lunedì 2 gennaio 2017

Imparare ad accettare noi stessi e la nostra misura umile, è l’inizio di un vero percorso di maturità e di sapienza.


Giovanni intuisce che è proprio la presenza del Signore nella nostra vita a conferirci il senso più profondo e la lettura più pertinente. 
Tuttavia, non è scontato vivere di luce riflessa: 
c’è qualcuno – la prima lettura lo chiama “l’anticristo” – che vorrebbe farci cadere proprio nel percorso inverso. 
Se il Signore ci invita 
a non venir mai meno nel rapporto con lui, 
il nemico, invece, ci seduce a tal punto 
da mettere noi stessi al centro di tutto. 
Ma al prezzo di cadere in un grande disorientamento e di sperimentare una terribile infelicità.

Imparare ad accettare noi stessi e la nostra misura umile, 
è l’inizio di un vero percorso di maturità e di sapienza.

Non sono io… imparare a definirsi accettando di mettersi dei confini.

Non sono io… ma sei tu, Signore, colui che dà speranza ai miei giorni.

Non la maschera ma la realtà, 
non la recita ma l’impegno sincero. 
Giovanni ci insegna l’arte del fare un passo indietro 
per riconoscere che quello che di più vero io sono, 
lo devo ad un Altro, 
seguendo il quale posso scoprire chi io sono veramente.

Come vogliamo vivere questo tempo che la misericordia di Dio ci dona? 
Giovanni non esiterebbe ad attestare: 
“Bando alla menzogna. Restate saldi in ciò che non viene mai meno”.

Questa liturgia ci sollecita ancora a dare un nome a “coloro che cercano di ingannarci”. 
C’è un inganno che è fuorviante perché ci porta lontano da noi stessi. 
In guardia perciò dall’autoreferenzialità che rischia di essere una tomba anticipata.

Quanto mai appropriate ancora le altre parole di Giovanni: 
“In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”. 
Se può essere facile accostarsi a un Dio Bambino, 
non lo è misurarsi con l’uomo di Nazaret. 
È facile ignorare un Dio che si fa presente discretamente tanto 
da non essere riconosciuto né accolto.

Antonio Savone il vangelo di oggi

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