domenica 17 ottobre 2010

La cosa peggiore non è soffrire (come quella vedova), ma adattarsi alla sofferenza ("tutti soffrono!"), giustificarla ("la sofferenza ti insegna cose importanti"), assecondarla ("se è volontà di Dio, la accetto")

 Quando sei nato non puoi più nasconderti
don Marco Pedron  
XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (21/10/2007)
Vangelo: Lc 18,1-8  

In questo vangelo la vedova è la parte ferita, lesa, vulnerabile, quella che sente le emozioni. La vedova è una parte di noi.
Ma dentro di noi c'è anche il giudice. E' quella voce che dice: "Tientelo per te; non far vedere quello che provi; non farti vedere che piangi; non farai mica vedere che ci sei stato male?; non farai mica vedere che ti sei arrabbiato per queste cose?; non farti vedere che sei triste; non mostrare che sei preoccupato; non farai mica vedere che questo è un problema per te?; non farai mica vedere che hai paura?". Il giudice è quella voce dentro di noi che dice: "Zitto; mettiti in un angolo!; egoista, pensi sempre a te!; c'è chi sta peggio di te!; sai come lo farai star male se esprimi questa cosa!; bisogna adattarsi (=subire)". Il giudice dice: "Non creare casini!; poi si litiga; poi si arrabbia; è un tuo genitore, gli devi rispetto!; se alzi la voce poi provi un'emozione forte dentro di te; poi ne sei scombussolato; se lo fai ti rifiuta o ti lascia; se lo fai te la farà pagare; con tutto quello che fa per te!, ecc".
E poi quella voce distruttiva che ci hanno passato: "Porta pazienza!". Col cavolo, che porto pazienza! Con questa strategia c'è stato imposto di tutto, c'è stato fatto sopportare di tutto e di più. Le atrocità della vita accadono per due motivi: uno perché c'è chi le fa; e due perché c'è chi lo sa e non dice nulla.
Nel vangelo la vedova interviene: "Col cavolo!, che me ne sto zitta! Rivendico i miei diritti; rivendico il mio diritto di parola; rivendico la mia dignità; rivendico il rispetto; rivendico che ci sono anch'io". La vedova dice: "Per niente al mondo tu o giudice mi chiuderai la bocca; io voglio che la mia situazione, la mia emozione, sia considerata".
Quando sei nato non puoi più nasconderti (titolo di un film di Marco Tullio Giordana): ci sei, esisti! Fatti sentire, non nasconderti.
Fai come la vedova: non ingoiare e non farti andare bene la sofferenza. La cosa peggiore non è soffrire (come quella vedova), ma adattarsi alla sofferenza ("tutti soffrono!"), giustificarla ("la sofferenza ti insegna cose importanti"), assecondarla ("se è volontà di Dio, la accetto").
Una donna: "Mio marito va sempre al bar; non mi parla e quando è in casa pretende un sacco di cose da me. Devo essere sempre disponibile, fisicamente e moralmente. Quando lui parla io devo essere pronta per lui". Poi continua: "Io offro tutto a Dio. E' il mio sacrificio per Lui". Non credere che Dio sia contento del tuo sacrificio. Dio vuole la vita non la morte (tua). Dio è più felice, e tu stai meglio, se inizi a mettere dei paletti, a dirgli di no, smettendo di subire.
Il silenzio di tuo marito ti ferisce. Glielo dici o no? Da una parte stai male, ma dall'altra se tiri fuori la questione si creano delle tensioni. Che si fa? Una voce ti dice: "Porta pazienza, stai zitta". Un'altra ti dice: "Fa' sentire la tua sofferenza".
Al lavoro: non ti senti considerato. Una voce dice: "E' così, sei dipendente, non comandi tu, non puoi fare niente". L'altra: "E' giusto che tu tiri fuori ciò che non fa".
Eredità: quattro fratelli maschi e una sorella femmina. I fratelli decidono (in base a cosa non si capisce) che, se la loro sorella vuole la sua parte di eredità, si prenderà in casa la madre sola. Non è giusto, ma lei abituata a subire, non sa cosa fare ed è paralizzata dal senso di colpa: "Ma come faccio a dire di no a mia madre?". Non è questo punto: cinque fratelli, diritti e doveri uguali per tutti.
Il padre superiore sposta di mansione un confratello (in questi momenti si è sempre confratelli! bah!?), mettendolo in un posto dove lui non vuole andarci. Sa che se ci andrà il padre superiore sarà molto contento e guadagnerà stima ai suoi occhi (il papà di un tempo). Dice lui: "E poi io sono tenuto all'obbedienza" (l'obbedienza non è servilismo). Solo che andarci è tradire se stesso. Ma se non ci andrà deluderà il padre superiore. Che si fa? Tradire se stessi e accettare; oppure deludere il superiore e dirgli di no?

La vedova e il giudice sono dentro di te. La vedova dice: "Voglio giustizia anche per me! Voglio vivere! Ci sono anch'io!".
Il giudice dentro di te invece dice: "Come ti permetti? Zitta tu! Non rompere".
Il vangelo ti invita e ti stimola: "Tira fuori la tua voce; lotta per la tua causa; se rompi a qualcuno, pazienza: il fatto di esistere comporta che non puoi andare bene a tutti; fatti sentire; non ti arrendere".
La cosa peggiore che tu puoi fare a te è metterti il bavaglio e condannarti al silenzio forzato. Non ucciderti, amati: datti spazio e datti voce; tu ci sei, fatti sentire.

Pensiero della settimana
Esisto; io esisto. Dio lo vuole: per questo ci sono.
Non devo dimostrare a nessuno il mio valore.
Non devo meritarmi e "fare il bravo" per esserci.
Non devo giustificare ciò che faccio per non farmi rifiutare.
Non devo comprarmi l'approvazione degli altri adeguandomi.
Non devo nascondermi per ciò che io o i miei familiari hanno fatto.
Non devo adeguarmi al sistema per avere il diritto di esserci.
Vi piaccia o no; voluto o non voluto, io ci sono e la Vita mi vuole.
Ho tutto il diritto ad esserci: Dio lo vuole, per questo ci sono.

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