.. Gli uomini         del mondo hanno dimenticato le gioie del silenzio e la         pace della solitudine che pur sono necessarie, in qualche         misura, alla pienezza della vita umana. Non tutti sono         chiamati ad essere monaci, ma tutti abbisognano di quel         tanto di silenzio e         di solitudine che         permetta loro di avvertire, almeno di tanto in tanto, nel         profondo, la         segreta voce del loro più vero essere. Quando non si ode         quella voce, quando uno non raggiunge quella pace         spirituale che viene dalla perfetta identificazione con         quel che uno davvero è, la vita rimane misera, faticosa. L’uomo non può essere a lungo         felice se non attinge alle sorgenti della vita         spirituale, celate nelle profondità dell’anima. Se         uno è sempre via da quella che è la sua vera casa,         chiuso fuori dalla sua solitudine spirituale, non è più         una vera persona. Non vive più da uomo, e nemmeno         diventa un vero animale; piuttosto una specie di automa,         che funziona ma senza gioia, perché ha perso tutta la         spontaneità. Non è più mosso dal di dentro, costui, ma         dal di fuori; non decide più niente da sé, lascia che         si decida per lui; non domina più il mondo esterno, ne         è dominato. È spinto attraverso la vita da una serie di         urti con il mondo esterno; la sua vita non è più quella         di un essere umano, ma l’esistenza di una palla da         biliardo vivente, di un essere senza scopo, senza più         segno di alcun vitale rapporto con la realtà.
| Nel proporre         come esempio di santità         della vita monastica,         la Chiesa non vuole soltanto accusare il mondo e         mortificarlo per la sua iniquità. La Chiesa è madre         affettuosa e .. vuole aiutare gli uomini a progredire e         ad essere felici; non intende ... punirli e privarli di         quel poco di gioia e di vitalità che conservano ancora         nell’anima. La         vita monastica perciò deve essere vista come una         testimonianza della purezza e della fecondità della vita         della Chiesa; è         soprattutto in questo senso che il monachesimo         manifesterà sempre le inesauribili riserve di santità         di cui la Chiesa dispone. Perché santità e vita sono la         medesima cosa: la santità è il particolare valore di         quella vita che viene all’anima direttamente da Dio,         è la vita vissuta nella sua pienezza, in unione con il Dio vivente. Essa conduce alla loro perfezione         tutte le più profonde risorse della natura umana ed         alleva l’uomo alla perfezione della vita         soprannaturale e all’unione mistica | 
 .Come già         Mosè, nella solitudine del monte Horeb, condusse il suo         gregge nei luoghi più segreti del deserto, e là vide il         cespuglio fiammeggiante e udì la Voce che parlava e         dalla Voce apprese l’inesprimibile e Santo Nome di         Dio, così anche il         monaco si addentra nel deserto del silenzio e della         perfetta solitudine per trovarvi Dio. Là egli trova il "cespuglio         fiammeggiante" - il         suo stesso spirito         - che arde del fuoco di Dio, senza esserne mai consumato.         ... Dio è il Dio         Vivente, che arde come un’intangibile fiamma nella         sostanza del nostro stesso spirito che da Lui trae vita. Questo Dio possono conoscerlo solo         le anime che ardono di fuoco divino. La Fiamma di Dio è         la Fiamma stessa della vita, dell’Essere infinito,         dell’assoluta Realtà. Solo quelli che hanno         abbandonato ogni menzogna, ogni illusione, ogni inganno e         tutto ciò che non è reale lo conoscono. Ma più ancora, essi devono         abbandonare sé stessi.         E nel levarsi di là da sé stessi, essi divengono sé         stessi più perfettamente, non più in sé stessi, ma in Lui la voce che costoro odono non         è più allora la voce di un’intuizione filosofica,         non più l’eco delle parole della divina         rivelazione, ma la stessa sostanza della Realtà, la         Realtà non come concetto, ma come Persona: "Io         sono Colui che è". 
"E tu anche, chiunque         sia che abiti in solitudine e fai vita eremitica o         cenobitica, come avrai raccolto le pecorelle dei tuoi         semplici pensieri e degli umili affetti nell’intimo         segreto della devota intenzione, subito vedrai         illuminarsi di divino splendore il roveto della tua         miseria che per l’innanzi non ti ha germinato che         triboli e spine; e comincerai a glorificare e portare Dio         nel cuore e nel corpo tuo. Egli è infatti quel fuoco         divino che non brucia, ma illumina; non consuma, ma         risplende..., è il roveto che arde e non brucia, è la         natura umana che arde nel fuoco del divino amore, pur         rimanendo integra e illesa".
(Testo tratto da uno scritto di Thomas Merton)
  
 
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