mercoledì 12 ottobre 2011

Guardati da un consigliere, informati quali siano le sue necessità - egli nel consigliare penserà al suo interesse - perché non getti la sorte su di te

Da www.seitreseiuno.net trovo questa bella riflessione sul consigliere... chi non sa... ha la tentazione di consigliare  .Nella Bibbia di Gerusalemme è intitolato "I consiglieri" ed è parte del  c.37 del
Siracide.
"Ogni consigliere suggerisce consigli, ma c'è chi consiglia a proprio vantaggio. Guardati da un consigliere,
informati quali siano le sue necessità - egli nel consigliare penserà al suo interesse - perché non getti la sorte su di te
e dica: 'La tua via è buona', poi si terrà in disparte per vedere quanto ti accadrà. Non consigliarti con chi ti guarda di
sbieco, nascondi la tua intenzione a quanti ti invidiano. Non consigliarti con una donna sulla sua rivale, con un
pauroso sulla guerra, con un mercante sul commercio, con un compratore sulla vendita, con un invidioso sulla
riconoscenza, con uno spietato sulla bontà di cuore, con un pigro su un'iniziativa qualsiasi, con un mercenario
annuale sul raccolto, con uno schiavo pigro su un gran lavoro; non dipendere da costoro per nessun  consiglio.
Invece frequenta spesso un uomo pio, che tu conosci come osservante dei comandamenti e la cui anima è come la
tua anima; se tu inciampi, saprà compatirti. Segui il consiglio del tuo cuore, perché nessuno ti sarà più fedele di lui.
La coscienza di un uomo talvolta suole avvertire meglio di sette sentinelle collocate in alto per spiare. Al di sopra di
tutto questo prega l'Altissimo perché guidi la tua condotta secondo verità" (vv.7-15).
Il contesto del brano
Il libro del Siracide è una successione, non sempre ordinata, di proverbi, consigli, massime di saggezza talora
molto sobrie e talora persino troppo quotidiane, quasi pessimistiche. Si direbbe che l'autore riproduce una
coscienza o scienza della storia che si acquista con l'età, sempre sotto lo sguardo di Dio e con delle aperture
impreviste. Aperture che ci aiutano a passare dagli eventi deludenti di ogni giorno alla visione più profonda del
Signore che ci guida. E' proprio il caso, come vedremo, del brano sui consiglieri.
Nel contesto immediato, il brano si colloca tra altre due serie di suggerimenti pratici: la serie dei "falsi amici" -
"Ogni amico dice: 'Anch'io ti sono amico', ma esiste l'amico che lo è solo di nome..." (37,1-6) - e le massime sulla
"vera e falsa sapienza (vv.16-29).
E' dunque  un contesto di discernimento per capire quali sono nella nostra esperienza le realtà e gli
atteggiamenti che si presentano bene e però non sono buoni fino in fondo. Discernimento che l'Ecclesiastico, il
figlio di Sira ci invita a operare anche a proposito dei consiglieri.
Le cinque parti del brano
Il nostro testo è divisibile in cinque parti che commenterò una per una.
1. La prima parte - vv.7-9 - sottolinea il problema nodale.
"Ogni consigliere suggerisce consigli, ma c'è chi consiglia a proprio vantaggio". Di conseguenza, "guardati da un
                                                   
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Basterebbe richiamare il testo della LG 12 in cui si afferma che «...il giudizio sulla genuinità (dei carismi) e ordinato uso
appartiene all'autorità ecclesiastica, alla quale spetta soprattutto di  non estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e
ritenere ciò che è buono (cf. 1 Ts 5, 12 e 19-21)», per rendersi conto della valenza giuridica dei carismi e perciò del dovere,
pure giuridicamente esigibile, dei pastori.6
consigliere, informati quali siano le sue necessità - egli nel consigliare penserà al suo interesse - perché non getti
la sorte su di te e dica: 'La tua via è buona', poi si terrà in disparte per vedere quanto ti accadrà".
"Perché non getti la sorte su di te" è un'espressione che costituisce un problema testuale difficile; secondo la
versione ebraica si dovrebbe tradurre: "perché succede ciò?", ma comunque l'insieme mi sembra chiaro.
Ciò che viene a galla è appunto il problema del consigliare, o meglio l'insidia più profonda: chi mi consiglia lo
fa in funzione dei suoi interessi? è una persona davvero libera interiormente? L'applicazione di questa semplice
massima è molto ampia: nella vita amministrativa, sociale e politica occorre guardarsi da chi ha interessi propri da
sostenere e da promuovere, interessi che distolgono dal ben consigliare e dal decidere bene. E' un'ammonizione,
un caveat che sarà valido in tutti i tempi.
