venerdì 19 luglio 2013

tener conto della tradizione spirituale già sperimentata, perché solo quella garantisce il cammino verso la maturità spirituale

Oggi la nostra proposta è un po' più impegnativa per la lunghezza e per il contenuto.

In questi giorni sto pubblicando una conferenza di Marina Štremfelj su L’ACCOMPAGNAMENTO SPIRITUALE nel mio blog "salmo 46"  http://dioaiutosemprevicino.blogspot.it/. 
In esso si dice dell'importanza di seguire i Padri per un cammino sicuro nella nostra formazione spirituale.

Bisogna necessariamente tener conto della tradizione spirituale già sperimentata,
perché solo quella garantisce il cammino verso la maturità spirituale,
cioè la capacità di prendere le proprie responsabilità nei confronti della vita.
Per questo è indispensabile avere la conoscenza degli antichi Padri, dei Padri della Tradizione. “Seguire la Tradizione viva dei Padri non significa aggrapparsi al passato come tale,
ma aderire con senso di sicurezza e libertà di slancio alla linea della fede,
mantenendo un orientamento costante verso il fondamento:
ciò che è essenziale, ciò che dura e non cambia.
Si tratta di una fedeltà assoluta.”

Oggi è venerdi e la liturgia delle ore, 
ci ripropone il salmo "Pietà di me Signore": 
riscopriamolo con sant'Agostino dove considera 
i versetti 9 e 10 nella sua Esposizione sul salmo 50.
Approfittiamone per fare un esame di coscienza.

Purificami con issopo e sarò mondato; *
    lavami e sarò più bianco della neve.
Fammi sentire gioia e letizia, *
    esulteranno le ossa che hai spezzato.

Sii umile.
12. [v 9.] Continua: Aspergimi con l'issopo e sarò mondo.
Sappiamo che l'issopo è una umile erba, però dotata di poteri medicamentosi;
si dice che abbia le sue radici infisse nella pietra.
Perciò, nel mistero,
è assunta a similitudine della purificazione del cuore.
Poni anche tu le radici dell'amore nella tua pietra:
sii umile nell'umile Dio tuo,
per essere sublime nel Dio tuo glorificato.
Aspergiti di issopo,
e l'umiltà di Cristo ti purificherà.
Non disprezzare l'erba,
stai attento alla potenza del medicamento.
Dirò anche qualcosa che siamo soliti udire dai medici, oppure esperimentare negli ammalati.
Dicono che l'issopo è capace di purificare i polmoni.
Nel polmone di solito si colloca la superbia:
esso infatti si gonfia,
ivi c'è l'anelito.

A proposito di Saulo persecutore, come di Saulo superbo,
si diceva che andava a catturare i Cristiani spirando strage (Cf. At 9, 1) 
anelava le stragi,
anelava il sangue,
perché il suo polmone non era ancora stato purificato.

Ascolta che cosa dice qui l'umiliato, perché è stato purificato con l'issopo:
Aspergimi con l'issopo e sarò mondo;
mi laverai, cioè mi purificherai, e sarò più bianco della neve.
Dice il profeta:
Anche se i vostri peccati fossero come porpora, come neve li sbiancherò  (Is 1, 18.).
Con chi è purificato,
Cristo prepara per sé una veste senza macchia né ruga  (Ef 5, 27.).
Infatti la sua veste sul monte,
che brillò come neve candida  (Mt 17, 2.),
significava la Chiesa purificata da ogni macchia di peccato.

