sabato 19 aprile 2014

40° giorno La celebrazione della Pasqua, infatti, non è per coloro che considerano tutto scontato, tutto ovvio.


In questa giornata del grande silenzio riandiamo alla lettura del Venerdì Santo. 
 La prima lettura di questo Venerdì Santo è tratta dal capitolo 52 del profeta Isaia, che costituisce il quarto canto del servo di Yahweh. 
L’oracolo di Isaia si apre con la menzione di un duplice stupore: “Molti si stupirono di lui tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo, così si meraviglieranno di lui molte genti… perché vedranno un fatto mai ad essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito” (Is 52,14-15). 
In questi versetti sono presenti i due poli della Redenzione: 
l’umiliazione e la morte da un lato, la risurrezione e la glorificazione dall’altro. 
Mentre il primo polo della Redenzione stupisce per la sovrabbondanza del dolore, 
il secondo per la sovrabbondanza della vita, che supera di gran lunga la forza distruttiva della morte. 
Questo duplice stupore ha anche un altro significato che in qualche modo viene a completare l’insegnamento che ieri ci proveniva dal libro dell’Esodo. 
L’istituzione della Pasqua ebraica possiede alcuni elementi validi 
per la celebrazione della Pasqua cristiana, 
a condizione che vengano letti sul piano spirituale. 
Ad esempio, il mangiare coi fianchi cinti indica la prontezza della risposta che Dio si attende di trovare al suo passaggio. 
Così questo duplice stupore ci dice non solo che la Pasqua cristiana, cioè il mistero dell’Eucaristia, si deve celebrare con la prontezza necessaria per rispondere alla grazia, ma anche che questa celebrazione è per coloro che si sanno stupire di questi due momenti di umiliazione e di gloria, e non li trattano come semplici nozioni. 
Lo stupore è il contrario dell’indifferenza, è la capacità di lasciarsi toccare dalla Parola di Dio, di gustarla come un cibo sapienziale. 
La celebrazione della Pasqua, infatti, non è per coloro che considerano tutto scontato, tutto ovvio. 
La celebrazione della Pasqua è per quelli che si stupiscono del Cristo sfigurato e del Cristo trasfigurato, per quelli che guardano al mistero di Cristo con gli occhi imbambolati dei bambini.
Don Vincenzo Cuffaro

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