lunedì 21 gennaio 2013

chiedendo a Dio l'intensità, la freschezza, la voglia che abitano la parola: "io ricomincio"

La grande tradizione della Bibbia ci ha insegnato che tocca a Dio portare a compimento l'opera della mani dell'uomo. Ma, affermando questo, ci ha pure insegnato che le nostre mani contano, che il giardino Dio l'ha affidato all'opera della mani dell'uomo e della donna.
C'è una responsabilità dunque da riprendere in mano con gioia ogni mattina. La responsabilità del giardino, la responsabilità di quell'angolo di mondo che oggi ci viene affidato.
Poter dire ogni mattina, ma con passione: "Io ricomincio". Nonostante gli anni, nonostante le disillusioni, nonostante la pesantezza delle istituzioni, anche religiose.
"Io ricomincio", chiedendo a Dio l'intensità, la freschezza, la voglia che abitano la parola: "io ricomincio".
Ricomincio per l'angolo di giardino che mi è affidato, per la misura che mi è consentita, lontano dalla frustrazione di chi si illudeva di cambiare il mondo, il mondo nella sua interezza.
A Nadia Neri don Lorenzo Milani, con disincanto ma senza pessimismi, scriveva: "Non si può amare tutti gli uomini. Si può amare una classe sola (e questo l'hai capito anche te). Ma non si può nemmeno amare tutta una classe sociale se non potenzialmente. Difatti si può amare solo un numero di persone limitato, forse qualche decina, forse qualche centinaio. E siccome l'esperienza ci dice che è possibile solo questo, mi pare evidente che Dio non ci chieda di più".

Don Angelo Casati

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