sabato 24 aprile 2010

25 aprile- liberazione

Care ragazze e ragazzi,

L’8 settembre 1943 avevo trentatré anni ed ero a Torino che è la mia città. Da soli quindici giorni ero uscito da un carcere dove ero entrato a soli ventiquattro anni per ragioni politiche. Avevo cospirato contro il fascismo che io odiavo fin da quando ero ragazzo: il fascismo aveva tolto ogni libertà agli italiani e li mandava a fare la guerra ad altri popoli, ad uccidere ed anche a morire senza una ragione al mondo.


Che male ci avevano fatto gli abissini, i greci, i francesi, gli inglesi, gli jugoslavi, i russi? Nessuno, eppure contro di loro il regime fascista aveva dichiarato guerra e per giunta l’aveva perduta, mandando a morire centinaia di migliaia di nostri ragazzi e riducendo l’Italia ad una rovina. Il fascismo diceva che faceva questo per la patria ma non era vero: per me e per tanti altri italiani la patria è l’Italia che collabora con gli altri paesi del mondo per il bene di tutti, non è l’Italia che aggredisce gli altri e opprime i suoi figli.

L’8 settembre, quando fu annunciata la fine della guerra contro gli inglesi e gli americani capimmo che i tedeschi sarebbero arrivati in armi per cancellarci, tutto cambiò. Attorno a me vidi negli occhi di ragazze e ragazzi una nuova volontà di azione, l’impegno per cacciare tedeschi e fascisti e dare all’Italia una convivenza democratica e una posizione attiva e aperta al mondo. Quella era la vera patria. In quel giorno cominciò la Resistenza e capii che avevano senso i miei lunghi anni di carcere per la libertà.

Lettera aperta ai giovani di Vittorio Foa

NELSON MANDELA "Quando sono uscito di prigione, questa era la mia missione, liberare sia gli oppressi che l'oppressore. Oggi abbiamo soltanto conquistato la libertà di essere liberi, il diritto a non essere oppressi."

Anche i nostri preti danno la vita per il loro gregge

In questo piccolo racconto c'è soprattutto Lui, Gesù, mandato dal Padre a dare la vita, perché noi l'avessimo e in abbondanza. Si avvicinava a tutti, con la cufsdvgfdra di un padre, di un fratello: li guardava con lo sguardo di uno che ama senza limiti, gratuitamente, liberamente ed ha nel cuore non la volontà di morte del peccatore, ma la sua salvezza. Voleva guardare in faccia le ferite di tutti per auarirle: 'Non sono venuto per i sani, ma per i malati', dirà. Non accetta facilmente che qualcuno si perda e, quando qualche 'pecorà, per dabbenaggine o per altre ragioni, si allontana, Gesù stesso racconta come vada in cerca di lei, senza curarsi dei pericoli, della fatica, della sofferenza: l'importante è ritrovare chi è stato catturato dai 'mercenari', che per nulla si curano della sua felicità e della sua vita. Come succede oggi.
Sono tanti davvero i mercenari, ossia quelli che catturano con le lusinghe - la ricchezza, il prestigio, il successo, il piacere, il potere... - e tutti sappiamo come a costoro nulla interessi della nostra felicità vera, della nostra sofferenza o insoddisfazione...
Gente sferzata da tante ingiustizie, che l'uomo stesso, ripiegato su se stesso, inventa giorno per giorno, cercando solo vie per affermarsi, magari calpestando gli altri. Sono le stesse folle che incontriamo ancora oggi: un triste spettacolo, che penetra fino in fondo al cuore, come ci riguardasse da vicino, come sofferenza nostra, e non ci dà pace.
A questa umanità in cerca di pastore, Gesù indica la strada: 'Pregate il padrone della messe, che mandi operai nella sua messé. E questi operai che Gesù manda sono i sacerdoti, vescovi, chiamati giustamente, sull'esempio di Gesù, 'pastori'.
mons.
Antonio Riboldi


