sabato 30 aprile 2011

continuare a rubare e credermi un galantuomo

L'ideale della giustizia, della verità, della libertà mi affascina facilmente, ma solo quando m'accorgo che c'è qualcuno che paga duramente le mie ingiustizie o le mie menzogne o le mie oppressioni, solo allora io mi sento impegnato. Se dal mio rubare, dal mio inganno o dal mio sopraffare, nessuno ne soffrisse, potrei continuare a rubare e credermi un galantuomo, ingannare e credermi un uomo leale, opprimere e far parte della lega dei diritti dell'uomo.
don Primo Mazzolari

venerdì 29 aprile 2011

E se Dio fosse uno di noi



Se Dio avesse un nome, quale sarebbe
E lo chiama al suo viso
Se si trovavano di fronte a lui in tutta la sua gloria
Cosa chiederesti se avessi una sola domanda

E yeah yeah Dio è grande, yeah yeah Dio è buono
yeah yeah yeah yeah yeah

E se Dio fosse uno di noi
Proprio uno sciattone come uno di noi
Solo uno straniero sul bus
Cercando di rendere la strada di casa

Se Dio avesse un volto, quello che potrebbe somigliare
E vorresti vedere
Se vedere significa che si dovrebbe credere
In cose come il cielo e Gesù e dei santi e tutti i profeti

E yeah yeah Dio è grande Dio è buono yeah yeah
yeah yeah yeah yeah yeah

E se Dio fosse uno di noi
Proprio uno sciattone come uno di noi
Solo uno straniero sul bus
Cercando di rendere la strada di casa
Sta cercando di fare la strada di casa
Torna al cielo tutto solo
Nessuno chiama al telefono
Tranne forse il papa a Roma

E yeah yeah Dio è grande, yeah yeah Dio è buono
yeah yeah yeah yeah yeah

E se Dio fosse uno di noi
Proprio uno sciattone come uno di noi
Solo uno straniero sul bus
Cercando di rendere la strada di casa
Solo cercando di fare la strada di casa
Come una pietra sacra a rotazione
Torna al cielo tutto solo
Solo cercando di fare la strada di casa
Nessuno chiama al telefono
Tranne forse il papa a Roma

Contraddici a te stesso se tu solo, mentre tutti guardano in avanti, guardi fisso all'indietro

Continuiamo la lettura del piccolo grande libro di HANS URS VON BALTHASAR CHI È IL CRISTIANO? dove si dice che il Cristiano viene costretto a convertirsi al mondo e alla sua mentalità, quasi in opposizione alla storia della fede.
...L'uomo, una volta lasciato a se stesso, pare che vada avanti persino più rapidamente e consapevolmente. Oggi non c'è più una persona ragionevole che preghi; l'era della contemplazione è passata, ora c'è l'azione: l'uomo non assume soltanto l'amministrazione del suo mondo, ma anche di se stesso, e fa di sé ciò che vuole. E tu, cristiano, esiti ad inserirti nel nuovo ritmo dell'umanità che dispone di se stessa? Ma allora hai preso in anticipo una decisione contro la logica della storia del mondo; non soltanto cadi sotto le ruote, ma queste già ti sopravanzano. Prima, nell'antichità, tutto - sia nei filosofi pagani che nei cristiani - ruotava attorno alla 'conversione' (rivolgimento, epistrophé) dal mondo a Dio. Oggi si esige che tutti, anche tu che così a lungo, troppo a lungo, hai guardato in direzione di Dio, girino in senso radicalmente inverso: conversione al mondo. Non rientra infatti questo nella tua stessa logica cristiana? I primi discepoli non sono mandati dal loro Maestro in tutto il mondo? Contraddici a te stesso se tu solo, mentre tutti guardano in avanti, guardi fisso all'indietro.
Il cristiano si guarda attorno in cerca di aiuto; ciò che una volta lo avvolgeva come un abito che forniva protezione e calore è scomparso ed egli si sente penosamente nudo. Si sente come un fossile di epoche tramontate.

2. Trovare un diamante su una strada fangosa


Gudo era l'insegnante dell'imperatore del suo tempo. Però viaggiava sempre da

 solo come un mendicante girovago. Una volta, mentre era in cammino verso Edo, il centro culturale e politico del shogunato, si trovò nei pressi di un piccolo villaggio chiamato Takenaka. Era sera e pioveva a dirotto. Gudo era bagnato fradicio. I suoi sandali di paglia erano a pezzi. In una casa colonica vicino al villaggio vide quattro o cinque paia di sandali su un davanzale e decise di comprarne un paio.

