mercoledì 10 agosto 2011

vivere che è una rinuncia perpetua dell'uomo

Ora, voi mi avete capito.
Non si tratta di asciugare con gesto vago una lacrima: è troppo presto fatto.
Neppure di avere un istante di pietà: è troppo facile.
Si tratta di prender coscienza, e di non più accettare.
Non accontentarsi più di girare attorno a se stessi - e a quelli che sono dei suoi - nell'attesa della sua piccola porzione di Paradiso.
Rifiutarsi di concedersi una piccola siesta ben pensante, quando tutto urla e si dispera attorno a noi.
Non più accettare questo modo di vivere che è una rinuncia perpetua dell'uomo.
Non più accettare un Cristianesimo negativo che i piccoli borghesi dell'Eternità asfissiano in un labirinto di formule e di interdetti.
Non più accettare di essere felici da soli.
Davanti alla miseria, all'ingiustizia, alla viltà, non rinunciate mai, non venite a compromessi, non battete mai in ritirata. Lottate, combattete. Partite all'assalto!
Impedite ai responsabili di dormire!
Voi che siete il domani, pretendete la felicità per gli altri, costruite la felicità degli altri.
Il mondo ha fame di grano e di tenerezza.
Lavoriamo.

Raoul Follereau 

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