Leggo inoltre nei vv.8-9  il problema dell'irresponsabilità, atteggiamento forse più comune nel consigliere
ecclesiastico: 'La tua via è buona, va bene, vai avanti con coraggio', ma poi si tiene in disparte per vedere quanto ti
accadrà. Chi consiglia così fa finta di consigliare, non ha il senso della corresponsabilità. Ricordo un proverbio
inglese molto saggio che recita: Dammi dei buoni consigli e insieme il tuo aiuto economico, così che tu non abbia
a rischiare solo sulla mia pelle! Chi consiglia senza assumersi poi la responsabilità di gestione, parla da ottimista,
da sognatore, spinge l'altro a buttarsi in avventure pericolose da cui lui sta lontano.
2. Dopo aver esposto i due nodi del consigliare  - libertà e responsabilità - viene dato, come sempre nei libri
sapienziali, un elenco e, nel nostro caso, un elenco di consiglieri sbagliati. E' la seconda parte del testo, vv.10-
11. "Non consigliarti con chi ti guarda di sbieco, nascondi la tua intenzione a quanti ti invidiano" è il versetto
introduttivo di una lista un po' umoristica perché è una specie di lettura dell'esistenza quotidiana.  "Non
consigliarti con una donna sulla sua rivale, con un pauroso sulla guerra, con un mercante sul commercio, con un
compratore sulla vendita, con un invidioso sulla riconoscenza, con uno spietato sulla bontà di cuore, con un pigro
su un'iniziativa qualsiasi, con un mercenario annuale sul raccolto, con uno schiavo pigro su un gran lavoro; non
dipendere da costoro per nessun consiglio".
Sono sconsigliati anzitutto i consiglieri incapaci di dominare le emozioni e che, addirittura, non ti vedono di
buon occhio (chi ti guarda di sbieco, chi ti invidia); hanno infatti  interessi acquisiti di ordine negativo, non
vantaggi da ottenere, ma piccole vendette da perpetrare. Meglio quindi non affidarsi a loro.
Poi le categorie si precisano meglio evidenziando lo spirito di humour che pervade tutto il libro del Siracide:
"Non consigliarti con una donna sulla sua rivale"; probabilmente non si allude semplicemente a rivalità e gelosie
in generale, bensì a una situazione di poligamia dove ciascuna delle donne  vorrebbe essere la preferita.  Il
consiglio si può tuttavia applicare ad altre situazioni: se Tizio ce l'ha con Caio, non chiedergli consiglio su Caio.
"Con un pauroso sulla guerra", è un suggerimento che va da sé. Meno facile, a prima vista, capire perché non si
deve chiedere consiglio a un "mercante sul commercio". Si suppone, penso, che il mercante ne approfitti per
soffiarti quell'affare di cui gli hai parlato. "Con un compratore sulla vendita" è un esempio più sottile e ci vengono
in mente le aste pubbliche e tutte quelle forme di offerte di servizio che rischiano - quando ci sono degli imbrogli -
di privilegiare l'uno sull'altro. Seguono utili suggerimenti che riguardano stati d'animo, non interessi acquisiti o
possibili. "Un invidioso sulla riconoscenza", "uno spietato sulla bontà di cuore", dal momento che il loro cuore è
occupato da sentimenti contrari. Buffo il suggerimento di non chiedere consiglio a "un pigro su un'iniziativa
qualsiasi": il pigro, paventando di essere coinvolto e di dover uscire dalla propria pigrizia, darebbe un consiglio
sbagliato. Difficile è capire quale forma di contrasto sta dietro al consiglio di non chiedere al "mercenario annuale
sul raccolto": forse il mercenario ha qualche interesse sul raccolto, e vuole appropriarsene e fa quindi credere che
è andato male. L'ultima massima ritorna sul tema della pigrizia, dello "schiavo pigro su un gran lavoro", e
conclude: "non dipendere da costoro per nessun consiglio".
A questo punto ci domandiamo: esiste il consiglio? di chi dobbiamo fidarci? con chi possiamo consigliarci?
3. Risponde la parte costruttiva - dopo quella  destruens, distruttiva e critica -, che pero non  è esente da
sorprese.
"Invece frequenta spesso un uomo pio, che tu conosci come osservante dei comandamenti e la cui anima e
come la tua anima; se tu inciampi, saprà compatirti" (v. 12). In questo solo versetto sono contenute le quattro
caratteristiche del consigliere giusto. Esiste il consigliere giusto, possiamo trovarlo e dobbiamo avere fiducia in
lui:  è un uomo pio, che teme il Signore e non pensa di essere l'unico padrone dell'esistenza propria e altrui;
osserva i comandamenti, perché e educato all'autodisciplina, all'onesta, al rispetto delle persone e delle cose
altrui. Due caratteristiche che riguardano il consigliere nella sua vita religiosa ed etica. Le altre due concernono il
rapporto del consigliere con te: la sua anima è come la tua anima, ti stima, sente profondamente quali sono i
tuoi intenti, e libero, serio e ti capisce; se inciampi, saprà compatirti, non ti manda allo sbaraglio per poi dirti: io 7
non ne ho colpa, la scelta e tua, ma se inciampi ti sarà vicino, ti sosterrà, non ti abbandonerà.