La donna che gli vendette i sandali, vedendolo così bagnato, lo invitò a passare la notte lì in casa. Gudo accettò con molti ringraziamenti. Entrò e recitò un sutra davanti al reliquiario della famiglia. Poi la donna lo presentò a sua madre e ai suoi figli. Notando che avevano tutti un'aria afflitta, Gudo domandò se fosse accaduta qualche disgrazia.
«Mio marito gioca d'azzardo ed è un beone» gli spiegò la padrona di casa. «Quando gli capita di vincere si ubriaca e diventa manesco. Quando perde si fa prestare i soldi dagli altri. A volte, quando è ubriaco fradicio, non rincasa nemmeno. Che posso fare?».
«Lo aiuterò io» disse Gudo. «Ecco un po' di denaro. Procurami un gallone di vino buono e qualcosa di stuzzicante da mangiare. Poi andatevene a dormire. Io resterò in meditazione davanti al reliquiario».
Quando, intorno alla mezzanotte, il marito della donna rincasò completamente ubriaco, si mise a berciare: «Ehi, moglie, io sono a casa. Non c'è niente da mangiare?».
«Qualcosa ce l'ho io» disse Gudo. «Sono stato sorpreso dalla pioggia, e tua moglie mi ha gentilmente invitato a passare qui la notte. Per ringraziarla ho comprato del pesce e un po' di vino, sicché puoi gustarne anche tu». L'uomo fu tutto contento. Bevve subito il vino e si sdraiò sul pavimento. Gudo rimase in meditazione accanto a lui.
Quando il marito si svegliò la mattina dopo, non ricordava più nulla della sera prima. «Chi sei? Di dove vieni?» domandò a Gudo che stava ancora meditando.
«Sono Gudo di Kyoto e sto andando a Edo» rispose il maestro di Zen.
L'uomo provò un'immensa vergogna. Non la finiva più di scusarsi con l'insegnante del suo imperatore.
Gudo sorrise. «In questa vita tutto è instabile» spiegò. «La vita è brevissima. Se tu continui a giocare e a bere, non ti resterà il tempo di fare altro, e farai soffrire anche la tua famiglia».
Fu come se la coscienza del marito si ridestasse da un sogno. «Come potrò mai compensarti di questo meraviglioso ammaestramento? Lascia che ti accompagni e che porti la tua roba per un pezzo di strada».
«Come vuoi» acconsentì Gudo.
I due si misero in cammino. Dopo tre miglia Gudo disse all'uomo di tornare indietro. «Altre cinque miglia soltanto» lo pregò quello. Continuarono a camminare.
«Ora puoi tornare indietro» disse Gudo.
«Faccio ancora dieci miglia» rispose l'uomo.
«Adesso torna indietro» disse Gudo quando ebbero percorso le dieci miglia.
«Voglio seguirti per tutto il resto della mia vita» dichiarò l'uomo.
In Giappone, gli odierni insegnanti di Zen discendono da un famoso maestro che fu il successore di Gudo. Il suo nome era Mu-nan, l'uomo che non tornò mai indietro.
101storiezen

giovedì 28 aprile 2011

non la svilire troppo


Quanto più puoi
Farla non puoi la vita,
come vorresti? Almeno questo tenta
quanto più puoi: non la svilire troppo
nell’assiduo contatto della gente,
nell’assiduo gestire delle ciance.
Non la svilire a furia di recarla
così sovente in giro e con l’esporla
alla dissennatezza quotidiana
di commerci e rapporti,
sin che divenga una straniera uggiosa.

1. Una tazza di tè

Nan-in, un maestro giapponese dell'era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.

Nan-in servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare.
Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a contenersi. «È ricolma. Non ce n'entra più!».
«Come questa tazza,» disse Nan-in «tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?».
101storiezen

mercoledì 27 aprile 2011

la sua presa superstite fra i giovani


Rarità
Un vecchio. Ormai spossato e curvo,
deformato dagli anni e dagli abusi,
lentamente cammina per la via.
Pure, com’entra in casa, per celarvi
il suo sfacelo e la vecchiezza, medita
la sua presa superstite fra i giovani.
Adolescenti dicono i suoi versi.
Tascorrono in quegli occhi vivi le sue visioni.
E’ sua l’epifania della bellezza che le sane , voluttuose menti
le sode armoniose carni fremono.

martedì 26 aprile 2011

non c’è più tempo


Fine
Tra paura e sospetti,
con la mente sconvolta e gli occhi esterrefatti,
ci logoriamo a vagheggiare scampi
al rischio certo
che ci minaccia tanto atrocemente.
Errore! Sulla nostra via non c’è.
Erano menzognere le notizie
(non udite? fraintese?). Altra rovina,
che non s’immaginava,
su noi fulminea scroscia,
e sprovveduti – non c’è più tempo! – ci prostra.

