sabato 3 aprile 2010

Il silenzio dell'abbandono- Gesù ha un suo metodo- La Pasqua è bella perché è il segno della misericordia



Il termine “abbandono” è interessante poiché lo si può utilizzare per esplicitare due concetti diversi l’uno dall’altro: essere abbandonati da qualcuno, oppure abbandonarsi a qualcuno!

L’uomo non può vivere solo, egli è stato creato da una “Comunione di Persone” (Padre, Figlio e Spirito Santo) per fare esperienza di comunione.

Una cosa è certa – afferma J. Ratzinger cardinale – “c’è una notte nel cui abbandono non arriva alcuna voce; vi è una porta attraverso la quale noi possiamo passare solamente in solitudine: la porta della morte. Tutta la paura del mondo è in ultima analisi paura di questa solitudine. […] Ma quella solitudine nella quale l’amore non può più penetrare è l’inferno”. http://cogitor.splinder.com/

«Pensi al Getsemani, signor pastore. Tutti i discepoli si erano addormentati. Non avevano capito nulla. Ma non era ancora il peggio. Quando il Cristo fu inchiodato alla croce e vi rimase, tormentato dalle sofferenze, esclamò: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Il Cristo fu preso da un grande dubbio nei momenti che precedettero la sua morte. Dovette essere quella la più crudele delle sue sofferenze. Voglio dire il silenzio di Dio».

A parlare così al protagonista, un pastore luterano di una comunità svedese, è un uomo semplice, il sagrestano. Eppure egli è di fronte all’uomo di Chiesa come un cristiano autentico, mentre il suo interlocutore sta piombando nel baratro dell’incredulità. La moglie amata gli è stata portata via da un male inesorabile e la sua fede si è disciolta come neve al sole. I parrocchiani sentono il tono falso dei suoi sermoni e, uno dopo l’altro, disertano il tempio che, così, si trasforma in un deserto. Quando il pastore avrà raggiunto il nadir infernale del suo ateismo, anche la chiesa sarà totalmente vuota come il suo cuore; eppure egli celebrerà lo stesso il culto in piena solitudine e forse questo atto sarà – più che un gesto estremo di desolazione – l’avvio della risurrezione. (Ravasi)

Il Signore Gesù ha un suo metodo, un modo d'agire e di comportarsi che non va d'accordo con la nostra logica. La nostra maniera di ragionare ci sembra molto più intelligente, molto più efficace e più utile della sua ed esige minor dispendio e minore sforzo.

Volete un altro esempio tratto dalla natura ? C'era proprio bisogno che d'autunno cadessero tutte le foglie e la natura si abbandonasse al lungo sonno invernale per darci il gusto della primavera ? La primavera che viene dopo l'inverno non vi pare una cosa mal organizzata? Non poteva la Provvidenza fare sì che tutto l'anno fosse primavera e non si alternassero stagioni così disuguali; che le foglie rimanessero sempre sugli alberi, che la vegetazione fosse continua ?

Noi, che siamo gente molto ragionevole, avremmo messo insieme un mondo fatto a questa maniera, ma avremmo tolto la bellezza alle cose, perché la bellezza di ogni creatura è nella sua capacità di rinnovarsi.

Se si fosse sottratto alla morte, noi avremmo detto: guarda, non è un uomo, non ha accettato il nostro destino. Ed egli non avrebbe potuto mettere nella fragilità della nostra natura, quella immensa speranza che ci viene soltanto dalla sua resurrezione. Se i due discepoli non l'avessero incontrato lungo la strada che va da Gerusalemme ad Emmaus, se Egli non si fosse fermato nella loro casa e non si fosse manifestato nello spezzar del pane, essi non avrebbero trovato la freschezza ed il rinnovamento della loro fede. Miei cari fratelli, la religione nostra è una religione di novità. Non c'è niente di vecchio anche se voi, qualche volta, avete l'impressione che tutto qui, nella Chiesa, si ripeta secondo una tradizione secolare che non ha più nulla che vi possa incuriosire.

Ecco quello che io vorrei che voi capiste come una delle lezioni più grandi della misericordia di Dio. Noi dobbiamo ringraziarlo per questa libertà che ci ha dato. La professione cristiana non è qualcosa di obbligato e di forzato, ma è una semplice, spontanea, cordialissima adesione da parte nostra. Dobbiamo ringraziarlo perché Egli è il solo che ci rispetta. Nessuno ci ha obbligato ad inginocchiarci nella Pasqua; nessuno ci ha portati qui alla balaustra; nessuno ci ha portati in chiesa; nessuno ci obbliga ad essere buoni.

C'è soltanto un invito: l'invito divino che ha la capacità di rifare, di rimettere a posto, di ricostruire. La primavera è bella perché essa è la ricostruzione, da parte dell'onnipotenza di Dio, della natura che nell'inverno è venuta meno. E così, vedete, la Pasqua è bella non perché il Signore si sia sottratto alla morte, ma perché ha vinto la morte; non perché ha impedito agli Ebrei di essere dei deicidi, ma perché ha perdonato ai deicidi. La Pasqua è bella perché è il segno della misericordia di Dio che ha impresso, sul volto di ogni uomo, i segni della Redenzione.

(don Mazzolari)

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