuo tempo un eterno e riconoscente presente

Il tempo è troppo lento
per chi aspetta,
troppo rapido
per chi ha paura,
troppo lungo
per chi soffre,
troppo breve
per chi gioisce
Ma per chi ama,
il tempo non esiste

                                                                 Henry Van Dyke

perchè
è un eterno presente
cioè dono che si rinnova sempre.

Un uomo molto anziano stava scavando nel suo
giardino." Cosa stai facendo?", gli chiesero.
" Pianto alberi di mango" , rispose.
" Pensi di riuscire a mangiarne?".
" No, io non vivrò abbastanza, ma gli altri si.
Per tutta la vita ho gustato manghi
piantati da altri.
Questo è il mio modo di essere riconoscente".

( Antony De Mello )


Quando io ero piccolo mia madre era solita cucire tanto.
Io mi sedevo vicino a lei e le chiedevo cosa stesse facendo.
Lei mi rispondeva che stava ricamando. Osservavo il lavoro di
mia madre da un punto di vista più basso rispetto a dove stava
seduta lei, cosicché ogni volta mi lamentavo dicendole che dal mio
punto di vista ciò che stava facendo mi sembrava molto confuso.
Lei mi sorrideva, guardava verso il basso e gentilmente mi
diceva: " Figlio mio, vai fuori a giocare un po' e quando avrò
terminato il mio ricamo ti metterò sul mio grembo e ti lascerò
guardare dalla mia posizione".
Mi domandavo perché utilizzava dei fili di colore scuro
e perché mi sembravano così disordinati visti da dove stavo io.
Alcuni minuti dopo sentivo la voce di mia madre che mi diceva:
"Figlio mio, vieni qua  siediti sul mio grembo", io lo
facevo immediatamente e mi sorprendevo e mi emozionavo
al vedere i bei fiori o il bel tramonto nel ricamo. Non
riuscivo a crederci; da sotto si vedeva così confuso.
Allora mia madre mi diceva: "Figlio mio, di sotto si vedeva
confuso e disordinato ma non ti rendevi conto che di
sopra c'era un progetto.
C'era un disegno, io lo stavo solo seguendo.
Adesso guardalo dalla mia posizione e saprai ciò che stavo
facendo".

~ ~ ~

Molte volte lungo gli anni ho guardato il cielo e ho detto:
Padre, che stai facendo?".
E lui risponde: "Sto ricamando la tua vita".
Allora replico: "Ma si vede così confuso, è tutto un disordine.
I fili sembrano così scuri, perché non sono più brillanti?".
E Dio sembra dirmi: "Figliolo mio, occupati del tuo
lavoro... e io faccio il mio.
Un giorno ti porterò in cielo e ti metterò sul mio
grembo e vedrai il disegno dalla mia posizione...
E allora capirai...!!!".
(Da Qumran2)

 
Solo se si desidera qualcosa intensamente
si può andare fino in fondo,
superando ogni ostacolo 

con grande tenacia e con fiducia 
che da la certezza di poter imparare
dai propri errori.

LA PREGHIERA DEL SILENZIO


del vescovo Anthony Bloom

Quando diciamo che stiamo dinanzi a Dio, pensiamo sempre che siamo qui, e che Dio è là, esterno a noi. Se cerchiamo Dio in alto, davanti o attorno a noi, non lo troveremo. San Giovanni Crisostomo diceva: “Trovate la porta della camera segreta del vostro cuore, e scoprirete che è la porta del Regno dei cieli”. Sant’Efrem il Siro dice che Dio, quando creò l’uomo, mise nel più profondo di lui tutto il Regno, e che il problema della vita umana è di scavare abbastanza in profondità per giungere fino al tesoro nascosto. È per questo che, per trovare Dio, dobbiamo scavare, alla ricerca di questa camera segreta, di questo luogo dove si trova il Regno di Dio al cuore stesso del nostro essere, dove Dio e noi possiamo incontrarci.



Il migliore strumento, quello che supererà tutti gli ostacoli, è la preghiera. Il problema è di pregare con attenzione, semplicemente e nella verità, senza sostituire il vero Dio con un falso dio qualunque, con un idolo, con un prodotto della nostra immaginazione, e senza cercare di vivere un’esperienza mistica. Concentrandoci su ciò che diciamo, certi che ogni parola che pronunciamo raggiunge Dio, possiamo utilizzare le nostre parole, o le parole di quelli che sono più grandi di noi per esprimere meglio, di quanto lo potremmo noi, ciò che proviamo o sentiamo oscuramente in noi. Non è con la molteplicità delle parole che saremo ascoltati da Dio, ma con la loro veridicità. Quando usiamo le nostre parole, dobbiamo parlare a Dio con precisione, senza cercare di farla lunga o farla corta, ma parlare con verità.



Ci sono momenti in cui le preghiere sono spontanee e facili, altre dove ci sembra che la fonte si sia esaurita. È allora che è necessario utilizzare le preghiere di altri che esprimono fondamentalmente ciò che crediamo, tutte queste realtà che in questo momento non sono vivificate da una reazione profonda del nostro cuore. Dobbiamo allora pregare con un doppio atto di fede, non soltanto in Dio ma anche in noi stessi, fiduciosi in questa fede che si è offuscata ma che fa tuttavia parte integrante del nostro essere.



