martedì 18 febbraio 2014

e Dio non serve a esaudire la mia voglia di benessere, a soddisfare le mie esigenze, a compiere i miracoli che mi procurano successo, carriera, prestigio e potere, quale senso ha il suo esistere?


"Siate temperanti e vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare" (1 Pt 5,8-9). La Liturgia delle Ore ci fa leggere ogni martedì nella Compieta questa ammonizione che ci introduce nell'aspetto ascetico della vigilanza.
Vogliamo comprenderla a partire dal "disordine" espresso dall'affermazione "Non ho tempo". Non ho tempo di pensare al "tempo" di Dio perché il tempo è "mio", come mia è la vita, la natura, le cose, il denaro, Dio stesso; tutto è mio! Io sono il padrone e tutto uso e consumo a mio piacere.
Se Dio non serve a esaudire la mia voglia di benessere, a soddisfare le mie esigenze, a compiere i miracoli che mi procurano successo, carriera, prestigio e potere, quale senso ha il suo esistere?
non ho tempo di pensare ad altro che a farmi il "mio" regno, perché chi mi garantisce che ci sia il cosiddetto regno di Dio, per raggiungere il quale dovrei dedicare tempo e vigilanza?
Tali domande ispirano la cultura e il comportamento della società secolaristica che ha relegato Dio tra le cose da usare: sono domande e pensieri che si possono ben qualificare come "seduzioni di satana".
Nel Rito delle promesse battesimali che si rinnovano ogni anno nella Veglia Pasquale è posta la domanda: "Rinunci a satana, alle sue opere e alle sue seduzioni?".


C M Martini

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