Allorché si fa silenzio intorno a me


Riporto  questo  bellissimo testo di Fulton J. Sheen, che mi è stato inviato da Silvia per gli auguri di Pasqua, perchè illumini noi quando scopriamo di essere  divenuti camminatori un po' stanchi.
C'è un uomo inchiodato su una croce -

C'è un uomo inchiodato su una croce

Allorché si fa silenzio intorno a me,
nelle ore del giorno e della notte
un pianto che scende dalla Croce,

mi colpisce e mi fa trasalire.
La prima volta che l'udii,
uscii dalla mia casa. E cercando intorno
trovai un uomo inchiodato su una Croce.
"Lasciate che vi stacchi dalla Croce"
gli dissi.
E cercai di togliere i chiodi dei suoi polsi,
ma egli mi rispose:
"Lasciali dove sono,
poiché scenderò dalla Croce
solo quando tutti gli uomini, tutte le donne,
tutti i fanciulli,
s'uniranno insieme per distaccarmi".
Gli dissi allora:
"Come posso io sopportare il vostro lamento
e che posso fare io per voi?".
Ed egli mi rispose:
"Vai per tutto il mondo e di' a quelli che incontrerai
che c'è un Uomo unchiodato su una Croce".

lunedì 25 aprile 2011

rendere lo spirito fiacco e vuoto


  • Ciò che manca non è né la parola né lo scritto, ma il silenzio e l'azione. Infatti, oltre tutto, le parole distraggono, mentre il silenzio e l'azione raccolgono lo spirito e lo rinvigoriscono. Perciò appena una persona conosce ciò che le è stato detto per il suo profitto, non ha più bisogno di pronunciare né di ascoltare parole, ma di agire davvero con silenzio e con cura, in umiltà, carità e disprezzo di sé, senza andare subito in cerca di novità, ricerca che serve solo a soddisfare l'appetito in cose esteriori (senza poterlo saziare) e a rendere lo spirito fiacco e vuoto, privo di ogni virtù interiore. La maggiore necessità che abbiamo è quella di tacere con l'appetito e con la lingua dinanzi a questo Dio, il cui linguaggio, che Egli solo ode, è l'amore silenzioso. [Lettera alle Carmelitane Scalze di Beas, 22 novembre 1587]
    S. Giovanni della Croce

domenica 24 aprile 2011

E vanno le donne di ieri,...osano infrangere leggi di forza e di morte.


Un chiarore,
complice
la luna,
indica loro
stralci di sentiero.
E vanno
le donne
di ieri,
nottetempo,
provviste
di olii profumati
e coraggio inaudito...
osano infrangere
leggi di forza
e di morte.
Vanno,
anzi no,
corrono
le donne
di ieri
per smuovere
il masso dalla tomba
per lenire
ferite indelebili
per profumare
il corpo straziato
del loro Amato
e Maestro.
Da allora
continuano ad andare
le donne di oggi
con la stessa passione
delle donne di ieri.
Vanno
sotto gli occhi
increduli
delle stelle.
Vanno
e nel cuore
un presentimento
antico
e sempre nuovo:
la loro audacia
obbligherà
il Dio della Vita,
oggi,
come ieri,
a ripetere il miracolo,
a svuotare
sepolcri,
a inventare
risurrezione...
ad affidare loro
anche oggi,
come ieri,
la prerogativa
di raccontare
al mondo
la Bella Notizia
e intonare inni
alla vita
che non muore.

Elisa Kidanè

donare una cosa al Signore

Io vorrei donare una cosa al Signore, 
ma non so che cosa. 
Andrò in giro per le strade 
zuffolando, così, 
fino a che gli altri dicano: è pazzo! 
E mi fermerò soprattutto coi bambini 
a giocare in periferia, 
e poi lascerò un fiore 
ad ogni finestra dei poveri 
e saluterò chiunque incontrerò per via 
inchinandomi fino a terra. 
E poi suonerò con le mie mani 
le campane sulla torre 
a più riprese 
finché non sarò esausto. 
E a chiunque venga 
- anche al ricco - dirò: 
siedi pure alla mia mensa, 
(anche il ricco è un povero uomo). 
E dirò a tutti: 
avete visto il Signore? 
Ma lo dirò in silenzio 
e solo con un sorriso. 