Ci sono momenti in cui non abbiamo alcun bisogno di parole, né delle nostre né di altri, e preghiamo allora in silenzio. Questo silenzio perfetto è la preghiera ideale, purché tuttavia il silenzio sia reale e non un sogno ad occhi aperti. Abbiamo molta poca esperienza di ciò che significa il silenzio profondo del corpo e del cuore, quando una serenità assoluta riempie il cuore, quando una pace totale riempie il corpo, quando non c’è nessuna agitazione di nessun tipo e ci troviamo dinanzi a Dio, completamente aperti in un atto d’adorazione. Ci possono essere momenti in cui ci sentiamo bene fisicamente, e mentalmente rilassati, stanchi delle parole perché ne abbiamo già troppo utilizzato; non vogliamo agitarci e ci sentiamo bene in quest’equilibrio delicato; ci troviamo là sul bordo del sogno ad occhi aperti. Il silenzio interiore è un’assenza di qualsiasi tipo di agitazione del pensiero o delle emozioni, ma è una vigilanza totale, una apertura a Dio. Dobbiamo conservare il silenzio assoluto quando lo possiamo, ma non dobbiamo mai lasciarlo degenerare in un semplice piacere. Per evitare ciò, i grandi autori dell’Ortodossia ci avvertono di non abbandonare mai completamente le forme normali della preghiera, poiché anche coloro che avevano raggiunto questo silenzio della contemplazione giudicavano necessario, ogni volta che erano in pericolo di rilassamento spirituale, reintrodurre le parole della preghiera fino a che la preghiera avesse rinnovato il silenzio.



I Padri Greci mettevano questo silenzio, che chiamavano hesychia, allo stesso tempo come punto di partenza e punto d’arrivo di una vita di preghiera. Il silenzio è lo stato nel quale tutte le facoltà dell’anima e del corpo sono completamente in pace, calme e raccolte, concentrate e perfettamente vigilanti, libere da qualsiasi agitazione. I Padri utilizzano spesso nei loro scritti l’immagine dello stagno: finché ci sono delle crespe sulla superficie, nulla può essere correttamente riflesso, né gli alberi né il cielo; quando la superficie è completamente calma, il cielo si riflette perfettamente, come gli alberi della riva, e tutto è distinto come nella realtà.



Un’altra immagine dello stesso tipo utilizzata dai Padri è quella del fango che, finché non si posa sul fondo dello stagno, lontano da qualsiasi agitazione, intorbida la trasparenza dell’acqua. Queste due analogie si applicano allo stato del cuore umano. “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Matteo 5, 8). Fino a quando il fango è agitato nell’acqua, non è possibile una visione chiara, e fino a quando ci sono crespe sulla superficie, gli oggetti che circondano lo stagno non possono riflettersi senza deformazioni.



Fino a quando l’anima non è in riposo, non ci può essere visione, ma quando la pace ci ha permesso di trovarci in presenza di Dio, allora un altro tipo di silenzio, molto più assoluto, interviene: il silenzio di un’anima che non è soltanto calma e raccolta, ma alla quale la presenza di Dio impone rispetto e adorazione; un silenzio nel quale, secondo le parole di Giuliana di Norwich, “la preghiera unisce l’anima a Dio”.


«oggi» la si può dire finché si è vivi e anche da vecchi

PREGHIERA DEL MATTINO
Padre Santo, all'inizio di questo giorno, rendimi consapevole del momento opportuno che è questa nuova giornata. Tu mi doni il tempo perché il seme, che cadde in un luogo solo e risuscitò nel mondo intero, sia oggi accolto nella mia persona. Donami il tuo Santo Spirito che irrighi il terreno arido e porti molto frutto.

La penitenza non si misura dalla durata, ma dall’ardore

Questa parola «oggi» la si può dire finché si è vivi e anche da vecchi, giacché il valore della penitenza non si misura col tempo ma con la disposizione dell’anima. Così gli abitanti di Ninive non ebbero bisogno di pregare molti giorni per cancellare il loro peccato, ma in meno di un giorno fecero sparire la loro iniquità. Il ladrone non ebbe bisogno di molto tempo per ottenere l’ingresso in paradiso, ma giusto nel tempo che si dice una sola parola, si tolse di dosso i peccati di tutta la vita e, prima ancora degli Apostoli, ricevette il premio. Vediamo che anche i martiri hanno ottenuto splendide corone non in molti anni, ma in pochi giorni e spesso anche in uno solo. Abbiamo dunque bisogno soprattutto di coraggio e di buona disposizione, e se disporremo la nostra coscienza a detestare la vita cattiva e a metterci per quella buona con animo così risoluto come Dio vuole e richiede, la brevità del tempo non ci toglierà niente, giacché molti, che erano ultimi, sono passati davanti ai primi. Non è infatti cosa tanto tremenda il cadere, quanto il rimanere a terra senza rialzarsi, con la cattiva volontà e l’indifferenza, nascondendo la debolezza del nostro libero arbitrio sotto pensieri di disperazione. A questi tali quasi dubbioso il profeta dice: Forse che chi è caduto non si rialza, o chi s’è allontanato non ritorna?
San Giovanni Crisostomo
INVITO A PENITENZA
 Esortazione a Teodoro caduto in peccato

giovedì 22 luglio 2010

Gli amici e i loro limiti. Abbiamo bisogno di amici.

