sabato 16 giugno 2012

l’unica forza capace di vincere la violenza è la nonviolenza


Uno dei motivi per cui il cristianesimo non è diventato una religione nonviolenta è che Agostino, per primo in casa cristiana, ha elaborato una teologia della «guerra giusta», anziché elaborare una teologia della pace. Da quel momento tutti gli Stati, anche quelli influenzati dal cristianesimo, hanno considerato «giuste» le loro guerre. Si noti: la dottrina della «guerra giusta» rappresentava in un certo senso un superamento della situazione precedente, in cui non ci si poneva neppure il problema se una guerra fosse o non fosse giusta: ogni guerra lo era! Agostino sperava, con la sua dottrina, di arginare il fenomeno della guerra, e non certo di giustificarlo. La storia però ha dimostrato quanto vana, e in fondo ingenua, fosse quella speranza. Ma il cristianesimo ha coltivato, con maggiore o minore convinzione, la dottrina della guerra giusta quasi fino ai nostri giorni. Solo dopo la seconda guerra mondiale si è cominciato a metterla in questione.
Il cristianesimo, non avendo risolto il problema della violenza neppure al suo interno, non ha finora fatto molto per diminuire il tasso di violenza presente in proporzioni allarmanti nel mondo e anche nelle società tradizionalmente considerate cristiane. Ma se è vero che l’unica forza capace di vincere la violenza è la nonviolenza, allora il cristianesimo potrà contribuire a liberare il mondo dal demone della violenza solo diventando quello che finora non è stato, cioè una religione nonviolenta. In realtà, è l’umanità che deve diventare nonviolenta, se vuole sopravvivere. La grande svolta che le è richiesta e che dovrebbe caratterizzare il millennio appena iniziato è forse proprio la conversione alla nonviolenza.
Ma come possiamo pensare che questo accada, se la chiesa stessa non ha ancora sposato la nonviolenza, malgrado l’esempio di Gesù e di Paolo e la bella testimonianza di gruppi e movimenti cristiani nonviolenti, come i Mennoniti, i Quaccheri, il Movimento Internazionale della Riconciliazione e altri ancora? Uomini come Albert Schweitzer e Martin Luther King (ma tanti altri nomi dovrebbero essere fatti) non sono forse stati mandati da Dio alla nostra generazione proprio per indicarci la via stretta ma giusta da percorrere per diventare, come comunità cristiana, una fucina e una scuola di nonviolenza? Non è anche questo un aspetto (uno soltanto, ma quanto importante!) di quel «debito» (Romani 1, 14) che come cristiani abbiamo nei confronti dell’umanità?
PAOLO RICCA

venerdì 15 giugno 2012

Lo striptease del legionario romano

Paolo di Tarso, ha scritto il più bell’inno alla nonviolenza di tutta la letteratura cristiana di ogni tempo. Si trova nella lettera agli Efesini, al capitolo 6, ed è intitolato «L’armatura di Dio». Potremmo anche intitolarlo «Lo striptease del legionario romano». Paolo spoglia letteralmente il legionario romano, togliendogli di dosso, uno dopo l’altro, tutti i pezzi che formano la sua armatura (cintura, spada, corazza, elmo, scudo, calzari). Ora il legionario è nudo! È anche lui disarmato. Allora Paolo lo riveste con una nuova armatura, i cui pezzi hanno lo stesso nome ma tutt’altro contenuto (verità, giustizia, pace, fede, Parola, Spirito): queste armi non uccidono, ma salvano, sono le «armi» nonviolente di un Dio nonviolento. 
Paolo Ricca

giovedì 14 giugno 2012

nella luce del giorno

Un nuovo giorno di vita ci è offerto; possiamo seguirti, Signore, dove oggi sarai:
nei sogni di pace, nel cuore degli umili, nei sogni di bellezza, nei cuori assetati di te;
nella dimora silente del cuore, nella voce intima che indica la via;
negli alberi, nel vento, nell’acqua perenne, nella terra, nella luce, nella roccia inflessibile;
nella luce del giorno, nella vita ardente, nel lavoro indefesso, nella calma delle soste;
nell’incontro dell’amico, nelle domande d’amore, nei cuori che si spogliano di sé.

In questa casa che è tua, insegna alle nostre mani le azioni giuste, nutri di verità la nostra parola.
In questa casa che è tua, apri i nostri orecchi alla bellezza, le nostre orecchie alla sapienza.
Aiuta il cuore ad amarti di più, a sentire in te, pellegrino senza frontiere, la nostra vera terra.

