giovedì 11 ottobre 2012

interrompendo a metà il corso dell’orazione, si affretta a presentarsi e a venire incontro all’anima che lo desidera

Un giorno, mentre occupato in un lavoro manuale cominciai a pensare all’attivítà spirituale dell’uomo, tutt’a un tratto si presentarono alla mia riflessione quattro gradi spirituali: la lettura, la meditazione, la preghiera, la contemplazione. La lettura cerca la dolcezza della vita beata, la meditazione la trova, la preghiera la chiede, la contemplazione la gusta. La lettura porta, in certo qual modo, cibo solido alla bocca, la meditazione lo mastica e frantuma, la preghiera lo assapora, la contemplazione è la stessa dolcezza che dà gioia e ricrea. Vedendo ora l’anima, che non può da sé sola giungere alla dolcezza desiderata della conoscenza e dell’esperienza, e che quanto più si eleva tanto più Dio è distante, si umilia e si rifugia nella preghiera, dicendo: Signore, che sei veduto solo dai puri di cuore, io cerco con la lettura e con la meditazione quale sia e come si possa ottenere ciò che è la vera purezza di cuore, per poterti, per mezzo di essa, conoscere almeno in parte. Cercavo il tuo volto, Signore, il tuo volto, Signore, cercavo; ho meditato a lungo nel mio cuore, e nella mia meditazione si è sviluppata una fiamma e si è accresciuto il desiderio di conoscerti sempre più. Mentre mi spezzi il pane della Scrittura, tu ti fai conoscere nella frazione del pane, e quanto più ti conosco, tanto più desidero conoscerti, non già nella scorza della lettera, ma nella conoscenza che viene dall’esperienza. E non chiedo ciò, Signore per i miei meriti, ma per la tua misericordia. Confesso infatti di essere un'indegna anima peccatrice;  “ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni” (Mt 15,27).  Dammi dunque, Signore, un pegno della futura eredità, una goccia almeno di quella pioggia celeste, con cui spegnere la mia sete, poiché ardo d’amore.  Il Signore, i cui occhi si posano sui giusti e i cui orecchi sono attenti alle preghiere, non aspetta che queste siano terminate; ma, interrompendo a metà il corso dell’orazione, si affretta a presentarsi e a venire incontro all’anima che lo desidera, circonfuso dalla rugiada di una dolcezza celeste e cosparso di unguenti preziosi; ricrea l’anima affaticata, nutre quella che ha fame, impingua quella arida, le fa dimenticare le cose terrene, la vivifica mortificandola mirabilmente con l’oblio di sé e la rende sobria, inebriandola. (Guigo II, Lettera sulla vita contemplativa, 2. 3. 6-7.).

Nessun commento:

Posta un commento