Gli amici ci guidano, si prendono cura di noi,
si accostano a noi con amore,
ci consolano nel tempo del dolore.
Anche se parliamo di «farci degli amici»,
gli amici non si possono fare.
Gli amici sono un dono di Dio;
ma Dio ci dà gli amici di cui abbiamo bisogno,
quando ne abbiamo bisogno,
se confidiamo totalmente nell'amore di Dio.
Gli amici non possono sostituire Dio.
Hanno dei limiti e delle debolezze come noi.
Il loro amore non è mai perfetto, non è mai completo.
Nei loro limiti essi possono però essere dei segnali nel nostro cammino
verso l'amore illimitato e incondizionato di Dio.
Godiamo degli amici che Dio ha mandato sul nostro cammino.
Henri J.M. Noewen da “Pane per il Viaggio”



Quando l'amico vi confida il suo pensiero,
non negategli la vostra approvazione, 
né abbiate paura di contraddirlo.
E quando tace, 
il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore:
Nell'amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa
nasce in silenzio e 
viene condiviso con inesprimibile gioia.
Quando vi separate dall'amico non rattristatevi:
La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate,
come allo scalatore la montagna 
è più chiara della pianura.
E non vi sia nell'amicizia altro scopo 
che l'approfondimento dello spirito.
Poiché l'amicizia che non cerca in tutti i modi
lo schiudersi del proprio mistero non è amicizia,
ma una rete lanciata in avanti e che afferra 
solo ciò che è vano. 
postato da: larosadigerico

I volti degli amici
sono come Terra Promessa:
pochi metri
di zolla nera e feconda
che conosco palmo a palmo,
come il ramificarsi
delle vene su una mano.
I volti dei miei amici
sono come lo specchio del tempo.
Li interrogo in silenzio la sera:
negli occhi s'è fissata
e ancora vive, tutta,
l'avventura di un giorno:
ancora inseguono
scomode immagini,
come mozziconi
che nessuno osa spegnere
in ceneri di indifferenza.
Dilaga nella piega
degli occhi
la lotta dei disperati,
l'amore dei folli,
questo nostro sperare
contro ogni speranza.
Sui volti dei miei amici
ripercorro ogni giorno
il sentiero inquieto
delle nostre domande
senza risposta.
Unica certezza
-tra sabbie e deserti
di scelte provvisorie-
il Cristo Presenza e Assenza,
vicino come la carne
di uno sposo,
e atteso nella notte
con fiaccole
che faticano al vento
quasi fossero
sul punto di morire.
E noi, amici?
Noi chiamati
a rischiare la notte,
a decidere al buio
-quando fioca è la luce-
per un cammino o per l'altro.
Perché non parli, o Signore?
Nostra nuova condizione
è non sapere e sperare
contro ogni speranza.
Volti dei miei amici
volti senza presunzione,
immagine
della speranza dei folli.
Volti dei miei amici,
la terra del domani.
(Angelo Casati)
 
Credo in te, amico.
Credo nel tuo sorriso,
finestra aperta nel tuo essere.
Credo nel tuo sguardo,
specchio della tua onestà.
Credo nella tua mano,
sempre tesa per dare.
Credo nel tuo abbraccio,
accoglienza sincera del tuo cuore.
Credo nella tua parola,
espressione di quel che ami e speri.
Credo in te, amico,
così, semplicemente,
nell'eloquenza del silenzio.

Elena Oshiro

mercoledì 21 luglio 2010

dedicato ai dirigenti che stanno formando la propria squadra

Destinatario: Gesù, Figlio di Giuseppe
                      Falegnameria, Nazaret
Gentile Signore,
            La ringraziamo per averci trasmesso il curriculum vitae dei dodici uomini che Lei ha scelto per affidare loro un posto di responsabilità nella Sua nuova organizzazione. Dopo un serio esame, tests e colloqui, siamo giunti alle seguenti conclusioni.  La maggior parte dei candidati manca di esperienza, di formazione e di attitudini per il tipo di organizzazione che Lei intende realizzare. Non sanno lavorare in equipe e la loro conoscenza delle lingue straniere è insufficiente.
SIMON PIETRO è emozionalmente instabile e soggetto al cambio di umore.
ANDREA non è in grado di assumersi alcuna responsabilità.
I due fratelli GIACOMO e GIOVANNI, figli di Zebedeo, antepongono il loro interesse personale ad un serio impegno per la società.  
TOMMASO è portato a mettere in discussione gli ordini ed influisce negativamente sul resto del gruppo.
Ci sentiamo in dovere di informarLa che MATTEO figura nella lista nera del Sinedrio per mancanza di trasparenza amministrativa. 
GIACOMO rivela tendenze marcate alla radicalizzazione e all’utopia, alternandole con momenti di depressione.
I contatti di SIMONE, chiamato Zelota, con gruppi estremisti, indicano che è un soggetto difficile da controllare.  
Ci pare che ci sia solo un candidato al di sopra della media: GIUDA ISCARIOTA. Ha una ricca immaginazione, ama il rischio, è agevole nei contatti ed ha amicizie altolocate. Ha il senso della discrezione e dell’organizzazione. E’ molto motivato e ambizioso.  
Restiamo a Sua disposizione per completare la Sua ricerca e fornirLe la consulenza necessaria per lo sviluppo della Sua nuova organizzazione, a cui auguriamo ottimi risultati.
Jordan
Consulente d’impresa – Gerusalemme

