domenica 20 aprile 2014

“non avevano ancora compreso la Scrittura” (v. 9), il che sottolinea come non basti la constatazione della risurrezione di Gesù, senza la fede e l’intelligenza della parola di Dio


 La liturgia della messa del giorno è caratterizzata dal racconto evangelico della tomba vuota, secondo Giovanni (cfr. 20,1-9), a cui si affianca di regola il brano degli Atti (cfr. 10,34.37-43) in cui Pietro testimonia solennemente, in casa di Cornelio, che Cristo è risorto dai morti e che chiunque crede in Lui ottiene la remissione dei peccati. Alla messa vespertina può essere letto anche il vangelo dei discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24,13-15). Anche la seconda lettura ammette una possibilità di scelta: o Col 3,1-4, dove l’Apostolo esorta i cristiani ad attaccare il cuore alle cose di lassù, essendo risorti con Cristo, e quindi fin da adesso cittadini del cielo; oppure 1 Cor 5,6-8, dove siamo invitati a celebrare la Pasqua con gli azzimi, cioè eliminando dal cuore il lievito di malizia e di perversità. La prima lettura e il vangelo sono accomunati dalla figura di Pietro col suo carattere di testimone oculare della risurrezione di Gesù. Nel brano evangelico di Giovanni, Pietro, dopo l’annuncio della Maddalena, corre fino al sepolcro, insieme a Giovanni, e trova la tomba vuota e il sudario ben piegato e messo da parte; sembra che Gesù si sia svegliato dalla morte con estrema naturalezza e, come se si alzasse dal letto, piega il lenzuolo che lo avvolgeva. In questo brano, Pietro e Giovanni si trovano per la prima volta dinanzi al fatto straordinario del ritorno dai morti del Maestro. L’evangelista annota che “non avevano ancora compreso la Scrittura” (v. 9), il che sottolinea come non basti la constatazione della risurrezione di Gesù, senza la fede e l’intelligenza della parola di Dio. Anche gli Apostoli hanno dunque percorso il loro itinerario di maturazione, fino a divenire testimoni accreditati della vittoria sulla morte, avvenuta in quella Pasqua memorabile. Alla Messa vespertina, se si sceglie di leggere il vangelo dei discepoli di Emmaus, il tema dell’itinerario di fede, necessario per giungere alla conoscenza del Risorto, viene concretizzato nel cammino verso Emmaus: è possibile perfino incontrare personalmente il Risorto senza riconoscerlo. Questa incapacità di riconoscere il Cristo, che si fa vicino a noi nei suoi segni, va attribuita ancora una volta a un rapporto sbagliato con le Scritture e a una comprensione insufficiente di esse: “Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti!” (v. 25). L’incontro col Cristo risorto non si può insomma separare da un ingresso del cuore nella profondità delle Scritture.
Don Vincenzo Cuffaro

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