giovedì 27 giugno 2013

tocca e riguarda quei «nuovi» italiani che per provenienza geografica o culturale, per appartenenza religiosa o per matura disaffezione, non padroneggiano una lingua artistica e spirituale, ma non vogliono esserne estranei.


Il luogo per ricostruire l'alfabeto della religione
di Alberto Melloni
in “la Lettura” - Corriere della Sera – del 23 giugno 2013

Anche per questo i più monumentali simboli religiosi delle città
— e il Duomo lo è per antonomasia come ricorda il cardinale Scola —
rimangono incomprensibili a tanti.
Perfino nella più trasparente tessitura urbanistica delle piazze e del cielo,
si legge solo un gigantismo che vela gli spazi e gli oggetti.
Sono infatti tanti coloro che, passando davanti al Duomo, fanno una fugace visita turistica:
ma non si danno né si darebbero il tempo, lì,
di cercare significati storici e artistici.
Che sono disposti a ricevere in uno spazio museale.
Per questo, mi pare, il cardinale Scola e la Veneranda Fabbrica col suo presidente Angelo Caloia annettono tanto valore alla riapertura del Museo del Duomo:
perché esso testimonia il desiderio
di offrire anche a chi non sa «leggere» gli spazi, le vetrate, le statue,
un modo diverso di avvicinarsi a questi oggetti.
Il museo come manuductio a una comprensione di un monumento e
di ciò che lo ha reso e lo rende vivo è un servizio offerto non solo agli specialisti e ai turisti:
ma tocca e riguarda quei «nuovi» italiani
che per provenienza geografica o culturale,
per appartenenza religiosa
o per matura disaffezione,
non padroneggiano una lingua artistica e spirituale,
ma non vogliono esserne estranei.

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