(dalla rivista francese “Regard sur l’actualité”)
Ogni mattina è una giornata intera che riceviamo dalle mani di Dio.
Dio ci dà una giornata da Lui stesso preparata per noi.
Non vi è nulla di troppo e nulla di “non abbastanza”,
nulla di indifferente e nulla di inutile.
È un capolavoro di giornata che viene a chiederci di essere vissuta.
Noi la guardiamo come una pagina d’agenda,
segnata da una cifra, da un mese.
La trattiamo alla leggera come un foglio di carta.
Se potessimo frugare il mondo e vedere questo giorno elaborarsi e nascere dal fondo dei secoli,
comprenderemmo il valore di un solo giorno umano.
Madeleine Delbrel
"Che gioia credere"

DIECI MINUTI DAVANTI ALLA MADONNA

Caro figliolo, se tu sapessi il bel regalo che ti fa la Provviden­za nel condurti davanti a me!... 
Io sono la tua madre, e posseggo tesori innumerevoli uniti al desiderio ardentissimo di riversarli sopra di te.. 
Sta dunque allegro e fatti coraggio!
Che hai?,. Non mi sembri rivestito di quella letizia che tanto mi pace... Qual fronte può non essere serena dinanzi a me?. Deh! sveglia il tuo fervore, accendi il tuo zelo... Perché vuoi mortificarmi col non mostrarti tutto allegro ai miei piedi?'
Siano pur gravi le angustie di un povero infermo; esso però si copre di gioia, quando vede al suo fianco un. medico che può guarirlo... Figlio, io sono la medicina di tutti i mali.
In mezzo a una burrasca di mare i passeggeri non temono, quando ha con sé un bravo pilota che li rassicuri, sian pur grandi i tuoi pericoli: di che temi se nella tua navicella vi son io?
Ma voglio che tu mi parli delle tue miserie, se vuoi che io sia la tua salute: voglio che tu mi riveli i tuoi pericoli, se brami che io te ne scampi.
Abbi confidenza in me, oh figliolo: il mio cuore non si apre davanti a quelli che non si slanciano fra le mie braccia, come tu pargoletto, usavi con ]a tua genitrice.
Io sono tutta soavità e dolcezza: io mi appello la Madre della Pietà e della Misericordia. Nessuno si è mai pentito d' avermi messo a parte de' suoi segreti, d'avermi ragionato delle sue sventure, di avermi scoperto le sue piaghe, d'avermi rivelata la sua povertà.
Rammentati: nelle nozze di Cana il mio cuore non poté resi­stere dinanzi a quella nube di confusione, che per mancanza del vino stava per cadere sopra i due sposi; e vuoi che non mi inte­nerisca dinanzi ad affari di più grande importanza e allo spetta­colo di vere disgrazie? Apri il tuo cuore davanti a me, e lasciati beneficare da chi ti ama.
Lo  so che vivi in un mondo pieno purtroppo di fallaci lusin­ghe, che notti e giorni ti insidiano... Lo so che le tue passioni sono vive ed ardenti... Lo so, che è grande la tua debolezza...
che spesso ti lasci illudere, e commetti mancanze di fedeltà al mio Figliuolo... ma eccomi qui: sono pronta ad aiutarti, purché tu sii pronto a ricevere i miei doni.
Mostrami la tua mente... Oh! perchè quei pensieri di orgo­glio, di invidia, di gelosia, di vanità, di carne?.. Dammi il tuo intelletto e lo purificherò come l'oro.
Apri il tuo cuore... Di che temi? Perchè tanta ritrosia? Corag­gio... Ah, povero cuore! Quanti affetti lo lacerano!,.. Quanta pol­vere lo deturpa...quante ombre lo oscurano!...Quante piaghe lo vestono!... Dallo a me... il mio Gesù pose nelle mie mani il Cuor suo, e tu dubiterai di farlo?.. Eleggimi, o caro, regina del tuo cuore, e lo vedrai cambiato in una sorgente di felicità per te.
Dimmi adesso: il tuo esterno, come lo  regoli?.. Come vegli sui tuoi sguardi?.. Come sei parco e giusto nelle tue parole?. Come custodisci le tue orecchie?…Come ti regoli nel tutto insieme della tua persona?.. Cotesto rossore, che ti compare sul volto, è una ri­sposta eloquentissima. Non ti scoraggiare, o figliuolo: se il tuo in­terno sarà nelle mie mani, il tuo esterno diventerà Santo e prezioso.
Mi prometti di metterne mani all' opera?.. Che rispondi?.. Deh, non darmi una negativa che mi riuscirebbe troppo amara!... Non volerti avvilire!... Io sarò sempre con te...ti spianerò ogni via... ti renderò facile quello che è difficile...
Su, da bravo alzati e cammi­na con me nel  nobile sentiero delle cristiane virtù.

