venerdì 13 agosto 2010

Ciononostante stiamo al gioco e non ci ribelliamo, né sentiamo alcun impulso a farlo.

C'era una volta - nella fase solida della modernità -
la "società dei produttori", epoca di masse, regole
vincolanti e poteri politici forti. I valori che la
governavano erano sicurezza, stabilità, durata nel
tempo. Quel mondo si è sfaldato e oggi viviamo
nella "società dei consumatori", il cui valore
supremo è il diritto-obbligo alla "ricerca della
felicità", una felicità istantanea e perpetua che non
deriva tanto dalla soddisfazione dei desideri quanto
dalla loro quantità e intensità. Eppure, dice
Bauman, rispetto ai nostri antenati noi non siamo
più felici: più alienati semmai, isolati, spesso
vessati, prosciugati da vite frenetiche e vuote,
costretti a prendere parte a una competizione
grottesca per la visibilità e lo status, in una società
che vive per il consumo e trasforma tutto in merce.
Ma proprio tutto, anche i consumatori.
Ciononostante stiamo al gioco e non ci ribelliamo,
né sentiamo alcun impulso a farlo.
Bauman Zygmunt, Consumo, dunque sono,
Laterza ed. 2009

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