venerdì 17 febbraio 2012

è più grande del suo contrario

Credo che quello che riporto sotto piacerà a molti e soprattutti a quelli che apprendono "la sublime scienza di Gesù Cristo con la frequente lettura e meditazione delle Sacre Scritture ...per acquisire una fede che sia frutto di convinzione, di scelta personale, di interiorità.  Il solo cristianesimo che sopravviverà alla modernità, sarà quello fondato su convinzioni interiori profonde; perché non basteranno più le tradizioni esterne o i fenomeni di massa."

Più volte noi ci appelliamo alla legge evangelica per sostenere gli imperativi morali, magari nel campo familiare o della sessualità. Diciamo: "La legge del vangelo è così e dobbiamo osservarla pur se è dura, non si può trasgredire, non si può andare contro i comandamenti del Signore"... In realtà quello che noi diciamo rimane un insegnamento di limiti da non valicare (dura lex sed lex) e perciò non convince la gente. Occorre invece mostrare che l'ideale umano proposto da Gesù — e a cui la fragilità umana può ribellarsi — è più grande del suo contrario; non è semplicemente una chiusura alla felicità umana, è piuttosto un'indicazione che parte dalla ricchezza delle beatitudini, dalla loro forza e dal cuore trasformato che esse esprimono. Dalla nostra consueta predicazione morale, chi ascolta non riceve nessuna forza, anzi cerca le ragioni per sottrarsi, non avendo colto quella vita nuova che sola permette di rendere accettabile concretamente, cioè recepibile il messaggio. E dunque assai importante che il discorso morale sia davvero o paolino o matteano e non un estratto ridotto, semplificato dell'uno o dell'altro, che si limita alla pura esposizione della legge concludendo: "Questo è il vangelo". No, il vangelo è molto di più, è la forza di Dio che, penetrando nella storia, cambia il cuore dell'uomo e gli apre sentieri di felicità e di libertà nella purezza di cuore, nella capacità di operare pace e di essere misericordioso, di vivere con scioltezza la sofferenza e il pianto; la forza di Dio è l'unica in grado di attraversare le oscurità dell'esistenza vincendole. La proposta cristiana non è astratta, non è élitaria; è per un popolo che piange, che soffre, per gente affaticata, oppressa, che si trova gli orizzonti chiusi e ha bisogno di spalancare le finestre del cuore. Ecco la santità cristiana del Discorso della montagna.
Carlo Maria Martini, Che cosa dobbiamo fare?, 44-46

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