sabato 24 aprile 2010

Anche i nostri preti danno la vita per il loro gregge

In questo piccolo racconto c'è soprattutto Lui, Gesù, mandato dal Padre a dare la vita, perché noi l'avessimo e in abbondanza. Si avvicinava a tutti, con la cufsdvgfdra di un padre, di un fratello: li guardava con lo sguardo di uno che ama senza limiti, gratuitamente, liberamente ed ha nel cuore non la volontà di morte del peccatore, ma la sua salvezza. Voleva guardare in faccia le ferite di tutti per auarirle: 'Non sono venuto per i sani, ma per i malati', dirà. Non accetta facilmente che qualcuno si perda e, quando qualche 'pecorà, per dabbenaggine o per altre ragioni, si allontana, Gesù stesso racconta come vada in cerca di lei, senza curarsi dei pericoli, della fatica, della sofferenza: l'importante è ritrovare chi è stato catturato dai 'mercenari', che per nulla si curano della sua felicità e della sua vita. Come succede oggi.
Sono tanti davvero i mercenari, ossia quelli che catturano con le lusinghe - la ricchezza, il prestigio, il successo, il piacere, il potere... - e tutti sappiamo come a costoro nulla interessi della nostra felicità vera, della nostra sofferenza o insoddisfazione...
Gente sferzata da tante ingiustizie, che l'uomo stesso, ripiegato su se stesso, inventa giorno per giorno, cercando solo vie per affermarsi, magari calpestando gli altri. Sono le stesse folle che incontriamo ancora oggi: un triste spettacolo, che penetra fino in fondo al cuore, come ci riguardasse da vicino, come sofferenza nostra, e non ci dà pace.
A questa umanità in cerca di pastore, Gesù indica la strada: 'Pregate il padrone della messe, che mandi operai nella sua messé. E questi operai che Gesù manda sono i sacerdoti, vescovi, chiamati giustamente, sull'esempio di Gesù, 'pastori'.
mons.
Antonio Riboldi


IV
Domenica di Pasqua (Anno C)
(25/04/2010)
Vangelo: Gv 10,27-30

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