sabato 20 agosto 2011

il primato di Cristo (terza parte)


L’insegnamento ai suoi discepoli continua attraverso la ripresa di un tema che è in fondo il denominatore comune del discepolato cristiano, ossia il primato di Cristo: “Non fatevi chiamare rabbì… non chiamate nessuno padre sulla terra… non fatevi chiamare maestri” (Mt 23,8-10). Non è un problema di terminologia, piuttosto è una questione che riguarda il riconoscimento del primato di Dio come Padre, ossia come sorgente assoluta della vita, e come Maestro, ossia come sorgente assoluta della verità...
Al tempo stesso, il primato di Cristo come Maestro, e il primato del Padre come sorgente della vita, immettono il discepolo in un nuovo ordine di valori rispetto a quelli imperanti nel mondo: la ricerca della grandezza è sostituita dall’apprezzamento delle cose piccole. Proprio nelle piccole cose il discepolo sperimenta una pace che il mondo non può dare e un innalzamento che non è determinato da quell’impostore che si chiama “consenso degli uomini”, bensì un innalzamento autentico dato da Dio: “Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato” (Mt 23,11-12).  
(Enzo Cuffaro) Dal commento del Vangelo di Oggi

il consenso o l’ostilità altrui rappresentano per lui in egual modo soltanto due impostori (seconda parte)


Quanto vi dicono fatelo e osservatelo” (Mt 23,3). I loro modelli, invece, non devono essere imitati: “non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno” (Mt 23,3). Insomma, la Parola di Dio è Spirito che dà vita, soltanto sulle labbra di chi la vive; chi non la considera valida per se stesso, e tuttavia l’annuncia, dice delle cose vere, ma senza il risultato della verità, ossia la liberazione di coloro che ne sono destinatari.
Il secondo insegnamento del vangelo odierno è un invito a prendere le distanze dal riposo della coscienza nel consenso altrui, che per il discepolo rappresenta sempre una grande trappola simile alle sabbie mobili: “Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano i posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare rabbì dalla gente” (Mt 23,5-7). Ai suoi discepoli Cristo intende dire che la benedizione di Dio non è sostituibile da nulla, e che la stima degli uomini, ricercata per sentirsi moralmente a posto, è come un narcotico, che addormenta la coscienza e non le permette di capire qual è la sua vera posizione davanti a Dio. Il discepolo riceve tutta la sua forza dal divino beneplacito, mentre il consenso o l’ostilità altrui rappresentano per lui in egual modo soltanto due impostori.  Enzo Cuffaro

non proviene da Dio ciò che nel rivelarsi produce oscurità e turbamento (prima parte)


Quando Gesù dice: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo” (Mt 23,2-3) intende sottolineare la verità della Parola che essi annunciano, ma quando dice: “Legano pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente” (Mt 23,4), intende dire che questa Parola, pur essendo vera e rimanendo degna di essere osservata, tuttavia non è liberante per quelli che l’ascoltano. La Parola di Dio, che è Spirito vivificante, ha una grande potenza di liberazione, ma può trasformarsi in un pesante fardello imposto sulle spalle della gente, quando coloro che l’annunciano non la considerano valida per se stessi: “non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno” (Mt 23,3). La Parola di Dio, sulle labbra di chi non la vive, perde il carattere liberante che spezza le catene e le schiavitù che umiliano l’uomo, ma soprattutto perde il suo carattere di verità e cessa di essere credibile.Da questo punto di vista, la menzogna è qualcosa di molto più complesso e sottile di quanto non si creda, perché, se le cose stanno così, allora si può mentire anche dicendo la verità. Nel senso biblico, la verità e la menzogna non vanno cercate nelle parole dell’uomo, ma esse si misurano nel servizio che compiono alla dignità della persona umana.La Bibbia in nessun caso ritiene che sia vera una cosa che, una volta conosciuta, danneggi l’essere umano. E’ molto prezioso l’avvertimento del salmo 119: a proposito della Parola di Dio, esso afferma che “nel rivelarsi illumina” (v. 130). Ciò comporta necessariamente che non proviene da Dio ciò che nel rivelarsi produce oscurità e turbamento, e dunque non fa parte della verità divina. Enzo Cuffaro

