giovedì 24 aprile 2014

Il vangelo migliora la vita dell’uomo, laddove viene annunciato; e se questo non succede c’è di sicuro qualcosa che non va. Questo qualcosa che non va, e che non permette al vangelo di produrre i suoi effetti benefici, di solito, è la mancanza di fede.


Le due letture della liturgia della Parola di oggi sono la prosecuzione dei due brani di ieri, quello degli Atti degli Apostoli e quello del vangelo di Luca, ossia il resoconto di ciò che accade dopo la guarigione dello storpio e gli eventi successivi all’incontro dei due discepoli di Emmaus con il Cristo risorto. Nei versetti chiave di questi testi troviamo ancora delle verità che rappresentano, per la vita della Chiesa e per la vita cristiana, dei punti di riferimento obbligatori.
Innanzitutto, il testo degli Atti, presentando l’incontro tra Pietro e il paralitico, attribuisce all’azione del ministero apostolico - che prolunga nella storia lo stesso ministero di Gesù - la guarigione di quest’uomo infermo. 
Tale guarigione riveste diversi significati: 
rappresenta in primo luogo una conferma della Parola del vangelo attraverso il segno operato dagli Apostoli; infatti, questo storpio guarisce, come Pietro sottolinea, mediante la fede da lui riposta in Gesù Cristo. Quindi la guarigione dello storpio contiene qualcosa di più che non semplicemente un beneficio arrecato a un uomo bisognoso. 
E’ un segnale: il vangelo, tutte le volte che viene predicato autenticamente, viene anche confermato dai segni che l’accompagnano. 
Il primo e più fondamentale segno è che il vangelo, laddove viene accolto con fede, migliora la vita dell’uomo. La paralisi del personaggio dello storpio rappresenta una forma di diminuzione della pienezza della vita: l’incapacità di movimento indica la privazione della libertà. L’incontro con Pietro restituisce a quest’uomo la piena libertà di movimento; in altre parole, gli permette di recuperare la sua dignità di uomo libero. La libertà di movimento è simbolo del recupero della dignità della persona. 
Il vangelo migliora la vita dell’uomo, laddove viene annunciato; e se questo non succede c’è di sicuro qualcosa che non va. Questo qualcosa che non va, e che non permette al vangelo di produrre i suoi effetti benefici, di solito, è la mancanza di fede
Le parole di Pietro su questo punto sono molto chiare: 
da un lato, rivolgendosi all’assemblea riunita presso il portico di Salomone, e a coloro che lo guardano meravigliati a motivo della guarigione dello storpio, egli dice così: “Uomini di Israele, perché vi meravigliate di questo e continuate a fissarci come se per nostro potere e nostra pietà avessimo fatto camminare quest’uomo?” (v. 12). Come se per nostro potere e nostra pietà! La parola “pietà” indica qui l’atteggiamento religioso di sottomissione a Dio; 
l’Apostolo Pietro non attribuisce alla propria fede, alla propria pietà e alla propria sottomissione alla volontà di Dio la forza di guarigione che ha confermato la verità della Parola del vangelo, bensì alla fede dell’uomo che è stato guarito. Dopo avere annunciato la risurrezione di Cristo, di cui essi sono testimoni oculari, aggiunge: “Proprio per la fede riposta in Lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo che voi vedete e conoscete; la fede in lui ha dato a quest’uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi” (v. 16). 
Se l’Apostolo ha già negato che tutto questo potesse avvenire per la sua personale pietà, è chiaro che la fede che ha guarito lo storpio non può essere che la fede soggettiva di colui che è stato guarito. In altre parole, il ministero dell’Apostolo Pietro prende vita, con tutta la sua potenza di guarigione, come segno dell’opera di Cristo vivo e presente, quando si incontra con la fede della comunità cristiana
Questo particolare è di grande importanza, perché in esso si cela una verità perenne della vita della Chiesa: d’ora in poi Cristo si rende presente nei segni della Parola, dei sacramenti e del ministero apostolico. Il ministero apostolico può essere vissuto ed esercitato con grande fede dagli stessi pastori della Chiesa, ma questo non basterebbe ancora a santificare il popolo; il ministero apostolico, infatti, prende vita quando si incontra con la fede del popolo
E’ la fede della Chiesa il luogo in cui il Cristo risorto agisce mediante i suoi segni efficaci; 
se, da un lato, Pietro non attribuisce alla propria fede il ministero di guarigione che ha operato questo miracolo, 
dall’altro lato, la fede dei destinatari appare come la base necessaria e indispensabile perché tale ministero possa portare frutti di guarigione e di santità. 
Non è un caso che per ben due volte Pietro faccia riferimento alla fede, non propria, ma dell’uomo che è stato guarito. Questa ripetizione fa capire come sia indispensabile l’incontro del ministero apostolico con la fede del popolo cristiano: “Proprio per la fede riposta in Lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest’uomo”; e subito dopo: “la fede in Lui ha dato a quest’uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi”. 
Il ministero apostolico prende dunque vita nella fede della Chiesa e i segni del Risorto si manifestano laddove c’è una fede viva. 

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