Riconoscersi per quel che siamo.
13. [v 10.] Ma da dove appare l'umiltà dell'issopo?
Ascolta le parole che seguono:
Darai al mio udito esultanza e letizia, ed esulteranno le ossa umiliate.
Dice: Darai al mio udito esultanza e letizia;
godrò udendoti, non parlando contro di te.
Hai peccato, perché ti difendi? 
Vuoi parlare:
sopporta,
ascolta,
cedi alle divine parole,
se non vuoi essere turbato e non vuoi esser ferito maggiormente;
il peccato è stato commesso, 
non difenderlo,
sia espresso nella confessione,
non nella difesa.
Se ti fai difensore del tuo peccato,
sei vinto;
non è innocente il tuo patrono,
non ti è utile la tua difesa.
Chi sei tu per poterti difendere?
Tu sei capace soltanto ad accusarti.
Non dire:
non ho fatto niente,
oppure:
che cosa di grande ho fatto?
oppure ancora:
ma anche altri lo hanno fatto.
Se, commettendo il peccato,
dici di non aver fatto niente,
non sarai niente, e niente riceverai;
Dio è pronto a darti indulgenza,
ma tu chiudi la porta contro di te;
egli è pronto a dare,
non opporgli l'ostacolo della difesa,
ma apri il seno della confessione.
Darai al mio udito esultanza e letizia. 
Mi dia egli stesso i mezzi per dire ciò che sento.
Sono più felici coloro che ascoltano di coloro che parlano.
Infatti chi apprende, è umile;
chi invece insegna, si affatica per non essere superbo,
per evitare che si insinui il sentimento malvagio di piacere;
si sforza di non dispiacere a Dio
mentre vuole piacere agli uomini.
Grande è il tremito che è nell'insegnante, fratelli miei,
grande è il tremito nostro in queste nostre parole.
Date credito al nostro cuore per ciò che di noi non potete vedere;
sia mite con noi,
sia benigno con noi
colui che sa con quanto grande timore io vi parlo.
Ma quando sentiamo che egli stesso ci suggerisce e
ci insegna nell'intimo qualcosa,
siamo sicuri,
e tranquilli gioiamo;
siamo infatti sotto il maestro,
cerchiamo la gloria di lui,
lodiamo lui che insegna;
la sua verità ci rallegra nell'intimo,
ove nessuno fa o ode strepito;
ivi questi ha detto essere la sua letizia e la sua esultanza.
Dice: Porgerai al mio udito l'esultanza e la letizia.
E proprio perché è umile ode.
Colui che ode, che veramente ode e ode bene,
ascolta umilmente;
perché la gloria risiede in colui dal quale ascolta ciò che ascolta.
Dopo aver detto:
Porgerai al mio udito l'esultanza e la letizia;
subito manifesta che cosa produce tale ascolto;
esulteranno le ossa umiliate.
Sono umiliate le ossa:
le ossa di colui che ascolta non hanno fasto,
non hanno quell'orgoglio che a fatica può vincere colui che parla.
Per questo quel grande umile, di cui nessun nato di donna fu più grande  (Mt 11, 11),
colui che tanto si umiliò da dirsi indegno di sciogliere i lacci dei calzari del suo Signore (Mc 1, 7.), quel Giovanni Battista che dava gloria al suo Maestro e perciò al suo amico,
mentre era ritenuto Cristo e poteva perciò insuperbirsi e inorgoglirsi di ciò
(non certo lui aveva detto di essere Cristo;
ma avrebbe potuto accettare l'errore degli uomini che così credevano,
e volevano attribuirgli tale onore  (Lc 3, 15.);
ma respinse il falso onore per trovare la vera gloria;
ebbene: guarda l'umiltà di colui che ascolta),
 dunque egli dice: 
Chi ha la sposa, è lo sposo; ma l'amico dello sposo sta in piedi e lo ascolta.
Si fa colui che sta in piedi e ascolta,
non colui che cade e parla.
Dice: Sta in piedi e lo ascolta.
Avete udito dell'ascolto;
ma dove sono l'esultanza e la letizia?
Aggiunge subito dopo:
sta in piedi e lo ascolta, e gode e si rallegra per la voce dello sposo (Gv 3, 29.) Darai al mio udito esultanza e letizia, ed esulteranno le ossa umiliate. 

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