venerdì 7 giugno 2013

Deposto nel fondo di una bisaccia, riconcilia il viandante con la vita.

Si direbbe che il pane, più che per nutrire,
è nato per essere condiviso.
Con gli amici,
con i poveri,
con i pellegrini,
con gli ospiti di passaggio.
Spezzato sulla tavola,
cementa la comunione dei commensali.
Deposto nel fondo di una bisaccia,
riconcilia il viandante con la vita.

Offerto in elemosina al mendicante,
gli regala un’esperienza,
sia pur fugace, di fraternità.
Donato a chi bussa di notte nel bisogno,
oltre a quella dello stomaco placa anche la fame dello spirito,
che è fame di solidarietà.

Raccolto nelle sporte,
dopo un pasto miracoloso sull’erba verde,
sta a indicare che,
a chi sa fare la divisione,
riesce bene anche la moltiplicazione.

È proprio vero, Giuseppe.
Il pane è il sacramento più giusto del tuo vincolo con Maria.
Lei morde quello di frumento,
procuratole da te col sudore della fronte.
Tu mordi il pane del suo destino
che l’ha resa Madre del Figlio di Dio.

E per questo che per noi,
o falegname di Nazaret,
tu sei provocatore di condivisioni
generose e assurde,
appassionate e temerarie,
al centro della sapienza
e al limite della follia.
Insegnaci, allora, a condividere.
Tonino Bello

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