In altre occasioni avevo espresso i modi, le ragioni e le motivazione del consigliare partendo dalla Scrittura e
riferendomi anche al dono del consiglio così come ne parla san Tommaso. Oggi, seguendo il testo del Siracide,
vorrei sottolineare che consigliare bene è difficile e che richiede una certa vita interiore, una spiritualità, una
affinità con le intenzioni della Chiesa, come pure la voglia di pagare di persona (è vero che il consigliere non è
responsabile delle decisioni che vengono prese e tuttavia se il suo consiglio è accolto deve sentirsi coinvolto fino
in fondo nella scelta che ne deriva).
4. La quarta parte, vv.13-14, e la più sorprendente perché sembra riportare tutto alla propria scelta interiore:
"Segui il consiglio del tuo cuore, perché nessuno ti sarà più fedele di lui. La coscienza di un uomo talvolta suole
avvertire meglio di sette sentinelle collocate in alto per spiare". Il linguaggio è molto concreto, ricco di immagini.
Il primo monito ("segui il consiglio del tuo cuore"), letto nell'insieme del libro e nel contesto dell'intera Bibbia,
non svalorizza il consiglio  - come può apparire a una lettura superficiale -, ma contiene una profonda verità.
Nessun consigliere ci esime dall'assumerci la nostra responsabilità e quindi guai a chi dicesse: ho agito in base a
quanto mi è stato consigliato e se la scelta si è rivelata sbagliata la colpa è anche del consigliere. Chi ascolta il
consiglio, soprattutto se ha la responsabilità del decidere  non può far cadere su altri gli effetti negativi della
propria decisione. E' importante chiarire il rapporto tra consiglio e deliberazione: il consiglio accompagna la
deliberazione, qualunque essa sia (ecclesiale, sociale, civile), fino all'ultimo, e però la deliberazione deve essere
assunta con piena responsabilità, da colui che ha il compito di decidere, seguendo il consiglio del cuore. Seguire il
consiglio del cuore significa discendere in profondità per ascoltare lo Spirito che parla in noi, e non un generico
andare dove ti porta il cuore. Consigliere ultimo non può non essere lo Spirito che permette di fare la sintesi di
quanto si è recepito dai consiglieri.
Molto bella l'immagine che spiega il monito: "La coscienza di un uomo talora suole avvertire meglio di sette
sentinelle collocate in alto per spiare". A dire: quando siamo coinvolti in una decisione molto importante, che
comporta gravi conseguenze, si risvegliano in noi delle antenne che ci fanno cogliere bene non solo quanto
dobbiamo decidere per conto nostro, ma pure come dobbiamo lasciarci illuminare e come dobbiamo vagliare i
consigli.
Il testo del Siracide non descrive un processo rigorosamente democratico (quello proprio di un Parlamento o
di una Società per azioni); descrive piuttosto il modello di una responsabilità partecipata secondo gravi diversi.
E' il modello appunto di certi organismi ecclesiali (Consiglio presbiterale, Consiglio pastorale diocesano, decanale,
parrocchiale, in qualche maniera lo stesso Sinodo dei Vescovi e ultimamente persino il Concilio ecumenico).
La Chiesa, come corpo di Cristo, ha una struttura nella  quale le membra tutte collaborano al bene
dell'insieme, ma hanno funzioni e responsabilità diverse; il capo è Cristo e quindi la decisione ultima è sempre
sua.
5. Che la decisione ultima sia sempre del Signore è espresso nella quinta e ultima parte, al v.15: "Al di sopra
di tutto questo prega l'Altissimo perché guidi la tua condotta secondo verità". Nel regno di Dio  è Dio che ci
conduce; noi ci sforziamo di  capire la sua volontà passando per gradi diversi di riflessione, e tuttavia ogni
decisione alla fine va riportata e affidata a Lui che è il nostro Pastore e ci guida nei pascoli della verità.
Conclusione
A partire dal brano del Siracide, la riflessione potrebbe allargarsi a livello istituzionale. Noi abbiamo colto un
aspetto, che pur rispecchiando una società antica diversa dalla nostra, è certamente  utile per comprendere la
Chiesa che, prima di essere società, è anzitutto mistero, è corpo di Cristo di cui tutti siamo parte, di cui tutti
siamo in qualche maniera costruttori, anche se l'ultima responsabilità è del Capo dal quale tutto discende e dello
Spirito che penetra la varie parti di questo corpo.

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