sabato 13 aprile 2013

ho detto: “Se ne andato lontano: Dio si è scordato di me”

Il tuo posto
“Dove sei finito, Dio?”
Ti ho chiamato.
Ho invocato il Tuo Nome.
E ho detto:
“Se ne andato lontano:
Dio si è scordato di me”.

Sono andato a cercarti
là dove era la Tua dimora
e l’ho trovata ingombra
di troppe cose.
C’erano film mangiati a metà,
ore e ore perse sul Pc,
sciocche letture,
fiction da quattro soldi
e paccottiglie hi-tech.
Nella Tua dimora, Dio,
c’era immondizia di ogni genere.
Più ingombrante di tutto,
nella Tua dimora,
ho trovato me.
Con folli pretese,
con capricci d’ogni genere,
con ansie ingigantite,
con paure piagnucolate,
con desideri
gonfi come mongolfiere.
È bastato buttare qualcosa,
una spolverata veloce.
È bastato scostarmi di poco
per ritrovarti, al Tuo posto.
Con le braccia aperte.
Dio mio.
(Hans Ludwerd)

venerdì 12 aprile 2013

Mi manchi, Signore, e la preghiera oggi è un rincorrere il vento

Mi manchi.
Mi manchi terribilmente.
Da togliere il fiato.
Leggo e rileggo le tue parole,
con innamorata ostinazione.
Mi piego su questa pagina,
e mi fa male non sentire
il ritmo del tuo respiro,
il suono amico della tua voce.
Mi manchi,
e la tua assenza mi ferisce,
come la lama che,
distratta,
attraversa la pelle
e strappa alla carne un lacrima rossa.
Mi manchi, Signore,
e la preghiera
oggi
è un rincorrere il vento;
è ascoltare una musica
che nessuno strumento può produrre.
Mi manchi, Signore,
perché,
di tanto in tanto,
ho bisogno
di toccare,
di vedere,
di sentire profumi.
E tu, ora,
non sei a portata di mano,
non stai davanti ai miei occhi,
non hai l’odore buono di chi ama.
Mi manchi, Signore,
e la fede
ne soffre,
come di una malattia mortale.
Senza cura.
Mi manchi, Signore,
eppure,
so,
quando mi allontano
su versanti ripidi
e pendii pietrosi;
quando fuggo le tue strade
per capriccio e per dispetto;
quando ti volto le spalle,
in un impeto di altezzoso disprezzo,
so,
che io manco a te,
ancora di più.
Per questo,
ad ogni ritorno,
pretendo di averti qui
come uomo fedele,
come Dio paziente.
È questa distanza
che ci unisce.
La tua assenza
mi alimenta.
La tua presenza
mi disseta.
Amen.

(c)

giovedì 11 aprile 2013

Padre nostro" per venire da te insieme a i miei fratelli.


Sono un figlio egoista e capriccioso
e ti prego
"Padre nostro"
per venire da te insieme a i miei fratelli.
Ho lo sguardo incollato alla terra
e ti prego
"che sei nei cieli"
per vedere la tua presenza in ogni situazione della vita.
Sono un gigante di presunzione
e ti prego
"sia santificato il tuo nome"
perché tu sei Dio e io sono uomo.
Mi affanno a costruire il mio piccolo mondo
e ti prego
"venga il tuo regno"
per ricordarmi che sei tu ad edificare cieli nuovi e terra nuova.
Faccio distinzioni tra amici e nemici
e ti prego
"sia fatta la tua volontà"
perché tutti gli uomini si lascino abbracciare dal tuo amore.
Perseguo una giustizia miope
e ti prego
"come in cielo così in terra"
per ribaltare le mie logiche atrofizzate.
Vorrei tutto solo per me
e ti prego
"dacci oggi il nostro pane quotidiano"
per condividere quello che ho con i più poveri.
Coltivo propositi di vendetta,
e ti prego
"rimetti a noi i nostri debiti"
perché possa perdonare come tu perdoni.
Mi sento forte
e ti prego
"non ci indurre in tentazione"
per vedere con verità tutta la mia debolezza.
Vorrei non dover chiedere niente a nessuno
e ti prego
"liberaci dal male"
perché solo tu puoi salvarmi.
Amen.

(Eric Pearlman)

mercoledì 10 aprile 2013

L'amore mi trasforma lentamente in Dio.

Dio non ha fretta nel fare le cose; e il tempo è suo e non mio. Ed io, piccola creatura, uomo, sono stato chiamato da essere trasformato in Dio per partecipazione. E ciò che mi trasforma è la carità, che Dio ha infuso nel mio essere. L'amore mi trasforma lentamente in Dio. E il peccato, è proprio qui: resistere a questa trasformazione, saper e poter dire di no all'amore. Vivere nel nostro egoismo significa fermarsi allo stato di uomo e impedirne la trasformazione nella carità divina. E fin tanto che non sarò trasformato "per partecipazione" in Dio, attraverso la carità, sarò di "questa terra" e non di "quel cielo". Il Battesimo mi ha elevato allo stato soprannaturale; ma tale stato deve essere maturato, e tutta la vita ci è data per tale maturazione; ed è la carità, cioè l'amore di Dio, che ci trasforma. L'aver resistito all'amore, il non essere stato capace di accettare la sollecitazione di tale amore che mi aveva detto: "Da' la coperta al tuo fratello", è talmente grave, che crea, tra me e Dio, la porta del mio purgatorio. Che vale dire bene l'Ufficio divino, ascoltare la S. Messa e non accettare l'amore? Che vale aver rinunziato a tutto, l'essere venuto qua tra la sabbia e il caldo e resistere all'amore? Che vale difendere la verità, battersi per i dogmi coi teologi, scandalizzarsi di coloro che non hanno la stessa fede e p[oi restare per epoche geologiche sulla porta del purgatorio? "Sarete giudicati sull'amore": ecco ciò che mi grida quel pezzo di deserto tra Tit e Silet. "Sarete giudicati sull'amore" mi dice la grande pietra sotto la quale trascorrerò il mio purgatorio in attesa di maturare in me la carità perfetta, quella che Gesù mi ha recato sulla terra e mi ha donato col prezzo del Suo Sangue, accompagnandolo col grido della grande speranza: "Io vi risusciterò nell'ultimo giorno! " (Gv 6, 40). Che quel giorno non sia troppo lontano!
Carlo Carretto

martedì 9 aprile 2013

un errore di calcolo. V'è un errore generale: le ore sono troppo brevi, i giorni sono troppo brevi, le vite sono troppo brevi!

