mercoledì 10 marzo 2010

Il fuoco interiore

Il silenzio custodisce il fuoco interiore
Uno dei significati positivi del silenzio, scriveva ancora Henry Nouwen, è che esso protegge il fuoco interiore, conserva il calore intimo della vita dello Spirito santo in noi. Il nostro primo compito è di accudire fedelmente al fuoco interiore, per poter, in caso di vero bisogno, offrire calore e luce ai viandanti che si sono perduti.
“Nessuno ha espresso questo con più convinzione - scrive Nouwen - del pittore olandese Vincent Van Gogh: ‘Vi può essere un gran fuoco nella nostra anima, eppure nessuno viene mai a scaldarvisi. E il passante scorge solo un filo di fumo che esce dal comignolo e prosegue per la sua via. Ecco, che cosa si deve fare ora? Si deve alimentare il fuoco interiore, non mancare di sale dentro di sé, attendere pazientemente, dominando la propria impazienza, l’ora in cui qualcuno verrà e siederà’.
Van Gogh conobbe la tentazione di aprire la porta, in modo che il passante potesse vedere il fuoco e non soltanto il fumo che esce attraverso il comignolo. Ma comprese anche che, se così avesse fatto, il fuoco si sarebbe spento e nessuno avrebbe trovato calore e rinnovata forza”.

Tutto questo i Padri del deserto lo avevano ribadito secoli prima:
“Quando la porta della sala da bagno è lasciata aperta in continuazione, il calore se ne va alla svelta attraverso di essa; parimenti l’anima, nel suo desiderio di dire molte cose, disperde la memoria di Dio attraverso la porta del discorso, anche se tutto ciò che dice può essere buono. Così l’intelletto, pur non avendo idee appropriate, riversa un tumulto di idee confuse su chiunque incontra, perché non ha più lo Spirito santo che lo mantiene libero dalle fantasticherie. L’opportuno silenzio, dunque, è prezioso, è anzi il pane dei pensieri più saggi” (Diadoco di Fotica).

- Nadia Bonaldo - http://www.paoline.it

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