Torna spesso ai miei piedi, o figliuolo... innamorati delle mie lezioni... lasciati guidare da me, e non. avverrà mai, che tu metta il piede in fallo, e che tu perda il regno dei cieli.
Santa Madre di Dio, noi ci rifugiamo sotto il manto della vostra protezione, non disdegnate le nostre preghiere in qualsivoglia bisogno, ma liberate ci sempre da tutti i pericoli, o Vergine gloriosa e benedetta». 
Con permissione del Superiore Ecclesiastico Santuario Basilica Madonna della Bozzola GARLASCO (PV) (è il foglietto che troverete davanti al simulacro della Madonna, in Santuario, per pregare quando si è soli davanti a Lei)

siate fedeli al vostro "sì" di oggi

«Signore, per quanti sforzi faccia 
io non riesco ad evitare certi peccati.
Signore, perdonami se non so realizzare il tuo disegno
ma tu sai che soffro per questo e sai che ti voglio bene.
Fa che la mia debolezza non diventi mai
lo strumento di misura del bene e del male.
Solo questo ti chiedo:
aiutami a confessare sempre e umilmente i miei peccati
e compi tu ciò che manca al mio tentativo.


«...Dio è misericordia. Misericordia: la parola che rivela e svela l'essenza di Dio per l'uomo nel suo cammino quaggiù. Cristo è il nome della misericordia. Vi auguro che siate fedeli al vostro "sì" di oggi; anche nella bufera più stolida non abbandonate questo punto di sicurezza che è l'anticipo dell'Eterno nel mondo presente...»
[Don Giussani]
San Josemarìa Escrivà.

«... non si riesce a badare a tutto; non si sa a che dedicarsi e si finisce per non concludere nulla. In una simile situazione, l’anima rimane esposta all’invidia e cerca rifugio nella fantasticheria, che allontana dalla realtà e finisce con l’addormentare la volontà. È ciò che spesso ho chiamato mistica del magari, fatta di vani sogni e di falsi idealismi: magari non mi fossi sposato, magari avessi un altro lavoro, magari avessi una salute migliore, o meno anni o più tempo a disposizione!

Il rimedio (costoso, come qualsiasi cosa di valore) sta nel

cercare il vero centro della vita umana, ciò che a tutto può dare il giusto posto, un ordine e un senso: il rapporto con Dio 
attraverso un’autentica vita interiore. 
Se vivendo in Cristo abbiamo in Lui il nostro centro, scopriamo il senso della missione affidataci, abbiamo un ideale umano che diventa divino, nuovi orizzonti e nuove speranze ci si aprono dinanzi, e arriviamo sino a sacrificare con gioia non già questo o quell’aspetto della nostra attività, ma la vita intera, dandole così, paradossalmente, il compimento più profondo...»

Preghiera per i Momenti di Depressione

(Ignacio Larrañaga)

Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Improvvisamente un'immensa pesantezza è caduta su di me,
e non so dove fuggire.
Non ho più voglia di vivere.
Dove sei Signore?
Trascinato senza vita, verso un deserto immobile,
soltanto ombre circondano le mie frontiere.
Come posso uscirne?
Pietà di me, mio Dio...
Come una città assediata,
mi circondano, mi opprimono,
mi soffocano l'angoscia,
la tristezza, l'amarezza, l'agonia.
Come si chiama tutto questo?
Nausea? Tedio della vita?
Non ti dimentico, Gesù,
Figlio di Dio e servo del Padre,
che là, nel Getsemani, il tedio e l'agonia
ti oppressero fino a farti versare lacrime e sangue.
Una pesante tristezza di morte inondò la tua anima,
come un mare amaro... Ma tutto passò!
Io so, che anche la mia notte passerà.
So che squarcerai queste tenebre, mio Dio,
e domani spunterà la consolazione.
Cadranno le grosse mura e di nuovo potrò respirare.
La mia anima sarà visitata e tornerà a vivere.
Grazie, mio Dio, perché tutto è stato un incubo,
soltanto l'incubo di una notte che è già passata.
Adesso donami pazienza e speranza.

E si compia in me, la Tua volontà, mio Dio. Amen.

martedì 20 luglio 2010

Abbiamo noi pure abbondante materiale sul quale riflettere e convertirci

Parola - Vangelo Mt 12, 46-50In quel tempo, mentre Gesù parlava... qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». Ed egli... stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».

Riflessione
Nel contesto evangelico, alcuni parenti vogliono andare a prendere Gesù e portarlo a casa, perché, secondo loro, è fuori di sé, esagera nel lavoro, è imprudente nel contraddire i notabili del popolo: si è messo su una strada pericolosa. Gesù non può riconoscere come parenti coloro che gli sono di ostacolo nel portare a termine la missione affidatagli dal Padre, quelli che non collaborano attivamente alla venuta del Regno. I parenti di Gesù sono coloro che ascoltano la sua parola e la mettono in pratica. Questo esattamente sta facendo in modo perfetto Maria, sua madre, della quale le folle, forse, conoscono unicamente la dignità dell'affinità del sangue, ma ignorano la completa risposta che essa dà, giorno dopo giorno, a quanto Dio le chiede. Abbiamo noi pure abbondante materiale sul quale riflettere e convertirci, se non vogliamo correre il rischio di non essere riconosciuti da Cristo, come suoi discepoli, oggi e nel giorno del giudizio.http://www.laparola.it/meditaoggi.php

lunedì 19 luglio 2010

I nostri propositi assomigliano spesso alle chiacchiere : "Farò... Dirò... Rimedierò..."

