domenica 12 dicembre 2010

Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino. (Fil 4,4.5)

Quando ti avvicini a me, o Dio, è il momento in cui cerco un orientamento, il momento di un nuovo inizio, dell'ascolto, il momento di essere attento a segni: a quelli che potrebbero mostrarmi il cammino, se solamente io mi lasciassi condurre. Diventare attento, ascoltare, fare la differenza, convertirsi, ripartire da zero: fammi imparare tutto questo, o Dio.
Parola - Seconda lettura Gc 5, 7-10
Fratelli, siate pazienti fino alla venuta del Signore. Guardate l'agricoltore: egli aspetta pazientemente il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le piogge d'autunno le piogge di primavera.
Riflessione 
Gesù ha posto nei solchi della storia il seme della salvezza totale dell'uomo. Il seme cresce, con il tempo si svilupperà e si trasformerà in frutto completamente maturo alla venuta nella gloria di Cristo. Il frutto non è ancora manifesto, ma lo possiamo contemplare nella fede e già ne possiamo godere nella speranza. Non si tratta di una pazienza passiva, intesa come rinuncia da parte dell'uomo, che si attende tutto dall'alto; ma di una pazienza attiva che impegna ad irrobustire le mani fiacche, a rendere salde le ginocchia vacillanti, ad infondere coraggio. Il contadino deve essere paziente, ma dopo avere lavorato sodo.

Parola - Vangelo Mt 11, 2-11
«Sei tu colui che deve venire dobbiamo attenderne un altro?» ... «I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti ... ai poveri è predicata la buona novella, beato colui che non si scandalizza di me».
Riflessione 
A volte, può sembrarci intollerabile un Dio che parla e si comporta in modo diverso da come noi desidereremmo. È difficile accettare un Dio che non agisce secondo le nostre previsioni, che viene per strade diverse da quelle sulle quali noi l'aspettiamo. Non è sufficiente essere disposti ad accettare Dio; è necessario accogliere un Dio «diverso», avere pazienza e accettare le sue regole di intervento. È questo Dio reale che dobbiamo evangelizzare. I non credenti, in modo esplicito o anonimo, rivolgono a noi la domanda che gli ebrei rivolgevano a Giovanni: «Avete davvero trovato il Messia? Ha davvero portato la gioia nella vostra esistenza, o dobbiamo continuare a cercarla per le strade del peccato?». Non si accontentano di risposte astratte; esigono risposte esistenziali: fateci vedere che cosa è cambiato in voi, dal momento che credete in Cristo. Noi pure dovremmo poter dire: eravamo ciechi e ora ci vediamo, eravamo lebbrosi ed ora siamo mondi, eravamo smarriti e ora abbiamo ritrovato l'orientamento e la gioia di vivere. Su questo ci giochiamo la nostra credibilità. 

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