mercoledì 19 giugno 2013

Accade che la compassione possa invadere il doloroso silenzio di chi ha deciso di portare su di sé, con dignità, e forse fierezza, il fardello della propria pena

Il compiacimento che abbiamo svelato sotto la compassione può ferire l'altro invece di sollevarlo

in “l'Unità” del 13 giugno 2013
«Compassione: storia di un sentimento»: un saggio tra filosofia, letteratura e arte. Anticipiamo
l'introduzione dal libro di Prete (edito da Bollati). Una disamina analitica e appassionata di un
sentire controverso.

Accade che
il gesto visibile del soccorso
possa ferire il pudore
col quale l’altro ha nascosto la propria sofferenza,
sottraendola con fatica
all’altrui indiscrezione.
Accade che la compassione possa
invadere il doloroso silenzio di chi ha deciso di portare su di sé,
con dignità,
e forse fierezza,
il fardello della propria pena:
essere compassionevoli, è stato detto,
in fondo è come disprezzare l’altro,
non credere alle sue capacità di reggere l’afflizione
senza il lamento.
E succede anche che
dalla propria quieta soglia si guardi all’affanno dell’altro
come si osserva dalla sponda il dibattersi del naufrago nelle onde:
il sottile, inconfessato piacere di trovarsi al sicuro
può sovrastare e rendere fievole
l’ansia per il pericolo in cui si trova l’altro.

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