Una donna, che non aveva grandi risorse economiche, trovò un uovo. Tutta felice, chiamò il marito e i figli e disse: "Tutte le nostre preoccupazioni sono finite. Guardate un po': ho trovato un uovo! Noi non lo mangeremo, ma lo porteremo al nostro vicino perché lo faccia covare dalla sua chioccia. Così presto avremo un pulcino, che diventerà una gallina. Noi naturalmente non mangeremo la gallina, ma le faremo deporre molte uova, e dalle uova avremo molte altre galline, che faranno altre uova. Così avremo tante galline e tante uova. Noi non mangeremo né galline né uova, ma le venderemo e ci compreremo una vitellina. Alleveremo la vitellina e la faremo diventare una mucca. La mucca ci darà altri vitelli, finchè avremo una bella mandria. Venderemo la mandria e ci compreremo un campo, poi venderemo e compreremo, compreremo e venderemo"
Mentre parlava, la donna gesticolava. L'uovo le scivolò di mano e si spiaccicò per terra.

I nostri propositi assomigliano spesso alle chiacchiere di questa donna: "Farò... Dirò... Rimedierò...".
 Passano i giorni e gli anni, e non facciamo niente...
http://larosadigerico.splinder.com/

Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio.

PREGHIERA DEL MATTINO
Signore, conoscere te è la vita eterna, servirti è la pace perfetta. Difendici, ti preghiamo, dagli assalti dei nemici che tentano di allontanarci da te, unico vero Dio, che ti sei rivelato a noi in Gesù crocifisso e risorto. Fa' che oggi la nostra ricerca di te sia autentica, che le nostre azioni siano secondo la tua volontà. Noi vogliamo ascoltare la tua parola per vivere quella economia umile e nascosta del regno che essa ci insegna, ma siamo consapevoli della nostra fragilità e delle nostre debolezze. Vieni in nostro soccorso e vinci in noi ogni egoismo e ogni chiusura. Te lo chiediamo per Cristo Gesù nostro Signore. Amen.
 SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 49)
Perché vai ripetendo i miei decreti
e hai sempre in bocca la mia alleanza,
tu che detesti la disciplina
e le mie parole te le getti alle spalle? R.
Hai fatto questo e dovrei tacere?
forse credevi ch'io fossi come te!
Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora,
a chi cammina per la retta via
mostrerò la salvezza di Dio".
PREGHIERA DELLA SERA
O Dio, ogni desiderio di santità, ogni intenzione buona e ogni opera di giustizia vengono da te. Conferma i nostri cuori nell'obbedienza ai tuoi comandamenti. Illumina le nostre menti, perché le tenebre che scendono in questa sera ad avvolgere la terra non abbiano il sopravvento. Donaci il riposo, la serenità, la calma e fa' che, trascorsa la notte, noi possiamo risvegliarci gioiosi per cantare le tue lodi.

domenica 18 luglio 2010

Gesù appariva allora come colui che disturba...oggi IL POVERO DISTURBA!!

LETTERA DELLA TENEREZZA DI  DIO 
IL POVERO DISTURBA!!
                 Ognuno di noi può rendersi conto che i più poveri non sono al cuore della Chiesa visibile ma ne sono lontani. Questa è una realtà che ferisce molto, è la più grande delle divisioni ed è a partire da queste parti più povere e più ferite che Gesù vuole ricostruire il suo corpo.
                Gesù è morto perché voleva mettere il povero al cuore della comunità. I lebbrosi, la gente sporca e ripugnante a quei tempi erano esclusi dal tempio. Gesù appariva allora come colui che disturba.
                Sappiamo quanto sia grande la lotta all’interno di noi stessi, perché la via discendente ci fa incontrare il povero e il povero ci disturba. Infatti, non si tratta di fare qualcosa per lui ma di entrare in relazione con lui e non sappiamo dove ci porterà tutto questo, perché ci chiederà qualcosa che non vorremmo. Vivere un’alleanza con il povero significa mettersi in comunione con lui e diventare vulnerabili, significa perdere la propria libertà per acquistare una nuova libertà, quella dell’amore. Il povero rimane pericoloso; chiama al cambiamento, ad una trasformazione, ad una conversione radicale.
                Mi ricordo che un giorno a Parigi sono stato avvicinato da una donna che aveva l’aria fragile e ferita. Mi chiedeva dieci franchi. Ho voluto sapere il perché e mi rispose che era appena uscita dall’ospedale psichiatrico e che era malata. Abbiamo iniziato a parlare e a un certo punto mi sono reso conto che se continuavo sarebbe diventato troppo pericoloso perché di certo l’avrei invitata a pranzo e non avrei più potuto lasciarla per la strada. E ho sentito salire dentro di me ogni sorta di potenza che mi diceva di fermarmi. Le ho dato dieci franchi e sono andato all’appuntamento che avevo.
                Se ci si avvicina troppo al povero si perde la propria libertà personale. A un certo punto si arriva ad una svolta senza ritorno che cambia la nostra vita. Mi sono reso conto che facevo esattamente come il prete e come il levita della storia del buon samaritano che hanno continuato la loro strada fino a Gerico. Abbiamo fatto tutti questa esperienza.
                La via discendente ci porta al povero che grida ed è una strada molto pericolosa. Non parlo soltanto delle persone che hanno un handicap ma anche di quel tale o tal altro assistente del mio focolare che piange o si arrabbia e che porta dentro di sé la fragilità umana. Avvicinarsi a lui può essere molto pericoloso ed è preferibile allontanarsi. A volte è molto più facile dare dei soldi ad un povero piuttosto che avvicinarsi a lui.
                                                                                                                              JEAN VANIER

l'utilità e la gioia divina che la solitudine e il silenzio del deserto portano a coloro che li amano

