lunedì 21 aprile 2014

Comprendiamo da questa figura come siano incompatibili stati d’animo quali la timidezza, la paura, il senso di inutilità e di insufficienza, con una vita vissuta nella pienezza dello Spirito, che infatti non è Spirito di timidezza ma di forza.


Il testo odierno della prima lettura presenta la figura di Pietro immediatamente dopo l’effusione dello Spirito Santo, nel giorno di Pentecoste, e descrive al contempo quali debbano essere le caratteristiche fondamentali della maturità della comunità cristiana. La figura di Pietro è infatti l’immagine del cristiano che ha raggiunto la pienezza dello Spirito: “Pietro, levatosi in piedi, parlò a voce alta” (v. 14). A differenza del passato, e specialmente durante gli eventi della Passione, quando lo stesso Pietro aveva cercato di nascondersi e aveva sperimentato la paura e il rinnegamento del Maestro, ora, dinanzi a un’assemblea radunata, è capace di esprimersi con la chiarezza e con la fermezza tipiche dell’uomo corroborato dallo Spirito. Comprendiamo da questa figura come siano incompatibili stati d’animo quali la timidezza, la paura, il senso di inutilità e di insufficienza, con una vita vissuta nella pienezza dello Spirito, che infatti non è Spirito di timidezza ma di forza. La paura è il fenomeno interiore che indica il grado di immaturità cristiana. Il cristiano maturo sa di avere dinanzi a sé la verità di Cristo, di cui essere testimone, e di tutto il resto non si cura; perfino della propria stessa vita il cristiano maturo si cura poco, essendo uno che ha rinunciato a se stesso. L’Apostolo Paolo, prima di partire da Efeso, conoscendo per via di cognizione profetica che quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio, si rivolge agli anziani di Efeso dicendo: “Io non reputo la mia vita meritevole di nulla” (At 20,24). Il totale decentramento della propria personalità è la tappa più fondamentale della maturazione cristiana. Un eccessivo riferimento a se stessi e un’eccessiva preoccupazione per la propria vita sono segni inequivocabili che la maturità della fede è ancora lontana.
Don Vincenzo Cuffaro

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