domenica 21 aprile 2013

Il Regno è già misteriosamente presente sulla nostra terra; quando verrà il Signore, giungerà alla sua perfezione

Siamo avvertiti che a nulla serve all’uomo guadagnare tutto il mondo se perde se stesso. Ciò nonostante, l’attesa di una nuova terra non deve acquietarci, ma piuttosto ravvivare la preoccupazione di perfezionare questa terra dove cresce il corpo della nuova famiglia umana, il quale, in qualche modo, può anticipare un barlume del nuovo secolo. Perciò, sebbene sia necessario distinguere accuratamente progresso temporale e crescita del Regno di Cristo, ciò nonostante il primo, in quanto può contribuire ad ordinare meglio la società umana, interessa in grande misura anche il Regno di Dio. Poiché i beni della dignità umana, dell’unione fraterna e della libertà, in una parola tutti i frutti eccellenti della natura e del nostro sforzo, dopo averli propagati sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo mandato, torneremo a trovarli ripuliti da ogni macchia, illuminati e trasfigurati, quando Cristo consegnerà al Padre il Regno eterno e universale: “Regno di verità e di Vita; Regno di Santità e di Grazia; Regno di Giustizia di Amore e di Pace”. “Il Regno è già misteriosamente presente sulla nostra terra; quando verrà il Signore, giungerà alla sua perfezione”. Questa è la speranza che alimenta noi cristiani. Sappiamo che ogni sforzo per migliorare una società, soprattutto quando vi è questa ingiustizia e il peccato, è uno sforzo che Dio benedice, che Dio vuole, che Dio esige da noi. [...] Vi supplico, cari fratelli, di guardare queste cose dal momento storico, con questa speranza, con questo spirito di offerta, di sacrificio e fare ciò che possiamo. Tutti possiamo fare qualcosa. [...] Questa santa messa quindi, questa Eucarestia, è precisamente un atto di fede. Con fede cristiana sappiamo che in questo momento l’ostia di frumento si trasforma nel corpo del Signore che si offrì per la salvezza del mondo e che in questo calice il vino si trasforma nel sangue che fu il prezzo della salvezza. Che questo corpo immolato e questo sangue sacrificato per gli uomini alimentino anche noi per dare il nostro corpo e in nostro sangue alla sofferenza e al dolore, come Cristo, non per sé, ma per offrire concetti di giustizia e di pace al nostro popolo. (Mons. Oscar Arnulfo Romero, Ultima omelia, 24 marzo 1980)

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