Michel Quoist
Sono uscito, Signore,
fuori la gente usciva.
Camminavano e correvano tutti.
Correvano per non perdere tempo,
correvano dietro al tempo,
per riprendere il tempo,
per guadagnare tempo!...

"Arrivederci, signore, scusi,
non ho il tempo.
Ripasserò, non posso attendere,
non ho il tempo.
Termino questa lettera perché
non ho il tempo.
Avrei voluto aiutarla,
ma non ho il tempo.
Non posso accettare,
per mancanza di tempo.
Non posso riflettere, leggere,
sono sovraccarico,
non ho il tempo".

Vorrei pregare, ma non ho il tempo.
Tu comprendi, Signore,
non ho il tempo.
Lo studente, ha il suo studio
e tanto lavoro,
non ha tempo... più tardi...
Il giovane fa dello sport,
non ha tempo... più tardi...
Lo sposo novello
deve arredare la casa,
non ha tempo... più tardi...
I genitori hanno i bambini,
non hanno tempo... più tardi...
I nonni hanno i nipotini,
non hanno tempo... più tardi...
Sono malati! Hanno le loro cure,
non hanno tempo... più tardi...
Sono moribondi, non hanno...
troppo tardi!...
non hanno più tempo!...

Così gli uomini corrono tutti
dietro al tempo, o Signore,
passano sulla terra correndo,
frettolosi, precipitosi,
sovraccarichi, impetuosi, avventati...
e non arrivano mai a tutto,
manca loro il tempo,
nonostante ogni sforzo,
manca loro il tempo,
anzi manca loro molto tempo.

Signore, Tu hai dovuto fare
un errore di calcolo.
V'è un errore generale:
le ore sono troppo brevi,
i giorni sono troppo brevi,
le vite sono troppo brevi!

Tu, che sei fuori del tempo,
sorridi, o Signore,
nel vederci lottare con esso,
e Tu sai quello che fai!
Tu non Ti sbagli quando distribuisci
il tempo agli uomini:
doni a ciascuno il tempo di fare
quello che Tu vuoi che egli faccia.
Ma non bisogna perdere tempo,
sprecare tempo,
ammazzare il tempo.
Perché il tempo
è un regalo che Tu ci fai,
ma un regalo deteriorabile,
un regalo che non si conserva.

Signore, ho tempo,
ho tutto il tempo mio,
tutto il tempo che Tu mi dai:
gli anni della mia vita,
le giornate dei miei anni,
le ore delle mie giornate,
sono tutti miei.
A me spetta riempirli,
serenamente, con calma,
ma riempirli tutti, fino all'orlo,
per offrirTeli, in modo che
della loro acqua insipida
Tu faccia un vino generoso,
come facesti un tempo a Cana
per le nozze umane.

Non Ti chiedo, oggi, o Signore,
il tempo di fare questo
e poi ancora quello;
Ti chiedo la grazia
di fare coscienziosamente
nel tempo che Tu mi dai,
quello che Tu vuoi che io faccia.

lunedì 8 aprile 2013

passa davanti alla porta senza mai osare di entrare in casa sua


Michel Quoist
L'uomo che non è più padrone di se stesso "si lascia andare", passa davanti alla porta senza mai osare di entrare in casa sua.
Se hai paura di fermarti, è perché hai paura di incontrarti, e se hai paura di incontrarti è perché non sei più in intimità con te stesso, non ti conosci più, temi i tuoi rimproveri e le tue esigenze.
Non hai tempo per sostare? Sii leale, vi sono sempre dei momenti di vuoto nelle tue attività. Non affrettarti a colmarli cercando il chiasso, un giornale, una conversazione, una presenza... Quando puoi concederti un momento di silenzio, non mettere subito un disco. Fermati...
Se ti fermi, è per prendere coscienza di te, riunire tutte le tue forze, riordinarle e dirigerle, al fine di impegnarti tutto intero nella tua vita.
Accettare di fermarsi, è accettare di guardare se stesso, e accettare di guardarsi, è già impegnarsi, perché è far penetrare lo spirito nell'interno della propria casa.
Non ti riconoscerai né ti comprenderai appieno se non nella luce di Dio. Quando dai un appuntamento a te stesso, tu dai contemporaneamente un appuntamento al Signore.
Nel corso delle tue giornate, cogli tutte le occasioni che la vita ti offre per riafferrarti e comunicare con Dio. Non "ammazzare il tempo" per breve che sia, è un dono della Provvidenza; il Signore vi è presente.

domenica 7 aprile 2013

Sperare non è sognare, ma è la capacità di trasformare un sogno in realtà.


Sono un uomo di speranza
perchè credo che Dio
è nuovo ogni mattina.
Sperare è un dovere, non un lusso.
Sperare non è sognare,
ma è la capacità di trasformare
un sogno in realtà.
Sono un uomo di speranza
perchè so che la storia della Chiesa
è piena di meraviglie.

Léon Joseph card. Suenens