venerdì 23 aprile 2010

Perchè c'è una verità, e l'obbligo verso di essa

"Bisogna dare battaglia perché Dio doni la vittoria"
Giovanna D'Arco

Quando parli, discuti con qualcuno, può capitare che la tua tesi venga fraintesa. Certo, succede.
Può anche capitare che, in base a quella tesi fraintesa, tu venga attaccato. Anche pesantemente. Magari insultato. O persino minacciato.

Può capitare che tu, dopo un po', ti renda conto che in realtà ai tuoi accusatori non importa molto quello che dici, della giustezza delle tue affermazioni, delle prove che porti. Neanche le considerano, anzi.

Sembra importare molto di più quello che sei; quello che rappresenti. E quindi cercano di intimorirti per costringerti a ritirarti. In maniera da averla vinta. Screditarti. Eliminarti. Toglierti dai piedi. Definitivamente.

E ciò è più importante della verità. Secondaria, la verità. Ininfluente. Se fosse vera verità, sarebbe dalla nostra parte, questo è il ragionamento. Se pure v'è un ragionamento.

Se non c'è violenza fisica, non ancora, è perchè manca l'opportunità.

Ma non ci si può ritirare. Perchè c'è una verità, e l'obbligo verso di essa; e se non andiamo noi, chi lo farà al posto nostro?

Il libro essenziale, il solo libro vero, un grande scrittore non deve, nel senso corrente, inventarlo, poiché esiste già in ciascuno di noi, ma tradurlo. Il dovere e il compito di uno scrittore sono quelli di un traduttore.

Marcel Proust, Il tempo ritrovato

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