mercoledì 30 maggio 2012

una fonte di disinteresse – perché gli esseri umani mangino


Poter mangiare e bere è una possibilità straordinaria e miracolosa quanto la tra­versata del Mar Rosso. Noi non ci rendiamo conto del miracolo che ciò rappre­senta perché viviamo in un’Europa oggi provvista di tutto e non in un paese del terzo mondo, e perché la nostra memoria è corta. Là si capisce bene che sazia­re la fame è la meraviglia delle meraviglie. Eppure, tornare, nonostante tutti i progressi della civiltà, allo stato di indigenza in Europa è una possibilità assoluta­mente realistica, come provano gli anni della guerra e dei campi di concentra­mento. In verità, l’itinerario che porta il pane dalla terra in cui cresce il frumento alla bocca che lo consuma è assai pericoloso. È attraversare il Mar Rosso. Un antico midrash, concepito nello stesso spirito, insegna: “Ogni goccia di pioggia che deve irrigare i nostri campi è portata da diecimila angeli per poter giungere a destinazione”. Niente di più difficile che arrivare ad alimentarsi! Così che il versetto“Mangerai, sarai saziato e benedirai” (Dt 8,10) non è una pia afferma­zione, ma il riconoscimento di un miracolo quotidiano e della gratitudine che deve suscitare nelle anime. Ma l’obbligo della riconoscenza va ben oltre. Secon­do un modo di dire dei rabbini, la benedizione serve a ridestare gli angeli favore­voli, intercessori capaci di combattere gli spiriti cattivi che si frappongono tra l’a­limento e gli affamati e che spiano e creano ogni occasione per impedire che il pane arrivi alle loro bocche. […] Il problema della fame nel mondo può essere risolto solo se quanti sono riforniti di cibo cessano di vederlo come una loro pro­prietà inalienabile. L’alimento deve esser riconosciuto come dono ricevuto, di cui si deve ringraziare e a cui gli altri hanno diritto. La penuria è un problema mo­rale e sociale, non soltanto un problema economico. […] Bisogna che la collettivi­tà segua gli individui che prendono l’iniziativa di rinunciare ai propri diritti per­ché gli affamati possano mangiare. […] Bisogna che ci sia un nazireato nel mon­do – una fonte di disinteresse – perché gli esseri umani mangino. Dar da man­giare a quanti hanno fame suppone un’elevazione spirituale. Bisogna che il nazi­reato sia una possibilità concreta, perché il terzo mondo, l’umanità cosiddetta sottosviluppata, possa saziare la sua fame e perché l’Occidente non ritorni, no­nostante la sua opulenza, allo stadio di umanità sottosviluppata.
(E. Lèvinas)

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