martedì 19 marzo 2013

e nelle case di famiglia c'è sempre un po' di disordine


Ci si rammarica che un cardinale sia riconoscibile da tanto lontano per la sua bella cappa scarlatta, mentre un santo, durante la vita, non si distingue per nessun particolare abito. Non è giusto ragionare come se la Chiesa visibile e la Chiesa invisibile fossero in realtà due chiese, quando invece la Chiesa visibile è quello che noi possiamo vedere della Chiesa invisibile, e questa parte della Chiesa invisibile varia con ognuno di noi. Perchè noi conosciamo tanto meglio l'umano che c'è in lei quanto meno siamo degni di conoscere il divino che esiste in lei. Diversamente, come spieghereste una bizzarria come questa: che i più qualificati a scandalizzarsi dei difetti, delle deformazioni o anche delle difformazioni della Chiesa di Dio – voglio dire i Santi – sono quelli che non si lamentano mai?

Si, la Chiesa visibile è ciò che ognuno di noi può vedere della Chiesa invisibile, secondo i propri meriti e la grazia di Dio. E' troppo bello dire: “Vorrei vedere ben altro e non ciò che vedo”. Oh, certo, se il mondo fosse il capolavoro d'un architetto scrupoloso della simmetria e d'un professore di logica, di un Dio deista, insomma, la Chiesa allora ci darebbe lo spettacolo della perfezione, dell'ordine; la santità in essa sarebbe il primo privilegio del comando e ogni grado della gerarchia corrisponderebbe a un grado superiore di santità, fino al più santo di tutti, il nostro Santo Padre, beninteso. Suvvia! Vorreste una Chiesa così? E vi sentireste a vostro agio?

Non fatemi ridere. Invece di sentirsi a vostro agio, rimarreste sulla soglia di questa congregazione di superuormini rigirando il vostro berretto tra le mani, come un povero straccione sulla porta del Ritz o del Claridge.
La Chiesa è una casa di famiglia, una casa paterna, e nelle case di famiglia c'è sempre un po' di disordine, le sedie talvolta mancano di un piede, i tavoli sono macchiati d'inchiostro e le scatole di marmellata si svuotano da sole nelle dispense; queste cose le so, ne ho esperienza.

(George Bernanos, Rivoluzione e libertà)

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