PREGHIERA DEL MATTINO
Signore Gesù Cristo, mi commuove e mi fa gioire il fatto che tu ami gli uomini e le donne e che sei stato loro amico. Per esempio, sei stato amico delle due sorelle, Marta e Maria. Tu hai accolto anche me nella cerchia dei tuoi amici. Quando leggo o ascolto la tua parola, tu mi sei presente e mi parli.
Oggi vuoi accompagnarmi durante la mia giornata e sul mio cammino. Ti ringrazio. Voglio orientare la mia vita secondo te e la tua parola.
Sii vicino a tutti coloro che non ti conoscono, che non si sono uniti a te, e che oggi hanno particolarmente bisogno del tuo sostegno.
Poiché tu sei nostro amico, tu il Figlio di Dio che offri il tuo amore agli uomini, io sono colmo di speranza per tutti loro. Voglio lodarti e glorificarti.
MEDITAZIONE
Solo coloro che ne hanno fatto personalmente l'esperienza conoscono l'utilità e la gioia divina che la solitudine e il silenzio del deserto portano a coloro che li amano.
Là infatti gli uomini forti possono raccogliersi come desiderano, rimanere con se stessi, coltivare assiduamente i germi della virtù, nutrirsi con gioia dei frutti del paradiso. Là ci si sforza di acquisire l'occhio il cui sguardo trafigge d'amore lo Sposo divino, e la purezza del quale concede di vedere Dio. Là, dove ci si consacra ad un piacere pieno, e dove ci si ferma in un'azione tranquilla. Là Dio concede ai suoi atleti, per la fatica della lotta, la ricompensa desiderata: una pace che il mondo ignora, e la gioia nello Spirito Santo.
Questa è la parte migliore, che Maria ha scelto e che non le sarà tolta. Come vorrei, fratello carissimo, che tu ardessi di amore divino. Che questa carità venisse ad abitare il tuo cuore, e che ben presto la gloria del mondo, seduttrice ingannevole, ti apparisse miserabile. Tu rifiuteresti allora con facilità le ricchezze, la preoccupazione delle quali ti appesantisce l'anima. Che cosa vi è infatti di più contrario alla ragione, alla giustizia, alla natura stessa che preferire la creatura al Creatore e perseguire valori deperibili piuttosto che beni eterni?
L'amore di Dio è tanto più utile quanto più giusto. Che cosa vi è di più giusto e di più utile, di più innato, di più conveniente per l'uomo che amare ciò che è bene? E che cosa vi è di più buono di Dio stesso? Più ancora, vi è un altro bene, se non Dio? Così l'anima santa che ha qualche sentimento di questo bene, del suo splendore, della sua lucentezza senza paragoni, arde di amore celeste e grida: "L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?" (Sal 42,3).
SAN BRUNO

L’uomo non può essere a lungo felice se non attinge alle sorgenti della vita spirituale, celate nelle profondità dell’anima.

