mercoledì 11 gennaio 2012

cosa cambia nella nostra vita dacché siamo cristiani?

A proposito della premessa sulla mia ignoranza al post di ieri. oggi approfitto di quanto riporto sotto per questo esame di coscienza.
 Provate un giorno a calcolare quanti chilometri avete fatto nella vostra vita per venire in chiesa, quante ore avete trascorso tra Messe, rosari, confessioni, ritiri, catechesi, in tutta la vostra vita... È cambiato qualcosa? Potete dire come san Paolo «Io che per l’innanzi fui un bestemmiatore e un persecutore di cristiani, divenni apostolo»? O forse con sant’Agostino potete esclamare «Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova!»? O può darsi che come Teresa di Calcutta anche voi abbiate deciso di scegliere i più poveri tra i poveri, dopo aver visto la gente morire per le strade. E perché non pensare a quello che accadde a Charles de Foucauld, al quale un prete, dopo averlo fatto inginocchiare, fece confessare i propri peccati? Da lì partì la sua conversione, che lo portò a meditare per lunghi anni i vangeli per poi vivere in mezzo ai Tuareg e morire martire... Oppure siete come Gianna Beretta Molla che dovendo scegliere tra le cure per un tumore e la vita che portava in grembo scelse quest’ultima? O infine – ma gli esempi potrebbero continuare all’infinito – siete come Edith Stein, la donna tedesca di origine ebraica che avendo davanti una carriera luminosa nell’Università, si fece battezzare, entrò in convento e ne uscì su un camion dei nazisti con destinazione un campo di concentramento? In altre parole – che corrono il rischio di essere troppo banali – cosa cambia nella nostra vita dacché siamo cristiani? Abbiamo scelto di seguire Gesù, oppure è una bella abitudine, perché ci hanno insegnato così...? La preghiera ci trasforma in persone sempre più capaci di amare, o in persone piene di risentimento, di acredine, di acidità? L’Eucaristia ci trasforma in persone che sanno fare eucaristia (cioè ringraziamento) e comunione con il prossimo, oppure è un modo per rasserenare la nostra coscienza? Desideriamo davvero la santità, o soltanto la pace con noi stessi? Perché se desideriamo la santità, cari amici miei, dobbiamo ricordare che essa passa per una “notte” , per un “tradimento”, per una “presa di posizione”, per una “frattura”, per una “consegna”, per un abbandono totale a tutti. Questo infatti dice la santa liturgia nel racconto eucaristico: «Nella notte in cui (Gesù) fu tradito egli prese il pane, lo spezzò, lo diede ai discepoli dicendo: prendete emangiatene tutti, questo è il mio corpo offerto per voi». Accettare la logica eucaristica, dunque, significa entrare nel nuovo mondo, nella santità stessa di Dio che si dona all’uomo. E non ditemi che la santità è solo per poche anime elette, perché non è vero: Lui, il Santo per eccellenza, santifica anche noi attraverso i suoi doni, abilitandoci ad amare, a rispettarci, a perdonare, a porre gesti di pace dove gli altri pongono dichiarazioni di guerra, a dire la verità dove gli altri mettono menzogna, a fare un sorriso dove gli altri mi tengono un muso chilometrico... Forse molti lasciano la Chiesa anche perché non trovano testimonianza credibile di amore, di pace, di gioia nella comunità cristiana. La preghiera chilometrica e meccanica non ci converte: «Non crediate di essere ascoltati a forza di parole», aveva avvertito Gesù. La preghiera silenziosa, di adorazione, di amore, di tenerezza adorante, quella ci converte perché toglie da noi il male e ci riempie di Dio. Finisce il tempo di Natale, con l’Epifania e il Battesimo del Signore. Egli è già adulto e accoglie da Dio la missione di essere per tutti il Figlio prediletto che conduce al Padre. Se lo seguiamo possiamo accedere alla strada dell’amore, a quell’amore che ci fa fare miracoli e ci fa diventare santi. E allora, forse, scopriremo che la preghiera, i sacramenti, la meditazione, ci hanno aiutato a crescere in questa compagnia con Gesù, a crescere nell’amore! Buona strada a tutti, soprattutto a chi ha il cuore chiuso e deve ancora aprirlo a Dio e al prossimo!
Marco Statzu parroco del Sacro Cuore in Gonnosfanadiga, docente di Antropologia Teologica nella Facoltà Teologica della Sardegna...

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