IV
Domenica di Pasqua (Anno C)
(25/04/2010)
Vangelo: Gv 10,27-30

come pecora senza pastore…


L'uomo di oggi si sente sempre più avvilito e frustrato come persona. Lo avvilisce soprattutto la violenza, la brutalità della vita, lo sfruttamento dei poveri da parte dei ricchi, il clima di anonimato, tipico della nostra civiltà, che lo rende numero, la manipolazione politica dell'opinione pubblica a scopo di potere… L'uomo si sente solo, contro tutti e tutto, abbandonato… per usare l'immagine biblica di questa domenica, come pecora senza pastore…
La figura di Gesù Pastore capovolge tutto questo. Gesù-Pastore instaura rapporti personali con ciascuno di noi, rapporti d'amore, d'affetto, rapporti dove non è possibile naufragare nell'anonimato. Egli ci conosce, noi lo conosciamo. Lo sentiamo vicino in ogni istante della nostra vita, interessato con amore alla nostra avventura umana. Noi siamo le pecore malate, stanche, abbandonate, oggetto per sempre della sua promessa e della sua beatitudine: "Non andranno mai perdute". Per loro è disposto a dare la sua vita...
Noi chiamati da Dio con il nostro vero nome, così come solo Dio può chiamarci. Con la voce unica del Dio innamorato, amante della creatura. Le pecore possono ascoltare la sua voce, perché egli, ovviamente, le chiama.
Possiamo ricavare dai primi tre verbi del primo versetto l'itinerario spirituale del cristiano, un vero programma di vita:
Ascoltare: vi è impegnata la mente, l'intelligenza, la virtù dell'obbedienza. Il vero ascolto si fa obbedienza.
Conoscere: E' impegnato il cuore. Non si conosce veramente se non ciò che si ama. E' l'amore che è capace di andare oltre ad ogni evidenza. E' un conoscere dal di dentro, dall'intimo. E' un conoscere l'Essere. E' una conoscenza nell'Amore.
Seguire: E' impegnata la Volontà, capace di far muovere i miei passi dietro Colui che ho ascoltato, amato. Ora lo seguo, dietro a lui i miei passi non vacillano, Egli mi porterà ai verdi pascoli, anche se dovessi attraversare una valle oscura… non temerei perché lui è con me (cfr. Sal. 23).

don Roberto Rossi
IV Domenica di Pasqua (Anno C) (25/04/2010)
Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: Gv 10,27-30)

muta la vita in danza

Se un uomo non tiene il passo con i compagni, forse questo accade perché ode un diverso tamburo. Lasciatelo camminare secondo la musica che sente, quale che sia il suo ritmo o per quanto sia lontana. (Henry D. Thoreau)

"I valori delle cose non si misurano con la durata nel tempo, ma nella intensità con cui avvengono. Per questo ci sono dei momenti indimenticabili, delle cose inspiegabili e delle persone incomparabili" Fernando Pessoa

venerdì 23 aprile 2010

Domani è sabato festa di Maria



La forza dell'uomo è la preghiera. Pregare vuol dire prender fiato da Dio. Pregare significa affidarsi a Dio. La preghiera è il cuore della vita cristiana. Dietrich Bonhoeffer

Luce

Dietrich Bonhoeffer scrisse questi versi nel carcere militare di Tegel, a Berlino. Li accluse a una lettera all’amico Eberhard Bethge dell’8 luglio 1944.

In me è buio, ma da te c’è luce,

io sono solo, ma tu non mi lasci
son pusillanime, ma da te c’è aiuto
sono irrequieto, ma da te c’è pace
in me c’è amarezza, ma da te pazienza
le tue vie non comprendo, ma tu conosci
la retta via per me.

trad. Anna Maria Curci

La poesia è la ragione messa in musica.

Francesco De Sanctis, Le "contemplazioni" di Victor Hugo, dai Saggi Critici

Cristiani e pagani

Dietrich Bonhoeffer scrisse questi versi nel carcere militare di Tegel, a Berlino. Li accluse a una lettera all’amico Eberhard Bethge dell’8 luglio 1944.

Da Dio gli uomini vanno quando hanno bisogno
aiuto implorano, chiedono pane e buona sorte,
d’essere liberati da malattia, da colpa e morte.
Così fan tutti, cristiani e pagani.

Da Dio gli uomini vanno quando Lui ha bisogno,
lo trovan povero, oltraggiato, senza pane e dimora,
vedono come il peccato lo divora,
debolezza e morte.

Dio va da tutti quando hanno bisogno,
sazia il corpo e l’anima con il Suo pane
morte di croce muore per cristiani e pagani
e perdona entrambi.

trad. Anna Maria Curci

Le idee che si acquistano con la lettura e nel contatto con la società, sono il germe di quasi tutte le scoperte: è come un'aria che si respira senza accorgersene, e che è necessaria per la vita.

Jean-Baptiste D'Alembert,
Il discorso preliminare all'Enciclopedia