.. Gli uomini del mondo hanno dimenticato le gioie del silenzio e la pace della solitudine che pur sono necessarie, in qualche misura, alla pienezza della vita umana. Non tutti sono chiamati ad essere monaci, ma tutti abbisognano di quel tanto di silenzio e di solitudine che permetta loro di avvertire, almeno di tanto in tanto, nel profondo, la segreta voce del loro più vero essere. Quando non si ode quella voce, quando uno non raggiunge quella pace spirituale che viene dalla perfetta identificazione con quel che uno davvero è, la vita rimane misera, faticosa. L’uomo non può essere a lungo felice se non attinge alle sorgenti della vita spirituale, celate nelle profondità dell’anima. Se uno è sempre via da quella che è la sua vera casa, chiuso fuori dalla sua solitudine spirituale, non è più una vera persona. Non vive più da uomo, e nemmeno diventa un vero animale; piuttosto una specie di automa, che funziona ma senza gioia, perché ha perso tutta la spontaneità. Non è più mosso dal di dentro, costui, ma dal di fuori; non decide più niente da sé, lascia che si decida per lui; non domina più il mondo esterno, ne è dominato. È spinto attraverso la vita da una serie di urti con il mondo esterno; la sua vita non è più quella di un essere umano, ma l’esistenza di una palla da biliardo vivente, di un essere senza scopo, senza più segno di alcun vitale rapporto con la realtà.
Nel proporre come esempio di santità della vita monastica, la Chiesa non vuole soltanto accusare il mondo e mortificarlo per la sua iniquità. La Chiesa è madre affettuosa e .. vuole aiutare gli uomini a progredire e ad essere felici; non intende ... punirli e privarli di quel poco di gioia e di vitalità che conservano ancora nell’anima. La vita monastica perciò deve essere vista come una testimonianza della purezza e della fecondità della vita della Chiesa; è soprattutto in questo senso che il monachesimo manifesterà sempre le inesauribili riserve di santità di cui la Chiesa dispone. Perché santità e vita sono la medesima cosa: la santità è il particolare valore di quella vita che viene all’anima direttamente da Dio, è la vita vissuta nella sua pienezza, in unione con il Dio vivente. Essa conduce alla loro perfezione tutte le più profonde risorse della natura umana ed alleva l’uomo alla perfezione della vita soprannaturale e all’unione mistica
 .Come già Mosè, nella solitudine del monte Horeb, condusse il suo gregge nei luoghi più segreti del deserto, e là vide il cespuglio fiammeggiante e udì la Voce che parlava e dalla Voce apprese l’inesprimibile e Santo Nome di Dio, così anche il monaco si addentra nel deserto del silenzio e della perfetta solitudine per trovarvi Dio. Là egli trova il "cespuglio fiammeggiante" - il suo stesso spirito - che arde del fuoco di Dio, senza esserne mai consumato. ... Dio è il Dio Vivente, che arde come un’intangibile fiamma nella sostanza del nostro stesso spirito che da Lui trae vita. Questo Dio possono conoscerlo solo le anime che ardono di fuoco divino. La Fiamma di Dio è la Fiamma stessa della vita, dell’Essere infinito, dell’assoluta Realtà. Solo quelli che hanno abbandonato ogni menzogna, ogni illusione, ogni inganno e tutto ciò che non è reale lo conoscono. Ma più ancora, essi devono abbandonare sé stessi. E nel levarsi di là da sé stessi, essi divengono sé stessi più perfettamente, non più in sé stessi, ma in Lui la voce che costoro odono non è più allora la voce di un’intuizione filosofica, non più l’eco delle parole della divina rivelazione, ma la stessa sostanza della Realtà, la Realtà non come concetto, ma come Persona: "Io sono Colui che è".
"E tu anche, chiunque sia che abiti in solitudine e fai vita eremitica o cenobitica, come avrai raccolto le pecorelle dei tuoi semplici pensieri e degli umili affetti nell’intimo segreto della devota intenzione, subito vedrai illuminarsi di divino splendore il roveto della tua miseria che per l’innanzi non ti ha germinato che triboli e spine; e comincerai a glorificare e portare Dio nel cuore e nel corpo tuo. Egli è infatti quel fuoco divino che non brucia, ma illumina; non consuma, ma risplende..., è il roveto che arde e non brucia, è la natura umana che arde nel fuoco del divino amore, pur rimanendo integra e illesa".
(Testo tratto da uno scritto di Thomas Merton)

 




Ogni essere umano è, a modo suo, un caso, una deliziosa eccezione. E uno sguardo affascinato, poi critico, trasforma spesso l'individuo anormale in maestro di umanità.(Jollien)

"Ricorda questo, che a morire non s'impara. Non s'impara. Perché la morte tradisce sempre. E' sempre nuova."Giovanni Arpino L'ombra delle colline
Da qualche parte attorno a noi esiste un'altra immagine del mondo e altri occhi per vederlo, ed è verso quel luogo che la mia storia si sta incamminando.
Il nostro inconscio non conosce la morte. Per lui siamo immortali come gli dèi mitici. O come certi personaggi seriali dell'industria culturale.
Del resto, se così non fosse, chi vivrebbe più?
Tutto il nostro realismo, come un guscio vuoto, non contempla il presente; la poesia invece è immersione nella presenza. Nulla, nemmeno la filosofia o la religione, può rendere accessibile alla ragione, in maniera compiuta, il sentimento del presente. La poesia invece può, perché non ha forma che sembri durevole, né uniformità, non è una manifestazione in apparenza comprensibile, né offre una qualunque possibilità di possesso; come tutto ciò che è semplice, dà scandalo alla mente e non è traducibile in disegni pragmatici. Proprio come il presente - che non è più passato, che non è ancora futuro - e anche come l'amore, nel quale ciò che è più concreto e più vero vuole solo il silenzio e la tensione vibrante del cuore.
Il poeta (come l'amante) parla solo quando è pronto a farlo, per attrarre l'altro nel silenzio del moto che lo attraversa.
E' allora, solo allora, che il tempo si ferma: per quell'unico, interminabile istante in cui possiamo guardare il presente faccia a faccia.
Finalmente senza averne paura. inserito da Clelia Mazzini
"...Poesia, mi confesso con te / che sei la mia voce profonda: / ho camminato sul prato d'oro / che fu il mio cuore, / ho rotto l'erba, / rovinata la terra - / poesia - quella terra / dove tu mi dicesti il più dolce / di tutti i tuoi canti... / Poesia, poesia che rimani / il mio profondo rimorso, / aiutami tu, a ritrovare / il mio alto paese abbandonato..."
Antonia Pozzi - Preghiera alla poesia - in Poesia, mi confesso con te, edizioni Viennepierre.

Percorrendo in lungo e in largo i Saggi mi sono resa conto che è praticamente impossibile trovare dove Montaigne parla precisamente di una certa cosa. I titoli, che di per sé sono molto importanti, non aiutano per niente in questo senso. I Saggi sono un testo sviluppato come un labirinto circolare, con digressioni che si moltiplicano su loro stesse. Montaigne insomma vuole che, quando io cerco qualcosa, trovi anche altro. Questo sostanzialmente per una ragione che potrei - con azzardo - definire "struttura di seduzione": l'autore non vuole cioè che io lasci il suo libro, anzi, vuole che io senta, insistentemente, il bisogno di tornarci.
Per questo mi costringe così spesso a perdermi in esso: perché non vuole perdermi...