lunedì 12 dicembre 2016

In che senso la promessa del Signore non è scaduta e può essere ancora annunciata senza che la smentita dei fatti renda mute le nostre labbra?

Lo scrittore teologo Sergio Quinzio, nel saggio Mysterium iniquitatis, immagina che nell'anno 2000 l'ultimo Papa scriva la sua ultima Enciclica "Mysterium iniquitatis" definendo come dogma infallibile il "fallimento del cristianesimo nella storia del mondo".
Dopo la firma dell'Enciclica, il Papa Pietro II° sale all'interno della cupola della basilica di S. Pietro e si suicida lasciandosi cadere "sul luogo dei falsi trionfi".
Anche Giovanni il Battezzatore nutre dubbi sul messianismo realizzato di Gesù.
I discepoli di Gesù patiscono scandalo dall'evidente fallimento.
Noi non siamo in condizioni migliori di loro perchè
"vediamo che la terra non fiorisce di bellezza e non si vede nessun sentiero santo su cui camminano i riscattati dal Signore.
Allora ci dobbiamo domandare:
qual è la ragione di questo scandalo?
In che senso la promessa del Signore non è scaduta e può essere ancora annunciata senza che la smentita dei fatti renda mute le nostre labbra?
Molte volte le speranze che incontriamo ci sembrano un prodotto dell'illusione
e della volontà di autoconsolazione.
Forse, per essere cristiani dobbiamo barare sulla realtà
e far finta che le cose non vadano come stanno andando?
Molte volte è così.
Io penso che il primo nostro dovere sia quello di non mentire di fronte ai fatti.
E' una condizione di maturazione della nostra fede.
Dobbiamo affrontare lo scandalo di una promessa di Dio
continuamente narrata nelle nostre assemblee
e di fatto smentita tutti i giorni.
La nostra speranza non si deve basare sulle conferme o meno dei fatti, perchè si basa sulla fede in Dio.
E' solo questa speranza che è legittimamente immune dalla smentita dei fatti.
La speranza è più forte dei fatti.
Non li salta, non li aggira;
li attraversa e li contesta.
Se io spero e credo che il Regno di Dio viene, non lo credo per un esame della storia.
Nell'altra faccia della realtà, la fede contempla il Dio che si è impegnato.
Se io credo che il mondo sarà cambiato non è per i segni che riesco a discernere dentro il groviglio dei fatti, ma perchè c'è la promessa di Dio che è la ragione ultima del mio sperare.
Per questo, la speranza che si appoggia sulla fede si manifesta come invincibile pazienza.
Pazienza non in senso passivo,
ma come perseverante volontà di affrontare i fatti,
di vederli nella trasparenza della promessa,
di far germogliare ciò che in essi c'è di positivo
e di combattere ciò che c'è di negativo.
La pazienza si paga.
Innanzitutto mettendosi dalla parte dei deboli,
coloro che hanno diritto di sperare."

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