giovedì 8 dicembre 2016

sentire che proprio quella fragilità è deserto da abitare.


Giovanni dice che
la fede è proprio
questo ritorno in se stessi,
questa consapevolezza profonda,
questa vicinanza a sé, ai fratelli, al mondo intero,
ecco perché proclama che “il Regno dei Cieli è vicino”,
dove vicino non è questione di tempo ma di consapevolezza,
vicino è il regno
quando il mondo intero lo sento intimo a me,
quando sono vicino al fratello che soffre ma anche
quando sono vicino alla sofferenza che abita il profondo di me stesso e provo
a non negarla, a non ignorarla,
provo ad amarla e a sentire che proprio quella fragilità è deserto da abitare.
Il regno dei Cieli
è quando io sono vicino alla vita,
è tutto ciò che è tornato dall’esilio:
gli affetti, le persone, le fragilità, gli errori, i peccati, gli amori, le illusioni…
riportare tutto a casa.
Smettere di negare e di negarmi,
per non avere più paura di quello che sono,
per non cedere più all’ipocrisia di voler apparire diversi,
per imparare ad amare quelle fragilità e quelle povertà che mi costituiscono.
Far tornare la nostra identità dall’esilio per poter gridare
il bisogno che venga amata, proprio lei, anche da noi,
perché quella Povertà è il Cristo che ci abita:
il regno dei Cieli è vicino.

È la nostra fragilità.

Questa è vera conversione.
Invece noi ancora a far credere
che convertirsi sia abbandonare ciò che siamo
per assumere i tratti stereotipati di una perfetta santità probabilmente mai esistita.
Ancora a dire che conversione
è lasciare la nostra vita per abbracciare modelli perfetti
perché idealizzati,
proporre umanità disincarnate,
imporre agli uomini conformazione a modelli più
che reali ritorni in se stessi.
E così ci costringiamo all’ipocrisia dei farisei perché
convertiamo sempre e solo le apparenze.
Convertirsi profondamente è avere il coraggio di riportare a casa ciò che siamo,
riconoscerlo, amarlo, custodirlo e con stupore
accorgersi che il regno dei Cieli è vicino,
è quando troviamo il coraggio di farci vicini a noi stessi,
per quello che siamo,
e  scoprire che Dio era già lì, da sempre,
a contemplarci con amore.



Alessandro Dehò

Aspettavi di tornare
(Matteo 3,1-12)
II Avvento anno A

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