Io vorrei donare una cosa al Signore, 
ma non so che cosa. 
Tutto è suo dono 
eccetto il nostro peccato. 
Ecco, gli darò un'icona 
dove lui - bambino - guarda 
agli occhi di sua madre: 
così dimenticherà ogni cosa. 
Gli raccoglierò dal prato 
una goccia di rugiada 
- è già primavera 
ancora primavera 
una cosa insperata 
non meritata 
una cosa che non ha parole; 
e poi gli dirò d'indovinare 
se sia una lacrima 
o una perla di sole 
o una goccia di rugiada. 
E dirò alla gente: 
avete visto il Signore? 
Ma lo dirò in silenzio 
e solo con un sorriso. 


Io vorrei donare una cosa al Signore, 
ma non so che cosa. 
Non credo più neppure alle mie lacrime, 
e queste gioie sono tutte povere: 
metterò un garofano rosso sul balcone 
canterò una canzone 
tutta per lui solo. 
Andrò nel bosco questa notte 
e abbraccerò gli alberi 
e starò in ascolto dell'usignolo, 
quell'usignolo che canta sempre solo 
da mezzanotte all'alba. 
E poi andrò a lavarmi nel fiume 
e all'alba passerò sulle porte 
di tutti i miei fratelli 
e dirò a ogni casa: “pace!” 
e poi cospargerò la terra 
d'acqua benedetta in direzione 
dei quattro punti dell'universo, 
poi non lascerò mai morire 
la lampada dell'altare 
e ogni domenica mi vestirò di bianco. 


Io vorrei donare una cosa al Signore, 
ma non so che cosa. 
E non piangerò più 
non piangerò più inutilmente; 
dirò solo: avete visto il Signore? 
Ma lo dirò in silenzio 
e solo con un sorriso 
poi non dirò più niente.


(David Maria Turoldo)

Vorrei che fosse Maria in persona a darvi l'augurio di buona Pasqua

Vorrei che fosse Maria in persona a entrare in casa vostra, a spalancarvi la finestra, e a darvi l'augurio di buona Pasqua.
Un augurio immenso quanto le braccia del condannato, stese sulla croce o librate verso i cieli della libertà...

Santa Maria, donna del terzo giorno, donaci la certezza che, nonostante tutto, la morte non avrà più presa su di noi.
Che le ingiustizie dei popoli hanno i giorni contati.
Che i bagliori delle guerre si stanno riducendo a luci crepuscolari. Che le sofferenze dei poveri sono giunte agli ultimi rantoli.
Che la fame, il razzismo, la droga sono il riporto di vecchie contabilità fallimentari. Che la noia, la solitudine, la malattia sono gli arretrati dovuti ad antiche gestioni.
E che, finalmente, le lacrime di tutte le vittime delle violenze e del dolore saranno presto prosciugate come la brina dal sole della primavera.
Santa Maria, donna del terzo giorno, strappaci dal volto il sudario della disperazione e arrotola per sempre, in un angolo, le bende del nostro peccato.
A dispetto della mancanza di lavoro, di case, di pane, confortaci col vino nuovo della
gioia e con gli azimi pasquali della solidarietà.
Donaci un po' di pace. Impediscici di intingere il boccone traditore nel piatto delle erbe amare. Liberaci dal bacio della vigliaccheria. Preservaci dall' egoismo.
E regalaci la speranza che, quando verrà il momento della sfida decisiva, anche per noi come per Gesù, tu possa essere l'arbitra che, il terzo giorno, omologherà finalmente la nostra vittoria.
MARIA Donna dei nostri giorni Di Mons. Antonio Bello (Don Tonino Bello) Ed. SAN PAOLO




