venerdì 22 marzo 2013

nessuno lo dice per delicatezza, per amore, per godere pur in una incoscienza voluta momenti intensi


E’ bello ascoltare storie, evocare sentimenti, osservare descrizioni di personaggi, vedersi rispecchiare in figure che ci aiutano a leggere più in profondità le nostre stesse emozioni e a dare voce ai nostri sentimenti.
Ebbene sei giorni prima di Pasqua Gesù ritorna in un luogo caldo di amicizia e sentimento. Non lo incantano le manifestazioni di successo. Ieri era stato osannato, ma sa bene la fragilità dell’audience, dell’immagine. Oggi sei al centro, domani non ti guarda nessuno. O sei qualcuno tu o sei niente se ti affidi e pensi che sia la notorietà a darti sostanza. Gesù si affida alla intimità di una famiglia, vuole passare i suoi ultimi giorni nell’amicizia e nel tepore di una accoglienza.
Ma anche questa non è nessuna isola: scoppia il grande amore di una donna forse Maria la sorella di Lazzaro, che stavolta serve a tavola, non sta allampanata a guardare a contemplare, e decide un gesto di amore estremo, delicatissimo, foriero di presagi che non si possono dire a parole: unge di profumo il capo, i piedi di Gesù. Il timore e terrore che a Gesù sarebbe capitato qualcosa di grave è nell’aria; nessuno lo dice per delicatezza, per amore, per godere pur in una incoscienza voluta momenti intensi.
E’ Gesù stesso che li esprime. Mi hai anticipato con il tuo gesto di amore la sepoltura. E’ sempre il dolcissimo Gesù che accoglie nella verità e offre strade per accettarla.
La verità della situazione è fatta emergere in termini ancora più crudi dall’intervento e dalla presenza dei ben pensanti, forse di Giuda stesso. Profumo sprecato. Poveri abbandonati, lusso ingiustificabile. Loro i ragionieri dei soldi e dei sentimenti, i calcolatori delle situazioni e delle efficienze, col cuore ormai inaridito dalla delusione e dalla incapacità di stare dalla parte di Gesù. Loro preoccupati del fatturato, dei risultati. Mentre Gesù è dalla parte dell’amore e della tenerezza anche tra una congiura e un tradimento. Sono lì tutti, siamo lì tutti anche noi in questa scena intima e familiare. La coda del diavolo c’è sempre e ci ricorda che la vita è sempre in salita e che occorre sempre affidarsi a Dio come fa Gesù. mons. Domenico Sigalini

Nessun commento:

Posta un commento