mercoledì 17 luglio 2013

Anzi, per essere più esatti, è lo Spirito che prega in noi

Nel vangelo di oggi (Mt 11,25-27) troviamo la frase riportata che da origine al bel commento di Don Vincenzo Cuffaro sulla preghiera

L’evangelista Matteo introduce tale preghiera di lode con le seguenti parole:
“In  quel tempo, Gesù disse” (Mt 11,25).
Nel passo parallelo di Luca si ha, però, un’introduzione abbastanza diversa e, diciamo, teologicamente più pregnante:
“In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse” (Lc 10,21).
Questa seconda introduzione sottolinea
come la preghiera non possa nascere,
se non dall’azione dello Spirito Santo.
Anzi, per essere più esatti, è lo Spirito che prega in noi.
Anche la preghiera personale di Gesù, in quanto uomo,
è una preghiera suscitata dallo Spirito Santo
che dimora in Lui in assoluta pienezza.
Esso si effonderà sulla Chiesa,
quando il corpo umano di Cristo sarà distrutto nella morte;
da quel momento in poi anche il nostro corpo acquista la straordinaria dignità 
di essere abitato dallo Spirito di Dio.
Tale inabitazione dello Spirito nel nostro corpo, 
ci guida nelle scelte e 
ci dà l’esperienza beatificante dell’esultanza e della lode.
I servi di Dio hanno sempre un animo pieno di gioia e di pace,
anche nelle prove,
perché l’esultanza dello Spirito è perennemente in loro.
La preghiera sgorga dalla pace interiore, cioè dall’esychia1, e dall’assenza di sentimenti negativi e oscuri.
Il contenuto della preghiera di lode di Gesù, ci suggerisce un’altra riflessione.
Il Cristo storico, che come pio israelita si mette in relazione con Dio,
non esaurisce il suo dialogo col Padre nell’atto del chiedere.
La preghiera non può essere fatta solo di domande.
I sentimenti filiali, che devono caratterizzare la preghiera del cristiano,
spingono la persona a porre
la gratuità
al di sopra delle aspettative,
e la lode
al di sopra della domanda.
Ciò però non significa che Cristo non chieda.
Il vangelo di Giovanni riporta un episodio in cui Gesù chiede qualcosa al Padre: la risurrezione di Lazzaro (cfr. Gv 11,41).
Ma il fatto che il vangelo - e precisamente nel brano odierno - riporti anche una preghiera
in cui Gesù non chiede nulla al Padre,
ma semplicemente lo loda,
significa che
la preghiera cristiana deve imparare innanzitutto la gratuità, che è più nobile della domanda.
In altre parole:
non è solo il bisogno che deve spingerci ad entrare in contatto con Dio,
perché l’amore non deve avere nessuna ragione o scopo, all’infuori di se stesso.
Nella lode non si chiede nulla, ma semplicemente
si riconosce la grandezza di Dio e la meraviglia dei suoi decreti,
guardandoli con gli occhi stupiti dell’innamorato.
...Tutto dipende da ciò che guardano i nostri occhi.
Il nostro animo si riempie di luce, o di tenebre,
proprio in base a ciò che noi liberamente scegliamo come abituale oggetto
per fissarvi gli occhi della nostra mente.

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