(Cantico spirituale B, Strofa 29, 3)
«Quelli che sono molto attivi e che pensano di abbracciare il mondo con le loro prediche e con le loro opere esteriori ricordino che sarebbero di maggior profitto per la Chiesa e molto più accetti a Dio, senza parlare del buon esempio che darebbero, se spendessero almeno metà del tempo nello starsene con Lui in orazione, anche se fossero giunti ad un'orazione alta. Certamente allora con minor fatica otterrebbero più con un'opera che con mille per il merito della loro orazione e per le forze spirituali acquistate in essa, altrimenti tutto si ridurrà a dare vanamente colpi di martello e a fare poco più che niente, talvolta anzi niente e anche danno. Dio non voglia che il sale diventi insipido, poiché allora quantunque sembri che produca all'esterno qualche effetto buono, di fatto non fa niente, essendo certo che le buone opere non si possono fare se non in virtù di Dio.»
S. Giovanni della Croce

che io cambi non è strano


Mercedes SosaTodo cambia
(San Miguel de Tucumán9 luglio 1935 – Buenos Aires4 ottobre 2009) è stata una popolare cantanteargentina, simbolo della sua terra e della lotta per la pace e i diritti civili contro la dittatura; si definiva una cantora popular. È conosciuta anche con il soprannome di La Negra.

Con l’instaurazione della dittatura militare la sua musica di denuncia inizia ad essere invisa ai militari, dapprima è vittima della censura, poi, viene imprigionata durante un concerto a La Plata[1] e infine nel 1979 è costretta all'esilio a Parigi e l’anno dopo a Madrid. Durante l'esilio dedica molti brani alla sua patria e alla speranza di cambiamento e di pace e democrazia per gli argentini, come il brano Todo cambia e Solo le pido a Dios.
“Cambia lo superficial
cambia también lo profundo
cambia el modo de pensar
cambia todo en este mundo

Cambia el clima con los años
cambia el pastor su rebaño
y así como todo cambia
que yo cambie no es extraño

Cambia el mas fino brillante
de mano en mano su brillo
cambia el nido el pajarillo
cambia el sentir un amante

Cambia el rumbo el caminante
aunque esto le cause daño
y así como todo cambia
que yo cambie no extraño

Cambia todo cambia
Cambia todo cambia
Cambia todo cambia
Cambia todo cambia

Cambia el sol en su carrera
cuando la noche subsiste
cambia la planta y se viste
de verde en la primavera

Cambia el pelaje la fiera
Cambia el cabello el anciano
y así como todo cambia
que yo cambie no es extraño

Pero no cambia mi amor
por mas lejos que me encuentre
ni el recuerdo ni el dolor
de mi pueblo y de mi gente

Lo que cambió ayer
tendrá que cambiar mañana
así como cambio yo
en esta tierra lejana

Cambia todo cambia
Cambia todo cambia
Cambia todo cambia
Cambia todo cambia”.

Traduzione.

“Cambia ciò che è superficiale
e anche ciò che è profondo
cambia il modo di pensare
cambia tutto in questo mondo.

Cambia il clima con gli anni
cambia il pastore il suo pascolo
e così come tutto cambia
che io cambi non è strano.

Cambia il più prezioso brillante
di mano in mano il suo splendore,
cambia nido l’uccellino
cambia il sentimento degli amanti.

Cambia direzione il viandante
sebbene questo lo danneggi
e così come tutto cambia
che io cambi non è strano.

Cambia, tutto cambia
cambia, tutto cambia
cambia, tutto cambia
cambia, tutto cambia.

Cambia il sole nella sua corsa
quando la notte persiste,
cambia la pianta e si veste
di verde in primavera.

Cambia il manto della fiera
cambiano i capelli dell’anziano
e così come tutto cambia
che io cambi non è strano.

Ma non cambia il mio amore
per quanto lontano mi trovi,
né il ricordo né il dolore
della mia terra e della mia gente.

E ciò che è cambiato ieri
di nuovo cambierà domani
così come cambio io
in questa terra lontana.

Cambia, tutto cambia…”.






SOLO IO CHIEDERO'

Solo io chiederò
che la guerra non mi lasci indifferente
è un mostro grande e si divora
la povera innocenza della gente

Solo io chiederò
che il dolore non mi lasci indifferente
e che la Porca Morte non m'incontri
prima che queste parole siano spente

Solo io chiederò
l'ingiustizia non mi lasci indifferente
non voglio mai più porger l'altra guancia
ed il cielo non ci ha mai donato niente

Solo io chiederò
che la rabbia non mi esca dalla mente
che chi è poi un bastardo non m'incanti
col sorriso che nasconde il niente

Solo io chiederò
che il passato non sia mai dimenticato
e non si cancelli la memoria
dell'arroganza che ci ha sempre calpestato

E ancora chiederò
che il futuro non mi trovi diffidente
c'è ancora tanto da inventare
per costruire una cultura differente

c'è ancora tanto da inventare
per costruire una cultura differente