mercoledì 30 novembre 2016

Per i profeti l’idolatria è usare Dio per legittimare una situazione di oppressione.


Il Dio che discende
...Sono disceso per liberare... ora sono il Dio della terra.
Jahweh, in ebraico, significa 
“colui che è qui” o “colui che è disceso”. 
Questa pagina scritta circa 400 anni dopo il fatto, ci trasmette ciò che si depositò in modo chiaro ed essenziale nel cuore e nella memoria dei profeti che la scrissero: 
il nostro Dio è il Dio degli schiavi e non il Dio degli schiavisti, il Dio degli oppressi e non degli oppressori. Il Dio che non solo sta dalla parte degli oppressi, ma anche libera. 
Quindi, necessariamente,
è il Dio che entra nel conflitto dalla parte degli oppressi, degli schiavi, di quelli che gridano sotto la schiavitù. Dio assume il conflitto: 
«Contro di te, contro i tuoi ministri e i tuoi capi io alzerò la mia mano potente e il braccio
disteso per la liberazione». Non possiamo ripetere le situazioni nè le espressioni antiche, ma quando, ancora oggi, esiste conflitto con il sistema che genera milioni di esclusi e di affamati, abbiamo la certezza che il nostro Dio non è il Dio delle cattedrali e del sistema, nè il Dio usato e manipolato dagli oppressori che vanno a braccetto con i generali; è il Dio della campagna, del contadino, del lavoratore che cerca giustizia e vita. 
Il nostro Dio non è solo il Dio degli oppressi, ma è anche il Dio che non vuole che l’uomo opprima un altro uomo. Sostenere il contrario sarebbe IDOLATRIA.
A partire da questa certezza, i profeti, che furono le sentinelle più fedeli di questa memoria, continuarono a denunciare l’idolatria ogni volta che il palazzo, la caserma, il tempio o il magazzino hanno tentato di tirare Dio dalla propria parte. Idolatria, dunque, non è solo l’attitudine del pagano che non conosce il nostro Dio o chiama Dio con altro nome, ma è il peccato della città che cerca la legittimazione del sistema da parte di Dio. I profeti denunceranno questa situazione. Non permetteranno che si dica che Dio legittima il potere che opprime. 
«Non userai il mio nome per cose vane. Non lascerò impunito chi userà il mio nome invano» (Esodo 20,7). 
Questo è l’idolatria. Per i profeti l’idolatria è usare Dio per legittimare una situazione di oppressione.
S. GALLAZZI, POR UMA TERRA SEM MAR, SEM TEMPLO, SEM LÁGRIMAS. 

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