venerdì 19 agosto 2011

vicina l’eternità


Il silenzio si fa
custode dei giorni
si fa acqua e luce
e gli occhi brillano.
Giacimi accanto
in questo attimo
che fa vicina l’eternità
e tenera l’umanità.
Tornino i viandanti del silenzio
e come flauti di canna
ci facciano ascoltare
il suono lento
del Tuo respiro.
Don Luigi Verdi (da “Il domani avrà i tuoi occhi”)

giovedì 18 agosto 2011

chiunque tu sia

“Vieni, vieni chiunque tu sia,
sognatore, devoto, vagabondo
poco importa.
La nostra non è
una carovana di disperazione.
Vieni,
anche se hai infranto i tuoi voti mille volte.
Vieni, vieni,
nonostante tutto vieni”
Giala’l Ad-din Rumi

mercoledì 17 agosto 2011

sospettare le minime circostanze


Fiorire – è  il fine – chi passa un fiore
con uno sguardo distratto
stenterà a sospettare
le minime circostanze
coinvolte in quel luminoso fenomeno
costruito in modo così intricato
poi offerto come una farfalla
al mezzogiorno.
Colmare il bocciolo – combattere il verme –
ottenere quanta rugiada gli spetta –
regalare il calore – eludere il vento –
sfuggire l’ape ladruncola
non deludere la natura grande
che l’attende proprio quel giorno –
essere un fiore, è profonda
responsabilità.
(Emily Dickinson)

martedì 16 agosto 2011

né vale che tu grida "fratelli" dall'altare


Perchè nessuno saluta


Perché nessuno saluta?
Sulla stessa via
tutti stranieri.

Una minuta pioggia ti isola,
appena qualche uccello dalle piante
sospira al tuo rumore.

Una pecora sola,
sul clivo di Rancio
bela al tuo passaggio:

gemito più che umano,
a segnare
la solitudine di tutti.

Siamo soli,
soli, amico, né vale che tu grida
"fratelli" dall'altare,
o che tutti s'affollino
allo stesso ciborio.

Nessuno, nessuno saluta
in questi termitai
che sono le nostre città.

Tutti murati in selve di condomini
più soli di quanto
lo siamo nei deserti

dove pare non abiti più
neppure Iddio.

lunedì 15 agosto 2011

libero da inclinazioni non salutari


da un discorso del Buddha:
"Nelle sensazioni piacevoli, monaci, dovrebbe essere abbandonata l'inclinazione alla bramosia; 
nelle sensazioni spiacevoli dovrebbe essere abbandonata l'inclinazione all'avversione; 
nelle sensazioni neutre dovrebbe essere abbandonata l'inclinazione all'ignoranza.
Se un monaco ha abbandonato nelle sensazioni piacevoli l'inclinazione alla bramosia, nelle sensazioni spiacevoli l'inclinazione all'avversione e nelle sensazioni neutre l'inclinazione all'ignoranza, allora è detto che uno è libero da inclinazioni non salutari, uno che vede chiaramente. Egli ha fatto cessare la brama, si è separato dai legami e, attraverso la distruzione della vanità [verso le proprie inclinazioni], ha posto fine al dolore.
Se uno prova gioia, ma non conosce la natura della sensazione,
Teso verso la bramosia, non trova liberazione.
Se uno prova dolore, ma non conosce la natura della sensazione,
Teso verso l'odio, non troverà liberazione.
E anche la sensazione neutra che calma
Ha proclamato il Signore della Saggezza,
Se, nell'attaccamento, egli aderisse ad essa,
Non si libererà dal cerchio del male.
Ma se un monaco è ardente e non trascura
Di praticare presenza mentale e chiara comprensione
Penetrerà la natura di tute le sensazioni.
E avendo fatto ciò, in questa stessa vita,
Sarà libero da tutte le corrotte influenze, da tutte le contaminazioni" (Samyutta-Nikaya 36, 3).

domenica 14 agosto 2011

si impegna

Confucio disse:
«Il saggio si dedica seriamente a nove cose: 
quando guarda si impegna a guardare correttamente; 
quando ascolta si impegna a comprendere distintamente,
nella sua espressione si impegna ad essere gentile, 
nel suo atteggiamento si impegna ad essere rispettoso, 
quando parla si impegna ad essere onesto, 
nel suo lavoro si impegna ad essere discreto, 
nei suoi dubbi si impegna a chiedere, 
preso dall’ira si impegna a considerare le pene che da essa derivano, 
nel considerare il proprio interesse si impegna a farlo secondo giustizia»".