Fra Giovanni Vannucci 

mercoledì 13 giugno 2012

da un assopimento che non è forma di saggezza

"Non so mai molto bene dove mi porterà una strada né se mi porterà da qualche parte. In compenso so con certezza da cosa mi distoglierà: da un assopimento che non è forma di saggezza, dalla rassegnazione, dal ripiegamento su di me; e nella solitudine che spesso accompagna il mio andare non vi è nulla di amaro, perché mi restituisce a quanto di grave e dolce vi è in me, e che resta la mia guida." (Pierre Sansot)

martedì 12 giugno 2012

senza amore

L’intelligenza priva di amore, ti rende perverso.
La giustizia senza amore, ti rende spietato.
La diplomazia senza amore, ti rende ipocrita.
Il successo senza amore, ti rende arrogante.
La ricchezza senza amore, ti rende avaro.
La docilità senza amore, ti rende sottomesso.
La povertà senza amore, ti rende orgoglioso.
La bellezza senza amore, ti rende ridicolo.
L’autorità senza amore, ti rende tiranno.
Il lavoro senza amore, ti rende schiavo.
La semplicità senza amore, ti toglie valore.
La preghiera senza amore, ti rende introverso.
La legge senza amore, ti schiavizza.
La politica senza amore, ti rende egoista.
La fede senza amore, ti rende fanatico.
La croce senza amore diventa tortura.
La vita senza amore non è nulla

lunedì 11 giugno 2012

Sono in catene per Cristo


Per aver creduto alla Parola di salvezza, ed aver scelto di seguire il Suo esempio, attratto dal Suo coraggio di vivere, e liberato dal mio peccato di morte, «Sono in catene per Cristo»!  
Per aver scoperto che nella mia debolezza opera la Sua grazia, ed essere rimasto fedele al Suo Vangelo, ponendolo al centro della mia vita, ragione ultima e definitiva di ogni mia speranza, «Sono in catene per Cristo»!  
Per aver invocato il Suo nome in mezzo alla comunità con la certezza che Egli ascolta sempre la nostra preghiera, e aver cantato le Sue meraviglie nella storia, che annulla ipotenti ed esalta piccoli, «Sono in catene per Cristo»!
Per aver teso la mano dell'amicizia al nemico, e confuso colui che godeva della mia caduta, aprendo la porta luminosa della speranza fasciando le ferite prodotte dall'orgoglio, «Sono in catene per Cristo»!
Per aver insegnato la trasparenza della Verità, nella continua ricerca del bene comune, imparando dai miei limiti e dalle mie fatiche a crescere senza sentirmi una persona «arrivata», «Sono in catene per Cristo»!
Per aver creduto che l'Amore solo resterà, donando me stesso nel servizio verso l'altro, mendicante di affetto e di comunione, con le mani aperte per donare senza pretese, «Sono in catene per Cristo»!  
Per aver risposto alla Sua inattesa chiamata, che ogni giorno rinnova il mio cuore, facendomi partecipe della meraviglia del suo Regno sulla strada di tanti fratelli e tante sorelle nella fede, «Sono in catene per Cristo»!
Giuseppe De Virgilio PER ME IL VIVERE È CRISTO! 
Una lettura vocazionale di Fil 1,12-2,18
 
Editrice Rogate 2008  

domenica 10 giugno 2012

Abbiate gli stessi sentimenti di Cristo


A voi pellegrini che solcate le strade della vita,
mentre questo tempo scorre inesorabilmente,
cercando nell'uomo e nelle sue innumerevoli risorse,
una risposta alla domanda di felicità, 
«Abbiate gli stessi sentimenti di Cristo».  
A voi ragazzi e ragazze,
speranza di un futuro migliore,
costretti spesso ad inseguire
l'affetto dei vostri cari,
distratti dalle mode e confusi
dai luccichii dei desideri, 
desiderosi di capire 
e di sedervi alla festa della vita, 
«Abbiate gli stessi sentimenti di Cristo».  
A voi giovani, coraggiosi interpreti 
delle ansie del mondo, 
spesso feriti o delusi 
dall'atteggiamento degli adulti, 
mentre cercate di dare un senso 
alla vostra presenza in questa storia,
gridando l'insopprimibile bisogno di amore
e di comprensione, 
«Abbiate gli stessi sentimenti di Cristo».
A voi padri e madri, cittadini di una società stanca ed opulenta,
che nella famiglia e 
nel lavoro inseguite sicurezze sfuggenti,
carichi di troppe stanchezze, 
logori di insofferenze e di oblii, 
volete con tutto il cuore un futuro sereno
per la vostra discendenza, 
«Abbiate gli stessi sentimenti di Cristo».
A voi adulti, attenti giudici delle regole della convivenza, 
che muovete le leve della produzione 
e della ricchezza, 
tra fragili equilibri, 
nuove sfide e grandi aspirazioni, 
nella ricerca dell'unità e della pace,
«Abbiate gli stessi sentimenti di Cristo».
A voi anziani, 
testimoni della sapienza degli anni,
che avete imparato a riassumere
un passato senza rimpianti,
costretti talvolta all'inerzia 
e relegati nella solitudine dei giorni, 
memori delle fatiche e bisognosi 
di nuove rassicuranti presenze,
«Abbiate gli stessi sentimenti di Cristo».

A voi che oggi scorrerete queste pagine,
comunque sia il vostro vivere, 
tra incroci e labirinti che segneranno
le vostre giornate, 
forse nel servizio appassionato 
al Vangelo per l'uomo, 
o mossi da una flebile domanda 
su Dio e sull'amore, 
«Abbiate gli stessi sentimenti di Cristo». 
Giuseppe De Virgilio PER ME IL VIVERE È CRISTO! 
Una lettura vocazionale di Fil 1,12-2,18
 
Editrice Rogate 2008